La forza morale, l'etica, sono condizioni che mettiamo a guardia dell'uso che facciamo della nostra attenzione.
Ogni azione che noi facciamo deve essere in sintonia con noi stessi. Il noi stessi e la nostra attenzione per come l'abbiamo costruita che si esprime nel mondo in cui agiamo e da questo e dalla nostra azione riceve una risposta.
La forza morale si nutre di questa risposta.
Lo schema di Le Doux è:
Stimolo > risposta > retroazione > sentimento.
Cioè, agli stimoli esterni, noi diamo delle risposte ma i sentimenti non sono determinati dagli stimoli o dalle risposte, ma dalle necessità di espansione dell'individuo dove le azioni fatte, o non fatte in quella direzione, determinano la reazione della "forza morale" che una volta divenuta manifestazione del corpo luminoso, comunque, al di là dell'accettazione delle mediazioni, blocca il suicidio soggettivo dato da forze di sottomissione.
Attraverso la "forza morale" l'attenzione del corpo luminoso si riversa sulla ragione e sulla quotidianità, attraverso risposte emotive di soddisfazione o insoddisfazione nei confronti di noi stessi.
Noi possiamo giustificarci perché non abbiamo fatto quelle azioni o perché abbiamo preso quelle decisioni, ma la nostra forza morale piena del nostro corpo luminoso che abbiamo forgiato nel nostro vivere per sfida, vive:
il rammarico, l'ossessione, la nostalgia, a volte la disperazione;
per le parole che avremmo dovuto dire e non abbiamo detto;
per le azioni che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto;
per le scelte in cui eravamo impegnati ci mancò il coraggio;
per le necessità di esprimere noi stessi e non lo abbiamo fatto.
Quando quello spazio era occupato dalla ragione e la condizione morale era quella imposta dal condizionamento educazionale. Non c'era retroazione.
Le giustificazioni della ragione erano sufficienti.
Poi la ragione è stata spostata e le sfide della vita hanno plasmato il corpo luminoso. Il corpo luminoso ha manifestato i suoi bisogni, bisogni di espansione e spinge sull'individuo affinché le scelte che fa' siano favorevoli all'espansione: alla sua espansione!
Egli, il corpo luminoso, è nato per sfida e pretende che l'Essere Umano continui a vivere per sfida, così la ragione deve intervenire affinché le sfide siano combattute con ponderatezza, intelligenza e finalità, anche all'interno della ragione.
L'autodisciplina che l'individuo ha imposto a sé stesso per modificare la ragione è la stessa forza che serve per bloccare la "forza morale" che spesso è pronta a distruggere l'individuo per acquietare sé stessa. Tanto, il corpo luminoso, ha la consapevolezza della propria immortalità e non comprende le necessità della ragione di mediare nel suo quotidiano.
Questa è l'attenzione!
L'attenzione è noi stessi!
L'attenzione è quanto abbiamo forgiato nel corso della nostra esistenza.
L'attenzione è sostanza.
E' sostanza di energia che noi abbiamo plasmato nel nostro vivere per sfida: questo è il motivo per il quale Castaneda invitava le persone che praticano Stregoneria a cercarsi un piccolo tiranno.
I piccoli tiranni che ci stanno attorno sono i componenti di quel muro di gomma emozionale che è la coercizione degli individui all'interno di una razionalità accomodante e miope: la mancanza di attenzione come forza morale dell'individuo.
E' la caratteristica del piccolo tiranno.
Questo tipo di forza diventa un altro strumento che noi usiamo. Uno strumento molto: CAROGNA!
Provate ad immaginare che la singola persona, sia che viva o che muoia, per la "forza morale" è assolutamente indifferente.
Il corpo luminoso, quando la persona lo ha costruito dentro di sé, ha la consapevolezza di continuare ad esistere; ma la persona, la ragione, sa che morirà col corpo fisico. E quanta disperazione se la persona non ha costruito il suo corpo luminoso!
L'esistenza e l'attività della ragione, a quello strumento, interessa fintanto che le sfide fatte dalla ragione gli permettono di crescere. Al corpo luminoso che pervade la capacità di percezione dell'individuo, che la ragione, nella sua attività quotidiana imposta dall'individuo, vinca o perda, che lo specifico essere umano nel suo mondo sia un vincente o un perdente, non gli interessa nulla. Al corpo luminoso interessa che quell'individuo sia in grado di mettere in atto una sfida dopo l'altra. A volte il corpo luminoso deve intervenire pesantemente nelle sfide della vita quotidiana perché la nostra autodisciplina riesce a convincerlo che non si può permettere soltanto di "rompere le scatole" con le sue "esigenze", ma deve usare la sua specificità per affiancare i nostri progetti. I progetti della nostra ragione.
Anche se la chiamo "forza morale", non lasciatevi ingannare. Il corpo luminoso è legato soltanto ad una forza morale: a sé stesso e alle sue necessità di espansione. Egoismo puro! La Pietas che esercita è solo all'interno delle condizioni che gli permettono di espandere sé stesso.
L'unica manifestazione di moralità del corpo luminoso è rivolta al mondo in cui vive. Dal momento che è necessario, per espandere sé stesso, che il mondo in cui viva si espanda perché l'espansione del mondo favorisce la sua espansione, è pronto a correre con impeto travolgente in soccorso di ogni situazione dell'oggettività che può favorire il suo sviluppo in relazione allo sviluppo dell'oggettività.
Così l'individuo senza disciplina, lascia la sua ragione nella "merda" perché travolta dalle forze emotive che il corpo luminoso manifesta e trasmette nel mondo in cui l'individuo vive.
Questo è il prodotto della nostra manipolazione soggettiva fatta attraverso il Crogiolo dello Stregone.
La conflittualità che ne sorge è una conflittualità che conduce alla consapevolezza.
Da un lato la consapevolezza della ragione:
Non c'è lifting che tenga; il corpo invecchia e la ragione, che ha avuto la pretesa di dominarlo, sta morendo con lui!
Dall'altro lato la consapevolezza del corpo luminoso:
Prima mi svincolo dai legami che il corpo fisico mi impone, e prima vivo per me stesso.
"un dubbio mi assale!" afferma il corpo luminoso "Io sono sufficientemente forte per affrontare l'infinito o è meglio che la ragione affronti ancora qualche sfida in modo che io sia più forte?"
Così Cesare Musatti, prima di morire, affermava: "Lo so che il mio corpo è ridotto ad un rottame, ma io ho ancora molti progetti da portare a termine."
La disperazione della ragione.
Le necessità del corpo luminoso, necessità di espansione, che si traducono in forza morale rappresentata nella ragione. Questa forza morale altro non è che la nostra attenzione che abbiamo manipolato nel corso della nostra vita agendo, con le nostre azioni, sul senso interno.
E se non l'avessimo fatto?
Se non avessimo praticato le sfide della vita prendendoci nelle nostre mani la responsabilità della nostra esistenza? Il nostro "senso morale" sarebbe stato pieno della morale educazionalmente imposta. piena di parole che rimuginavano.
Una morale tesa a dire ad altri cosa devono o non devono fare, una morale che noi "vecchi" si esibisce davanti ai giovani per risolvere in essa le loro tensioni: "Guarda quanta energia ho ancora; tu sei fiappo!" "Alla tua età saltavo i fossi per il lungo!" "Io so farmi valere; non tu!"
Un esibire funzionale a costruire la dipendenza dal proprio essere vecchi e senza spinte né interessi.
Se non avessimo praticato il piacere del pensiero astratto, ora che siamo vecchi, l'attività intellettuale non sarebbe più in grado di sostituire, nel principio del piacere, la vigoria fisica.
Ci si trascinerebbe nella nostalgia e nello struggimento fra ciò che avrebbe potuto essere e non è, inconsapevoli di che cosa avremmo potuto fare affinché fosse diverso da quello che è.
Il nostro senso interno funziona come una macchina vuota. Una macchina che noi, giorno dopo giorno, non abbiamo saputo riempire di potere.
Così si riempie di illusioni, come quella di poteri esterni che pensano e provvedono a noi; proprio a noi!
Nell'illusione di essere importanti ci siamo ridotti a praticare il saccheggio nell'Essere Natura; pensavamo di essere dei padroni, invece eravamo delle prede di chi si ciba di Energia Vitale Stagnata. A loro abbiamo sacrificato i nostri figli insegnando loro a stare in ginocchio.
Pensavamo di avere diritti e potere nel Sistema Sociale e invece eravamo solo carne da lavoro; consumatori di prodotti, quando andava bene, carne da cannone o bestiame da monta per fare figli. Ora che il corpo fisico sta morendo confidiamo nel dio padrone e mentre la ragione si sta avvicinando alla propria fine, il senso interno, la nostra attenzione, vive la disperazione del vuoto. una disperazione che necessita di forti dosi di calmanti sotto forma di recitazioni e suppliche continue. rassicurazioni da parte del dio buono!
Il meccanismo c'è, ma è vuoto. Si riempie di allucinazioni e illusioni con le quali, per tutta la vita, la ragione ha illuso l'individuo.
Alla morte del corpo fisico, c'è una sola cosa che portiamo con noi:
la somma degli sforzi che abbiamo fatto nel corso della nostra vita prendendoci nelle nostre mani la responsabilità della stessa; il nostro VVIVERE PER SFIDA.
Il nostro vivere per sfida ha plasmato la nostra attenzione, il nostro senso interno.
Come un pastaio ha unito acqua e farina e ha lavorato di braccia; così noi dobbiamo unire vita fisica e vita psichica e usare la nostra volontà diventando consapevoli del significato di ogni gesto e della sua collocazione nella nostra esistenza.
L'attenzione è dunque un oggetto in sé stesso, dentro di noi, che noi usiamo per agire nel mondo. Agire nel mondo modifica l'attenzione. Questo "oggetto in sé" è presente in ogni figlio di Hera, dell'Essere Natura, il modo di rappresentarlo è proprio del divenuto di ogni specie. Per questo motivo un Pagano Politeista non disprezzerà mai un Essere Lombrico. In ogni Essere figlio di Hera, come nell'Essere Lombrico, c'è esattamente lo stesso senso interno dell'Essere Umano. La stessa attenzione che plasma a seconda del divenuto della propria specie, ma con gli stessi fini dell'Essere umano e obbedendo alle stesse leggi: VIVERE PER SFIDA!
Ricordate!
L'attenzione agiva e veniva manipolata quando eravamo dei Feti; l'attenzione agiva e avrebbe potuto essere manipolata quando noi siamo diventati Esseri Adulti. Se riusciamo a vivere la nostra vita nell'Essere natura senza cedere all'orrore della sottomissione continuerà anche oltre attraverso il corpo luminoso.
Un paio di cose sono importanti.
Il vivere per sfida per costruire il corpo luminoso, NON ESISTE!
Il vivere per sfida deve soddisfare le esigenze delle persone nell'attimo presente. Per le necessità del presente. Per i bisogni del presente. Per le tensioni del presente. Deve essere un vissuto egoistico relativo alla manifestazione del potere di Essere della persona.
Plasmare il nostro corpo luminoso deve essere una conseguenza del nostro vivere per sfida, non il motivo per cui noi viviamo per sfida.
Un'altra considerazione importante è relativa alla considerazione che ha l'individuo della "forza morale" che cresce dentro di lui plasmando la sua attenzione. Il pericolo è che la ragione lo consideri non come un soggetto diverso da sé, ma un soggetto diverso dall'individuo. E' un oggetto diverso dalla ragione; interferisce con la ragione, ma non è un soggetto esterno, un dio che ci parla, un extraterrestre che ci da dei suggerimenti, né è una comunicazione telepatica.
E' un noi stesso che cresce e che parla, delle sue esigenze e delle sue peculiarità a noi stessi.
Ricordate che quel meccanismo, relativo all'attenzione, c'era anche prima che noi vivessimo per sfida. Altrimenti i preti cattolici, dove mettevano i rimorsi di coscienza? E la ragione, dove faceva agire i suoi fantasmi per impedirci di entrare nello sconosciuto che ci circonda?
Con la pratica del Crogiolo dello Stregone, lo abbiamo liberato questo noi stessi.
Lo abbiamo liberato non perché volevamo liberarlo, ma perché abbiamo scelto di liberare la nostra energia affrontando le condizioni della nostra vita.
Se io avessi trovato vantaggioso vivere per sfida prendendomi nelle mie mani la responsabilità della mia vita nelle singole sfide dell'esistenza quotidiana, non avrei nemmeno affrontato le sfide che mi hanno consentito di costruire il mio corpo luminoso.
Nello sviluppo della mia attenzione, di e stesso, io non agisco finalizzando la mia azione al possibile risultato della costruzione del corpo luminoso. E questo perché io vi dico che alla fine delle sfide nella vostra vita costruirete il corpo luminoso, ma le ragione per cui vivete per sfida dovete trovarle nelle sfide stesse e nei risultati che volete ottenere praticando la sfida.
Solo vivendo pienamente e per me stesso l'attimo presente e le condizioni del presente io costruisco il mio corpo luminoso. Se io finalizzassi la mia azione nella costruzione del corpo luminoso, distruggerei me stesso perché non agirei partendo dalle forze, dalle tensioni, dai bisogni, che si esprimono ora nel mondo partendo da me stesso, ma chiederei ai miei bisogni, alle mie tensioni, di piegarsi ad un obiettivo trascendentale che, necessità delle sfide della vita. Così l'obiettivo piegherebbe a sé stesso le mie forze, i miei bisogni e le mie tensioni d'esistenza.
Non fatevi ingannare dalle strategie di sviluppo del pensiero. La nostra attenzione si sviluppa nel momento in cui manifestiamo ciò che noi siamo nelle tensioni della nostra volontà d'esistenza.
Non è l'obbiettivo finale che deve guidare le nostre azioni, ma noi raggiungiamo l'obiettivo finale perché abbiamo dato corpo e sostanza ai nostri bisogni soddisfacendoli nella realtà quotidiana attraverso la nostra volontà, dalla nostra autodisciplina e dal nostro Intento!
Marghera, 17.05.2002 Trascritto in computer il 30 aprile 2007
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Cod. ISBN 9788891170897
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Tel. 3277862784
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Ultima formattazione 21 ottobre 2021
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