Il desiderio e il piacere nelle religioni
Dalla repressione del desiderio alla liberazione del desiderare

Claudio Simeoni

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Un elemento distintivo fondamentale fra la Religione Pagana e ogni altra religione oggi esistente, è la questione del desiderio, del desiderare e del piacere. In particolare del desiderio sessuale e della ricerca del piacere come elemento concorrente al raggiungimento della felicità.

Mentre nelle religioni rivelate l'unico soggetto che desidera è il loro Dio, o il soggetto centrale a cui gli uomini si devono sottomettere, nella Religione Pagana la veicolazione del desiderio dell'uomo costituisce la forza attiva per la quale l'uomo, e con esso ogni soggetto della Natura, si trasforma in un Dio.

Nella religione ebraica, cristiana, islamica e buddista solo Dio desidera. Dio desidera e raggiunge il piacere e la beatitudine quando l'uomo obbedisce soddisfacendo ai suoi desideri. Il Dio desidera che gli uomini obbediscano e si sottomettano ai suoi voleri (vedi Giona nella bibbia ebrea e cristiana), si compiace della sottomissione dell'uomo mentre gli infligge dolore e in questo modo Dio raggiunge la felicità.

Tutta l'ideologia delle religioni ruota attorno all'attività di desiderare e del desiderio dell'uomo: chi per sottometterlo in funzione del proprio Dio e chi per liberare l'uomo e favore la veicolazione delle sue emozioni nella natura e nella società in cui vive. Il controllo dell'uomo nelle religioni rivelate, come ebraismo, cristianesimo, islam, buddhismo e nell'induismo, si ottiene mediante il controllo e la repressione del desiderio dell'individuo fin dalla prima infanzia. Per contro, la liberazione del desiderio dell'uomo nella società, avviene partendo dall'uomo adulto che, costretto a sottomettere desiderio ad una morale predeterminata nell'infanzia, non è in grado di concepire altra liberazione dal desiderio se non all'interno della manipolazione emotiva subita. Il condizionamento del desiderio, da parte delle religioni rivelate, non consiste solo nella repressione del desiderio nell'uomo, ma anche, e soprattutto, nell'imposizione all'uomo di idee preconcette attraverso le quali uscire dalla sottomissione, in cui è costretto il desiderio, mantenendo la condizione sociale di sottomissione e illudendo il singolo di uscire dalla sottomissione attraverso, di solito, atti di ribellione individuali (vengono chiamati "peccati").

Per l'individuo adulto la liberazione del desiderio può avvenire soltanto nella dualità imposta dalle religioni monoteiste o dal buddismo che la conchiude all'interno dell'ideologia del possesso. Dio ti possiede: tu nella società puoi solo essere posseduto. Se proprio vuoi, puoi possedere altri uomini aiutando Dio a possederti possedendo loro.

Dice Gesù:

"Non si può servire Dio o la ricchezza, mammona". (Matteo 6, 24)

Dove l'unica dualità concepita dai vangeli di Gesù è essere Dio o ricchezza (intesa come capacità dell'uomo di autodeterminarsi nel possesso), in cui il soggetto è servo e asservito a quella, e solo a quella, veicolazione del proprio desiderio. Si desidera essere servi di Dio o si desidera la ricchezza per asservire altri. L'uomo viene imprigionato in questa struttura ideologica. O sei ricco e possiedi, o sei servo di qualcuno e, dunque, oggetto di possesso. Questo modo di pensare viene percepito dal soggetto come una condizione naturale nella quale imprigionare il desiderio nell'infanzia dell'uomo.

Un'induzione nella psiche dell'individuo tale da costringerlo ad assumere un atteggiamento di accettazione naturale di essere servo, servo sottomesso ed obbediente ottenuta dal cristianesimo mediante l'aggressione al desiderio dei bambini e dei ragazzi (ricordiamo la repressione della masturbazione sui ragazzi e sulle ragazze imposta dai cristiani). Un desiderio piegato all'interno di forme morali che fanno del dovere e dell'obbedienza un valore sociale desiderabile. La condanna del desiderio dell'uomo è totale in tutte le religioni rivelate che devono salvaguardare il desiderio del loro Dio padrone.

L'unica cosa che l'uomo può desiderare è quella di obbedire al suo Dio padrone attraverso la negazione dei propri desideri. L'obbedienza a Dio è il desiderio del cristiano, dell'ebreo, del musulmano, del buddhista e dell'induista. Costoro non obbediscono ai bisogni o ai desideri della società, ma ai desideri del padrone Dio che attraverso la sottomissione del singolo individuo sottomette la società.

Nei vangeli cristiani l'ordine di Gesù di rinunciare alle ricchezze è l'ordine di distruggere il benessere sociale in funzione della sottomissione a Dio. Quando Gesù non può ricattare il giovane ricco, perché è sempre stato osservante della legge, Gesù gli chiede di rinunciare alle ricchezze, di diventare povero e indigente per seguirlo.

In realtà Gesù sta parlando alla società civile. Una società che deve diventare povera ed indigente affinché i suoi desideri siano veicolati nell'attesa speranzosa nella sua venuta dalle nubi con grande potenza. In questa attesa speranzosa il cristiano rinuncia ai suoi desideri o, quanto meno, li esercita in un'identificazione con Gesù che tende a considerarsi al di fuori della legge e delle norme sociali e al di sopra degli "altri" individui procedendo al saccheggi ideologico della società al fine di riaffermare, al di là della collocazione sociale del singolo individuo, la sua superiorità sociale perché lui si identifica con Gesù.

La violenza sui minori, messa in atto nelle società occidentali, è una riaffermazione dell'identificazione del cristiano con Gesù. Mediante la violenza sessuale il cristiano riafferma il possesso sul più debole, come il Gesù, in cui si identifica. Che serva Dio o mammona, il cristiano è sempre un servo che deve trasformare gli altri uomini (per quello che può nella sua condizione sociale) in suoi servi.

La negazione del desiderio di vivere è propria dell'ideologia religiosa buddista. Nell'Ottuplice sentiero è scritto:

"Cosa è, o monaci, retta intenzione? Quella che è intenzione di astenersi da bramare, che è intenzione di astenersi da astio, che è intenzione di astenersi da crudeltà. Questa o monaci, vien detta retta intenzione."

Dove, la negazione del desiderio che porta alla distruzione dell'uomo, viene elevata a comportamento divino che rompe la sequenza delle rinascite. Il Dio buddhista (il Buddha o chi ne manifesta i principi) si compiace della distruzione dell'uomo e come il cristianesimo promette la vita eterna (e la resurrezione nella carne), così il buddismo promette la rottura del ciclo delle rinascite nella carne e la fine del dolore in un assoluto annullamento della coscienza.

Noi non sappiamo quanto Platone abbia inciso nella formazione dell'ideologia religiosa buddhista. Facciamo un piccolo conto. Platone nasce nel 427 a.c. e muore nel 347 a.c. Pirrone nasce nel 365 a. c. e muore nel 275 a.c. Sappiamo che Pirrone con Anassarco furono al seguito di Alessandro Magno in India da dove importarono la filosofia scettica nelle relazioni che ebbero con i gimnosofisti indiani. La filosofia scettica, elaborata da Pirrone nella relazione con i gimnosofisti indiani, consisteva nel ritenere che tutte le nostre sensazioni e opinioni non sono né vere, né false e, pertanto, secondo Pirrone, la saggezza consisteva nel sospendere il giudizio (epoché), praticare il silenzio (afasia) e vivere immune da passioni in uno stato di imperturbabilità (atarassia).

Ciò che ci rimane da chiederci, è l'altro aspetto: che cosa Pirrone e Anassarco hanno lasciato all'India? Noi sappiamo che la consacrazione di Asoka avvenne nel 270 a.c. circa 60 anni dopo l'invasione dell'India ad opera di Alessandro Magno. Le più antiche informazioni sul buddismo le abbiamo mediante le iscrizioni di Asoka e, parte di quelle iscrizioni, sono in greco. Il buddismo è stato fondato sotto il regno di Asoka per l'attività di alcune persone che, attraverso Alessandro Magno, sono entrate in contatto con la cultura greca e hanno elaborato un sincretismo fra il Jainismo e il cinismo-platonico coniando un'ideologia religiosa in funzione della distruzione e del possesso dell'uomo. Questa ideologia religiosa oggi va sotto il nome di buddismo e nel corso dei secoli ha avuto un suo sviluppo autonomo derubando le culture dell'Asia esattamente come ha fatto il cristianesimo con le culture europee precristiane.

Il buddismo è estremamente recente come ideologia religiosa e il sincretismo, portato da Pirrone, Anassarco e dai cinici al seguito di Alessandro Magno, se hanno introdotto elementi indiani nella filosofia greca, hanno certamente introdotto elementi platonici nella formazione del pensiero indiano e, in particolar modo, del futuro buddismo.

Non è un caso che, pur abitando nella stessa zona dell'India, Alessandro Magno e i filosofi al suo seguito incontrano i Jainisti mentre non incontrano i Buddisti.

L'analogia che troviamo fra la teoria del ciclo delle rinascite buddhista, che viene interrotta mediante l'atarassia, la rinuncia al desiderio e alle passioni, ha troppe analogie con la teoria delle rinascite di Platone nella Repubblica per essere considerata uno sviluppo parallelo di due concezioni diverse della morte e della vita.

Nella filosofia platonica c'è l'elaborazione delle idee sul piacere dei cirenaici in termini assolutistici e morali. L'ascetismo contro il piacere in Platone si trova in alcuni dialoghi come nel Gorgia o nel Fedone, ma quando Platone passa dall'uomo in sé all'uomo nella sua società ideale, è costretto a mediare sul piacere per la convenienza nelle relazioni sociali. Platone nella Repubblica e nelle Leggi auspica una vita mista di piacere fra intelligenza e soddisfazione corporea.

La negazione del piacere e del desiderio la troviamo anche in Plotino, nell'Enneade I, 12:

"Ma a coloro che chiedono quali piaceri si trovano in una simile vita, si risponderà che non ci sono né piaceri dell'intemperanza, né quelli del corpo - i quali non possono trovarvisi e tolgono la felicità - e neppure gli eccessi di gioia - a che pro difatti? - bensì quelli legati alla presenza del bene, che non sono in movimento, né in divenire: infatti i beni ci sono già e il saggio è presente a sŕ stesso: e il suo piacere e la sua serenità sono dunque immutabili. Sempre è sereno il saggio e, perché saggio, il suo sentimento è calmo e saggio il suo cuore, né lo può toccare nessuno dei così detti mali. E, se si cercano altri piaceri nella vita del saggio, non si fa più questione di questa vita."

Enneadi I 4, 12

Il cristianesimo, per negare l'uomo e il desiderio, mise l'accento sulla tendenza ascetica del platonismo e del neoplatonismo e condannarono, assieme al corpo, i piaceri sessuali come fonte di peccato. In particolare, il cristianesimo avversò la sessualità e la pratica sessuale dell'uomo, esaltò la castità (vedi il magnificat di Maria nel vangelo di Luca) e il disprezzo del corpo, di ogni interesse corporeo, della voluttà, del benessere e del desiderio in generale (peccato di invidia).

Il cristianesimo, con la sua radice ebraica, come il platonismo trasferisce la negazione sessuale del desiderio come comportamento morale e giuridico nella società. Come nel platonismo la nascita degli uomini li relega nella casta in cui sono nati, così il cristianesimo considera la condizione sociale come volute da Dio. La ricchezza è il premio di Dio agli uomini retti, mentre la miseria è la punizione di Dio ai peccatori.

Per sostenere questo schema serve un altro schema: solo la rinuncia alla ricchezza avvicina a Dio e, pertanto, Dio ha determinato la miseria nei peccatori affinché le loro sofferenze li avvicinassero a Dio. Ne consegue che tutta l'attività dei missionari cristiani consiste nella costruzione della miseria nei popoli affinché si avvicinino a Dio rinunciando al loro benessere e fagocitando la miseria come norma della loro esistenza. Costruendo la miseria nei popoli fragili i missionari cristiani avvicinano quei popoli a Dio. Costruire la povertà e la miseria diventa porta i missionari alla santit&agrva;: non lo fanno per il loro piacere, ma per far piacere a Dio.

Nei dieci comandamenti ebraico-cristiani il desiderio è negato in tutti i suoi aspetti. Viene negato il desiderio di adorare Déi diversi e di cercare la libertà dal Dio padrone; come è negato il desiderio di giustizia con il non-ammazzare o il non-rubare che, di fatto, sanciscono il diritto di Dio, e di chi lo rappresenta, di rubare e di ammazzare; negano il desiderio di benessere (non desiderare la roba d'altri) o di soddisfazione della libido (non desiderare la donna d'altri). La repressione del desiderio dell'uomo è l'elemento centrale dei comandamenti del Dio ebraico-cristiano. Il Dio dei cristiani stante alle norme della bibbia e dei vangeli, si nutre dei desideri che nega agli uomini condannandoli alla sofferenza.

Tutto questo nasce da una concezione ideologica del possesso dell'uomo da parte di un Dio (appunto, il Dio padrone dei cristiani) il cui controllo dell'uomo si trasferisce sull'autorità sociale in quanto rappresentante del Dio (padrone). Negare la soddisfazione del desiderio come desiderio di vita che spinge l'uomo a migliorare sé stesso e la propria condizione d'esistenza è l'elemento centrale del controllo dell'individuo e, tutte le ideologie religiose, dall'ebraismo, al platonismo, dal cristianesimo all'islam, dal neoplatonismo al buddhismo, hanno al centro della loro dottrina proprio la repressione del desiderio per ridurre l'uomo alla sottomissione, all'obbedienza e, in ultima analisi, alla distruzione di sé stesso come distruzione delle sue possibilità di divenire mediante l'annientamento del desiderio come forza che ha manifestato la sua vita e il suo divenuto.

Al contrario, la Religione Pagana, attingendo dal Mito prefilosofico delle varie culture religiose preplatoniche, fa del desiderio l'elemento centrale attraverso il quale l'uomo vive e abita il mondo. E' l'uomo che desidera col proprio corpo e che col proprio corpo ricerca il piacere, l'elemento centrale del divenire umano.

Tutta la guerra di Ilio, di Troia, è un desiderare. Tutto il viaggio di Odisseo è un desiderare. Tutti i poemi Sumerici rispondono al desiderio dell'uomo di riaffermare sé stesso nella vita e nel suo presente. Tutti i documenti religiosi egiziani ci parlano del desiderio che viene veicolato ed espresso. Nessuna cultura antica, prima della filosofia greca e di Platone in particolare, ha negato, condannato o represso il desiderio dell'uomo. Tutte le antiche culture fanno del desiderio il fondamento dell'esistenza dell'uomo. La stessa scelta di Paride è la scelta della soddisfazione del desiderio in contrapposizione al potere e al trionfo.

In effetti, nella Religione Pagana non si pone l'accento sul controllo del desiderio, del piacere e delle pulsioni delle persone, ma sugli strumenti attraverso i quali le persone possono veicolare al meglio il loro desiderio, la loro ricerca del piacere e le loro pulsioni nella società e nella Natura. Mentre abbiamo assistito alla storia in cui da Platone ai cristiani si imponeva La Repubblica o la Città di Dio, la Religione Pagana impone la libertà dei desideri dell'uomo. Ciò nonostante, la Religione Pagana è consapevole che la liberazione dei desideri dell'uomo di oggi, dalle costrizioni imposte dal cristianesimo e dall'ebraismo, avviene all'interno dell'educazione cristiana e porta l'uomo a desiderare entro i parametri imposti dalla dualità cristiana. Per questo la liberazione dell'uomo passa attraverso la liberalizzazione della società dalle costrizioni che impone al singolo individuo.

La liberazione dell'uomo è in relazione alla liberazione della società dalle zavorre morali che il cristianesimo, l'islamismo e il buddhismo hanno imposto alle società civili.

Solo la liberalizzazione della società permette di costruire le condizioni all'interno delle quali i nuovi nati subendo, progressivamente, un numero minore di costrizioni sui loro bisogni e sui loro desideri, riescono a costruire un equilibrio più favorevole fra la ricerca della soddisfazione dei loro desideri e la soddisfazione dei bisogni sociali che implicano l'aumento di benessere nelle società.

La Religione Pagana individua e tende a rimuovere le costrizioni dell'uomo nella società e impone dogmi che garantiscono all'uomo la libertà della soddisfazione dei propri bisogni. Sta poi alla società consentire e favorire la soddisfazione dei bisogni fino a far sì che la soddisfazione dei bisogni del singolo siano un arricchimento per tutta la società.

Fintanto che si verificheranno conflittualità fra l'individuo desiderante e una società che attenta al desiderio dell'uomo per costruire sottomissione, la malattia mentale della fede nella provvidenza continuerà a danneggiare la società civile finendo per confinare la soddisfazione del desiderio dell'uomo nel delirio del possesso e uccidendo il desiderio dell'uomo di avere delle relazioni empatiche con la società in cui vive.

Riconoscere gli Déi nella società e il desiderio dell'uomo ad un futuro desiderato, è l'unico modo per condannare a morte il Dio dei cristiani che imponendo l'annientamento del desiderio impedisce all'uomo, da un lato di diventare un Dio e dall'altro lato mina i fondamenti del benessere sociale. Questi sono i motivi fondamentali per i quali la Religione Pagana è diversa da ogni altra religione che, emersa dalla schiavitù ebrea e dall'assolutismo platonico, pretende di avere il controllo militare sull'uomo e i suoi desideri.

Marghera, 19 gennaio 2012

 

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Costruire la Religione Pagana è un atto di assoluta volontà

Non esiste, nella società in cui viviamo, una disciplina o delle regole per chi voglia costruire una Religione o, più in generale, un pensiero religioso autonomo e diverso dalla religione cattolica che domina ogni anfratto dell'esistenza umana. Chi lo fa viene visto con sospetto. Un nemico da combattere e quando viene aggredito, le Istituzioni tendono ad ignorare le aggressioni. Eppure, costruire una religione è l'unico modo per agire sulle proprie emozioni e costruire i legami fra sé stessi e il mondo in cui siamo nati.

 

Marghera, 19 gennaio 2012

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

Diana di Roma!

 

 

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