E' una condizione psicologica fra le più devastanti che possa esprimersi negli individui che agiscono nella società civile.
Per questi individui i fenomeni sono la sola forma con cui si presentano e non sono portatori né di signifiato né di carico emotivo né di capacità di modificare l'ambiente.
Si tratta di una condizione di "analfabetismo emotivo" attraverso la quale le persone si isolano per non dover affrontare le emozioni che il fenomeno trasporta.
Mentre il mondo vive per relazioni emotive, costoro negano l'esistenza delle relazioni emotive per banalizzare l'intera esistenza.
Spesso questa forma di "analfabetismo emotivo" la troviamo nei comici televisivi o negli analisti sociali. Tutto è superficiale. Tutto è irrilevante. Tutto è banale. In questo modo banalizzano le tensioni emotive ed esistenziali vissute dagli uomini ridicolizzando le loro necessità.
In psicologia: consiste nell'isolare un pensiero o un'esperienza sgradevole dalla carica affettiva a essa connessa o dal contesto significativo in cui sono inseriti.
Questo tipo di patologia impedisce alle persone di "nutrirsi dal fuoco".
Vedremo col dibattito relativo all'attenzione, come nelle azioni noi siamo tutto noi stessi. Con le nostre emozioni e le nostre sensazioni.
Nutrirsi dal fuoco significa imparare a far bruciare le nostre emozioni nelle relazioni con il mondo affinché vengano travolti i nostri limiti emotivi e le nostre barriere. Barriere rispetto a cosa? Rispetto alle relazioni empatiche con il mondo! Barriere che impediscono l'assonanza, la sincronicità, la soggettivazione degli impulsi emotivi che dal mondo ci giungono.
La scottatura fa ritrarre la mano. Altre scottature impediscono alla mano di esporsi. Si finisce per difendersi dalle scottature non esponendo la mano. Così è per le emozioni.
Alla fine si finisce per separare e isolare le scottature giustificando razionalmente il perché non si sporge più la mano anche quando delle scottature non si ha più memoria. Queste persone non vogliono ricordare la loro esperienza sgradevole.
La pericolosità sociale di queste persone consiste nel sottrarre al Sistema Sociale la loro esperienza. Gli uomini progrediscono attraverso gli errori. Se qualcuno sottrae alla società l'esperienza del suo errore sottrae alla società la sua esperienza condannando la società a ripetere il medesimo errore.
Questa sottrazione ha grande impatto quando l'esperienza può contribuire all'arricchimento della libertà sociale come uscita dalla coercizione imposta o come rimozione di ostacoli che si oppongono allo sviluppo delle persone. L'isolamento come difesa porta l'individuo a nascondere non solo quanto è successo (descrizione dell'avvenimento) alla società, ma nasconde a sé stesso come e perché ciò è successo (nasconde a sé stesso). Così, chi pratica l'isolamento come difesa da un lato priva la società civile dell'esperienza e dall'altro lato isola sé stesso dal contesto sociale.
La morale coercitiva viene confermata da questi individui. Spesso diventano più realisti del re e perdono l'occasione di mettere, quanto hanno subito nella "giusta ottica", comprendendone i motivi all'interno delle relazioni vissute che consentirebbe loro di rimuovere gli effetti dell'esperienza sgradevole.
E' un po' come chi ha delle esperienze dolorose di innamoramento mal corrisposto che finisce per ritrarsi e rinunciare ad innamorarsi ancora per non venir ferito. In campo religioso, oggi come oggi, la faccenda è molto più seria.
Come si esce?
Da questa condizione l'uscita non consiste nel rimuovere l'esperienza sgradevole, consiste nel rimuovere la necessità soggettiva di isolare l'esperienza e il condizionamento psichico (la costrizione soggettiva) che l'esperienza sgradevole ha indotto. Trasformare ogni scottatura in esperienza astratta, in strategia e tornare nel fuoco. Provare continuamente dolore. Il dolore ci ferma solo perché immaginiamo un dolore immenso, ma ogni volta che noi proviamo dolore attraverso la ricerca delle esperienze che ci feriscono il dolore diminuisce. Aumenta l'esperienza soggettiva e impariamo a gestire in maniera positiva anche le esperienze che ci possono ferire.
Come ci si difende?
L'individuo che pratica questa difesa non vuole rivivere l'esperienza dolorosa né vuole che le condizioni che lo hanno portato a vivere quell'esperienza dolorosa si riproducano. Lo spettatore esterno spesso non comprende come alcune posizioni (sociali, morali, politiche ecc.) assunte dalle persone siano dovute non alle idee in sé, ma alla loro necessità soggettiva di mantenere isolata l'esperienza negativa.
A volte non si tratta di esperienze fatte dalle persone, ma di persone che immaginano degli effetti angoscianti in situazioni che si potrebbero verificare. La difesa attraverso l'isolamento non è dovuta necessariamente ad esperienze dirette, ma a disfunzioni dell'immaginazione "se dici questo, chissà che cosa ti succede!".
In questo caso si devono affrontare con determinazione le giustificazioni alle prese di posizione di queste persone. La Follia Controllata è organizzata, da un lato per fermare gli effetti sociali delle loro necessità di alimentare l'isolamento e dall'altro deve, qualora si renda necessario, agire per togliere i veli dell'illusione, quali sono le loro giustificazioni, che coprono i loro reali intendimenti. Smontare le loro giustificazioni razionali per costringerli a manifestare le giustificazioni psico-emotive del loro comportamento.
La scelta d'azione appartiene a chiunque pratichi Follia Controllata. Non esiste una "scelta giusta", ma esiste una "scelta opportuna" in base agli intenti che ci si prefigge: se devi spegnere i roghi, devi fermare le persone che li temono!
04 marzo 2007 data di fine ricopiatura del testo
vai all'indice completo del libro
Cod. ISBN 9788891170897
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Ultima formattazione 21 ottobre 2021
Questo sito non usa cookie. Questo sito non traccia i visitatori. Questo sito non chiede dati personali. Questo sito non tratta denaro.