Ilizia e i filosofi fondamentalisti contro esistenzialisti
azione 6

La partita di calcio mondiale fra i filosofi

Capitolo 7
Gli Dèi riflettono sui filosofi

di Claudio Simeoni

Religione Pagana al congresso WCER di Atene 2004
Nel 2010 la Federazione Pagana esce dal WCER
rifiutando l'ideologia razzista e nazista
troppo diffusa all'interno del WCER poi ECER

Continua dal precedente...

Sei capace di giocare a calcio?

La figlia di Hera, Ilizia, si mise a fianco della madre sussurrando: "I nati nascono per esistere e la morte è il fine cui tendono una volta nati".

"La morte continuamente coglie i nati della Natura. Io, Ilizia, sono i semi della vita sparsi nel mondo tutti pronti a morire. Sono le condizioni che determinano la non-morte del seme. Puoi avere dentro di te il potere della vita e della trasformazione, ma se le condizioni del mondo non ti sono favorevoli la morte del seme è l'unica trasformazione possibile".

"Così tu ti trasformi nel mondo" continuò Ilizia "riproducendo continuamente il momento della tua nascita. In ogni istante muori e in ogni istante rinasci sempre uguale a te stesso, mai uguale a com'eri nell'attimo precedente".

"Dal momento in cui nasci" continua Ilizia "inizi a scalare la tua montagna dell'esistenza e ad ogni passo ti trasformi. Il trasformarsi trasmette ad ogni Essere la sensazione di "potenza" e a qualcuno la paura che quella sequenza di trasformazioni possa interrompersi"

"Or, subito dopo la tribolazione di quei giorni, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte. Allora comparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo, tutte le tribù della terra si batteranno il petto e vedranno il figlio dell'uomo venire sulle nubi del cielo con gran potenza e gloria.

Vangelo di Matteo 24, 29-30

"La paura dell'evento è capace di impedire la trasformazione degli Esseri." Riprende Ilizia riflettendo "La paura blocca la trasformazione dell'essere nato come corpo nella natura. Non ha importanza se le condizioni del mondo sono favorevoli alla tua trasformazione, se tu hai paura sei tu stesso colui che blocca le tue trasformazioni".

"Chi è capace di incuterti paura, diventa il tuo padrone perché attraverso la paura può determinare le tue trasformazioni o le tue non trasformazioni. Sei nato in un mondo da esplorare," continua Ilizia "ma se hai paura ti ritiri dal mondo e trasformi lo sconosciuto che ti circonda in un muro invalicabile e tu vivi in un antro pieno di mostri e di pericoli."

"Così hai paura che il "cielo ti cada sulla testa" o che "il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze dei cieli saranno sconvolte", per questo rinuncia a vivere e a rinascere sempre uguale (nella forma) e sempre nuovo (in-sé) ogni giorno, giorno dopo giorno. Hai paura che il mondo attorno a te finisca e hai paura di perdere le certezze che ti ancorano ad una vuota esistenza. Sentendoti indegno, sei indegno di vivere nell'infinito e preferisci chiuderti su te stesso."

"Quando vedi un uomo indegno versare fiumi di parole contro la virtù e tenere in grande considerazione cose che si dovrebbero ignorare - ricchezza, fama, piacere, - ed esaltare l'ingiustizia come fonte di ciascuna di esse, sostenendo che sono i prevaricatori a diventare ricchi d'argento, oro e di fama, non ti volgere subito sulla strada opposta per farti povero ed umile e praticare un tenore di vita severo e solitario: in questo modo irriterai l'avversario e aizzerai contro di te un nemico più pericoloso."

Filone d'Alessandria, L'uomo e Dio, Rusconi, 1986, p. 207 - 208

"La complessità dell'uomo che nasce e che vive non può essere rinchiusa in categorie. Cosa deve fare l'uomo? Cosa deve pensare l'uomo? Come deve vivere l'uomo? Perché una cosa è virtù e un'altra l'indegnità? Cosa qualifica un comportamento? Cammini su un sentiero che ti modifica giorno dopo giorno in relazione alle circostanze che incontri. Quanto incontri ti svuota o ti carica solo se quanto incontri è in relazione a quanto sei in gradi di vivere, capire e sostenere."

"Nel cammino della vita," continuò Ilizia, "ci sono uomini che vogliono costringerti a compiere azioni che a loro conviene. A questo ti puoi opporre. Ma come ti opponi quando nessuno ti obbliga, ma tu stesso imiti i comportamenti delle persone che agiscono nel mondo in cui sei nato? Quando impari a tremare nel momento stesso in cui tua madre ha paura, o impari a fuggire quando tua madre e tuo padre tendono a sottrarsi, o impari a sussultare imitando i sussulti di tuo padre davanti ad un altro uomo? Come ti difendi quando tuo padre e tua madre ti dicono che questo è il comportamento conveniente per vivere in questo mondo?"

"Nasciamo per morire, ma spesso nel mondo ci viene tolta la volontà d'esistenza e ci si offre una morte lenta. Una morte nella quale camminiamo e ci pensiamo di essere ancora vivi, ma nell'uomo non c'è più mutamento della struttura emotiva, non c'è più passione, non c'è ricerca di sfida, rimane solo il ritirarsi dalla volontà d'esistenza. Quando la volontà d'esistenza si ritira, rimane solo la violenza della prevaricazione come veicolazione disperata di emozioni prigioniere di una morale o di un'etica a loro estranea. Ci si ritira in un cantuccio dell'esistenza e ci si immagina al sicuro mentre l'uomo è diventato nemico di sé stesso."

"I dolori e i piaceri eccessivi, poi, devono essere posti fra i mali più grandi per l'anima. Infatti, l'uomo che è eccessivamente lieto, o che all'opposto per dolore si trova nello stato contrario, per la fretta che ha nel prendere una cosa e nel fuggirne un'altra nel momento non giusto, non è più in grado né di vedere né di udire nulla in modo retto, ma si infuria, e, in quel momento, non è più in grado di seguire la ragione.
E colui nel cui midollo si produca seme abbondante e impetuoso, e sia come un albero che porta frutti più del conveniente, prova per ogni cosa molti dolori e molti piaceri nelle passioni e in ciò che da esse deriva. E nella maggior parte della sua vita diventa esagitato, proprio a causa di questi piaceri e dolori grandissimi. E malgrado egli abbia l'anima ammalata e dissennata a causa del corpo, non viene giudicato come uno che è ammalato, bensì come uno che è per sua natura malvagio."

Platone, Tutte le Opere, Timeo, Bompiani, 2014, p. 1406

"La volontà d'esistenza viene censurata come il "male". Hanno inventato l'anima per uccidere i corpi. Corpi che dovrebbero vivere mentre la loro struttura emotiva dovrebbe morire e rinascere continuamente. Ma i corpi continuano a calpestare la terra mentre le loro emozioni vengono frustrate affinché si adeguino ai doveri imposti. In questa ottica, l'uomo appassionato, l'uomo che cerca la conoscenza e il piacere di un'esistenza nella quale versa la sua struttura emotiva trasformandosi in continuazione, viene accusato di essere il "male". Calunniato, perseguitato, deriso e torturato. Questi uomini e queste donne che con le loro passioni alimentano il divenire dell'uomo sono accusati di essere: " colui nel cui midollo si produca seme abbondante e impetuoso, e sia come un albero che porta frutti più del conveniente, prova per ogni cosa molti dolori e molti piaceri nelle passioni e in ciò che da esse deriva. E nella maggior parte della sua vita diventa esagitato, proprio a causa di questi piaceri e dolori grandissimi. E malgrado egli abbia l'anima ammalata e dissennata a causa del corpo, non viene giudicato come uno che è ammalato, bensì come uno che è per sua natura malvagio". Loro provano piacere, loro provano passione, loro plasmano la loro energia della vita e plasmandola costruiscono un corpo capace di trasformare la morte del corpo fisico in una nuova nascita. Ad ogni passione la loro struttura emotiva si trasforma, quell'uomo muore pronto a rinascere diverso. Eppure quell'uomo, quella donna, quel seme può affrontare le sfide dell'esistenza solo se il mondo in cui vive offre uno spiraglio, un po' di acqua per mettere radici."

"Perché, infatti noi attribuiamo al corpo-per-altri la stessa realtà che al corpo-per-noi. O meglio, il corpo-per-altri è il corpo-per-noi, ma impercettibile ed espropriato. Ci sembra allora che altri compia per noi un atto di cui noi non siamo capaci e che pur si impone: "vederci come siamo"."

Sartre, L'Essere e il nulla, il Saggiatore, 2002, p.414

"Nella società per come è divenuta, tu sei il soggetto che viene osservato perché tu, proprio tu, devi rinunciare alla volontà d'esistenza perché quella società ritiene necessario che tu ti trasformi in una preda." Continuò con veemenza Ilizia "Per diventare una preda, devi obbedire. Devi rinunciare alla tua volontà d'esistenza, devi rinunciare a cercare il piacere e devi soddisfare il tuo bisogno solo attraverso il possesso dell'altro o stuprando l'altro. In questa azione di appropriazione e di stupro tu sei morto alla trasformazione. Tu non ti modifichi. La tua struttura emotiva rimane paralizzata, annichilita. Il corpo ha cessato di pulsare per l'emozione. L'emozione non insorge, non disgrega la tua coscienza e non la riaggrega fagocitando l'esperienza. Il "corpo-per-altri" vuole impossessarsi del "corpo-per-noi" e noi, per loro, non dobbiamo essere per noi, ma ter loro. In questo modo noi cessiamo di morire e di rinascere e iniziamo un lento cammino verso la morte di tutto ciò che siamo."

"Da questo punto di vista, il solo veramente conforme all'insieme dei fatti, il principio del libero esame, non sarebbe stato all'inizio, nel XIV secolo, che un semplice risultato naturale della nuova situazione sociale, creata gradualmente ai due secoli precedenti. E' chiaro infatti che questa libertà intellettuale costituisce, per sua natura, una disposizione puramente negativa e non può rapportarsi realmente che alla consacrazione sistematica dello stato di non-governo, spontaneamente derivato, per gli spiriti moderni, dalla crescente disgregazione dell'antica disciplina mentale, fino al successivo sorgere di nuovi legami spirituali."

Comte, Corso di filosofia positiva, Mondadori, 2009, p. 779

"In questo modo il "corpo-per-noi" diventa "il-corpo-per-altri" perché la nuova morale ci ha trasformato in prede e noi abbiamo accettato di rinunciare alla nostra volontà d'esistenza. Quando l'uomo viene trasformato in preda e viene sottomesso diventa il fondamento della società moderna " questa libertà intellettuale costituisce, per sua natura, una disposizione puramente negativa e non può rapportarsi realmente che alla consacrazione sistematica dello stato di non-governo, spontaneamente derivato, per gli spiriti moderni, dalla crescente disgregazione dell'antica disciplina mentale, fino al successivo sorgere di nuovi legami spirituali"."

"La libertà di rendere l'uomo sottomesso e la libertà di sottomettersi a qualcuno che si appropria dell'uomo e lo costringe a funzionare come "corpo-per-altri", diventa il senso dell'attuale civiltà che si fonda sulla costruzione della distruzione della volontà d'esistenza. La distruzione della capacità dell'uomo di morire per rinascere percorrendo la vita come un insieme di esperienze che vengono vissute e interiorizzate continuamente. Per questo io, Ilizia, il cui corpo è costituito dalle nascite nella natura devo parlare di morte perché la vita è una continua morte e rinascita. Solo che questo processo di morte e di rinascita può essere interrotto quando il mondo in cui si nasce non presenta condizioni favorevoli per la vita. Ci sono semi che rimangono inattivi, sotto le sabbie del deserto, aspettando quell'unica rara pioggia per poter sbocciare. Ma questo non è per l'uomo che la società di uomini attende per adattarlo, come preda, a sé stessa. Mentre quel seme nel deserto vince la sua sfida quando, nella rara pioggia, riesce a sbocciare, l'uomo nasce in un mondo ostile e in quel mondo ostile deve imparare ad organizzare sé stesso per poter nascere e morire continuamente."

"Non adorate che il Dio. Io sono, da parte sua, un vero mentore e un nunzio."

Maometto, Corano, XI Hud, versetto 2, Oscar Mondadori, 1980, p. 310

L'uomo, la cui struttura emotiva non viene disgregata nell'esperienza e non viene riaggregata fagocitando la nuova esperienza, è la preda che ha chiesto di essere preda supplicando il predatore di accoglierlo come sua preda.

Per uccidere la volontà esistenziale dell'uomo, l'ambiente umano costringe l'uomo a sottomettersi ad un potere capace di incutergli paura e per esorcizzare questa paura, l'uomo è costretto a pregare e supplicare in continuazione la sostanza di questo potere che nella sua immaginazione appare come un "Dio assoluto" o come "il suo padrone" o "l'autorità civile e sociale" o come "l'autorità genitoriale". Tutte queste sostanzializzazioni che popolano la sua immaginazione alimentando la sua paura e la sua angoscia rubano all'uomo la sua volontà di vivere costringendolo ad accettare e riprodurre la sottomissione. "Io sono un mentore e un nunzio di Dio" proclama a gran voce ogni dominio che alimenta la paura nell'uomo. Se tu non obbedisci alla morale e all'etica che io ti impongo, ti ribelli a Dio io sono costretto ad ucciderti in nome e per volontà di Dio. Ma l'unica possibilità di sopravvivenza dell'uomo è la ribellione. E' l'insorgenza emotiva in un sussulto di volontà d'esistenza che spazzi via la paura e la sottomissione dal cuore dell'uomo. Il nemico è il Dio padrone, i suoi servi umani sono gli strumenti, i mezzi, che beneficiano della paura che Dio ha imposto all'uomo. Se l'uomo spazza via la paura, inizia a vivere, a sperimentare le relazioni emotive nell'esistenza; quell'uomo inizia a morire e rinascere trasformando sempre sé stesso fino all'eternità."

"Io Ilizia, sono le nascite. Ogni nascita, ogni venir in essere e ogni trasformazione in nascite successive degli Esseri fino alla loro morte. Il mio corpo è come la superficie di una pentola di acqua bollente. Il mio corpo sono quelle bolle che vedi apparire sulla superficie e disperdersi nell'aria. Quelli sono gli infiniti nati nella natura, ma sono anche gli infiniti nati e rinati dopo ogni esperienza quando la loro struttura emotiva si disgrega per riaggregarsi dopo ogni nuova esperienza."

"Mi risultano sgradevoli quegli uomini, presso i quali ogni tendenza naturale si trasforma subito in malattia, in qualcosa di deturpante o perfino ignominioso: costoro ci hanno indotto a credere che tendenze e istinti degli uomini siano malvagi; essi sono la causa della nostra grande ingiustizia contro la nostra natura, contro ogni natura."

Nietzsche, La Gaia scienza, Adelphi, 1984 p. 171

A me Ilizia "risultano sgradevoli quegli uomini, presso i quali ogni tendenza naturale si trasforma subito in malattia..." come se il corpo nato fosse un corpo malato, peccaminoso, disgustoso. Eppure questa morale che uccide la volontà d'esistenza dell'uomo ha il solo scopo di usare i corpi degli uomini per fini e scopi diversi da quelli che ha l'uomo nato nella natura o nella società umana. I corpi sono corpi viventi e non sono " qualcosa di deturpante o perfino ignominioso". Corpi viventi che "aspirano al cielo" mentre il Dio padrone li vuole "vermi striscianti nella terra senza vita". Eppure," continuò Ilizia, "nessun corpo ha chiesto di nascere, ma ogni corpo aspira a diventare eterno germinando là dove le condizioni gli consentono di germinare e vivendo là dove le condizioni gli consentono di trasformarsi morte dopo morte, rinascita dopo rinascita fino alla morte del corpo fisico."

"I "padri" delle generazioni precedenti hanno dotato i corpi dei loro figli di forza, intelligenza, intuizione e sensazione affinché siano armati per affrontare il loro futuro alimentando me, Ilizia, nascita dopo nascita. Mentre, chi domina l'uomo lo costringe a sottomettersi affermando che " costoro ci hanno indotto a credere che tendenze e istinti degli uomini siano malvagi; essi sono la causa della nostra grande ingiustizia contro la nostra natura, contro ogni natura" intende rubare il patrimonio dei padri per impossessarsi del corpo dei figli. E l'uomo che crede che il proprio corpo deve sottomettersi a quello che lui pensa dell'"anima" ha già iniziato a distruggere la sua volontà d'esistenza."

Tacque Ilizia. Mentre una nebbia di piombo continuava ad avvolgere lo stadio dove gli arbitri, Yahweh, Fanes, Beppi di (o da) Lusiana e Allahu Akbar guardavano con sgomento questi nuovi e antichi Dèi che sembravano emergere da una materia che pensavano muta e silente. Quale altro Dio sarebbe ora arrivato? Che cosa non avevano capito di quanto hanno visto in questa partita di calcio fra filosofi in cui si manifestavano tutte le forze della vita umana?

Quando il dubbio entra nella verità assoluta, questa si disgrega e faticosamente cerca nuovi e diversi equilibri per poter continuare a dominare gli uomini.

 

Continua...

Il significato della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.

 

Marghera, 15 dicembre 2019

 

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