Emozioni e principio del piacere deve essere il fine per cui la persona palpa il mondo. Usa le sue mani costruendo delle relazioni per il piacere di farlo. Trasforma la materia perché prova piacere in quell'attività.
Le azioni che noi facciamo attraverso le mani, coinvolge tutto noi stessi.
Ciò che ci coinvolge ci trasforma!
Le trasformazioni si colgono nel tempo, nel mutamento.
Questo significa che l'uso delle nostre mani immerse nell'attività di trasformare o modificare la materia incide sulla nostra emotività la quale interviene sulla parte più antica del cervello, sulla qualità del nostro sentire e del nostro intuire. Manipolare la materia attraverso le mani si sollecita la parte interna del cervello a inviare elementi intuitivi alla corteccia cerebrale; inoltre si sollecita la nostra capacità sensitiva alfine di cogliere nuovi aspetti su ciò che noi stiamo facendo.
Il lavoro che obbedisce al principio del piacere sollecita quanto noi siamo, ma lo sollecita collegandosi a quanto ha preceduto la formazione della ragione. Noi usavamo le mani per palpare il mondo (anche per spulciare le nostre compagne, nostri compagni o i nostri figli) ben prima che la ragione si fissasse sull'individuo. Quell'agire delle nostre mani costruiva delle vere e proprie relazioni fra noi e l'oggetto palpato.
Era il principio del piacere, legato direttamente alla nostra struttura emozionale, che registrava la trasformazione che compivamo in tale attività.
Così, se l'azione che viene fatta mediante la mani obbedisce al principio del piacere, le nostre emozioni, il nostro sentire e il nostro intuire (attraverso la nostra attenzione) si riversano nella nostra azione e riportano dentro di noi l'esperienza del piacere modificando, rivitalizzando emozioni sentire e intuire.
Se l'azione risponde al piacere del possesso, le nostre emozioni, il nostro sentire e il nostro intuire cortocircuiteranno nella ricerca ossessiva di controllo e trarrà piacere solo fintanto che controllerà l'oggetto salvo disperare e svuotarsi quando l'oggetto si sottrae al suo controllo.
Succede spesso a persone, come i dirigenti d'azienda, violente e tracotanti finché hanno un posto di potere, ma disperati quando lo perdono: sindrome del cane bastonato dal padrone!
Esempi di questi giorni sono Tanzi e Cragnotti.
Chi pratica il piacere del possesso ha rinunciato al principio del piacere per costruire una dipendenza soggettiva dall'oggetto posseduto.
Chi è costretto a rinunciare al principio del piacere per questioni di sopravvivenza deve evitare di coinvolgere sé stesso, di interiorizzare, quanto sta facendo. Riconoscere la costrizione e ricercare un coinvolgimento emozionale diverso dall'attività lavorativa.
Ogni volta che noi facciamo delle azioni, queste ci trasformano. Se subiamo attività che non ci piacciono dobbiamo separare da esse la nostra emotività e, per quanto possibile, la nostra attenzione, magari concentrandola su aspetti meno ossessivi del lavoro.
Abbandonare la nostra attenzione mentre usiamo le mani accettiamo una modificazione soggettiva passiva.
Staccare la nostra attenzione e le nostre emozioni, magari concentrandole su cose diverse da quello che si sta facendo, impedisce o ostacola una modificazione indesiderata e la costruzione di una resistenza emozionale.
La pratica lavorativa all'interno del principio del piacere ci permette di far esplodere ed uscire la nostra forza emotiva, affina la nostra attenzione, sollecita il nostro intuire e modifica la nostra struttura fisica e la nostra psiche organizzandola al meglio per quello che stiamo facendo.
trascritto 20 febbraio 2004 a Marghera come data file di ultima modifica testo base del ciclo del 2001/2002
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Cod. ISBN 9788891170897
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Ultima formattazione 21 ottobre 2021
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