Il Potere di Essere è la rappresentazione del singolo individuo nella società in cui vive a prescindere dal ruolo sociale e dal potere economico che dispone. Il Potere di Essere è la capacità dell'individuo di dispiegare e veicolare, nel mondo e nell'insieme in cui vive, le proprie emozioni in modo da soddisfare i propri bisogni psichici.
Si tratta di considerare l'individuo al di fuori della classe sociale o della classe economica, come soggetto sociale, in quanto soggetto sociale; come soggetto della Natura, in quanto soggetto della Natura. E' vero che non esiste un individuo che possa essere distinto dall'insieme in cui è divenuto. Per cui non esiste un individuo che possa prescindere dalla propria classe sociale o dal proprio potere economico, tuttavia esistono tutta una serie di elementi che ci permettono di individuare la qualità degli adattamenti del soggetto tali da permetterci di dire: "Questo individuo, conta su sé stesso! Quest'altro individuo conta sul ruolo sociale che ricopre o sul proprio potere economico!". Sia che si tratti dell'accattone che tende la mano per un'elemosina, sia che sia il ricco industriale o il nobile possidente terriero. Possiamo individuare nei gesti e nel modo di porsi l'individuo che conta su sé stesso e distinguerlo dall'individuo che veicola sé stesso attraverso il ruolo o la condizione economica.
Per esempio, l'arroganza di chi dice: "Lei non sa chi sono io!" ha la stessa base psicologica dell'accattone che piagnucola la propria condizione economica o le proprie disgrazie per raccogliere qualche soldo.
Per contro, la mancanza di capacità o possibilità soggettiva di veicolare le proprie emozioni nel mondo in cui si vive implica l'insorgenza della malattia nell'individuo. Malattia che viene individuata a livello psichiatrico dalla medicina moderna.
La mancanza di Potere di Essere impedisce alle persone di affrontare in maniera vantaggiosa la particolare situazione che stanno vivendo.
Proviamo a fare un esempio specifico:
Dal settimanale l'Espresso del 22 febbraio 2007:
"Depressione post partum
Madri senza madre
Colloquio con Massimo Ammaniti di Maria Simonetti
Colpisce una donna su dieci, eppure c'è ancora chi, tra clinici e ricercatori, ne nega l'esistenza.
E' la depressione post partum, a cui lo psicanalista Massimo Ammaniti, con Silvia Cimino e Cristina Trentini, ha dedicato il libro "Quando le madri non sono felici" (Il pensiero scientifico). L'abbiamo intervistato.
Cosa si intende per depressione post partum?
"Premessa. Una cosa è il "maternity blues", quell'intonazione depressiva della mamma dopo la nascita del bambino: riguarda dal 50 all'80 per cento delle donne, dura 15 giorni poi tende a scomparire, ed è un fatto fisiologico e normale. Altra cosa è la depressione post partum, a volte presente già in gravidanza e nei primi anni della vita del bambino, che comporta modificazioni ormonali e neurologiche. E' particolarmente insidiosa, perché non è riconosciuta dall'ambiente e perché su una donna incinta, al contrario, pesa il pregiudizio positivo: non puoi non essere felice!"
E invece?
"Invece verso la fine della gravidanza ogni donna comincia ad avere timori: sulle sue capacità di mamma, sulla salute del bimbo. Queste preoccupazioni materne, che da un lato aiutano a concentrarsi sul figlio, rendono le donne più fragili, così da poter scivolare verso la depressione".
Come incide nella depressione post partum il rapporto della donna incinta con sua madre?
"In gravidanza per la donna è fondamentale la "costellazione materna", cioè che ci sia una madre e altre figure femminili esperte nell'allevamento a sostenerla. La donna depressa è chi non ha una madre accanto o con lei ha ancora un attaccamento invischiato, fatto di dinamiche conflittuali o competitive, per cui si sente sempre una bambina che viene giudicata, non all'altezza."
E' in aumento la depressione post partum?
"Oggi stiamo più attenti. Da tre anni con l'Università di Roma e i consultori seguiamo 200 donne in un progetto di "home visiting", un supporto domiciliare di psicologi e assistenti sociali che le assiste e le rassicura delle loro capacità di essere buone madri"
Tutto ciò che emerge è la mancanza di Potere di Essere nella persona incapace di affrontare la nuova situazione data dalla nascita del bambino. Ciò che questo psichiatra non sottolinea è che spesso la depressione post partum è data dallo spazio di vita che il bambino toglie alla madre. La "madre" è prima di tutto una donna. Una donna con i suoi bisogni e le sue necessità. La nascita del bambino priva quella persona di parte dei suoi spazi di indipendenza: viene menomata nella sua esistenza. E viene menomata non soltanto dalla nascita del bambino, ma dalle imposizioni sociali che, data la nascita del bambino, condannano la donna al ruolo di madre! Si tratta di una forma di galera che sfugge all'analisi dello psichiatra perché le donne si guardano bene dal rivelarlo in quanto, se lo facessero, sarebbero considerate delle indegne.
Siamo all'interno della concezione della psichiatria nazista (o psichiatria cattolica) che mette al centro della sua azione la costrizione dell'individuo al fine di adeguarlo alla morale o alle esigenze sociali aprioristicamente determinate. La psichiatria, che dovrebbe individuare quanto ostacola lo sviluppo dell'individuo, agisce, invece, sull'individuo al fine di farlo aderire al modello imposto. Un'azione in cui non è l'individuo il soggetto importante, ma la struttura morale che deve essere imposta all'individuo sottraendo all'individuo il suo Potere di Essere per costringerlo ad accettare il Potere di Avere mediante il ruolo. In questo caso, il ruolo di madre. Un ruolo di madre che viene imposto per impedire l'espressione della donna in quanto soggetto attivo nella società.
Dice questo psichiatra: "Esiste una patologia, la depressione post partum". E questo è un dato di fatto. Dice ancora: "Tale depressione coinvolge circa il 10 per cento delle donne." e, tale depressione, si somma, quella che egli chiama "maternity blues" che altro non è che una forma psicologica di separazione della madre dall'azione del bambino nella pancia della madre che forma le relazioni empatiche. La nascita tronca tali relazioni. La madre vive una situazione di sbandamento psicologico fra ciò che era prima e la nuova situazione. Fra ciò che era la sua precedente organizzazione psico-fisica e la nuova situazione in cui il bambino è nato togliendogli parte della sua coscienza. E tutta la psicologia si guarda bene dal raccontarglielo. Nessuno dice alla madre che quello che lei sente durante la gestazione non sono solo i suoi sentimenti o le sue emozioni, ma sono i suoi sentimenti e le sue emozioni fuse con i sentimenti e con le emozioni del bambino. Nessuno spiega alla madre che come lei, con le sue scelte, con le sue emozioni, con le sue determinazioni, guida la struttura psichica del feto, così il feto agisce sulle sue emozioni e sui suoi sentimenti affinché lei favorisca la crescita del feto.
Per gli psichiatri il feto è solo una bestiola, separata dal mondo. Una bestiola che deve essere allevata per due scopi: privare la madre della proprietà del suo corpo, cioè della decisione se alimentare o meno quella gravidanza, e fornire alla società civile nuove bestie da allevare.
Allo psichiatra fa comodo circoscrivere ogni problema nella relazione fra la madre e il bambino. Questo gli permette di semplificare ciò che è più complesso e che coinvolge l'intera organizzazione sociale.
Cosa interessa allo psichiatra? Organizzare delle squadracce fasciste composte da "assistenti sociali" che controllino militarmente le donne e dicano loro che saranno delle buone madri. Si tratta di mettere in atto un'azione di repressione nei confronti della donna, delle sue pulsioni di donna, al fine di costringerla a piegarsi alle esigenze di aderire al modello di madre.
Lo psichiatra strappa alla donna il suo Potere di Essere per imporle il Potere di Avere, esercitarlo nei confronti del figlio (che per lui è solo un oggetto) e subire il Potere di Avere del sistema sociale che viene rappresentato dalle squadracce delle assistenti sociali. Le assistenti sociali esercitano il Potere di Avere, il controllo militare sulla donna affinché non esca dal ruolo di madre.
Distruggere la donna affinché funzioni come madre è sempre stato un imperativo del cattolicesimo che non ha mai visto le persone come i soggetti sui quali si costruisce una società, ma ha sempre visto le persone come bestiame del gregge che con la violenza andavano sottomesse alla sua morale. Le visite a casa "home visiting" sono delle vere e proprie pressioni psicologiche affinché le donne rinuncino al loro essere donna e accettino il loro ruolo di madre evitando di gettare il bambino dalla finestra, di sgozzarlo o di suicidarsi. Una società che carica sulla donna le sue contraddizioni e poi organizza delle squadracce repressive per assicurarsi che la donna non pretenda di essere donna, ma si adegui al ruolo di madre. La società, d'altronde, non ha messo lei incinta quella donna. E' quella donna che ha scelto di farsi mettere incinta. Ma la società ha spacciato, come una dose di eroina, la "bellezza dell'essere madre" nascondendo le implicazioni sociali, economiche e psicologiche che essere madre comportava.
Quando la televisione parla di "servizi sociali" accentua il discorso su chi usa i servizi sociali e non sulla grande quantità di popolazione che non può usufruire dei "servizi sociali". La televisione, e i media in generale, mettono in evidenza il ruolo che hanno nella società i "servizi sociali" quasi a voler prendere in giro sia le persone che non possono accedere ad un prezzo accessibile a quei servizi, sia l'aspetto negativo e distruttivo nei confronti della singola persona fatta dai servizi sociali stessi.
La distruzione del Potere di Essere nella donna per costringerla a fagocitare il Potere di Avere dato dal ruolo di "madre" è uno degli elementi più distruttivi della società civile.
La distruzione del Potere di Essere della donna inizia dalla madre che è stata privata del Potere di Essere donna al punto tale da aver fagocitato il Potere di Avere del ruolo di madre. In quel momento, quella "madre" si assume il compito di "allevare i suoi figli" e anche se l'esempio tratto dal libro di Elena Giannini Bellotti, "Dalla parte delle bambine" scritto nel 1973 appare "radicale", in realtà lo stesso schema, veicolato in maniera diversa nella cultura e nei mezzi attuali, viene riprodotto dalle donne che hanno rinunciato ad essere donne per assumere su di sé il ruolo che il Potere di Avere ha imposto loro come madri:
"Quando le fu spiegato che non era assolutamente possibile che una bambina di quell'età giungesse a una coordinazione dei movimenti tale da permetterle di riempire il cucchiaio di pappa, portarselo alla bocca e contemporaneamente girare il polso in modo che il cucchiaio fosse perpendicolare ad essa, non solo, ma tenuto in modo perfettamente orizzontale in modo che il cibo non cadesse, perché era necessaria una maturazione neuromuscolare maggiore, ne fu molto contrariata. Obbiettò che la bambina era sempre stata molto precoce, che camminava e faceva le sue "cose" sul vasetto con molta regolarità, che poteva anche capire che non tutti i bambini fossero così precoci ma, visto che la sua lo era in altre cose, rifiutarsi di imparare una cosa tanto semplice doveva proprio essere un puntiglio.
Il risultato di questa estrema rigidezza materna era una bambina tesa, spaventata, muta e serissima, molto magra e nervosa, notevolmente disturbata nel sonno notturno. In braccio alla madre senza tuttavia abbandonarsi al corpo di lei, rigida, confinata nella sua solitudine, girava intorno due enormi occhi malinconici e fermi che conoscevano soltanto inimicizia."
Come lo stesso schema, veicolato in maniera diversa, è quello imposto dalla chiesa cattolica che esaltando la figa vergine della sua Maria, di fatto indica la necessità di distruggere il Potere di Essere della donna in funzione del suo ruolo di bestiame da parto che esalta in Maria. La figa vergine della Maria usata per privare del Potere di Essere le donne nella società civile e costringerle a far proprio e riprodurre il Potere di Avere, il potere del possesso, nei confronti dei bambini trasformati in oggetto.
Leggiamo da "Il sillabario del cristianesimo" di Francesco Olgiati già docente presso l'università del Sacro Cuore di Roma:
"Non si può neppure pensare una creatura più unita a Dio, della Donna che fu il "paradiso dell'incarnazione" e che nello slancio dell'amore riconoscente innalzò il magnificat. Lo Spirito Santo discese il lei ed essa divenne il tempio del Dio vivente, dando la natura umana al figlio eterno di Dio e suo vero figlio. Si era preparata per Dio; visse, pregò, lavorò, soffrì per Dio; la sua esistenza fu associata a tutti i misteri della redenzione e della grazia, ai gaudii, agli strazi, alle vittorie di Gesù. E siccome per la grazia Gesù è nostro fratello e noi costituiamo - come vedremo - un unico corpo mistico con lui, la Madre di Gesù è anche la Madre Nostra, secondo l'espressione del divino morente dall'alto della Croce. Giustamente - come osserva la Vergine stessa a S. Gertrude - il vangelo chiama Gesù il primogenito di Maria e non il figlio unico, poiché dopo Gesù, suo dolcissimo Figlio o più veramente in lui e per lui, Ella ci ha generati tutti nelle viscere della sua carità e noi siamo divenuti suoi figli e fratelli di Gesù Cristo."
Il libro è del 1944, ma come si vede dal comportamento della psichiatria, l'ordine di distruggere il Potere di Essere della donna per sostituirlo col Potere di Avere di madre è tutt'ora in atto e attuale.
Quale disprezzo merita una società civile che anziché trasformare la possibilità della nascita in un momento di Potere di Essere dell'intera società attraverso il Potere di Essere della singola donna, aggredisce militarmente la donna in situazione di debolezza per privarla del suo Potere. Quanto disprezzo merita una psichiatria che anziché fornire gli strumenti per rendere consapevole una gravidanza e la gestione della crescita del bambino agisce militarmente affinché la donna non vada completamente fuori di testa date le condizioni criminali e terroristiche in cui la società civile la costringe dopo averla privata del diritto di decidere del proprio corpo.
Strappare il Potere di Essere alla donna, prima costringendola a patologie depressive per le condizioni disastrose in cui è costretta a condurre la sua esistenza; poi, criminalizzarla perché non ha rinunciato al proprio Potere di Essere in funzione del Potere di Avere nel suo ruolo di madre; infine, costringerla a porre le basi psicologiche affinché i suoi figli si sottomettano al Potere di Avere rinunciando al loro Potere di Essere in funzione del dominio sociale.
Donne, ricordate che Venere trasferisce agli Esseri Umani il Potere di Essere di Urano Stellato e per farlo si accompagna a Efesto e a Ares: il fuoco del vulcano e alla guerra. E questo affinché nessun Potere di Avere possa costringere le donne a rinunciare a sé stesse. Quando questo avviene, la Venere, dentro ogni donna, trasforma le sue pulsioni in patologia.
Ed è il principio femminile della vita, Artemide, che a Zeus chiede: "fa che il principio maschile, Apollo, non debba mai competere con me!"
Marghera, 07 marzo 2007
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Cod. ISBN 9788891170897
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Ultima formattazione 21 ottobre 2021
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