Le biografie dei filosofi che partecipano alla partita di calcio
Mao Zedong o Mao Tse Tung (come lo ricordano quelli della mia generazione), nasce il 26 dicembre 1893 nello Stato Cinese, nella provincia Xiangtan e nel villaggio Shaoshan.
Figlio di contadini e contadino lui stesso, ebbe due fratelli, Zemin e Zetan, che morirono in età adolescenziale. La famiglia lo costrinse al matrimonio a quattordici anni, contro la sua volontà, con una ragazza un po' più grande di lui Luo Yixiu. Una condizione matrimoniale che ha vissuto come un'imposizione e che Mao Tse Tung ha sempre rifiutato.
Durante la Rivoluzione Hsinhai (1911-1912) Mao Tse Tug prestò servizio militare nell'esercito rivoluzionario della provincia dello Hunnan. La rivoluzione Xinhai o rivoluzione Hsinhai fu la prima tappa del processo rivoluzionario cinese che tendeva a portare la Cina fuori dal feudalesimo e dal controllo coloniale. La rivoluzione guidata da Sun Yat-sen si concluse nel 1912 con la sconfitta dell'imperatore, la fine dell'impero e la nascita della Repubblica. La rivoluzione mise fine al dominio della dinastia imperiale cinese dei Qing che dominarono la Cina dal 1644 al 1911. Sun Yat-sen divenne il primo presidente cinese.
Nel 1918 Mao Tse Tung si diploma alla scuola normale di Changsha. Col suo professore, Yang Changji, si spostò a Pechino dove Yang Changji avrebbe tenuto delle lezioni all'università. Mao Tse Tung, su indicazioni del professore lavorò presso la biblioteca dell'università collaborando con Li Dazhao. Li Dazhao influenzò moltissimo la formazione filosofica e politica di Mao Tse Tung. Li Dazhao era nato nel 1888, anche lui figlio di contadini, aveva studiato fino al 1916 all'università di Waseda in Giappone e aveva partecipato alle contestazioni del governo imperiale di Yuan Shikai a Shanghai. Esponente del movimento "nuova cultura" fu chiamato da Cai Yuampei alla direzione della biblioteca dell'università di Pechino. Li Dazhao influenzò gli studenti per la protesta del 4 maggio. Il movimento del 4 maggio fu un movimento di protesta che si estese per tutta la Cina in seguito alle deboli risposte del governo cinese all'occupazione colonialista giapponese dello Shandong. Dopo la prima guerra mondiale il Giappone pretese di tenersi la regione cinese e questo provocò il rifiuto della Cina di firmare il trattato di Versailles. Tuttavia, dopo la caduta dell'impero, gran parte della Cina era dominata dai "signori della guerra" gruppi di mafie locali e provinciali che pur di fare i loro affari favorivano le potenze coloniali. Il movimento del 4 maggio si oppose al colonialismo e protestò per la strafottenza dei signori della guerra. Il movimento 4 maggio fu alimentato dall'organizzazione politica "Nuova cultura" che mettendo in discussione i valori sociali del confucianesimo premeva per una occidentalizzazione della Cina.
Il movimento del 4 maggio fu favorito da Li Dazhao, Chen Duxiu e vide la partecipazione di Mao Tse Tung. Li Dazhao divenne in seguito professore all'università di Pechino.
Mentre era assistente bibliotecario, Mao Tse Tung affiancò Chen Duxiu.
Chen Duxiu nato nel 1879 dopo aver studiato in Francia e in Giappone nel 1915 fondò la rivista "Gioventù nuova" e fu uno dei protagonisti della rivoluzione Xinhai e del movimento del 4 maggio 1919. Nel 1921 sarà uno dei fondatori del Partito Comunista Cinese, presidente e segretario dal 1921 al 1927. Fu un professore universitario, filosofo e pedagogo. Come filosofo espose la necessità di uscire dalla logica confuciana per ammodernare la Cina. In seguito sarà espulso nel 1929 dal Partito Comunista perché accusato di "Trozkismo". Continuò ad impegnarsi nel sociale e nella trasformazione della società cinese. Arrestato dal Kuomintang, rimase in carcere dal 1932 al 1937 e morirà nel 1942.
Nel 1920 a Pechino Mao Tse Tung sposa Yang Kaihui figlia del professore con cui è arrivato a Pechino. Con lei Mao Tse Tung ebbe due figli, Mao Anying e Mao Anqing.
Dopo la rivolta del 4 maggio 1919 anziché riparare all'estero, Mao Tse Tung va nello Hunnan dove partecipa alle lotte dei contadini.
Nel 1921, a luglio, Mao Tse Tung partecipa al primo congresso del Partito Comunista Cinese a Shangai. Al terzo congresso, due anni dopo, viene eletto del comitato centrale del partito.
Nel novembre1921 il governo degli USA convocò a Washington una conferenza internazionale per il controllo della Cina. In questa conferenza il Giappone e gli USA si scontrarono su chi aveva il diritto ad esercitare una politica egemonica in Asia. Il 6 febbraio 1922 fu sottoscritto un patto fra le nove potenze che partecipavano alla conferenza (USA, Giappone, Inghilterra, Francia, Italia, Belgio, Cina, Olanda e Portogallo) sul principio proposto dagli USA di "uguali opportunità per tutti i paesi in Cina". In sostanza, gli USA si preparavano a scalzare il Giappone nel controllo della Cina per estendere la propria egemonia. La Cina diventava terra di conquista coloniale.
Nel 1927, nel fronte unito Kuomintang-Partito comunista cinese, Mao Tse Tung fu nominato direttore dell'istituto di addestramento dei contadini del Kuomintang.
Il Kuomintang era il Partito Nazionalista Cinese fondato nel 1912 con a capo Chiang Kai-shek che dominò la Cina dal 1928 al 1949 e che rappresentava gli interessi i colonialisti, proprietari terrieri, feudatari e i mafiosi "signori della guerra".
Dopo la morte di Sun Yat-sen nel 1925 il partito venne gestito da Wang Jingwei, leader della sinistra, e da Hu Hanmin, leader della destra ma Chiang Kai-shek, che era a capo dell'Accademia militare, aveva il controllo dell'esercito e decise di marciare su Pechino dove il governo Beiyang, a cui facevano capo i "signori della guerra", si era istallato dopo la rivoluzione del 1912. Durante la spedizione a Nord, l'ala politicamente di sinistra del Kuomintang guidata da Wang Jingwei conquistò Wuhan. Wang Jingwei annunciò che il governo nazionale si sarebbe spostato in quella città, Chiang Kai-shek interruppe la marcia contro il governo Beiyang di Pechino e iniziò la guerra contro Wang e il Partito Comunista Cinese nel 1927.
Nel 1927 Yang Kaihui, moglie di Mao Tse Tung, fu imprigionata da Chiang Kai-shek e uccisa.
Il 12 aprile 1927 le mafie dei signori della guerra e l'esercito di Chiang Kai-shek attaccarono Shanghai e macellarono operai e comunisti, rastrellarono uccisero e fecero sparire i cadaveri. Ci furono mille prigionieri e, ufficialmente i comunisti uccisi furono trecento mentre cinquemila furono i "dati per dispersi". Il genocidio segnò la rottura definitiva fra Partito Comunista e Kuomintang.
Fra le condizioni che scatenarono il massacro dei comunisti ad opera di Chiang Kai-shek fu la presenza delle potenze coloniali cristiane che occupavano territori cinesi. Ricordiamo che, per quanto "piccolo" fosse il territorio occupato, una delle potenze coloniali era l'Italia col possedimento coloniale di Tientsin. Un piccolo possedimento coloniale cristiano che l'Italia controllò dopo che un corpo militare di spedizione coloniale partecipò alla repressione della rivolta dei Boxer.
La rivolta dei Boxer fu una rivolta dei cinesi contro i missionari cristiani che pretendevano di essere i padroni della Cina. I missionari cristiani e i vescovi cattolici pretendevano il potere assoluto e l'asservimento della Cina. La violenza dei cristiani fu tanto forte che la rivolta fu guidata dalle scuole di kung-fu che si misero alla testa di una delle maggiori rivolte popolari in Cina.
La repressione della popolazione cinese avvenne per opera di un esercito formato da Italia, Stati Uniti, Francia, Impero Austro-Ungarico, Impero Giapponese, Impero tedesco, Impero Britannico e Impero Russo. Costoro invasero la Cina e iniziarono il genocidio della popolazione cinese in nome del cristianesimo e del cattolicesimo in particolare. Il 27 luglio 1900 il Kaiser ordinò il genocidio dei cinesi di Pechino e i soldati tedeschi si distinsero per brutalità come gli italiani, gli inglesi, i giapponesi, gli statunitensi i russi, gli austro ungarici e gli altri.
Alla fine del genocidio cristiano la Cina era praticamente colonizzata. Colonie di influenza occidentale erano:
La baia di Kiao-Ciao era una colonia tedesca dal 1898 al 1919.
Il Giappone stava conquistando la Manciuria anche se era stato sconfitto dalle forze comuniste sovietiche nel suo tentativo di invadere la Russia. Iniziò la colonizzazione con la costruzione di una ferrovia e poi col trattato fra Cina e Giappone del 1915 si assicurò il controllo definitivo della Manciuria.
La Germania controllava la baia di Kiautschou.
La Gran Bretagna Weihaiwei e la valle dello Yangtze.
La Francia controllava la baia di Canton e tre province nel sud del paese.
Italia, Austria-Ungheria e Belgio controllavano la città di Tientsin.
Furono queste potenze colonialiste a sollecitare Chiang Kai-shek a macellare i comunisti. Già avevano visti fallire i loro tentativi di occupazione della Russia sia con la divisione Ceka che con l'esercito italiano, statunitense, giapponese e inglese che appoggiavano gli assassini Cosacchi. Costoro, sconfitti dall'esercito sovietico, non volevano che la situazione si ripetesse in Cina.
Sollecitato da costoro, Chiang Kai-shek preferì massacrare i comunisti anziché riprendere il controllo di Pechino e mettere ordine in Cina.
Nel 1927 Mao Tse Tung scrive il primo trattato di filosofia sociale sulla condizione dei contadini nello Hunan. Il trattato "Rapporto sull'inchiesta condotta nello Hunan a proposito del movimento contadino" è uno dei testi fondamentali della filosofia maoista. L'analisi delle condizioni del movimento contadino segue di un anno il testo "Analisi delle classi nella società cinese" che rappresentò il fondamento delle scelte strategiche del futuro Partito Comunista Cinese.
Nel "Rapporto sull'inchiesta a proposito del movimento contadino", Mao Tse Tung afferma:
Durante la mia recente visita nello Hunan, ho condotto sul posto un'inchiesta sulla situazione di cinque distretti: Hsiangtan, Hsiang- hsiang, Hengshan, Liling e Changsha. In trentadue giorni - dal 4 gennaio al 5 febbraio - ho convocato nei villaggi e nei capoluoghi di distretto riunioni d'inchiesta con contadini dotati di esperienza e compagni che lavorano nel movimento contadino, ho ascoltato con attenzione i loro rapporti, e ciò mi ha permesso di raccogliere una grande quantità di materiale. Molte cose del movimento contadino sono apparse in pieno contrasto con quanto ebbi a udire dai signorotti di Hankow e Changsha. Ho visto e ascoltato cose sorprendenti, che prima non mi era mai capitato né di vedere né di sentire. Penso che simili fatti si possano osservare in moltissime località. Si deve far cessare al più presto qualsiasi discorso contro il movimento contadino. Si devono immediatamente correggere tutte le misure erronee prese dalle autorità rivoluzionarie nei riguardi di questo movimento. Soltanto così sarà possibile contribuire all'ulteriore sviluppo della rivoluzione. Questo perché l'attuale slancio del movimento contadino è un avvenimento colossale.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, I volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 19
La questione che Mao Tse Tung mette in rilievo è il discorso sula violenza: che cos'è la violenza? C'è un diritto ad esercitare la violenza? Chi agisce esercitando la violenza ha diritto di non subire la violenza? Cosa qualifica una violenza come legittima o come illegittima? Fino a che punto una violenza è legittima?
Era l'inizio del 1927 e l'esercito del Kuomintang aveva iniziato la spedizione verso nord per combattere il "governo Beiyang". Il governo della mafia dei "signori della guerra". I potentati locali che venivano legittimati da quella forma di governo. Il "governo Beiyang" fu al potere a Pechino dal 1912 al 1928. Riconosciuto e finanziato dalle potenze colonialiste. Si tratta dell'azione del corpo d'armata imperiale della Cina del Nord del generale Yuan Shikai che, occupato Pechino, si proclamò imperatore e alla sua morte le organizzazioni mafiose dei Signori della Guerra si contesero il potere. Sun Yat-sen lo riteneva illegittimo nonostante l'appoggio dei colonialisti e da Canton il Kuomintang con a capo Chiang Kai-shek nel 1927 iniziò la campagna verso nord con la collaborazione dell'ala sinistra del Kuomintang contro la quale, di lì a poco, Chiang Kai-shek avrebbe iniziato a combatterla per avere l'appoggio internazionale scatenando il genocidio dei cinesi.
Quando Mao Tse Tung fece l'analisi della situazione contadina nello Hunan era membro del Kuomintang e la sua preoccupazione fu quella di individuare le forze che avrebbero potuto trarre interesse dalla nuova situazione.
Scrive Mao Tse Tung nel "Rapporto sull'inchiesta a proposito del movimento contadino":
I contadini dirigono i loro colpi soprattutto contro i tuhao, i liehshen e i prepotenti proprietari fondiari, ma, nello stesso tempo, colpiscono anche l'ideologia e il sistema patriarcale, i funzionari corrotti nelle città e le peggiori usanze nelle campagne. Questi colpi sono simili a un uragano, sotto la violenza del quale tutto deve piegarsi o perire. I millenari privilegi dei proprietari fondiari feudali se ne vanno in pezzi; la loro dignità e il loro prestigio sono ridotti in cenere. Con l'abbattimento del potere dei proprietari fondiari, le leghe contadine sono diventate gli unici organi di potere, e la parola d'ordine: "Tutto il potere alle leghe contadine!" è oggi una realtà. Alle leghe ci si rivolge anche per questioni insignificanti, come un litigio tra marito e moglie; nulla viene deciso in assenza dei rappresentanti della lega. Nelle campagne esse esercitano la loro autorità veramente su tutto, applicando alla lettera il motto "detto, fatto". Coloro che sono fuori delle leghe non possono che parlarne bene, non possono dire nulla contro di esse. I tuhao, i liehshen e i prepotenti proprietari fondiari sono stati completamente privati del diritto di parola e non osano più neppure borbottare il proprio dissenso. Davanti alla potenza delle leghe contadine, i tuhao e i liehshen più importanti sono fuggiti a Shanghai, quelli meno importanti a Hankow, quelli ancora meno importanti a Changsha, i più piccoli nei capoluoghi di distretto; la minutaglia di questa razza, rimasta nei villaggi, si è arresa alle leghe contadine. Il piccolo liehshen implora: "Sono ponto a pagare anche dieci yuan purché mi ammettiate nella lega". "Puh! E chi ne ha bisogno dei tuoi sporchi soldi!" - gli rispondono i contadini. Molti proprietari fondiari piccoli e medi, molti contadini ricchi e perfino dei contadini medi, che prima erano contro la lega, chiedono ora invano di potervi entrare. In varie località mi è accaduto spesso di incontrare tali persone e di sentirmi rivolgere questa preghiera: "Voi che siete membro del comitato e venite dal capoluogo della provincia, siate il nostro garante!". All'epoca della dinastia Ching, per il censimento familiare le autorità locali usavano due registri: il registro normale e il registro speciale. Le persone dabbene erano iscritte nel registro normale, i banditi, i ladri e tutti gli altri elementi cattivi in quello speciale. Oggi in alcuni villaggi i contadini, ricordando quei tempi, minacciano coloro che prima erano contro le leghe, dicendo: "Scriveremo i vostri nomi nell'altro registro!". Temendo di essere iscritte nell'''altro'' registro, queste persone cercano in tutti i modi di entrare nella lega e non conoscono pace finché non vedono i loro nomi nella lista dei membri. Ma il più delle volte le leghe si rifiutano energicamente di accettarle, ed esse vivono nell'angoscia più completa; respinte fuori della lega, sembrano dei vagabondi senza tetto o, come si dice nei villaggi, "anime dannate". In una parola, quelle stesse "bande contadine" che soltanto quattro mesi fa molti disprezzavano, godono oggi del massimo rispetto; tutti coloro che prima si inchinavano profondamente al potere dei signorotti, oggi si inchinano al potere dei contadini. Nessuno può negare che l'ottobre dello scorso anno è diventato il confine fra due mondi.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, I volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 21-22
La caratteristica del pensiero filosofico di Mao Tse Tung è un continuo guardare avanti. Mao Tse Tung non scrive "ci sono stati milioni di morti fra i contadini e la responsabilità è dei signori della guerra, dei colonialisti, ecc.", non perché questo non ci sia stato o non sia in essere in quel momento, ma perché tutto è un dato assodato che porta alla rivolta dei contadini contro il sistema feudale in cui sono costretti a vivere e che ha provocato milioni di morti.
Nella filosofia di Mao Tse Tung non si dice che "il feudatario" è cattivo perché ha derubato Ci Min o ha ucciso Lang Fe come avviene nella filosofia cristiana dove il singolo è l'oggetto del discutere. Nella filosofia di Mao Tse Tung sono le condizioni oggettive atroci che vanno modificate perché se il singolo feudatario uccide e deruba, non si limita ad uccidere e derubare ma alimenta il terrore in cui le persone vivono e piega la vita delle persone a quel terrore.
Chi sono i "tuhao" e i "liehshen"?
I tuhao erano i proprietari terrieri, comunque, piccoli o grandi. Possedevano le terre e mediante il possesso delle terre possedevano anche i contadini che le lavoravano in condizioni di semi schiavitù. I liehshen erano coloro che avevano cultura e che occupavano cariche politiche e amministrative e spesso e affiancavano i proprietari terrieri nel reprimere le rivendicazioni dei contadini. Erano corrotti e, avendo spesso il controllo della giustizia la amministravano per i loro interessi mafiosi. Costoro forniranno la maggior forza al Kuomintang per massacrare i contadini e la loro attività di terrore andrà oltre gli anni '50 del XX secolo.
E' questo che Mao Tse Tung va ad analizzare, un movimento contadino che sta prendendo coscienza della propria condizione di sottomessi e che sta cogliendo l'occasione per rimuovere le condizioni della propria sottomissione.
E qui si apre il discorso sulla violenza in Mao Tse Tung che poi, alla fine, è il discorso sulla democrazia e la violenza che nega la democrazia e che l'ha negata facendo centinaia di milioni di morti per oltre 2000 anni.
Sono i contadini che fanno violenza ai "tuhao" e i "liehshen" o i contadini stanno lottando contro la violenza dei "tuhao" e i "liehshen"? In filosofia è fondamentale questa domanda perché fino ad ieri c'era il concetto del Dio cristiano che poteva fare violenza alle persone, ne aveva il diritto, ma le persone non potevano ribellarsi a tale violenza. Dovevano subirla e basta.
Ora assistiamo alle persone che rispondono alla violenza di Dio: Dio, il macellaio di Sodoma e Gomorra, o i "tuhao" e i "liehshen", devono subire la violenza degli abitanti di Sodoma e Gomorra o gli abitanti della terra che lui ha ucciso col diluvio universale.
Da quanto ne so, la filosofia non ha mai colto la questione. Non solo, ma giuridicamente le ribellioni a Dio sono sempre state considerate dei delitti che portavano le persone ad essere torturate, bruciate vive, incarcerate, ecc.
Abbiamo già visto questa questione, ma in ambito cristiano. Qui assistiamo ad un individuo come Mao Tse Tung che si è proclamato comunista, ma non proviene da un'educazione cristiana. Non ha subito la manipolazione mentale cristiana nell'infanzia che gli imponeva una determinata interpretazione aprioristica della filosofia marxista come è avvenuto all'interno dei partiti comunisti occidentali,
Mao Tse Tung, al Kuomintang che rinfaccia ai contadini di condurre la lotta contro i feudatari usando anche metodi violenti, ricorda i fondamenti del Kuomintang dicendo che:
I contadini si rendono perfettamente conto di chi è cattivo e di chi non lo è, di chi è stato particolarmente crudele e di chi è stato più moderato, di chi va punito più severamente e di chi più lievemente; raramente accade che la punizione non corrisponda alla colpa. In secondo luogo, la rivoluzione non è un pranzo di gala, non è un'opera letteraria, un disegno, un ricamo; non la si può fare con altrettanta eleganza, tranquillità e delicatezza, o con altrettanta dolcezza, gentilezza, cortesia, riguardo e magnanimità. La rivoluzione è un'insurrezione, un atto di violenza con il quale una classe ne rovescia un'altra. La rivoluzione nelle campagne è l'abbattimento del potere feudale della classe dei proprietari fondiari da parte della classe contadina. Se non fanno uso di tutta la loro forza, i contadini non possono assolutamente rovesciare il potere dei proprietari fondiari, che si è solidamente radicato nel corso di millenni.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, I volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 24 25
Che le rivendicazioni dei contadini siano state controllate anche con una "pietistica sottomissione" di carattere religioso, ne parla Mao Tse Tung nel suo rapporto quando dice:
Ecco perché dobbiamo oggi indirizzare gli sforzi dei contadini soprattutto verso la lotta politica per il definitivo abbattimento del potere dei proprietari fondiari, e subito dopo iniziare la lotta economica per risolvere radicalmente il problema della terra e gli altri problemi economici dei contadini poveri. Il sistema dei clan, le superstizioni e le disparità fra l'uomo e la donna scompariranno da soli con la vittoria nella lotta politica ed economica. Se invece, agendo in modo arbitrario e precipitoso, dirigeremo la maggior parte dei nostri sforzi al loro abbattimento, i tuhao e i liehshen non mancheranno di sfruttare queste nostre azioni per fare propaganda controrivoluzionaria - "Le leghe contadine non rispettano gli antenati", "Le leghe contadine dileggiano gli dei e distruggono la religione", "Le leghe contadine vogliono collettivizzare le donne" - e tutto allo scopo di minare il movimento contadino. Ne sono un chiaro esempio i recenti fatti verificatisi nel distretto di Hsianghsiang, nello Hunan, e nel distretto di Yanghsin, nello Hupeh, dove i proprietari fondiari si sono serviti dell'opposizione dei contadini alla distruzione delle statue degli dei. Sono stati proprio i contadini a innalzare quelle statue, e verrà il tempo in cui essi stessi le abbatteranno; non è necessario che altri lo facciano per essi, prematuramente. Per quanto riguarda questo problema, nel lavoro di propaganda, la politica del Partito comunista deve essere di "tendere la corda, ma non scoccare la freccia, pur dando l'impressione di doverlo fare". E' necessario che siano i contadini stessi a distruggere le statue degli dei, i templi dedicati alle vergini martiri, gli archi elevati in onore delle vedove caste e fedeli; sostituirsi ai contadini non sarebbe giusto. Quando ero in campagna ho fatto anch'io propaganda contro le superstizioni. Ho detto: "Credendo negli otto caratteri, la gente spera in una sorte migliore; credendo nella geomanzia, la gente spera nella felicità che può apportare la posizione delle tombe degli antenati. Quest'anno, in pochi mesi, i tuhao, i liehshen e i funzionari corrotti sono stati tutti buttati giù dai loro piedistalli. Possibile che alcuni mesi fa la sorte abbia arriso ai tuhao, ai liehshen e ai funzionari corrotti, che le tombe degli antenati abbiano apportato loro felicità, e che in questi ultimi mesi la fortuna abbia improvvisamente girato loro le spalle e le tombe degli antenati abbiano cessato di esercitare una benefica influenza? I tuhao e i liehshen dicono delle leghe contadine: 'E' straordinario! Il mondo oggi è pieno di membri di comitato. Dovunque vai, anche se ti apparti per un bisogno, trovi un membro di comitato!'. E' vero, le città e le campagne, i sindacati e le leghe contadine, il Kuomintang e il Partito comunista, tutti, senza eccezione, hanno i propri membri di comitati esecutivi. E' vero, il mondo è pieno di membri di comitato. Ma tutto questo dipende forse dagli otto caratteri o dalla posizione delle tombe degli antenati? E' sorprendente! La fortuna si è messa improvvisamente a proteggere i poveracci nelle campagne, e anche le tombe degli antenati hanno cominciato ad apportare loro felicità! Gli dei? Venerateli pure, ma si sarebbero potuti abbattere i tuhao e i liehshen senza le leghe contadine, grazie al solo imperatore Kuan o alla Dea della Misericordia? Ben meschini sono questi dei e queste dee! Per secoli li avete venerati, ma essi non hanno rovesciato nemmeno un tuhao, nemmeno un liehshen! Oggi voi volete la riduzione degli affitti, ma ditemi, come pensate di ottenerla? Con la fede negli dei o con la fede nelle leghe contadine?". Le mie parole hanno fatto ridere a crepapelle i contadini.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, I volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 43 45
Il rapporto di Mao Tse Tung arriva al Kuomintang, ma di lì a poco, nella tarda primavera del 1927 e in quell'estate il Kuomintang scatena il massacro dei comunisti. Mao Tse Tung viene arrestato dai membri del Kuomintang, ma riesce a fuggire dalle guardie che lo stavano portando alla fucilazione.
Il 21 maggio 1927 il Kuomintang, dopo aver epurato i comunisti dalle sue file, nello Hunan, Keh-hsiang e Ho Chien, sollecitati da Chiang Kai-shek e Wang Ching-wei entrano con l'esercito a Changsha per agire contro i sindacati dello Hunan, la lega contadina e l'ala comunista del Kuomintang. Comunisti, operai e contadini furono massacrati in massa. Il genocidio viene ricordato col nome eufemistico di "incidente del 21 maggio".
Nel 1928 Mao Tse Tung scrive "La lotta sui monti Chingkang" una serie di riflessioni sulla necessità di sopravvivenza della resistenza dei contadini al genocidio compiuto dal Kuomintang contro i comunisti e le leghe dei contadini. Le riflessioni riguardano "Il regime indipendente nella regione di confine Hunan-Kiangsi e la sconfitta di agosto"
Nel 1929 Mao Tse Tung scrive un riassunto del dibattito interno al Partito Comunista Cinese sulle varie ipotesi mediante le quali gestire il Partito Comunista: "Come correggere le idee errate nel partito". Lo scopo era quello di porre le basi ideologiche dell'organizzazione interna del partito in funzione dello scontro sociale in atto.
Nel 1930 Mao Tse Tung scrive il trattato "Una scintilla può dar fuoco a tutta la prateria". In questo trattato Mao Tse Tung afferma la visione secondo la quale non bisogna aspettare la vittoria militare per costruire la società politica nei territori, ma la vittoria militare nasce costruendo la situazione economica e sociale nei territori. Non ci si limita a combattere militarmente nel presente, ma il combattere implica la costruzione del futuro là dove è possibile farlo.
Fra il 1930 e il 1934 Chiang Kai-shek ha organizzato cinque grandi offensive chiamate "campagne di accerchiamento e annientamento" contro la città di Juichin nella provincia di Kiangsi.
Nel 1933 Mao Tse Tung insiste nel Partito Comunista sulla necessità di "Curare il lavoro economico". Nell'ideologia filosofica di Mao Tse Tung la guerra si vince solo se si cura l'economia. Non è una conquista del potere, ma è una trasformazione della società. In questo ambito esce un documento che permette di determinare i fattori di possesso che determinano la classe socio-economica a cui le persone partecipano. Si arriva al 1934 in cui Mao Tse Tung definisce "La nostra politica economica".
Nel luglio del 1933 Chiang Kai-shek adottò una nuova tattica militare durante la quinta campagna di "accerchiamento e annientamento": la costruzione di casematte che circondavano le zone controllate dai comunisti. Nel 1934 aveva costruito una rete di 2.900 casematte nel Kiangsi. In seguito, la tecnica di costruire casematte, fu adottata anche dall'esercito del Giappone che aveva invaso la Cina.
Il 16 ottobre 1934, per rompere l'accerchiamento di Chiang Kai-shek nel Kiangsi (oggi si scrive Jiangxi) iniziò la "Lunga marcia", un percorso di dodicimila chilometri attraversando fiumi e montagne con le famiglie per arrivare il 22 ottobre 1935 nella provincia dello Shensi (Shaanxi, come si scrive oggi) settentrionale. Tutta la Lunga Marcia fu guidata da Mao Tse Tung in tutte le imboscate e il genocidio che dovette subire ad opera di Chiang Kai-shek. Partirono in 86.000 e arrivano in 7.000.
Chiang Kai-shek era armato ed equipaggiato da Stati Uniti. Un documento, "The Whaite Paper Defense" dell'estate del 1949 dimostrò come l'azione di Acheson e Truman volta ad armare Chiang Kai-shek ha contribuito a macellare milioni di cinesi nel tentativo di fermare il "comunismo" e ha contribuito in maniera minimale ad ostacolare l'invasione giapponese in Cina. Lo studio dimostrò come Acheson e Truman non solo avevano fallito, ma avevano compromesso in maniera grave ogni possibilità di rapporto fra la Cina e gli USA. Una Cina che dopo il 1949 viveva in condizioni di aggressione da parte delle potenze coloniali.
Nel 1935 Chiang Kai-schek riconosciuto come governo legittimo della Cina da parte del Giappone, firma un trattato con il Giappone noto come "Tre principi di Hirota", cioè i tre principi su cui la Cina di Chiang Kai-shek basa le sue relazioni con il Giappone impegnandosi ad applicarli in Cina. Chiang Kai-schek si impegna con i giapponesi a: 1) Reprimere qualsiasi movimento antigiapponese presente in Cina; 2) La cooperazione economica fra la Cina, il Giappone e il "Manchukuo"; 3) La difesa comune della Cina e del Giappone contro il comunismo. Il 21 gennaio 1936 Hirota dichiarò alla Dieta: "Il governo cinese ha accettato i tre principi proposti dall'impero!".
Nel 1935 nasce in Cina il movimento del "9 dicembre" che spinge alla costruzione di un fronte unito contro il Giappone e isola ulteriormente il Kuomintang all'interno della Cina. Mao Tse Tung chiede al Kuomintang di unire le forze contro il Giappone. Chiang Kai-schek rifiuta di allearsi contro i giapponesi, ma nel dicembre del 1936 fu arrestato a Sian dai suoi stessi ufficiali che volevano resistere contro il Giappone e così, sia pure a malincuore iniziò una qualche timida resistenza ai giapponesi.
Nel 1936 Mao Tse Tung pubblica "Problemi strategici della guerra rivoluzionaria in Cina" una lunga e articolata parafrasi della vita umana.
Il 3 maggio 1937 esce "I compiti del partito comunista cinese nel periodo della resistenza al Giappone". Mao Tse Tung pubblica anche "Conquistare a milioni le masse del fronte unito nazionale antigiapponese" e due dei testi fondamentali della filosofia di Mao Tse Tung, "Sulla pratica sul rapporto fra la conoscenza e la pratica, fra il sapere e il fare" e "Sulla contraddizione".
Scrive Mao Tse Tung "Sulla pratica":
I marxisti ritengono, innanzi tutto, che l'attività produttiva dell'uomo sia l'attività pratica fondamentale e che essa determini ogni altra forma di attività. La conoscenza umana dipende soprattutto dall'attività produttiva materiale: attraverso di essa l'uomo riesce a comprendere grado a grado i fenomeni, le proprietà e le leggi della natura, come pure i propri rapporti con la natura; inoltre, attraverso l'attività produttiva, a poco a poco giunge a diversi gradi di comprensione di certi rapporti reciproci fra gli uomini. Tutte queste conoscenze non possono essere acquisite al di fuori dell'attività produttiva. Nella società senza classi, ogni uomo, come membro della società, collabora con gli altri membri della società, entra con essi in determinati rapporti di produzione e s'impegna nell'attività produttiva per risolvere i problemi della vita materiale: anche nella società divisa in classi, i membri delle vane classi sociali entrano, In vane forme in determinati rapporti di produzione e s'impegnano nell'attività produttiva per risolvere i problemi della vita materiale. Questa è la principale fonte di sviluppo della conoscenza umana. La pratica sociale degli uomini non si limita alla sola attività produttiva, ma ha molte altre forme: lotta di classe, vita politica: attività scientifica e artistica; in breve, gli uomini, in quanto esseri sociali, partecipano a tutti i campi della vita pratica della società e così conoscono, a gradi differenti, i vari rapporti che esistono tra gli uomini, non soltanto attraverso la vita materiale, ma anche attraverso la vita politica e culturale (che è strettamente legata alla vita materiale). Fra queste altre forme di pratica sociale, è in particolare la lotta di classe, nelle sue diverse forme, a esercitare una profonda influenza sullo sviluppo della conoscenza umana. Nella società divisa in classi, ogni individuo vive come membro di una determinata classe e ogni pensiero, senza eccezione, porta un'impronta di classe. I marxisti ritengono che l'attività produttiva della - società umana si sviluppi passo a passo, dagli stadi - più bassi ai più alti, e che di conseguenza anche la conoscenza umana, sia nel campo della natura che della società, si sviluppi passo a passo, dagli stadi più bassi ai più alti, cioè dal superficiale al profondo, dall'unilaterale al multilaterale. Per un periodo storico molto lungo, gli uomini non poterono comprendere che unilateralmente la storia della società e questo era dovuto, da una parte, al fatto che i pregiudizi delle classi sfruttatrici deformavano costantemente la storia della società, dall'altra, al fatto che la produzione su scala ridotta limitava l'orizzonte degli uomini. Solo quando, con la comparsa di forze produttive gigantesche - la grande industria - apparve il proletariato moderno, gli uomini poterono pervenire a una completa comprensione storica dello sviluppo della società e trasformare le loro conoscenze della società in una scienza, e questa scienza è il marxismo. I marxisti ritengono che soltanto la pratica sociale degli uomini sia il criterio della verità della conoscenza del mondo esterno. In realtà, gli uomini ricevono la conferma della verità della loro conoscenza solo dopo che nel corso del processo della pratica sociale (nel processo della produzione materiale, della lotta di classe e della sperimentazione scientifica) hanno raggiunto i risultati previsti. Se l'uomo vuole riuscire nel lavoro, cioè arrivare ai risultati previsti, deve conformare le sue idee alle leggi del mondo oggettivo esterno; in caso contrario, nella pratica, fallirà. Se fallisce, ne trarrà insegnamento, correggerà le sue idee e le conformerà alle leggi del mondo esterno, trasformando così la sconfitta in vittoria; è questo il significato delle massime: "La sconfitta è madre del successo" e "Sbagliando s'impara". La teoria dialettico-materialistica della conoscenza pone la pratica al primo posto; essa ritiene che la conoscenza umana non possa in nessun modo essere separata dalla pratica e respinge tutte le erronee teorie che negano l'importanza della pratica e scindono la conoscenza dalla pratica. Lenin dice: "La pratica è superiore alla conoscenza (teorica), perché possiede non solo il pregio dell'universalità, ma anche quello dell'immediata realtà'". La filosofia marxista - il materialismo dialettica - ha due caratteristiche molto evidenti. La prima è la sua natura di classe: essa afferma apertamente che il materialismo dialettico è al servizio del proletariato. L'altra è la sua natura pratica: essa sottolinea che la teoria dipende dalla pratica, che la teoria si basa sulla pratica e, a sua volta, serve la pratica. La verità di una conoscenza o di una teoria non è determinata da un giudizio soggettivo ma dai risultati oggettivi della pratica sociale. Il criterio della verità può essere soltanto la pratica sociale. Il punto di vista della pratica è il punto di vista primo e fondamentale della teoria dialettica-materialistica della conoscenza è, Ma come la conoscenza umana nasce dalla pratica e, a sua volta, serve la pratica? Per comprenderlo, basta esaminare il processo di sviluppo della conoscenza. Gli uomini, nel corso della loro pratica, vedono all'inizio soltanto l'aspetto fenomenico, gli aspetti singoli e i nessi esterni delle diverse cose. Per esempio, alcune persone vengono da fuori a Yenan per fare un'indagine. Il primo o il secondo giorno vedono la località, le strade, le case, incontrano molta gente, partecipano a ricevimenti, serate e riunioni di massa, ascoltano discorsi di vario genere e leggono vari documenti; tutto ciò rappresenta l'aspetto fenomenico, gli aspetti singoli e i nessi esterni delle cose.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, I volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 313 315
Il trattato sulla pratica è la teorizzazione di Mao Tse Tung secondo cui l'azione esistenziale dell'uomo è capace di produrre il suo pensiero e un pensiero, nato dall'azione esistenziale dell'uomo, ritorna nel lavoro dell'uomo modificando la sua azione nel mondo.
Questo concetto, proprio dell'idea filosofica di Mao Tse Tung, ha il suo aspetto più generale nel trattato "Sulla Contraddizione" in cui Mao Tse Tung scrive:
Nella storia della conoscenza umana sono sempre esistite due concezioni delle leggi di sviluppo del mondo: una metafisica, l'altra dialettica; esse danno vita a due concezioni del mondo opposte fra loro. Lenin dice: "Le due concezioni fondamentali (o le due possibili? o le due osservate nella storia?) dello sviluppo (evoluzione) sono: lo sviluppo come diminuzione e aumento, come ripetizione, e lo sviluppo come unità degli opposti (sdoppiamento dell'uno in opposti che si escludono reciprocamente, e loro rapporto reciproci'", Lenin si riferisce qui appunto a queste due diverse concezioni del mondo. In Cina la metafisica si chiama anche Hsuan-bsueb. Così in Cina come in Europa, per un lungo periodo storico, la metafisica è stata parte della concezione idealistica del mondo e ha dominato la mente degli uomini. In Europa nel periodo iniziale di esistenza della borghesia anche il materialismo è stato metafisica. La concezione del mondo marxista, materialistico-dialettica, è nata in seguito al fatto che numerosi Stati europei sono entrati per il loro sviluppo sociale ed economico nella fase del capitalismo evoluto, che le forze produttive, la lotta di classe e la scienza hanno raggiunto un livello di sviluppo senza precedenti, e il proletariato industriale è diventato la più grande forza motrice della storia. Allora nel campo della borghesia, accanto all'idealismo reazionario dichiarato e assolutamente scoperto, è apparso anche l'evoluzionismo volgare, in antitesi con la dialettica materialistica. La metafisica, o evoluzionismo volgare, considera tutte le cose del mondo come isolate e statiche, le considera unilateralmente. Una tale concezione del mondo considera tutte le cose del mondo, le loro forme e categorie, come eternamente isolate le une dalle altre ed eternamente immutabili. Anche se riconosce le modificazioni, le considera soltanto come aumento o diminuzione quantitativi o come semplice spostamento. E le cause di questo aumento, diminuzione o spostamento non si trovano nelle cose stesse, ma fuori di esse, ossia nell'azione di forze esterne. I metafisici ritengono che le diverse cose del mondo e le loro proprietà rimangano immutate dal momento in cui cominciano a esistere, e che le loro successive modificazioni siano soltanto aumenti o diminuzioni di quantità. Essi ritengono che una cosa possa soltanto riprodursi all'infinito, ma non trasformarsi in un'altra cosa, in una cosa diversa. Secondo i metafisici, lo sfruttamento capitalistico, la concorrenza capitalistica, l'ideologia individualistica della società capitalistica, ecc., tutto questo si trova anche nell'antica società schiavistica, anzi perfino nella società primitiva, ed esisterà eternamente e immutabilmente. Essi spiegano le cause dello sviluppo della società ricorrendo a condizioni a essa esterne: l'ambiente geografico, il clima, ecc. Cercano in modo semplicistico di trovare le cause dello sviluppo fuori delle cose, negando la tesi della dialettica materialistica, secondo cui lo sviluppo è determinato dalle contraddizioni interne, inerenti alle cose. Perciò essi non sono in grado di spiegare né la molteplicità qualitativa delle cose né il fenomeno della trasformazione di una qualità in un'altra. In Europa questo modo di pensare trovò nei secoli XVII e XVIII la sua espressione nel materialismo meccanicistico e, verso la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, nell'evoluzionismo volgare. In Cina il modo di pensare metafisico, che si esprime nelle parole: "Il cielo è immutabile e immutabile è anche il Tao", fu per un lungo periodo di tempo difeso dalla classe feudale dominante, putrida fino al midollo. Il materialismo meccanicistico e l'evoluzionismo volgare, importati dall'Europa negli ultimi cento anni, hanno avuto l'appoggio della borghesia. In contrapposizione alla concezione metafisica del mondo, la concezione materialistico-dialettica esige che nello studio dello sviluppo di una cosa si parta dal suo contenuto interno, dal nesso in cui una cosa si trova con le altre; che si consideri cioè lo sviluppo delle cose come loro auto movimento interno e necessario, ogni cosa nel suo movimento e le cose circostanti come reciprocamente connesse e agenti l'una sull'altra. La causa fondamentale dello sviluppo delle cose non si trova fuori di esse ma dentro di esse, nella natura contraddittoria insita nelle cose stesse. Questa natura contraddittoria esiste in tutte le cose e genera il loro movimento e il loro sviluppo. La natura contraddittoria insita nelle cose è la causa fondamentale del loro sviluppo, mentre il nesso e l'azione reciproca delle cose tra loro rappresentano la causa secondaria. Così, la dialettica materialistica ha combattuto energicamente la teoria metafisica della causa esterna o dell'impulso esterno, propria del materialismo meccanicistico e dell'evoluzionismo volgare. E' chiaro che le cause puramente esterne sono capaci soltanto di provocare il movimento meccanico delle cose, cioè di modificare il volume e la quantità, ma non possono spiegare perché le cose sono qualitativamente diverse in infiniti modi e perché le cose si trasformano l'una nell'altra. In effetti, anche il movimento meccanico, provocato da un impulso esterno, si attua attraverso le contraddizioni interne delle cose. Nel mondo vegetale e animale, il semplice aumento e lo sviluppo quantitativo sono provocati soprattutto dalle contraddizioni interne. Così lo sviluppo della società è determinato principalmente non da cause esterne, ma interne. Molti paesi, che si trovano in condizioni geografiche e climatiche quasi identiche, si sviluppano in modo estremamente differente e ineguale.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, I volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 330 332
Il problema che Mao Tse Tung sta affrontando è la guerra contro il Giappone e il Kuomintang, ma i testi non sono circoscritti alla guerra, ma all'intera vita dell'uomo che in Mao Tse Tung appare come una "guerra di liberazione" che inizia dalla nascita e si conclude con la morte del corpo fisico. Liberazione da cosa? Dalle condizioni di vita feudali, schiavistiche, che la popolazione cinese vive. Una condizione di vita feudale che non consiste solo nelle condizioni economiche, ma soprattutto nelle condizioni socio-psicologiche che tendono a riprodurre la condizione feudale in ogni momento della vita quotidiana perché solo riproducendole gli individui possono sopravvivere nella condizione di schiavismo feudale. Una liberazione che non può avvenire come oggetto d'insieme, ma come un processo di rimozione delle cause che formano la condizione di feudalesimo partendo dalla contraddizione principale, che in quel momento storico è l'invasione del Giappone e l'alleanza giapponese col Kuomintang. Una contraddizione che cessa di essere la contraddizione principale nel 1949 quando viene proclamata la Repubblica Popolare Cinese. Altre contraddizioni diventano principali e l'analisi della contraddizioni cambia la forma dei nomi, ma non il contenuto e il metodo per affrontare le contraddizioni. Troveremo la stessa teoria delle contraddizioni applicata nel 1968 con la liberazione dell'"Altra metà del cielo".
Nel 1937 Mao Tse Tung scrive altri testi. Da segnalare l'intervista al giornalista inglese James Bertram.
Il 25 settembre 1937 fu condotta da Lin Piao la prima battaglia in grande stile contro i giapponesi nella regione Pinghsinghuan. La vittoria dei cinesi sui giapponesi che persero oltre tremila uomini della divisione Itagaki fu un'iniezione di fiducia per tutta la Cina.
Nel 1938 Mao Tse Tung scrive "Problemi strategici della guerra partigiana antigiapponese" per mettere a punto le tecniche di guerra contro l'invasione Giapponese. Pubblica inoltre "Sulla guerra di lunga durata" (maggio 1938), "Il ruolo del partito comunista cinese nella guerra nazionale" (ottobre 1938), "Il ruolo del partito comunista cinese nella guerra nazionale" (ottobre 1938) e "Problemi della guerra e della strategia" (novembre 1938).
Scrive Mao Tse Tung in "Sulla guerra di lunga durata":
32. Sebbene i nostri sforzi per perseverare nella guerra di resistenza e nel fronte unito abbiano prodotto qualche mutamento nel rapporto tra la forza e la superiorità del nemico e la nostra debolezza e inferiorità, tuttavia non si è verificato alcun mutamento radicale. Perciò in una certa fase della guerra, ed entro certi limiti, il nemico sarà vittorioso mentre noi subiremo delle sconfitte. Ma perché le vittorie o le sconfitte delle due parti saranno limitate a una certa fase e a una certa misura, e non potranno ulteriormente svilupparsi fino a diventare vittoria o sconfitta completa? Perché, innanzi tutto, la forza del nemico e la nostra debolezza sono state fin dall'inizio relative e non assolute; e, secondariamente, perché i nostri sforzi per perseverare nella guerra di resistenza e nel fronte unito hanno ancor più accentuato questo carattere relativo. Consideriamo la situazione iniziale: il nemico è forte, ma la sua forza è ridotta dai fattori sfavorevoli, sebbene non ancora al punto da annullare la sua superiorità; allo stesso modo, noi siamo deboli, ma la nostra debolezza è già compensata dai fattori favorevoli, sebbene non ancora in misura sufficiente da porre fine alla nostra inferiorità. Risulta così che il nemico è relativamente forte e noi siamo relativamente deboli, che il nemico è in una posizione di relativa supeiorità e noi siamo in una posizione di relativa inferiorità. Per ambedue le parti, forza e debolezza, superiorità e inferiorità, non sono mai state assolute e, inoltre, i nostri sforzi per perseverare nella resistenza al Giappone e nel fronte unito durante la guerra hanno prodotto ulteriori mutamenti nel rapporto iniziale di forze tra il nemico e noi. Di conseguenza, le vittorie o le sconfitte delle due parti saranno limitate a una certa fase e a una certa misura, ed è per questo che la guerra sarà di lunga durata. 33. Ma la situazione cambia di continuo. Se nel corso della guerra applichiamo una tattica militare e politica giusta, evitiamo errori di principio ed esercitiamo tutti i nostri sforzi, i fattori sfavorevoli al nemico e quelli a noi favorevoli si svilupperanno entrambi con il pro- trarsi della guerra, e ciò porterà a un continuo mutamento nella pro- porzione iniziale delle forze e nel rapporto di superiorità e di inferiorità tra il nemico e noi. Quando si raggiungerà una nuova fase determinata, avrà luogo un grande cambiamento nel rapporto di forze, cambiamento che porterà alla sconfitta del nemico e alla nostra vittoria. 34. Attualmente il nemico riesce ancora, alla meno peggio, a sfruttare la sua forza, e finora la nostra guerra di resistenza non lo ha sostanzialmente indebolito. La sua insufficienza di risorse umane e materiali non è ancora abbastanza grave da arrestare la sua offensiva; al contrario le sue risorse gli permettono ancora di sostenerla fino a un certo limite. Il carattere retrogrado e barbaro della guerra che il nemico conduce, fattore che può aggravare l'antagonismo fra le classi in Giappone e rafforzare la resistenza della nazione cinese, non ha ancora creato una situazione che possa radicalmente ostacolare la sua offensiva. L'isolamento del nemico, nel mondo, sta aumentando, ma non è ancora divenuto completo. In molti paesi che ci hanno promesso il loro aiuto, i capitalisti che trafficano in armi, munizioni e materie prime di guerra stanno ancora rifornendo il Giappone di enormi quantità di materiale bellico al solo scopo di realizzare profitti, mentre i loro governi" sono ancora restii ad affiancarsi all'Unione Sovietica per applicare sanzioni concrete contro il Giappone. Tutto questo significa che la nostra guerra di resistenza non può essere vinta rapidamente e non può che essere una guerra di lunga durata. Per quanto riguarda la Cina, sebbene la sua debolezza nei settori militare, economico, politico e culturale sia stata in parte superata nei dieci mesi della guerra di resistenza, pure si è ancora lontani dall'averla superata nella misura richiesta per arrestare l'offensiva nemica e preparare la nostra controffensiva.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, II volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 138 139
Il concetto di guerra in Mao Tse Tung è il concetto di trasformazione del presente. La guerra è una trasformazione che va da una realtà ad una diversa realtà. In quella trasformazione, i soggetti coinvolti, si trasformano a loro volta quando giungono nella nuova realtà. Il problema pratico che Mao Tse Tung vuole risolvere sono i principi che devono guidare la nuova realtà che scaturisce dalla trasformazione del presente fatto da una guerra di resistenza al Giappone e al Kuomintang che intende ripristinare il regime di dominio feudale. Per Mao Tse Tung non si tratta solo di vincere una guerra, ma di trasformare la società prima e l'uomo e la donna cinese, poi. La vittoria non consiste nel distruggere Chiang Kai-schek, ma nel costruire una società diversa rispetto alla restaurazione feudale voluta da Chiang Kai-schek.
Di questa prospettiva ne fa fede il discorso tenuto nel 1939 alla gioventù da Mao Tse Tung che nel XX anniversario del Movimento del 4 maggio, parlando della gioventù afferma:
Quarto. Riprendiamo il discorso sul movimento giovanile. Proprio in questo giorno, venti anni fa, ebbe inizio in Cina quel grande avvenimento conosciuto nella storia come Movimento del 4 maggio, al quale parteciparono gli studenti; fu un movimento di grande importanza. Qual è stata la funzione della gioventù cinese a partire dal Movimento del 4 maggio? Essa ha avuto in un certo senso una funzione d'avanguardia, e ciò è riconosciuto da tutti nel paese, se si eccettua i duri a morire. Che significa una funzione d'avanguardia? Significa porsi alla testa delle file rivoluzionarie e marciare in prima linea. Nelle file del popolo cinese in lotta contro l'imperialismo e il feudalesimo esiste un contingente di giovani intellettuali e studenti. E' un contingente considerevole e, anche se molti sono i caduti, esso conta attualmente parecchi milioni di giovani, E' un esercito su uno dei fronti della lotta contro l'imperialismo e il feudalesimo e, per di più, un importante esercito. Ma solo questo esercito non è sufficiente, e fidando unicamente su di esso non si può sconfiggere il nemico perché, in effetti, esso non costituisce la forza principale. Chi rappresenta la forza principale? Le larghe masse operaie e contadine. I giovani intellettuali e studenti cinesi devono andare fra le masse operaie e contadine, che costituiscono il 90 per cento della popolazione del paese, per mobilitarle e organizzarle. Senza la forza principale costituita dagli operai e dai contadini, e facendo affidamento solo sul contingente dei giovani intellettuali e studenti, non potremo mai raggiungere la vittoria nella lotta contro l'imperialismo e il feudalesimo. I giovani intellettuali e studenti di tutto il paese devono perciò integrarsi con le larghe masse operaie e contadine e diventare una sola cosa con esse; solo così è possibile creare un esercito veramente potente, un esercito di centinaia di milioni di uomini! Solo con questo esercito poderoso potremo distruggere le posizioni fortificate del nemico e abbattere le sue ultime roccaforti. Esaminando il movimento giovanile del passato da questo punto di vista, dobbiamo segnalare una tendenza erronea: nel movimento giovanile di questi ultimi decenni, una parte dei giovani non ha voluto legarsi con le larghe masse operaie e contadine e si è opposta al loro movimento; ciò costituisce una contro corrente in seno al movimento giovanile. Questi giovani hanno dato veramente prova di mancanza di buon senso rifiutando di legarsi con le larghe masse operaie e contadine, che costituiscono il 90 per cento della popolazione del paese, e opponendosi radicalmente ad esse. E' questa una corrente giusta? lo penso di no, poiché opponendosi agli operai e ai contadini essi si sono opposti in effetti alla rivoluzione; per questo ho detto che ciò costituisce una controcorrente in seno al movimento giovanile. Un movimento giovanile come questo non può dare buoni risultati. Pochi giorni fa, ho scritto un breve articolo in cui osservavo: "In ultima analisi, la linea di demarcazione tra gli intellettuali rivoluzionari, da una parte, e gli intellettuali non rivoluzionari o controrivoluzionari, dall'altra, è segnata dalla volontà o meno di integrarsi con le masse degli operai e dei contadini e dal fatto che lo mettano o meno in pratica". Io proponevo così un criterio che considero l'unico valido.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, II volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 253 254
L'integrazione dei vari settori sociali era l'aspetto fondamentale nella visione sociale di Mao Tse Tung. Una visione sociale che si opponeva radicalmente a chi voleva la società separata in settori, magari gerarchici, di cui alcuni per volontà di Dio.
Questa visione della società espressa da Mao Tse Tung nel 1939 fa a pugni con una diversa visione di società come proposta, ad esempio, dal Mahatma Gandhi che voleva un'India forte della separazione sociale in caste. Oggi possiamo vedere i risultati di una diversa visione sociale dove in Cina lo sforzo per eliminare la povertà ha ottenuto risultati generalizzati mentre l'India, a fronte di un buon sviluppo tecnologico, ha la stragrande maggioranza della popolazione ancora in condizioni di sofferenza sociale con grandi discriminazioni di sesso, classe sociale, etnica, ecc.
Per Mao Tse Tung, non si tratta di affrontare solo il Giappone o il Kuomingtan, che sono entità ben definite, si tratta di affrontare la mentalità servile propria del feudalesimo. Il feudalesimo non è solo una questione di relazioni economiche, il feudalesimo è soprattutto una condizione psico-emotiva in cui il soggetto, che non è il feudatario, si sente di amare il feudatario e quando il feudatario viene defenestrato, è pronto a cercare un altro feudatario da servire o è pronto a mettersi al servizio di un feudatario più forte. Questa condizione, che viene costruita nell'infanzia, accompagna l'uomo per tutta la sua vita
Questo problema Mao Tse Tung lo rileva nel comportamento dei "Signori della guerra" che quando il Giappone ha invaso la Cina si sono affrettati a mettersi al servizio dei giapponesi mettendo in atto molti massacri nei confronti dei combattenti cinesi antigiapponesi.
Afferma Mao Tse Tung il primo agosto del 1939 nello Yunan per commemorare i morti nell'eccidio di Pingkiang in "Punire i reazionari":
Da due anni la Cina combatte contro gli imperialisti giapponesi, ma l'esito della guerra non è ancora deciso. I collaborazionisti sono tuttora molto attivi, e ben pochi di essi sono stati messi a morte. Sono stati invece uccisi dei compagni rivoluzionari, dei combattenti antigiapponesi. Chi li ha uccisi? Li ha uccisi l'esercito. Perché l'esercito ha ucciso dei combattenti antigiapponesi? Perché esso ha eseguito l'ordine, e qualcuno gli ha dato l'ordine di uccidere. Chi gli ha dato l'ordine di uccidere? I reazionari. Compagni! Logicamente, chi può volere la morte dei combattenti antigiapponesi? Innanzi tutto gli imperialisti giapponesi, e poi i collaborazionisti cinesi e i traditori della patria come Wang Ching-wei, Ma il teatro del massac1ro non è stato Shanghai, Peiping, Tientsin, Nanchino, né qualche altra località occupata dagli invasori giapponesi e dai collaborazionisti cinesi; è stato invece Pingkiang, nelle retrovie della guerra di resistenza, e fra le vittime figurano i compagni Tu Cheng-kun e Lo Tzu-ming, compagni responsabili dell'ufficio di collegamento della Nuova quarta armata a Pingkiang. E' evidente che l'assassinio è stato commesso da una banda di reazionari cinesi che hanno agito agli ordini dell'imperialismo giapponese e di Wang Ching-wei. Poiché si preparano a capitolare, questi reazionari hanno servilmente eseguito gli ordini dei giapponesi e di Wang Ching-wei, e le loro prime vittime sono state gli elementi antigiapponesi più risoluti. Questo è un fatto di estrema gravità; noi dobbiamo opporci, dobbiamo protestare! Tutto il paese resiste ora al Giappone, e la causa della resistenza al Giappone ha creato la grande unità di tutto il popolo. Ma all'interno di questa grande unità, si annidano dei reazionari e dei capitolazionisti. Che cosa stanno facendo? Uccidono gli elementi antigiapponesi, impediscono il progresso, agiscono in collusione con gli invasori giapponesi e i collaborazionisti cinesi per preparare la capitolazione. Qualcuno si è forse occupato di questo grave avvenimento, dell'assassinio dei compagni antigiapponesi? Essi sono stati uccisi il 12 giugno alle 3 del pomeriggio, e oggi è il 1° agosto; in tutto questo tempo, abbiamo forse visto qualcuno occuparsi di questa faccenda? No. Chi avrebbe dovuto occuparsene? La legge cinese, i giudici. Se un fatto come questo fosse accaduto nella Regione di confine Shensi- Kansu-Ningsia, la nostra Alta Corte di giustizia sarebbe intervenuta da tempo. Invece, sebbene siano trascorsi quasi due mesi dall'Eccidio di Pingkiang, la legge e i giudici non si sono mossi. Per quale ragione? Perché la Cina non è unificata. La Cina deve essere unificata; senza unificazione non può esservi vittoria. Ma che cosa significa unificazione? Significa che ognuno deve resistere al Giappone, che tutti devono unirsi, che tutti devono progredire, e che ci devono essere ricompense e punizioni. Chi deve essere ricompensato? Coloro che resistono al Giappone, coloro che sono per l'unità e per il progresso. Chi deve essere punito? I collaborazionisti e i reazionari, che minano la resistenza al Giappone, l'unità e il progresso. E' ora unificato il nostro paese? No. L'Eccidio di Pingkiang ne è una prova. Questo fatto dimostra che l'unificazione manca proprio là dove dovrebbe esistere. Da gran tempo noi chiediamo l'unificazione del paese. In primo luogo, una unificazione sulla base della guerra di resistenza. Ma attualmente, invece di essere ricompensati, Tu Cheng-kun, Lo Tzu-rning e altri compagni antigiapponesi sono stati massacrati, mentre restano impuniti quegli scellerati che si oppongono alla guerra di resistenza, si preparano a capitolare e commettono assassinii.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, II volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 265 266
Il problema filosofico e sociale che viene posto è questo: chi è il malvagio? In termini occidentali e attuali possiamo dire che c'è ingiustizia là dove un tribunale non condanna il Dio dei cristiani per aver commesso il genocidio dell'umanità mediante il diluvio universale e condanna gli uomini che definiscono "porco" questo assassino. Ora, in questo periodo la cartina di tornasole della giustizia per Mao Tse Tung è la lotta contro l'invasione giapponese; per i giapponesi è usare i cinesi per fermare la resistenza contro il loro "diritto" di conquistare la Cina. Assumete il punto di vista che volete! In Italia alcune milioni di persone si mettono in ginocchio davanti al Dio cristiano e lo ringraziano per aver macellato l'umanità col diluvio universale e, in cuor loro, avrebbero voluto divertirsi ed essere al suo posto.
L'11 novembre 1939 più di 1800 agenti segreti e soldati del Kuomintang nel distretto Chuehshan nella provincia Honan, nella cittadina di Chukou massacrarono più di duecento soldati feriti, nel corso della resistenza contro i giapponesi, e i loro familiari. Altri genocidi furono perpetrati dal Kuomintang nelle retrovie della resistenza antigiapponese. Altri massacri di forze antigiapponesi vennero compiuti dal Kuomintang. I massacri di comunisti fatti dal Kuomintang esposero il Kuomintang stesso alla sua debolezza nei confronti del Giappone. Così, dopo aver servito il Giappone contro la resistenza nazionale, nel maggio del 1941 nella regione dei monti Chungtiao oltre cinquantamila militari giapponesi attaccano la regione a nord del Fiume Giallo nello Shansi meridionale. In quella zona sono schierate le truppe del Kuomintang per una forza complessiva di duecentocinquantamila uomini. Le forze del Kuomintang non erano preparate ad affrontare i giapponesi perché erano addestrate a massacrare i comunisti. Davanti ai giapponesi non opposero resistenza e furono massacrate. Il Kuomintang perse, in tre settimane, cinquantamila uomini e il resto dell'armata si dette alla fuga attraversando il Fiume Giallo.
Intanto scoppia la seconda guerra mondiale.
Nel 1942 Mao Tse Tung scrive "Contro lo stile stereotipato nel partito". Con questo scritto Mao Tse Tung introduce il concetto della necessità di una dialettica critica del soggetto sganciata da modelli mentali e di giudizio precostituiti.
Scrive Mao Tse Tung in "Contro o stile stereotipato del partito":
Al tempo del Movimento del 4 maggio, i sostenitori delle nuove idee hanno combattuto l'uso della lingua scritta classica e fatto propaganda alla lingua parlata, hanno combattuto i vecchi dogmi e si sono dichiarati a favore della scienza e la democrazia: tutto ciò era perfettamente giusto. Allora questo era un movimento dinamico, progressista, rivoluzionario. Le classi dominanti educavano gli studenti in base alla dottrina di Confucio, obbligavano il popolo a credere nel sistema confuciano come in un dogma religioso, e tutti gli scrittori si servivano della lingua scritta classica. In una parola, gli scritti e l'insegnamento delle classi dominanti e dei loro seguaci avevano, sia nel contenuto che nella forma, un carattere stereotipato e dogmatico. Si trattava di vecchi schemi e di vecchi dogmi. Uno dei grandi meriti del Movimento del 4 maggio è stato quello di aver mostrato al popolo tutta l'assurdità dei vecchi schemi, dei vecchi dogmi, e di aver sollevato il popolo contro di essi. Un altro grande merito, connesso al precedente, è la lotta condotta dal Movimento del 4 maggio contro l'imperialismo, anche se la lotta condotta contro i vecchi schemi e i vecchi dogmi rimane uno dei suoi meriti maggiori. Ma successivamente hanno fatto la loro apparizione lo stile stereotipato straniero e i dogmi stranieri, e alcuni compagni nel nostro Partito, contravvenendo al marxismo, li hanno sviluppati fino a giungere al soggettivismo, al settarismo, e allo stile stereotipato del Partito. Ed abbiamo così nuovi schemi, nuovi dogmi. E questi schemi e questi dogmi si sono talmente radicati nella mente di molti nostri compagni che dovremo oggi compiere enormi sforzi per eliminarli. Appare evidente, dunque, che il movimento dinamico, progressista e rivoluzionario del periodo del "4 maggio", diretto contro i vecchi schemi e i vecchi dogmi feudali, fu trasformato da certuni nel suo contrario, dando vita a nuovi schemi e a nuovi dogmi. Questi ultimi non hanno nulla di dinamico, progressista e rivoluzionario, ma sono fissi, retrogradi, e rappresentano un ostacolo per la rivoluzione. Questo significa che lo stile stereotipato straniero o lo stile stereotipato del Partito costituiscono una reazione contro la natura stessa del Movimento del 4 maggio. Tuttavia questo movimento aveva anch'esso le sue debolezze.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, III volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 50
Che cosa intendeva Mao Tse Tung per "stile stereotipato"?
Leggiamo la nota:
"Lo stile stereotipato straniero, sviluppato e diffuso dagli intellettuali borghesi e piccolo-borghesi più superficiali dopo il Movimento del 4 maggio, fu in voga per molto tempo tra gli uomini di cultura rivoluzionari. In molte sue opere, Lu Hsun prese posizione contro questo stile e lo condannò con queste parole: "Lo stile stereotipato, vecchio o nuovo che sia, deve essere completamente eliminato. . . Ad esempio, se qualcuno sa soltanto "imprecare", "minacciare" e persino "sentenziare", ma rifiuta di servirsi, concretamente e secondo le esigenze della realtà, delle formule elaborate dalla scienza per spiegare i fatti e i fenomeni nuovi di ogni giorno, limitandosi a copiare formule bell'e pronte e a servirsene a ogni piè sospinto senza discriminazione, ebbene è stile stereotipato anche questo"."
Mao Tse Tung, Opere Scelte, III volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 64
Nonostante la guerra contro l'invasione del Giappone continuasse e fosse sempre più feroce, c'era un preoccupazione costante di mettere attenzione alla costruzione della futura società.
Come il discorso per l'apertura della "Conferenza di Yenan sulla letteratura e l'arte" tenuto il 2 maggio 1942.
Nel 1943, contro gli accordi della Conferenza del Cairo, che riunì i rappresentanti di Cina, Stati Uniti e Gran Bretagna, che dichiarava che Taiwan e altri territori dovevano essere restituiti alla Cina, gli Stati Uniti occuparono militarmente Taiwan nel giugno del 1950 per stabilire il controllo sull'isola e proteggere Chiang Kai-schek nella prospettiva di usare l'isola come una base per l'invasione della Cina.
Nel 1944 Mao Tse Tung scrive: "Il nostro studio e la situazione attuale" una sorta di analisi della situazione nel momento presente.
Scrive Mao Tse Tung su "Il nostro studio e la situazione attuale":
Nel 1937 il Partito comunista, dopo i rovesci subiti nel corso della guerra civile, non aveva che circa 40.000 membri organizzati e un esercito che comprendeva poco più di 30.000 uomini, perciò i militaristi giapponesi lo tenevano in poco conto. Ma nel 1940 il numero dei membri del Partito era già salito a 800.000, l'esercito aveva quasi 500.000 uomini e la popolazione delle basi d'appoggio contava circa 100 milioni di abitanti, considerando sia coloro che pagavano l'imposta in cereali soltanto a noi, sia coloro che la pagavano a noi e alle autorità Fantoccio. In pochi anni il nostro Partito estese di molto il teatro delle operazioni, cioè le zone liberate, perciò fummo in grado per cinque anni e mezzo di impedire qualsiasi offensiva strategica delle forze principali giapponesi contro il fronte del Kuomintang, di attirare queste forze su di noi, di salvare il Kuomintang dalla situazione critica in cui si era venuto a trovare nel proprio teatro operativo, e di sostenere una lunga guerra di resistenza. Ma in questa prima fase, alcuni nostri compagni commisero un errore: sottovalutarono l'imperialismo giapponese (ragion per cui non dettero importanza al fatto che la guerra sarebbe stata lunga e accanita, affermarono che la forma principale di lotta doveva essere la guerra manovrata condotta con grandi formazioni militari e trascurarono la guerra partigiana), fecero affidamento sul Kuomintang e, non avendo le idee chiare, non svolsero una politica indipendente (di qui il loro capitolazionismo di fronte al Kuomintang e la loro indecisione nell'applicare la politica di mobilitare con audacia le masse per creare basi democratiche antigiapponesi nelle retrovie del nemico e di aumentare di molto gli effettivi delle forze armate dirette dal nostro Partito). D'altra parte, il considerevole numero di nuovi membri reclutati dal nostro Partito non avevano alcuna esperienza, e le basi d'appoggio create da poco tempo nelle retrovie del nemico non si erano ancora consolidate. In quella fase, a causa dello sviluppo favorevole della situazione e dello sviluppo del Partito e delle forze armate, si manifestò nel Partito una certa presunzione, e molti nostri membri si gonfiarono d'orgoglio. Tuttavia superammo la deviazione di destra nel Partito e applicammo una politica indipendente; e non solo assestammo duri colpi all'imperialismo giapponese, creammo basi d'appoggio e sviluppammo l'Ottava e la Nuova quarta armata, ma respingemmo anche la prima campagna anticomunista del Kuomintang. Gli anni 1941 e 1942 costituiscono la seconda fase. Per preparare e portare avanti la guerra contro la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, gli imperialisti giapponesi applicarono in misura ancora più ampia la politica adottata dopo la caduta di Wuhan di concentrare gli attacchi principali non contro il Kuomintang ma contro il Partito comunista; ammassarono una parte ancora maggiore delle forze principali intorno alle basi d'appoggio dirette dal Partito comunista, condussero una serie di operazioni di "rastrellamento" e misero in pratica la loro spietata politica di "bruciare tutto, uccidere tutti e saccheggiare tutto", concentrando gli attacchi contro il Partito comunista. Come risultato, il nostro Partito si trovò negli anni 1941 e 1942 in una situazione estremamente difficile. Il territorio delle nostre basi d'appoggio si restrinse, la popolazione scese a meno di 50 milioni, l'Ottava armata si ridusse a poco più di 300.000 uomini; furono registrate ingenti perdite di quadri, ed anche la nostra economia e le nostre finanze si trovarono in gravi difficoltà. In pari tempo il Kuomintang, ritenendo ormai di avere le mani libere, ricorse a ogni mezzo per combattere il Partito comunista, scatenò la seconda campagna anticomunista e ci attaccò in coordinazione con gli imperialisti giapponesi. Ma questa situazione difficile fu per noi comunisti una lezione, che c'insegnò molte cose. Imparammo a lottare contro le operazioni di "rastrellamento" del nemico, contro la sua politica di "rosicchiarnento" del nostro territorio", contro la sua campagna per il "rafforzamento della sicurezza pubblica'", contro la sua politica di "bruciare tutto, uccidere tutti e saccheggiare tutto" e quella di costringere i nostri a ritrattare le proprie convinzioni politiche. Imparammo o cominciammo a imparare come applicare il "sistema della tripartizione" negli organi del potere del fronte unito, come attuare la politica agraria, come svolgere il movimento di rettifica dei tre stili (stile del nostro studio, stile dei rapporti interni ed esterni del Partito e stile dei nostri scritti), come applicare la politica di "meno truppe ma migliori e un'amministrazione più semplice" e la politica di unificazione della direzione, come sviluppare il movimento per "appoggiare il governo e aver cura del popolo", e infine come incrementare la produzione. Eliminammo molti nostri difetti, tra cui la presunzione e l'orgoglio che si erano manifestati durante la prima fase tra molti nostri compagni. Nonostante le gravi perdite subite nella seconda fase, riuscimmo tuttavia a resistere; respingemmo da una parte gli attacchi degli invasori giapponesi, e dall'altra sventammo la seconda campagna anticomunista del Kuomintang. Gli attacchi del Kuomintang contro il Partito comunista e le lotte che dovemmo sostenere per la nostra legittima difesa determinarono il sorgere nel nostro Partito di una nuova deviazione di sinistra; per esempio, credendo imminente una rottura della cooperazione fra il Kuomintang e il Partito comunista, si eccedette nell'attacco ai proprietari fondiari e si trascurò l'unità con i non comunisti. Ma anche in questo caso riuscimmo a correggere la deviazione. Nella nostra lotta contro gli "attriti" provocati dal Kuomintang, facemmo valere il principio di condurre la lotta per un motivo giusto, per il nostro vantaggio e con misura, e segnalammo la necessità di avere all'interno del fronte unito "unità e lotta, e unità attraverso la lotta", e in questo modo ci fu possibile mantenere il fronte unito nazionale antigiapponese sia nelle nostre basi d'appoggio che in tutto il paese.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, III volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 170 172
L'impegno principale è la sconfitta del Giappone. Ma non si tratta solo della sconfitta del Giappone, si tratta di modificare radicalmente la società cinese e in questa attività lo scontro con il Kuomintang ha, di fatto, permesso di elaborare tutte quelle idee sociali che non avrebbero potuto maturare se il Kuomintang avesse difeso la Cina dall'invasione Giapponese e non si fosse accanito contro i comunisti per favorire i feudatari.
Nel 1944 Mao Tse Tung scrive "Il fronte unito del lavoro culturale". Non si costruisce un paese con l'analfabetismo e la superstizione. Mao Tse Tung pone il problema in questi termini:
La cultura nelle zone liberate presenta già un aspetto progressista ma ha ancora il suo lato arretrato. Esiste già una nuova cultura del popolo ma rimangono anche molte vestigia del passato feudale. Nella Regione di confine Shensi-Kansu-Ningsia, su 1.500.000 abitanti, si contano ancora più di 1.000.000 di analfabeti e 2.000 stregoni; la superstizione esercita tuttora la sua influenza sulle grandi masse. Si tratta di nemici annidati nello spirito delle masse. E la lotta contro questi nemici è spesso più dura della lotta contro l'imperialismo giapponese. Noi dobbiamo dire alle masse di insorgere contro il proprio analfabetismo, la propria superstizione e le proprie abitudini antigieniche. Per condurre questa lotta occorre un largo fronte unito. Questo fronte unito deve essere largo particolarmente in una zona come la Regione di confine Shensi-Kansu-Ningsia, che è così poco popolata, così povera di vie di comunicazione, che parte da un livello culturale così basso, e che per di più si trova nelle condizioni di combattere una guerra. Ecco perché, nel campo dell'istruzione pubblica, noi dobbiamo avere non solo delle scuole primarie e secondarie di tipo normale, stabilite nei centri, ma anche delle scuole rurali non regolari disseminate un po' dappertutto, dei circoli per la lettura dei giornali e dei corsi per imparare a leggere. Insieme alle scuole moderne dobbiamo anche utilizzare, trasformandole, le vecchie scuole rurali. Nel campo dell'arte, noi non abbiamo bisogno soltanto del teatro moderno, ma anche dell'opera di Tsin e dello yangko. E non abbiamo bisogno solo di una nuova opera di Tsin e di un nuovo yangko; noi dobbiamo anche utilizzare, riorganizzandole gradualmente, le compagnie del vecchio teatro, e le compagnie di yangko del vecchio tipo che costituiscono il 90 per cento dell'insieme delle compagnie di yangko. Quanto detto vale ancor più per la medicina. Nella Regione di confine Shensi- Kansu-Ningsia, la mortalità della popolazione e del bestiame è assai elevata e molta gente crede ancora negli stregoni. Date queste condizioni, la medicina moderna da sola non basta. Evidentemente la medicina moderna è migliore di quella antica, ma se i dottori che la praticano non si curano delle sofferenze del popolo, se non istruiscono un personale medico più numeroso per il popolo, se non restano uniti ai medici e ai veterinari di tipo tradizionale, i quali nella Regione di confine sono più di un migliaio, e non li aiutano a progredire, significa che in definitiva essi fanno un servizio agli stregoni e restano indifferenti di fronte alla elevata mortalità della popolazione e del bestiame.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, III volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 189 190
La rivoluzione non è un atto di guerra armata, è un atto di trasformazione del presente che implica sempre una guerra, ma non necessariamente armata.
Mao Tse Tung pone il problema, la rivoluzione del modo con cui rapportarsi con la cultura è necessario per far in modo che la cultura sia un patrimonio di massa arricchendo, in questo modo, la società cinese.
Nel 1945 la seconda guerra mondiale si appresta a giungere alla fine e il problema dello sviluppo economico inizia a diventare un problema sempre più importante. Mao Tse Tung scrive "Imparare a svolgere il lavoro economico", "La produzione è possibile anche nelle zone partigiane" e "I due destini della Cina"
Nel tentativo di controllare la Cina, gli USA usarono un diplomatico, poi nominato ambasciatore USA in Cina, tale Patrik J. Hurley. Un'ubriacone sessista privo di discrezione, arrogante a cui Chiang Kai-schek aveva nascosto i suoi rovesci in Cina. Ma Patrik J. Hurley fallì nel tentativo di conciliare Chiang Kai-schek con Mao Tse Tung in quanto il Kuomintang pretendeva il controllo delle truppe comuniste.
L'8 agosto 1945 un milione di sovietici entrarono nel nord della Cina per combattere i giapponesi. L'URSS dichiarò guerra al Giappone assieme alla Mongolia e sbaragliarono l'esercito giapponese che il 14 agosto chiese la resa incondizionata. Il Giappone si è arreso per le bombe atomiche o per l'attacco dell'URSS?
Dopo il 1945 inizia la guerra civile del "dopo guerra" in cui Chiang Kai-schek tenta di liquidare i comunisti con l'appoggio degli USA.
Nel settembre del 1945 Chiang Kai-schek è deciso a liquidare il partito comunista così truppe del Kuomintang arrivano dalla regione Chengchow e Hsinhsiang, avanzano lungo la linea ferroviaria Peiping-Hankow, per attaccare la regione controllata dal partito comunista di Shansi-Hopei-Shantung-Honan. L'avanguardia delle truppe a fine ottobre con tre corpi d'armata invade la regione Tsehsien e Hantan. Davanti alla resistenza popolare, dopo una settimana di combattimenti, il generale Kao Shu-hsun comandante dell'ottavo corpo d'armata si ribella agli ordini del Kuomintang nella regione di Hantan e con diecimila uomini passa a fianco del partito comunista. Gli altri due corpi d'armata si ritirano, ma vengono accerchiati e disarmati.
Da un lato ci sono negoziati fra Kuomintang e comunisti e dall'altro il Kuomintang deve dimostrare all'occidente di avere il controllo della Cina attaccando le zone in cui i comunisti stanno costruendo l'economia cinese.
Sui negoziati col Kuomintang scrive Mao Tse Tung "Sui negoziati di Chungking" il 17 ottobre 1945:
Parliamo della situazione attuale. E' il problema che interessa i nostri compagni. Questa volta i negoziati tra il Kuomintang e il Partito comunista a Chungking sono durati quarantatre giorni. I risultati sono stati già riportati dalla stampa. Tra i rappresentanti dei due partiti proseguono le trattative. I negoziati sono stati fruttuosi. Il Kuomintang ha accettato i principi di pace e di unità, ha riconosciuto alcuni diritti democratici del popolo e ha ammesso che è necessario evitare la guerra civile e che i due partiti devono cooperare pacificamente per edificare una nuova Cina. Su questi punti è stato raggiunto un accordo. Ma vi sono altri punti sui quali l'accordo non è stato possibile. La questione delle zone liberate non è stata risolta e, in realtà, neppure quella delle forze armate. Gli accordi sono stati per ora conclusi soltanto sulla carta. Le parole scritte sulla carta non equivalgono alla realtà. I fatti hanno dimostrato che sono necessari ancora grandi sforzi prima che esse diventino realtà. Il Kuomintang conduce da un lato negoziati con noi, e dall'altro attacca con vigore le zone liberate. Senza contare le forze che accerchiano la Regione di confine Shensi-Kansu-Ningsia, sono già 800.000 gli uomini del Kuomintang direttamente impegnati in questi attacchi. Dove c'è una zona liberata, lì sono in atto o si stanno preparando combattimenti. Il primo articolo dell"'Accordo del 10 ottobre" riguarda "la pace e la ricostruzione nazionale". Queste parole scritte sulla carta non sono in contraddizione con la realtà? Certamente sì. Ecco perché diciamo che sono necessari sforzi da parte nostra per tradurre in realtà ciò che è sulla carta. Perché il Kuomintang mobilita tante truppe per attaccarci? Perché già da tempo ha deciso di annientare le forze popolari, di annientarci. La cosa migliore per il Kuomintang sarebbe di annientarci rapidamente o, nel caso non vi riuscisse, di peggiorare la nostra situazione e migliorare la propria. La pace, benché scritta nell'accordo, non è stata realizzata nei fatti. In alcune località, come la regione di Shangtang nello Shansi, i combattimenti assumono proporzioni considerevoli. I monti Taihang, Taiyueh e Chungtiao formano una conca, la regione di Shangtang. Questa conca contiene carne e pesce, e Yen Hsi-shan ha inviato 13 divisioni per impadronirsene. Anche la nostra politica è stata stabilita da tempo: rispondere colpo per colpo e batterei per ogni palmo di terra. Questa volta abbiamo risposto colpo per colpo e ci siamo battuti, e lo abbiamo fatto molto bene. In poche parole, abbiamo annientato le 13 divisioni. Le forze attaccanti erano composte da 38.000 uomini, noi ne abbiamo impiegato 31.000. Dei 38.000 uomini, 35.000 sono stati liquidati, 2.000 si sono dati alla fuga e 1.000 sono dispersi. Tali combattimenti continueranno. Il Kuomintang cerca disperatamente di impadronirsi delle nostre zone liberate. Questo fatto sembrerebbe inesplicabile. Perché tanti sforzi per occupare queste zone? Non è forse un bene che le zone liberate siano nelle nostre mani, nelle mani del popolo? Sì, ma questo è soltanto ciò che pensiamo noi, ciò che pensa il popolo. Se anche il Kuomintang pensasse nello stesso modo, l'unità sarebbe fatta e saremmo tutti "compagni". Ma il Kuomintang non la pensa così, si oppone a noi ostinatamente, e non vede perché non dovrebbe farlo. E' quindi naturale che ci attacchi. Dal canto nostro, noi non vediamo perché dovremmo permettere al Kuomintang di impadronirsi delle nostre zone liberate.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, IV volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 49 50
La strategia del Kuomintang è una strategia di annientamento della popolazione dopo essere stata una politica di collaborazione che i giapponesi.
Scrive Chiang Kai-schek ne "Il manuale sull'annientamento dei banditi":
"Il Manuale sull'annientamento dei banditi era un opuscolo controrivoluzionario compilato da Chiang Kai-shek nel 1933, che trattava esclusivamente dei metodi di attacco da usarsi contro le forze armate del popolo cinese e le basi rivoluzionarie. Nel 1945, dopo la conclusione della Guerra di resistenza, Chiang Kai-shek lo fece ristampare e distribuire agli ufficiali del Kuomintang, accompagnato dal seguente ordine segreto: "L'attuale campagna di annientamento dei banditi, dalla quale dipende la felicità del popolo, deve essere portata a termine rapidamente. Dovete sollecitare i vostri ufficiali e soldati a fare quanto è in loro potere per sterminare i banditi, nello spirito della Guerra di resistenza e conformemente al Manuale sull' annientamento dei banditi da me compilato. Ogni azione meritoria al servizio dello Stato sarà ricompensata, e i responsabili di ritardi ed errori saranno tradotti davanti alla Corte marziale. Quest'ordine deve essere reso noto e deve essere rispettato da tutti gli ufficiali e i soldati al vostro comando, che sono impegnati nell'annientamento dei banditi"."
Mao Tse Tung, Opere Scelte, IV volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 66
Lo scontro era evidente. Da un lato il Kuomintang voleva il dominio della Cina così com'era divenuta dall'età imperiale, i contadini cinesi volevano non solo non essere più oggetti posseduti né dall'imperatore né dai giapponesi e tanto meno dai colonialisti, ma volevano un Cina diversa. Come Churchill dichiarò che era diritto della navi inglesi bombardare i cinesi mentre l'azione di difesa dei cinesi era un atto di violenza, così Chiang Kai-schek chiamava "banditi" tutti coloro che si opponevano a sé stesso come Dio e imperatore legittimato da Dio.
Sia Chiang Kai-schek che i colonialisti USA volevano impossessarsi della Cina com'era, non volevano una Cina diversa, e per questo unirono i loro sforzi.
Così si ricorda nelle note storiche:
Per aiutare Chiang Kai-shek a scatenare la guerra civile antipopolare, L'imperialismo USA fornì al suo governo ingenti aiuti. Alla fine del giugno 1946, gli Stati Uniti avevano equipaggiato 45 divisioni del Kuomintang, ed avevano addestrato 150.000 militari del Kuomintang appartenenti alle forze terrestri, navali e aeree, agenti segreti, polizia delle comunicazioni, ufficiali di stato maggiore, ufficiali medici, personale addetto ai rifornimenti, ecc. Navi da guerra ed apparecchi USA trasportarono al fronte, per attaccare le zone liberate, 14 corpi d'armata del Kuomintang (41 divisioni) e 8 reggimenti del corpo di polizia delle comunicazioni, in tutto più di 54°.000 uomini. Il governo USA fece sbarcare in Cina 90.000 marines che furono dislocati in importanti città come Shanghai, Tsingtao, Tientsin, Peiping e Chinwangtao. Quelli di stanza nella Cina settentrionale ebbero il compito di proteggere per il Kuomintang le linee di comunicazione. In base a dati rivelati dalle Relazioni degli Stati Uniti con la Cina (Libro bianco), pubblicato dal Dipartimento di Stato il 5 agosto '949, il valore totale dei vari tipi di aiuti forniti dagli USA al governo di Chiang Kai-shek, dall'epoca della Guerra di resistenza contro il Giappone al '948, ammontava ad oltre 4 miliardi e 500 milioni di dollari (la parte più cospicua degli aiuti forniti dagli USA durante la Guerra di resistenza contro il Giappone fu accantonata dal Kuomintang per sostenere successivamente la guerra civile antipopolare). Ma l'ammontare effettivo degli aiuti USA a Chiang Kai-shek fu di gran lunga superiore. Il Libro bianco USA ammetteva che gli aiuti equivalevano ad "oltre il 50 per cento delle uscite monetarie" del governo di Chiang Kai-shek ed erano "in rapporto al bilancio di questo governo, proporzionalmente più cospicui di quelli che gli Stati Uniti avevano fornito a qualsiasi nazione dell'Europa occidentale dalla fine della guerra".
Mao Tse Tung, Opere Scelte, IV volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 97 98
Nel 1946 l'offensiva di annientamento del Kuomintang viene appoggiata dagli USA che vedono nella Cina una loro colonia. Mentre gli USA hanno sottovalutato l'apporto alla guerra contro i giapponesi da parte delle forze comuniste, il Kuomintang viene riconosciuto come il rappresentante della Cina. Mentre il Kuomintang è separato dalla gente cinese e usa la gente cinese come un "oggetto d'uso", il partito comunista è la gente cinese e con la gente cinese ha organizzato sia le armate di autodifesa che un nuovo tipo di economia nelle zone "liberate".
Scrive Mao Tse Tung il 6 settembre 1946 in "Concentrare una forza superiore per distruggere le forze nemiche una alla volta":
1. Il metodo di combattere concentrando una forza superiore per distruggere le forze nemiche una alla volta deve essere impiegato non soltanto nello schieramento delle truppe per una campagna, ma anche nello schieramento delle forze per una battaglia. 2. Per quanto riguarda lo schieramento per una campagna, quando il nemico impiega molte brigare (o reggimenti) e avanza su più colonne contro le nostre truppe, il nostro esercito deve concentrare una forza assolutamente superiore - sei, cinque, quattro o almeno tre volte quella del nemico - e cogliere il momento opportuno per accerchiare e distruggere innanzi tutto una brigata (o un reggimento) del nemico. Questa dovrà essere una brigata (o reggimento) alquanto debole, o che abbia minore, possibilità di ricevere appoggi, oppure che si trovi in una zona dove il terreno e la popolazione siano molto favorevoli a noi e sfavorevoli al nemico. Il nostro esercito deve, con forze poco numerose, trattenere le altre brigate (o reggimenti) del nemico, onde impedire loro di portare rapidamente aiuto alla brigata (o reggimento) che stiamo accerchiando e attaccando, il che permetterà innanzi tutto al nostro esercito di annientare quest'ultima. Ciò fatto, dobbiamo, a seconda delle circostanze, distruggere ancora una o diverse altre brigate nemiche, oppure ritirarci per far riposare le nostre truppe, e per addestrarle e consolidarle in vista di nuovi combattimenti. (Forniamo due esempi del primo caso. Le nostre truppe, al comando di Su Yu e Tan Chen- lin, hanno annientato il 22 agosto nei pressi di Jukao una unità del corpo di polizia delle comunicazioni forte di 5.000 uomini, una brigata nemica il 26 agosto e una brigata e mezzo il 27. Le nostre truppe comandate da Liu Po-cheng e Teng Hsiao-ping hanno annientato dal 3 al 6 settembre una brigata nemica nei pressi di Tingtao, un'altra il pomeriggio del 6 e altre due il 7 e 8 settembre"). Nello spiegamento di forze per una campagna, occorre rigettare il metodo sbagliato di combattimento, dovuto alla sottovalutazione del nemico, che consiste nel dividere le forze per affrontare tutte le colonne nemiche, perché in tal modo non saremo in grado di distruggere neppure una colonna e finiremo per perdere l'iniziativa. 3. Nello spiegamento delle forze per una battaglia, quando abbiamo concentrato una forza assolutamente superiore e accerchiato una delle colonne nemiche (una brigata o un reggimento), le nostre formazioni (o unità) d'attacco non devono cercare di annientare simultaneamente, in un sol colpo, tutte le forze nemiche accerchiate, perché così sarebbero portate a dividersi e a colpire in tutte le direzioni, ma in nessun punto con attacchi abbastanza forti, ragione per cui si perderebbe tempo e sarebbe più difficile ottenere dei successi. Al contrario, occorre concentrare una forza assolutamente superiore, cioè una forza sei, cinque, quattro o almeno tre volte quella del nemico, concentrare l'insieme o il grosso dell' artiglieria, scegliere un punto alquanto debole (non due) nelle posizioni nemiche, attaccare con violenza, al fine di vincere a colpo sicuro. Ciò fatto, dobbiamo sfruttare prontamente la vittoria e distruggere a una a una le forze nemiche della colonna.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, IV volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 99 100
La tattica messa a punto da Mao Tse Tung, che poi è la strategia che le persone dovrebbero adottare nel gestire i problemi che si manifestano nella loro vita, assieme alla tattica messa a punto da Lin Piao "La campagna deve circondare la città", sono metodi d'azione che il Kuomintang non può adottare in quanto la sua strategia consiste nell'annientare i comunisti, non quella di aggregare il popolo cinese.
Il 24 dicembre 1946 una studentessa dell'università di Pechino fu violentata da soldati americani. In seguito a questo fatto, il 30 dicembre e per tutto il mese di gennaio del 1947 partirono scioperi e manifestazioni studentesche per il ritiro delle forze USA dalla Cina. Gli scioperi e le manifestazioni coinvolsero oltre mezzo milione di studenti. Nel gennaio del 1947 avviene la definitiva rottura di ogni possibilità di accordo fra il Kuomintang e il Partito Comunista cinese. Il 18 maggio 1947 il Kuomintang di Chiang Kai-shek proibisce di presentare petizioni, proibisce lo sciopero, i cortei e le manifestazioni r concede ai rappresentanti locali di sparare per reprimere ogni protesta.
Scrive Mao Tse Tung in "Strategia nel secondo anno di guerra" il 1° settembre 1947:
7. I nostri principi operativi restano gli stessi indicati in precedenza: Attaccare prima le forze nemiche disperse e isolate (questo principio va applicato anche in una vasta campagna di annientamento diretta contro parecchie brigate, come è avvenuto nella campagna di Laiwu in febbraio e nella campagna dello Shantung sud-occidentale" nel luglio di quest'anno), e poi le forze nemiche concentrate e possenti. Impadronirsi prima delle città piccole e medie e delle vaste zone rurali, in seguito delle grandi città. Porsi come obiettivo principale l'annientamento della forza effettiva del nemico, e non la difesa o la conquista di una zona. La possibilità di conservare o conquistare una zona deriva dall' annientamento della forza effettiva del nemico, e spesso una zona può essere mantenuta o presa definitivamente solo dopo aver cambiato più volte mano. In ogni battaglia concentrare forze assolutamente superiori, accerchiare completamente le forze nemiche, sforzarsi di annientarle totalmente, senza dare loro la possibilità di sfuggire dalla rete. In circostanze particolari, infliggere al nemico colpi schiaccianti, ossia concentrare tutte le nostre forze per un attacco frontale e un attacco su uno o su entrambi i fianchi del nemico, per annientare una parte delle sue truppe e mettere in rotta l'altra parte, in modo che il nostro esercito possa spostare rapidamente le proprie truppe per schiacciare altre forze nemiche. Da una parte, non ingaggiare battaglia impreparati, non combattere se non si è sicuri di vincere; compiere ogni sforzo per essere ben preparati ad ogni battaglia, compiere ogni sforzo per assicurarsi la vittoria in un dato rapporto di condizioni tra il nemico e noi. Dall'altra parte, sfruttare appieno il nostro stile di combattimento coraggio in battaglia, disprezzo del sacrificio, disprezzo della fatica e tenacia nel combattimento continuo (ossia capacità di combattere battaglie successive in un breve spazio di tempo). Sforzarsi di trascinare il nemico nella guerra manovrata, ma al tempo stesso studiare con la massima attenzione la tattica dell'attacco di posizione e rafforzare l'artiglieria e il genio, in modo da conquistare un gran numero di fortificazioni e città del nemico. Attaccare e conquistare risolutamente tutte le fortificazioni e città che il nemico difende debolmente. Al momento opportuno, sempre che le circostanze lo permettano, attaccare e conquistare tutte le fortificazioni e città che il nemico difende moderatamente. Per il momento, tralasciare tutte le fortificazioni e città che il nemico difende con accanimento. Reintegrare le nostre forze con l'aiuto di tutte le armi e della maggior parte degli effettivi catturati al nemico (80-90 per cento dei soldati e un piccolo numero di ufficiali inferiori). Cercare di reintegrare le nostre forze attingendo soprattutto dal nemico e dalle regioni controllate dal Kuomintang, e solo parzialmente dalle vecchie zone liberate; ciò vale specialmente per le armate del fronte meridionale. In tutte le zone liberate, vecchie e nuove, dobbiamo attuare con fermezza la riforma agraria (condizione fondamentale per sostenere una guerra di lunga durata e conquistare la vittoria in tutto il paese), incrementare la produzione, applicare un regime di stretta economia e affrettare lo sviluppo dell'industria bellica, tutto per la vittoria al fronte. Solo in questo modo potremo sostenere una guerra di lunga durata e conseguire la vittoria in tutto il paese. Se agiremo in questo modo, riusciremo certamente a sostenere una guerra di lunga durata e a conseguire la vittoria in tutto il paese.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, IV volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 143 144
La strategia di guerra di Mao Tse Tung non solo porterà alla vittoria del Partito Comunista in tutta la Cina, ma nel combattere metterà le basi per la costruzione della nuova Cina.
Intanto vengono poste le basi e fornite le direttive della riforma agraria che sarà il perno della nuova Cina. I proprietari fondiari e i contadini ricchi appoggiavano il Kuomintang e combattevano attivamente contro ogni abolizione del potere feudale che esercitavano sulla massa dei contadini poveri.
Scrivono le note storiche in Opere scelte di Mao Tse Tung, a proposito dei modelli di riforma agraria in Cina, dal volume IV:
"La Conferenza agraria nazionale del Partito comunista cinese si svolse nel settembre 1947 nel villaggio di Hsipaipo, distretto di Pingshan, provincia dello Hopei. Il Progetto di legislazione agraria della Cina, adottato dalla conferenza il 13 settembre, fu pubblicato dal Comitato centrale del Partito comunista cinese il 10 ottobre 1947. Esso stipulava quanto segue: Abolire il sistema agrario di sfruttamento feudale e semifeudale ed applicare il sistema della distribuzione della terra a chi la lavora. Tutta la terra dei proprietari fondiari e le terre pubbliche dei villaggi dovranno essere rilevate dalle leghe contadine locali e, unitamente a tutta l'altra terra, equamente distribuite tra l'intera popolazione rurale, indipendentemente dall'età e dal sesso. Le leghe contadine locali dovranno rilevare gli animali da tiro, gli attrezzi agricoli, le case, le scorte di cereali e gli altri beni dei proprietari fondiari, requisire ai contadini ricchi l'eccedenza di tali proprietà, distribuire tutti questi beni tra i contadini e gli altri abitanti poveri che ne necessitano ed assegnare la stessa quota ai proprietari fondiari. Il Progetto di legislazione agraria non soltanto ribadiva il principio della "confisca della terra dei proprietari fondiari e la sua distribuzione ai contadini" enunciato nella "Direttiva del 4 maggio" 1946, ma colmava alcune lacune di questa direttiva, che aveva tenuto in eccessiva considerazione alcuni proprietari fondiari. 5 Successivamente, nel corso della sua ulteriore applicazione, alcune modifiche vennero apportate quanto al metodo della equa distribuzione della terra previsto nel Progetto di legislazione agraria della Cina. Nel febbraio 1948 il Comitato centrale del Partito comunista cinese precisò, nella sua "Direttiva sul lavoro per la riforma agraria e per il consolidamento del Partito nelle vecchie zone e nelle zone meno vecchie", che in queste zone liberate, dove il sistema feudale era già stato abbattuto, non si sarebbe proceduto ulteriormente nella equa distribuzione della terra, ma che ai contadini poveri e ai braccianti che non si erano ancora completamente liberati dal giogo feudale si doveva, se le circostanze lo richiedevano, assegnare una certa quantità di terra ed altri mezzi di produzione attraverso un ridimensionamento, adottando il metodo di prendere a coloro che avevano di più per dare a coloro che avevano di meno, e a coloro che avevano terre e mezzi di produzione migliori per dare a quelli che ne avevano di peggiori; mentre i contadini medi avrebbero potuto conservare una maggiore quantità di terra rispetto alla media dei contadini poveri. Nelle zone dove esisteva ancora il sistema feudale, il metodo della equa distribuzione si limitava soprattutto alle terre e alle proprietà dei proprietari fondiari, alle eccedenze di terra e di beni dei contadini ricchi di vecchio tipo. In tutte le zone era consentito prendere la terra eccedente dei contadini medi e dei contadini ricchi di nuovo tipo per procedere ad un ridimensionamento soltanto se ciò fosse stato realmente necessario e se i proprietari fossero stati consenzienti. Nel corso della riforma agraria nelle nuove zone liberate, non era permesso togliere terra ai contadini medi. 6 La questione dei contadini ricchi nella riforma agraria in Cina fu un problema peculiare, derivante da specifiche condizioni storiche ed economiche. I contadini ricchi cinesi differivano da quelli di molti paesi capitalisti per due aspetti: in primo luogo, essi avevano, in generale ed in alto grado, il carattere di sfruttatori feudali e semifeudali, e, in secondo luogo, la loro economia non occupava un posto importante nella economia agricola nazionale. Nella lotta contro lo sfruttamento feudale della classe dei proprietari fondiari, le larghe masse dei contadini poveri e dei braccianti chiesero anche l'abolizione dello sfruttamento feudale e semifeudale dei contadini ricchi. Durante la Guerra di Liberazione, il Partito comunista cinese adottò la politica di requisire la terra e i beni eccedenti dei contadini ricchi per distribuirli ai contadini, soddisfacendo in questo modo le richieste delle masse dei contadini poveri e dei braccianti ed assicurando la vittoria della Guerra popolare di Liberazione. Nel febbraio 1948, quando la guerra volgeva ormai verso la vittoria, il Comitato centrale del Partito comunista cinese formulò una nuova politica per la riforma agraria nelle nuove zone liberate. La riforma agraria doveva essere divisa in due fasi: nella prima fase, bisognava neutralizzare i contadini ricchi e concentrare i colpi sui proprietari fondiari, soprattutto i grandi proprietari fondiari; nella seconda fase, si prevedeva la distribuzione della terra dei proprietari fondiari e al tempo stesso la distribuzione della terra eccedente dei contadini ricchi e delle terre che questi ultimi davano in affitto, tuttavia bisognava continuare a trattare i contadini ricchi in maniera diversa dai proprietari fondiari. Dopo la fondazione della Repubblica popolare cinese, nel giugno 1950, il Governo popolare centrale promulgò la legge per la riforma agraria, in base alla quale doveva essere parzialmente o interamente requisita soltanto la terra che i contadini ricchi davano in affitto, mentre il resto delle loro terre e delle loro proprietà doveva essere protetto. Nella fase successiva della rivoluzione socialista, l'economia dei contadini ricchi scomparve con l'approfondimento del movimento di cooperazione agricola e lo sviluppo dell'economia rurale. 7 In altri termini, una famiglia di contadini ricchi possedeva in media più terra e terre migliori che una famiglia di contadini poveri. Tuttavia, prendendo il paese nel suo insieme, la quantità dei mezzi di produzione posseduti dai contadini ricchi cinesi ed il volume della loro produzione agricola erano irrilevanti. L'economia dei contadini ricchi non occupava un posto importante nell'economia rurale del paese.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, IV volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 176 177
Frattanto, nel 1948 c'è un mutamento radicale della situazione militare in Cina. Il Kuomintang non riesce più a reclutare manodopera militare e le sue azioni sono sempre più fragili.
Il 5 marzo 1949 nel "Rapporto alla II sessione del VII comitato centrale", Mao Tse Tung scrive:
La vecchia Cina era un paese semicoloniale sotto la dominazione imperialista. La rivoluzione democratica popolare cinese, per il suo carattere profondamente antimperialista, si è attirato l'odio più feroce degli imperialisti, i quali hanno fatto tutto il possibile per aiutare il Kuomintang. Questo ha suscitato nel popolo ·cinese una indignazione ancora più profonda contro gli imperialisti e ha tolto a costoro l'ultima briciola di prestigio che ancora avevano presso il nostro popolo. Al tempo stesso l'intero sistema imperialista si è molto indebolito dopo la Seconda guerra mondiale, mentre la forza del fronte antimperialista mondiale, con alla testa l'Unione Sovietica, è più grande che mai. In queste circostanze noi possiamo e dobbiamo adottare una politica di distruzione sistematica e completa della dominazione imperialista in Cina. Questa dominazione si manifesta nel campo politico, economico e culturale. In ogni città e in ogni località dove le truppe del Kuomintang vengono annientate e viene abbattuto il governo del Kuomintang, viene al tempo stesso abbattuta la dominazione politica imperialista, nonché la dominazione economica e culturale dell'imperialismo. Vi rimangono però le istituzioni economiche e culturali gestite direttamente dagli imperialisti, e anche il personale diplomatico e i giornalisti riconosciuti dal Kuomintang. Dobbiamo risolvere tutti questi problemi in modo appropriato a seconda della loro urgenza. I primi provvedimenti da prendere dopo essere entrati nelle grandi città sono i seguenti: non riconoscere lo status legale delle missioni diplomatiche estere accreditate in Cina nel periodo del Kuomintang e del loro personale; non riconoscere tutti i trattati che costituiscono un tradimento della nazione sottoscritti nel periodo del Kuomintang; chiudere tutte le agenzie imperialiste di propaganda in Cina; assumere immediatamente il controllo del commercio estero e riformare il sistema doganale. Quando avrà fatto questo, il popolo cinese si sarà levato in piedi di fronte all'imperialismo. Per quanto riguarda le restanti istituzioni economiche e culturali imperialistiche, potremo permettere loro di esistere temporaneamente sotto la nostra supervisione e il nostro controllo fin quando non verrà regolata la questione dopo la vittoria in tutto il paese. I legittimi interessi dei semplici cittadini stranieri saranno protetti e non violati. In quanto al riconoscimento del nostro paese da parte dei paesi imperialisti, questo è un problema che non dobbiamo aver fretta di risolvere ora, né occorre affrettarne la soluzione per un periodo abbastanza lungo dopo la nostra vittoria in tutto il paese. Noi vogliamo stabilire relazioni diplomatiche con tutti i paesi sul principio dell'uguaglianza, ma gli imperialisti, che sono sempre stati ostili al popolo cinese, non si affretteranno certo a trattarci su un piano di parità. Fino a quando i paesi imperialisti non muteranno il loro atteggiamento ostile, noi non concederemo loro uno status legale in Cina. Non vi sono problemi per quanto riguarda il commercio con gli stranieri; dovunque vi sia da concludere un affare noi lo faremo, e già abbiamo incominciato; gli uomini d'affari di parecchi paesi capitalisti già sono in concorrenza per commerciare con noi. Per quanto è possibile, dobbiamo commerciare prima di tutto con i paesi socialisti e di democrazia popolare; al tempo stesso commerceremo anche con i paesi capitalisti.
Mao Tse Tung, Opere Scelte, IV volume, Casa Editrice del Popolo, 1968, Pechino, p. 382 384
La guerra in Cina stava volgendo al termine e la sconfitta del Kuomintang era questione di giorni. Per questo il 20 e il 21 aprile 1949 mentre l'esercito popolare combatteva per attraversare lo Yangtse, quattro navi da guerra britanniche assieme a navi da guerra del Kuomintang aprirono il fuoco sull'esercito popolare. La nave da guerra inglese, Ametbyst, fu danneggiata dopo aver contribuito ad ammazzare molte centinaia di cinesi. Il 26 aprile 1949 Churchill, quello che voleva strozzare i bolscevichi nella culla, chiese l'invio di portaerei britanniche per una rappresaglia in Cina. Già nel 1948 il governo britannico aveva regalato a Kuomintang l'incrociatore pesante Chungking. L'equipaggio si ribellò al Kuomintang, così il 19 marzo gli USA bombardarono la nave e l'affondarono.
Il primo ottobre 1949 nasce la Repubblica Popolare Cinese.
Nel 1954 sarà emanata la prima Costituzione della Repubblica popolare Cinese.
Qual è dunque la situazione della Cina in quegli anni?
L'Inghilterra, privata dei traffici e del controllo commerciale della Cina, occupa militarmente Hong Kong. I Portoghesi continuano ad occupare Macao.
Gli USA, sconfitti a fianco del Kuomintang, occuparono Taiwan e invasero la Corea fino ad occupare quasi tutta la Corea del Nord col genarle Mc Arthur che spingeva per usare la bomba l'atomica contro la Cina.
Nei confini sud della Cina infuriava la guerra coloniale di conquista condotta dalla Francia per occupare la penisola indocinese (Vietnam, Laos e Cambogia) e la Francia aveva partecipato attivamente alla guerra a fianco del Kuomintang.
I britannici e gli USA finanziavano ed alimentavano un tentativo di rivolta del Dalai Lama in Tibet. Nello stesso tempo si finanziavano i ricchi proprietari terrieri che rivendicavano il diritto di possesso delle terre e il diritto a ridurre la popolazione in schiavitù e in servitù feudale. Il 28 marzo 1959, il Dalai Lama, finanziato dalla CIA, tenta un'insurrezione in Tibet, ma è costretto a fuggire in India. In Tibet, il 28 marzo viene celebrata la liberazione dalla schiavitù feudale.
In questa situazione internazionale Mao Tse Tung fu presidente della Repubblica popolare Cinese dal 1954 al 1959 e dovette gestire una costante situazione di aggressione internazionale.
In questa prospettiva, il progetto del "grande balzo in avanti" come sviluppo dell'economia contadina, non produsse gli effetti desiderati. Dopo la rivoluzione e la riforma agraria si erano riprodotti, sia pur in maniera diversa, le stesse categorie gerarchiche e feudali dominanti prima della rivoluzione. Senza una rivoluzione sociale che mettesse in discussione gli equilibri del confucianesimo ogni tentativo di modernizzare la Cina sarebbe fallito.
Non era il progetto del "grande balzo in avanti" che era sbagliato, era l'uomo cinese che tendeva a ricostruire le categorie sociali feudali ricostruendo una burocrazia feudale. Era necessario rompere gli equilibri sociali e la rottura degli equilibri sociali fu fatta con "la rivoluzione culturale" in cui gruppi di guardie rosse per tre anni, dal 1966 al 1969 demolirono gli equilibri sociali confuciani. Chi deteneva il potere e il dominio ne soffrì molto, ma molto ne soffrivano chi doveva subire il loro potere e il loro dominio. Sempre nell'ambito della Rivoluzione Culturale, nel 1968, Mao Tse Tung lanciò la campagna dell' "L'altra metà del cielo" una campagna sociale che doveva modificare profondamente il ruolo della donna in Cina.
Un accenno va fatto al "Libretto rosso". Il "Libretto rosso" era una raccolta di citazioni prese dalle opere e dai discorsi con cui Mao Tse Tung aveva condotto la rivoluzione in Cina. Il "Libretto rosso" aveva lo scopo di fornire uno strumento con cui analizzare la società e fornire idee con cui i singoli individui potevano affrontare i problemi quotidiani. In occidente il "Libretto rosso" fu il primo manuale che forniva strumenti in antitesi al catechismo cristiano. Per la prima volta una generazione aveva un punto di riferimento esistenziale al di fuori del cristianesimo.
Il 16 ottobre 1964 la Repubblica Popolare Cinese si protesse facendo esplodere a Baotou la prima bomba atomica e mettendo fine ad ogni tentativo di conquista colonialista. Per la prima volta le potenze coloniali seppero che ad un'azione militare contro la Cina avrebbe comportato delle conseguenze.
Il 25 ottobre 1971 la Repubblica Popolare Cinese è riconosciuta dall'ONU e prende il posto occupato da Taiwan facendo accogliere il concetto di un'unica Cina.
Nel 1972 Richard Nixon, presidente degli USA, in seguito all'apertura diplomatica chiamata del "ping-pong", visiterà la Cina e incontrerà Mao Tse Tung.
Prima del 1949 l'analfabetismo in Cina era dell'80%. Le aspettative di vita arrivavano a 35 anni. Nel 1975 l'analfabetismo era al 7% e le aspettative di vita erano di oltre i 70 anni. La guerra alla povertà in Cina stava dando risultati insperati.
Il 9 settembre 1975, in seguito a malattia, Mao Tse Tung muore.
Che piaccia o meno, Mao Tse Tung, ha gettato le basi sociali per la costruzione della Cina moderna. Quanto è costato in vite umane? Infinitamente meno di quanto sarebbe costata la permanenza del feudalesimo e del confucianesimo o della schiavitù del lamaismo. La filosofia di Mao Tse Tung ha aperto la Cina al futuro.
Marghera, 25 dicembre 2018
Pagina tradotta in lingua Portoghese
Tradução para o português: Capítulo 116 A biografia de Mao Zedong (Mao Tsé-Tung) - trigésima terceira biografia
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Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore della Federazione Pagana
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