Ci hanno costretto, o ci siamo costretti, a girare lo sguardo.
Se qualcuno riflette si accorgerà come ci fu un tempo in cui alcune scelte le facemmo per compiacere qualcuno che temevamo o dal quale eravamo dipendenti (i genitori ad esempio), qualche altra scelta la facemmo per paura, per timore o per il "quieto vivere": ora si affrontano le situazioni della vita.
O.K. Non andiamo dalla mamma a dirle: "Sai mamma, ho iniziato a praticare Stregoneria". Non ha lo stesso impatto emotivo di dire: "Sai mamma, ho iniziato a praticare filosofia". Di solito, nella società in cui viviamo, le due affermazioni hanno risposte emotive diverse, eppure, è dire la stessa cosa.
Solo che, se non lo facciamo, non è perché ci "vergogniamo" o perché vogliamo nascondere qualche cosa di losco, ma perché più approfondiamo quanto ci circonda e più ci rendiamo conto quanto sia complicato, e spesso inutile, spiegare a chi vive pregando l'utilità (e la necessità) di vivere per sfida.
Perché dico questo?
Perché ora si fa sempre più impellente la necessità di agire nel mondo. E' quasi un bisogno. Se prima quanto ci arrivava dal mondo si accettava oggi, sempre di più, cominciamo a dire. "che cosa mi conviene?" "Come posso migliorare quanto mi arriva?", "come posso creare una situazione affinché quanto emerge mi sia più vantaggioso?". Non è che non si subiscono più le sollecitazioni dal mondo, ma con sempre maggior forza si agisce con esse e su di esse. E' l'inizio del progettare che comprime le nostre passioni, che fa emergere le nostre intuizioni, che allargano i nostri spazi visivi, che fanno entrare l'Intento universale nelle nostre azioni: ognuno partendo dalle proprie predilezioni e dalla propria situazione soggettiva!
In sintesi: perché ora diventa prepotente la necessità di riprendere a crescere; di costruire noi stessi!
La nostra emotività e la nostra sensibilità non ci servono soltanto per registrare le offese subite nella nostra quotidianità, ma vengono attrezzate come dei veri e propri strumenti con cui intervenire nella quotidianità. La struttura emotiva ci permette di intuire il mondo in cui viviamo (sentire senza ascoltare; vedere senza guardare), la nostra sensibilità diventa il motore attraverso il quale mettiamo in moto la nostra azione senza passare per la ragione (già viene fatto quando ci si innamora, perché si pensa che non ci si debba innamorare del mondo, della vita, della quotidianità? In fondo l'Intento nell'antica Religione Greca si chiamava Eros!).
Il mondo in cui viviamo determina i limiti del nostro agire (necessità limitativa), ma i nostri sentimenti conducono le nostre azioni in funzione del nostro piacere e del nostro benessere.
Armare la nostra percezione (la nostra capacità di elaborazione dei fenomeni provenienti dal mondo sia quando rientrano nella descrizione della ragione che quando vengono percepiti mediante le nostre emozioni!).
Armare il nostro sentire (i nostri sentimenti diventano la guida delle nostre azioni).
Armare il nostro sapere (non la conoscenza per la conoscenza, ma la conoscenza in funzione di quello che vogliamo fare).
Si arma per armarci!
Questo produce la nostra consapevolezza nel nostro quotidiano.
Questo armarci in funzione di... porta a sconfiggere tutti quegli strumenti che ci sono stati imposti quando ci si chiedeva di rispondere in quel modo e solo in quel modo alle sollecitazioni che dal mondo ci giungevano: il condizionamento educazionale che abbiamo subito passivamente. Quello che ci portava alla sottomissione e all'accettazione passiva costringendoci a giudicare e ad agire nel mondo in funzione della conservazione della nostra sottomissione.
ATTENZIONE: in psicologia l'azione dello psicanalista sarebbe quella di tentare di rimuovere i blocchi, le fobie o i traumi. In Stregoneria con traumi, fobie o blocchi psicologici, con psicosomatismo o senza psicosomatismo, comunque bisogna attrezzarsi per rispondere al meglio alle sollecitazioni del mondo e ad immettere nel mondo le nostre sollecitazioni.
Chi ha vissuto rapporti di lavoro conosce la frase. "Vai a parlarci!"
Eppure, quante volte abbiamo tentato di parlarci o di parlargli, ma i nostri tentativi venivano frustrati. Per lui parlargli era considerato un atto di debolezza. Ci parlava per prenderci in giro. Per non affrontare i problemi, per dilazionare la soluzione nel tempo. Mancava la sintonia emozionale fra l'Intento espresso dalle parole e l'intento espresso dalla struttura emotiva, dalla sensibilità e dall'intuizione del nostro interlocutore. Le parole erano solo parole. E noi prendevamo quello che diceva per buono, per quello che noi volevamo intendere di quelle parole. Prendevamo per buono quell'inganno.
Cosa ci costringeva a prendere per buone quelle parole?
Quella struttura di accettazione della realtà che il condizionamento educazionale ci ha imposto. Il senso di dipendenza dall'"autorità". L'illusione che non è la persona che nobilita il ruolo, ma il ruolo che la persona ricopre è la garanzia della persona.
Come ci è stato imposto questo preconcetto?
Mediante l'azione di chi anziché fornirci strumenti per vivere ci ha imposto dei modelli da imitare.
Come lo possiamo rimuovere?
Attraverso l'azione.
Se una persona è senza una gamba gli diciamo: "Comunque devi camminare!" Rafforza i muscoli, usa le stampelle, impara ad usare la carrozzina, ma tu ti devi, comunque, muovere.
Anche se io ho subito un condizionamento educazionale distruttivo, quando gli oggetti del mondo mi hanno teso un agguato affinché la mia sensibilità e il mio sentire si accordasse con loro, non posso più tornare indietro! Ora non posso non sentire; non posso non avere le emozioni esposte! Anche se non ho gambe psichiche adeguate perché troncate dal Condizionamento educazionale distruttivo (la mia zavorra) devo comunque camminare!
Devo iniziare ad agire praticando l'arte dell'Agguato: agendo sul mondo, discriminando nel mondo, scegliendo, manifestando le tensioni che sorgono in me nel mondo all'interno dei fenomeni del mondo stesso. In altre parole manifestando Coscienza di me stesso; consapevolezza dell'insieme in cui agisco; nous, intelligenza, nell'agire!
Io mi organizzo per agire nei confronti degli oggetti del mondo. L'azione che porto con veemenza nel mondo è l'azione con la quale concretizzo (do' azione e sostanza) la mia emotività e il mio intuire.
Vi ricordate cosa abbiamo detto nel dibattito: Chiamare le cose col loro vero nome?
"La tecnica che ci permette di superare il fenomeno nella rappresentazione che la nostra immaginazione vi proietta sopra è la sperimentazione. La manifestazione del fenomeno nei nostri confronti nella realtà, nell'oggettività quotidiana! "Il leone affamato si sfama mangiandomi!" Questa è la descrizione di un fenomeno. Questo fenomeno lo chiamerò col suo vero nome soltanto davanti alla bocca di un leone affamato" Col Leone l'esempio è facile; provate a fare l'esempio del Capo del Personale di un ufficio o di una fabbrica che vi irretisce (vi abbaglia, vi alletta, vi incanta, vi lusinga) perché ha necessità di portare a casa un risultato lavorativo e poi vi cerca le "mancanze" (vere o inventate) per giustificare la sua esecuzione dell'ordine che ha ricevuto di ridurre il personale: sempre la stessa bocca di leone è!
In questo modo la nostra emotività e il nostro intuire verranno modificati una volta esposti: se si avrà manifestato illusione nei confronti del fenomeni si riceveranno delle mazziate sui denti; se si sono chiamati col loro vero nome si sono messe in atto delle strategie difensive.
Le nostre emozioni sono uno strumento "di guerra" e non si espongono al giudizio o all'arbitrio di altri. Si espongono nell'azione. All'interno delle nostre azioni nell'oggettività attraverso il nostro vivere per sfida come pratica della nostra vita: la pratica dell'agguato!
Ecco che allora non andiamo più a parlare (col capufficio, le istituzioni o chiunque altro) come dei supplici, ma andiamo a parlare all'interno di un progetto d'azione dove il parlare tende a raccogliere dati con cui agire.
Lo scopo è: soddisfare ne nostre necessità!
Dove:
Intento equivale a soddisfare!
Necessità equivale a bisogni!
Noi stessi equivale alla centralità del "per cui" noi agiamo.
Manifestiamo i tre Dèi di cui abbiamo parlato all'inizio di questo dibattito!
Qualcuno può obiettare: ma io ho paura!
No! Non è vero, nessuna delle persone presenti ha in effetti paura. Piuttosto, alcuni, all'inizio non sanno da dove iniziare. Anziché guardare l'avventura del loro quotidiano preferiscono immaginare avventure in scenari esotici. L'immaginazione quando diventa una fuga dalla realtà è una giustificazione al nostro non agire anziché diventare nutrimento al nostro pensiero astratto.
Non si può aver paura.
Perché?
Perché si è subito un agguato da parte degli "oggetti" del mondo. Si può aver timore di fare alcune cose che si vorrebbero fare, si sente che mancano dati e informazioni. Magari si è diventati timorosi per la consapevolezza dell'immenso che ci circonda.
Però non si ha paura!
Le forze che ci spingono ad agire si stanno liberando dentro di noi e spesso creano conflittualità interiore! Conflittualità fra ciò che vorremmo fare e ciò che possiamo fare data la situazione oggettiva che viviamo. Lin Piao diceva: "La campagna deve circondare la città!" e forse lo dovremmo tener presente quando le forze dentro di noi si liberano e iniziamo a dare l'assalto al cielo della nostra esistenza.
Le forze che ci spingono ad agire si liberano progressivamente dentro di noi, ma la loro liberazione avviene con veri e propri scoppi di energia. Esplosioni che ci sembra di subire passivamente. L'autodisciplina, il loro controllo, viene dopo e viene costruito dall'individuo mediante un grande sforzo di volontà. L'individuo si chiede: "So che devo agire, ma non so da che parte incominciare per non fare troppi danni!" Oppure, "non so da che parte incominciare!" A volte c'è la voglia di azzerare in un colpo solo la nostra vita e quando questo avviene deve intervenire la nostra volontà, la nostra autodisciplina.
Non so come praticare quanto sta emergendo dentro di me, ma intanto sono diventato consapevole che devo agire: devo imparare l'arte dell'agguato. Non posso più tornare indietro. Quelle esplosioni di energia dentro di me hanno variato ciò che sono e quanto è stato variato richiede un nuovo modo di agire nel mondo.
Gli elementi dell'Arte dell'Agguato li ho già elencati e illustrati.
Diciamo che questa è la fase soggettiva della LUCIDITA'!
Manifestando la necessità soggettiva di vivere praticando l'agguato vi scoprirete che lo state già praticando. I problemi sono quasi sempre creati dalla ragione che si sente in pericolo e comprende che il mondo non è ridotto alla sua descrizione, ma vi state apprestando ad affrontare l'immenso dove lei non è in grado di arrivare, ma si deve limitare a registrare e giustificare scelte che le appaiono assurde.
Proprio la ragione tenderà ad imporre di agire in questo o quel modo; magari vi chiede di essere coerenti, ma l'intuizione spingerà la vostra volontà all'azione. Le parole del vostro interlocutore sono convincenti, ma qualcosa dentro di voi vi spinge a guardare più chiaro. La situazione vi sembra tranquilla, ma voi siete nervosi ecc. ecc.
L'intuizione dentro di noi farà emergere bisogni e attraverso le emozioni li mette in sintonia con le emozioni del mondo in cui viviamo.
Quando dentro all'individuo sorge la necessità di praticare l'agguato, la ragione sarà costretta a giustificare l'individuo davanti al mondo delle ragioni degli individui in cui vive e lo farà in due modi:
1) Dilatando sé stessa ricercando sapere e conoscenza per comprendere cosa succede e per riuscire ad avere strumenti attraverso i quali comunicare quanto succede con successo;
2) Facendo propri gli stimoli dell'intuizione e rimuovendo i blocchi che la ragione ha posto dentro all'individuo per proteggere il proprio dominio dalle minacce del nuovo che dall'emotività soggettiva emerge alla coscienza del soggetto di cui lei vorrebbe essere la padrona.
(questo viene sostenuto fin dal primo dibattito in quanto è un concetto fondamentale della Stregoneria)
Lucidità come Potere di dilatazione della Ragione nel Mondo!
Lucidità come sensazione di crescita della comprensione della realtà dentro di noi!
C'è un problema nella vita sentimentale?
Pratica l'arte dell'agguato!
C'è un problema sul posto di lavoro?
Pratica l'arte dell'agguato!
C'è un problema nella vita sociale?
Pratica l'arte dell'agguato!
Solo che i problemi nella nostra vita non sono uno, sono milioni.
Pratica un milione di arti dell'agguato: ogni azione che fai sia base per il tuo futuro agire.
Davanti a molte situazioni della vita spesso sembra inutile ogni nostra azione o ogni determinazione che esprimiamo.
Il centro della pratica dell'arte dell'agguato non è l'azione che noi facciamo nel mondo che finisce per inserirsi in milioni di altre azioni, ma è la modificazione di noi stessi in funzione del nostro agire. Dunque: agire e, nel farlo, imparare la pazienza.
La pazienza non è una forma di accettazione e sopportazione passiva di un fatto o di una situazione, ma è il riconoscimento soggettivo che non si hanno i mezzi per condurre le operazioni d'agguato e di modifica di una situazione troppo grande per noi. Possiamo definire la PAZIENZA, come la capacità di un individuo di costringere sé stesso ad ignorare l'agguato nei confronti di ciò che lo opprime (opprime i suoi bisogni e le sue tensioni) e sposta la sua capacità operativa sui mezzi attraverso i quali affrontare la questione principale. I mezzi o gli aspetti secondari della questione principale diventano gli oggetti cui egli tende l'agguato pur mantenendo costante la sua attenzione sull'aspetto principale della questione che lo opprime. Come esempio diremo che non vado a sbattere la testa contro il muro possente che mi impedisce il cammino, ma vado a sbattere la testa contro una posta dietro la quale posso trovare della dinamite e che mi consente di abbattere il muro che mi impedisce il cammino! Se dovessi parafrasare Mao Tse Dung nell'arte della guerra dovrei dire: "Strategicamente il nemico è in 10 contro uno di noi; ma noi agiamo tatticamente in modo di essere in dieci contro un solo nemico!" O, se preferite, leggetevi la battaglia degli Orazi e dei Curiazi!
La pazienza si manifesta nei confronti dell'Intento, si manifesta mediante le azioni d'agguato che l'individuo organizza nei confronti dei mezzi che diventano oggetto da trasformare.
Questa è la lucidità! La lucidità porta alla percezione degli Dèi e del loro agire. La lucidità ci porta a sincronizzare la nostra azione con quella degli Dèi.
La lucidità ci rende consapevoli che siamo degli Dèi.
A questo punto sorge un'altra necessità per la quale usare l'arte dell'agguato ed è legata al fatto che siamo esseri della nostra specie e siamo figli del nostro tempo e della nostra cultura: ogni singolo individuo risolve a modo suo la sua relazione col mondo in cui vive!
Si tratta, in sostanza, di riversare nel mondo il proprio Potere Personale, unica condizione per poterlo accrescere e prepararsi all'ultimo agguato. TRASFORMARE LA MORTE DEL CORPO FISICO IN NASCITA DEL CORPO LUMINOSO, come è nell'intento della nostra azione.
trascritto 12 dicembre 2004 a Marghera come data generica
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Cod. ISBN 9788891170897
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Ultima formattazione 21 ottobre 2021
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