Africa, missionari e popoli colonizzati

Claudio Simeoni

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Africa, missionari e popoli colonizzati: messianesimo e apocalittismo

Il problema della religione è il problema dell'esistenza dell'uomo ed è un problema tanto più percepito quanto più all'uomo è resa difficile la sua esistenza.

Se in Italia una persona venisse arrestata e incarcerata in attesa di processo, nel chiuso della sua cella, veicolerebbe le proprie emozioni che necessariamente cortocircuiterebbero su sé stesse risolvendo le loro tensioni tutto all'interno dell'individuo. L'individuo, anziché relazionarsi col mondo da cui è separato, si relaziona con sé stesso. Un sé stesso che immagina diverso da sé. Questo processo individuale lo troviamo anche su scala sociale in popoli a cui è negata la libertà e a cui vengono sottratti gli strumenti che avevano con cui affrontavano la loro vita. La prigionia nella quale viene negata la cultura con cui riversare le emozioni nel mondo spinge l'individuo a cercare nuovi modelli culturali per poter veicolare le proprie emozioni nel mondo.

Veicolare le proprie emozioni nel mondo significa costruire delle relazioni religiose con il mondo in cui gli uomini vivono. Le emozioni si alimentano dai bisogni e dai desideri dell'uomo e manifestano le necessità dell'uomo nel momento presente determinando la qualità religiosa giustificato attraverso la qualità della cultura a cui l'uomo ha accesso nel contesto culturale in cui è costretto a vivere.

Scrive Lanternari:

Altrettanti culti profetici hanno preceduto, accompagnato, ispirato le più crude reazioni dell'irredentismo indigeno alle invasioni territoriali dei bianchi. E ogni qualvolta le radicali speranze di espulsione degli europei dal territorio nativo sono venute meno, definitivamente frustrate come nel caso degli indiani delle praterie o dei maori della Nuova Zelanda, allora altri, nuovi culti profetici sono sorti: essi annunciano e promuovono programmi di autonomismo culturale e religioso, reagendo alla politica di segregazione razziale, di assimilazione forzata, di detribalizzazione e deculturazione perseguita dalle amministrazioni coloniali nonché dalle chiese missionarie.
I culti profetici sono formazioni religiose estremamente varie e complesse. Se per un verso in essi si esprime il bisogno di rinnovamento della cultura nativa venuta a contatto con la cultura "moderna" e si instaurano determinati, necessari rapporti con i bianchi (oltre e al di sopra della polemica anticolonialista), per un altro verso essi risultano profondamente legati alla tradizione religiosa indigena e, attraverso questa, alle varie esperienze esistenziali d'ogni cultura. Pertanto l'intero corredo mitico-rituale di ciascuna cultura riaffiora in ogni formazione profetica, sia pure attraverso rielaborazioni, trasformazioni più o meno consapevoli, revisioni e scelte volta per volta determinate dalle stesse esigenze di sopravvivenza e di salvezza in quanto nucleo culturale autonomo.
Da una parte i culti profetici indigeni sono documento sconcertante e inoppugnabile del dinamismo insito nelle culture a livello etnologico: e bastano da soli a far cadere come irrisoria ogni antica illazione circa una pretesa staticità della vita culturale e religiosa di queste civiltà. D'altra parte essi sanciscono, con il loro anelito di libertà, con l'ansia di salvezza terrena da cui sono animati i proseliti, la funzione profana delle religioni cosiddette "primitive" e in definitiva di ogni religione popolare: funzione volta alla risoluzione di concrete crisi esistenziali determinate dalla dinamica storica; funzione che consiste nell'instaurazione di forme adeguate di riscatto mitico-rituale.
In Africa, lo specchio della situazione sociale, politica, culturale da cui nascono i culti autonomistici e di liberazione si può ben compendiare in quello che divenne un luogo comune dei profeti agitatori zulu verso i bianchi. "Prima noi avevamo la terra - dicevano questi profeti volti agli europei, - e voi avevate la Bibbia. Ora voi avete la terra, a noi è rimasta la Bibbia." Parole assai significative, che suonano come amara diagnosi di un male complesso e come luminosa, consapevole denuncia delle sue cause profonde. Il male consiste nell'urto - con i suoi molteplici aspetti - fra una minoranza egemonica, oppressiva, depredatrice ed ipocrita, e la popolazione indigena oppressa: alla sua radice sta la sottrazione di terre ai nativi.

Vittorio Lanternari, Movimenti religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi, 1960, Feltrinelli Editore Milano, p. 14 - 15

Nelle condizioni di oppressione vengono elaborati culti religiosi da opporre alle condizioni oppressive. Da un lato alimentano la speranza che le condizioni di oppressione vengano meno e dall'altro permettono alle persone oppresse di sopravvivere nelle condizioni di oppressione.

Tutti i culti africani profetici e messianici hanno lo scopo di costruire un diverso modo di pensare e di vivere il mondo. In questi culti vengono veicolate le emozioni di chi vorrebbe vivere in un mondo diverso.

Il vero problema religioso è che lo schema adottato dai culti profetici e dai culti messianici ricalca i modelli imposti dai missionari cristiani e questi modelli sono sempre modelli di liberazione sociale perdenti perché lo scopo dei missionari è quello di costruire miseria. I modelli ideologici che trasmettono ai loro sottomessi sono modelli che riproducono sempre e comunque la miseria sociale anche quando qualcuno si sente investito del potere di Gesù o di Dio nel quale i missionari lo hanno costretto ad identificarsi.

C'è sempre un discorso molto subdolo che inganna le persone ed è la differenza che esiste fra il fare la guerra alla mafia o il fare una guerra di mafia. Parafrasando, la differenza che esiste fra fare guerra al cristianesimo o fare guerra fra cristiani. Cattolici e protestanti si sono fatti la guerra, ma nessuno di loro combatteva i modelli cristiani di sottomissione dell'uomo, anzi, ognuno dei due pretendeva che i propri modelli di sottomissione dell'uomo fossero i migliori e i più efficaci rispetto all'altra parte. Così la guerra di mafia è la guerra di un sistema mafioso contro un altro sistema mafioso per la ricerca dell'egemonia.

Per fare guerra alla mafia serve un sistema ideologico che sia alternativo al sistema ideologico proprio della mafia, altrimenti sono due sistemi ideologici uguali che si contendono solo il controllo degli uomini.

L'arte dei missionari consiste nel distruggere la situazione culturale dei popoli ad un tale livello che se vogliono pensare a come liberarsi devono necessariamente ricorrere ai modelli ideologici che i missionari hanno imposto loro e che hanno la capacità di trasformarli in perdenti sempre e comunque proprio sollecitando rivolte nelle quali verranno macellati tutti quegli individui particolarmente sensibili alla sottomissione che i missionari impongono loro.

Il modello è quello di Gesù che usa la frusta contro i commercianti. Quando i colonizzati usano la frusta contro i colonizzatori vengono messi in croce.

Quella sorta di selezione del gregge, che mantiene in vita le persone più docili e sottomesse ed eliminano le "pecore nere" alle quali deve essere dedicata tutta l'attenzione, come insegna Gesù in relazione alla pecorella smarrita, è ottenuta mediante l'imposizione dell'ideologia cristiana venduta come "vincente" agli schiavi sottomessi e colonizzati dai missionari cristiani.

La risposta alla sottomissione avviene con gli stessi caratteri con cui viene legittimata la sottomissione. In questo modo il cristianesimo, come ideologia della sottomissione, viene reinterpretato in chiave anti-missionaria. Il Gesù buono diventa il modello per combattere il Gesù cattivo portato dai missionari che sicuramente, dal momento che affermano che Gesù è buono, loro devono essere i cattivi che Gesù combatte.

Dal momento che i popoli colonizzati ricordano un qualche nome delle loro divinità precedenti, cambiano il nome di Gesù col nome di quelle divinità, ma applicano lo stesso schema spacciato dai missionari contro i missionari stessi. A differenza dei missionari, non sono supportati da un esercito che procede a macellarli nel momento stesso in cui tentano di agire contro i missionari usando gli strumenti ideologici dei missionari.

I missionari cristiani, attraverso l'ideologia, hanno imprigionato il modo di pensare dei popoli colonizzati e ogni volta che i popoli colonizzati tentano una ribellione contro la loro colonizzazione vengono sconfitti perché i missionari li costringono a pensar in modo tale da essere sconfitti.

L'ideologia cristiana è l'ideologia della schiavitù spacciata come ideologia che libera l'uomo dalla schiavitù dell'uomo per costruire la schiavitù dell'uomo ad opera di Dio che delega i suoi rappresentanti a schiavizzare l'uomo. I missionari cristiani impediscono ai colonizzati di comprendere che il loro nemico è Dio e Gesù e, per estensione, le idee che i missionari cristiani impongono ai colonizzati.

Le cose cambieranno un po' quando anche in Africa cominceranno a circolare idee socialiste e comuniste la cui ideologia si separa nettamente dall'ideologia imposta dai missionari. L'indipendenza ideologica dall'ideologia cristiana permette alle persone di pensare in modo diverso da quello proposto dai missionari che, una volta sconfitti con la caduta del colonialismo, capitalizzeranno la gestione della miseria che hanno costruito in Africa per rendere difficile la vita ai nuovi Stati africani controllandone la cultura e l'economia. L'Angola, diventato uno Stato indipendente, non aveva un solo laureato fra i suoi cittadini e pochi diplomati. In queste condizioni dovette affrontare l'attività di terrorismo dell'Unita finanziata dal Sudafrica razzista per impedire all'Angola di diventare uno Stato indipendente e sovrano.

Nel frattempo, il genocidio delle popolazioni degli Herero e dei Nama in Namibia ad opera della ferocia nazista tedesca fra il 1904 e il 1908 (in Germania non c'era il nazismo, ma quella era l'ideologia tedesca) con tutta la gamma di esperimenti genetici compiuti dal "maestro" di Mengele sia sugli Herero, sui Nama e sui figli misti avuti con i tedeschi (lo stupro delle donne africane ad opera dei militari tedeschi, come di quelli italiani in Etiopia, era la prassi), stava progressivamente cambiando la qualità del colonialismo in Africa che avrebbe avuto in Ciombé un assassino al servizio dei cattolici belgi e nella rivolta del Biafra i modelli con cui i missionari cattolici si apprestavano a devastare ulteriormente l'Africa.

Le religioni coloniali in Africa sancivano la definitiva sconfitta degli africani incapaci di emanciparsi dal sistema religioso occidentale. In Africa si formavano gli "Eserciti del Signore". Per contro iniziarono a formarsi bande armate di ideologia islamica che iniziarono a contendere ai cristiani il controllo degli uomini ridotti a "bestiame umano".

Per concludere, possiamo dire che l'Africa tutta è alla ricerca della sua ideologia religiosa con cui tentare di costruire un futuro possibile emancipandosi dai cristiani e dai musulmani che sono il braccio operativo della grande finanza internazionale. Serve un'ideologia diversa. Un diverso modo di affrontare il reale quotidiano. Finché gli africani non riusciranno a trovare un'identità ideologica capace di caratterizzarli e di separare le loro scelte dall'attività militare dei missionari cristiani saranno sempre schiavi di speranze che non si realizzeranno mai perché quelle speranze sono le sbarre della gabbia che li imprigionano.

 

 

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Marghera, 30 maggio 2021

 

Claudio Simeoni

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