Demetra e i filosofi fondamentalisti contro dialettici
fase n. 4, azione 19

La partita di calcio mondiale fra i filosofi

Capitolo 20
Gli Dèi riflettono sui filosofi

di Claudio Simeoni

Continua dal precedente...

Sei capace di giocare a calcio?

Anche nella nebbia può sorgere l'oro delle spighe di grano e il rosso dei papaveri. A volte è sufficiente guardare attentamente per scorgere tutti i colori del grigio e tutti i colori del nero perché nulla è mai come appare al desiderio di chi sta guardando.

Fu con questa sensazione che agli arbitri Yahweh, Allahu Akbar, Fanes e Beppi di Lusiana percepirono l'arrivo di Demetra che portava la spiga e il fuoco dell'eternità.

Demetra li osservò attentamente scrutandoli uno ad uno. Non era uno sguardo feroce, ma non era nemmeno uno sguardo distaccato. Soffermò lo sguardo su un arbitro, in particolare, mentre i suoi occhi sembravano voler fuggire dalla visione di altri arbitri. Gli arbitri percepirono il disagio che Demetra trasmetteva loro.

Demetra non aveva spade o lance nella mano, aveva solo le spighe di grano con qualche papavero che sembrava abbellirle eppure, agli arbitri che la osservavano, quelle spighe apparvero come la minaccia più feroce che mai un Dio aveva, in precedenza, rappresentato loro.

In Demetra nulla era fermo, tutto si trasformava come se il mutamento fosse la sostanza della sua realtà. "Si" iniziò a parlare Demetra "Io cerco Persefone anche se so che Persefone abita l'Ade della vita. Se io non la cercassi, lei non emergerebbe ad ogni primavera. Così io, nel cercare un nuovo giorno, costruisco un nuovo giorno. Così io, nel cercare un affetto perduto, riempio l'esistenza della vita di nuovi affetti, di nuove relazioni e di nuovi amori."

Poi Demetra fissò gli arbitri che le stavano davanti. "A voi" disse "sfugge il mutare delle cose perché il mutare è l'unica verità che non viene detta. Il mutare è la negazione della verità. Il mutare è la vita che non si presenta e che non può essere definita, ma solo scoperta. Voi osservate una realtà, una verità. Parlate di quella realtà, ma non parlate di come e perché quella realtà è venuta in essere. Immaginate il perché di quella realtà, ma volete ignorarne il perché e le condizioni, che vi indicano come colpevoli, di ciò che la realtà è avendole impedito di essere ciò che avrebbe potuto diventare. Demofoonte avrebbe potuto diventare un Dio, ma a qualcuno piaceva la realtà del suo presente e temeva le sue trasformazioni."

Poi Demetra tacque per un attimo per mormorare rivolta agli arbitri: "Chi non immerge la propria vita nel fuoco, nega a sé stesso l'immenso delle possibilità. Eppure "continua Demetra "c'è sempre chi urla per impedire all'uomo di trasformarsi per inchiodarlo in un presente da cui trae sicurezza."

"L'argomento recentemente avanzato dal duca di Argyil e precedentemente dall'arcivescovo Whately, in favore dell'idea che l'uomo sia venuto al mondo come essere civilizzato e che tutti i selvaggi abbiano successivamente subito una degradazione, mi sembra debole in confronto a quella avanzata dall'altra parte. Molte nazioni, senza dubbio, sono regredite nello stadio di civiltà e alcune possono essere cadute in una completa barbarie, sebbene su quest'ultimo punto non abbia trovato prove. I fuegini furono probabilmente costretti da altre orde di conquistatori a stabilirsi nella loro terra inospitale e possono di conseguenza essere regrediti, ma sarebbe difficile provare che sono caduti più in basso dei botocudos, che abitano la parte migliore del Brasile."

Darwin, L'origine dell'uomo, Newton, 1972, p. 169

"Il presente appare all'uomo come verità indiscussa che ricade sotto i suoi sensi e nella quale organizza la sua vita" continua Demetra "per quell'uomo, nessun altro presente può essere diverso da quello in cui è nato e sta vivendo. Con questo presente, l'uomo misura la realtà del mondo. Per questo Whately afferma che i "selvaggi" erano un tempo "civili", come in Inghilterra oggi lo sono gli inglesi, ma poi sono regrediti arrivando allo stato di "selvaggi". Vanno puniti, perché sono degli "empi". Anziché progredire sulla strada della "civiltà" sono regrediti allo stato di "selvaggi". Oggi le popolazioni fuegine non esistono più, la verità le ha "civilizzate" trasformando la loro realtà in un cammino di sterminio. Dio li ha creati civili e loro sono regrediti. Di questo modo di pensare che non si trovano prove, verifiche. Al contrario, dice Darwin, si trovano prove diverse. Eppure, "riflette Demetra "sarebbe stato più facile pensare a strade diverse di mutamento e di trasformazione di uomini che hanno scelto di vivere in un diverso modo. L'uomo che pone sé stesso al centro dell'universo, pone la verità della propria rappresentazione come l'assoluto e deve produrre disprezzo nei confronti di tutti coloro che da quell'assoluto si discostano. A quest'uomo, chi è più debole appare come oggetto di disprezzo, dopo averlo usato; chi è più forte, o culturalmente più preparato, va indicato come "arrogante", come colui "che si vanta davanti a Dio", cioè "lui stesso", e per questo delitto va perseguitato."

"Io preferisco mille volte bandire con la libertà di parola che la scienza della natura comanda, quanto è utile all'universalità degli uomini, anche se nessuno dovesse comprendermi, che, acconciandomi alle opinioni del mondo, godermi il plauso che le folle m'avessero per caso a largire in gran copia."

Epicuro, Scritti Morali, Sentenze e frammenti, Versetto 128, BUR, 2001, p. 105

"L'uomo che trae da sé stesso" continua Demetra "E' alla continua ricerca della Persefone perduta. Sente che una parte di sé non è completa, ma non è disposto a rinunciare né a ciò che ha compreso, né al cammino della sua ricerca. Il cammino è la strada del vero, la comprensione del reale è il suo potere."

Riprende Demetra "Quando il mondo è velato dalla magia nera, tutto diventa opprimente e la violenza dell'opinione chiede omologazione per sottomettere ogni diversità. Adeguarsi all'omologazione, quando si percepisce lo stridere fra la propria percezione del mondo e l'opinione imposta, significa uccidere una parte di sé stessi. Significa uccidere quella parte che spinge ad una continua trasformazione per auto costringersi alla verità dell'omologazione."

"L'animo religioso, secondo la sua natura finora spiegata, riposa nell'immediata certezza che tutte le sue involontarie affezioni di sé siano impressioni provenienti dall'esterno, apparizioni di un altro ente. L'animo religioso trasforma se stesso nell'ente passivo e Dio in quello attivo. Dio è la sua attività alienata, di cui a sua volta si riappropria solo rendendosi oggetto di questa attività, dunque indirettamente. Dio è l'attività; ma ciò che lo determina all'attività, ciò che trasforma la sua attività, inizialmente solo come onnipotenza, potentia, nell'attività affettiva, il motivo vero e proprio, il fondamento non è egli stesso - al quale non occorre nulla ed è senza bisogni - bensì l'uomo, il soggetto o l'animo religioso."

Feuerbach, L'essenza del cristianesimo, Laterza, 2003, p. 223

"Nella continua ricerca di Persefone o, se preferisci, nel tentativo di tornare a Itaca" continua Demetra "il croco lo devi chiamare croco e il giacinto, giacinto. La spiga la chiami spiga e il papavero lo chiami papavero. Non puoi permetterti di chiamare "animo religioso della natura dell'uomo" senza essere in grado di distinguere l'emozione dalla veicolazione dell'emozione come socialmente imposta. Puoi credere che ci sia un qualche cosa che definisci "animo religioso della natura dell'uomo", ma dal momento che lo affermi, devi definirlo come oggetto. Puoi affermare che quanto percepisci è stimolato dall'azione dell'ambienti, ma devi affermare che l'interpretazione della tua percezione risponde ad esigenze soggettive che proietti sul mondo come spiegazioni del mondo stesso e delle sue sollecitazioni nei tuoi confronti. L'uomo arrogante che sottomette si fa Dio assoluto; l'uomo sottomesso si fa servo del Dio assoluto. Entrambi si pensano nelle grazie di un padrone assoluto al quale attribuiscono la loro posizione sociale. Entrambi aspirano all'onnipotenza per soddisfare le proprie emozioni sofferenti. Sono incapaci di veicolarsi in un diverso modo nel mondo. La sofferenza crea il desiderio di onnipotenza che alimenta la sofferenza per attenuare il dolore del fallimento della propria esistenza. Dunque, chi disse che la religione, che cerca l'onnipotenza di Dio, è il grido di sofferenza dell'uomo che vive la sua miseria esistenziale, non sbagliava. Eppure, la sofferenza angosciosa della mia ricerca di Persefone non crea sottomissione alla decisione di Zeus, ma rabbia per una decisione che ha negato i miei desideri. La rabbia si trasforma in ricerca e la ricerca genera il compromesso di un presente in equilibrio dal quale il futuro può emergere."

"O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte."

Vangelo di Luca 15, 8 -10

"Quale valore si attribuisce ad un uomo quando lo si paragono ad una moneta?" riflette sottovoce Demetra "La donna possiede dieci monete e ne perde una; come si può possedere un uomo che deve essere convinto a farsi possedere? Sarebbe come dire "Una donna possiede 10 uomini, ma ne perde uno.". L'ambiguità sta nella superficialità con cui gli uomini considerano lo schiavismo. Secondo Gesù questa donna direbbe "rallegratevi con me perché ho rimesso le catene allo schiavo che ha "peccato" contro di me fuggendo e cercando la propria libertà!". In fondo, questa donna dice che lo schiavo era solo una delle dieci monete che ella possedeva. Il peccato, di cui parla Gesù, non consiste in quello che una società intende come "reato", che è una violazione di una legge oggettiva, ma dall'aver rifiutato di essere un oggetto di possesso. Rifiutare di essere posseduti, significa commettere un peccato contro il padrone che si ritiene in diritto di possedere le persone. Per questo motivo" continua Demetra "in questo tipo di società si fanno leggi affinché i cittadini si sottomettano al dominio e non leggi che limitano il dominio del potere sui cittadini. Si fanno leggi che legittimano il diritto di Dio di ammazzare i cittadini e non si fanno leggi che limitano il delirio di Dio."

"E' precisamente questo problema che i legislatori hanno dimenticato; si sono occupati tutti della potenza del governo, nessuno si è preoccupato dei mezzi per riportarlo alla sua funzione istituzionale. Hanno preso infinite precauzioni contro l'insurrezione del popolo e hanno invece incoraggiato con tutto il loro potere la rivolta dei suoi rappresentanti. Ne ho già indicato le ragioni: l'ambizione, la forza e la perfidia sono stati i legislatori del mondo. Hanno asservito perfino la ragione umana depravandola e l'hanno resa complice delle misere condizioni dell'uomo. Il dispotismo ha prodotto la corruzione dei costumi e la corruzione dei costumi ha sostenuto il dispotismo. In questo stato di cose toccherà a chi ha venduto l'anima al più forte legittimare l'ingiustizia e condividere la tirannia. Allora la ragione non sarà più che follia; l'eguaglianza, anarchia; la libertà, disordine; la Natura, chimera; il ricordo dei diritti dell'umanità, rivolta. Allora ci saranno delle bastiglie e dei patiboli per la virtù, dei palazzi per la corruzione, dei tiranni e dei carri trionfali per il crimine. Allora ci saranno dei re, dei preti, dei nobili, dei borghesi, delle canaglie: ma non ci sarà più popolo, non ci saranno più uomini."

Massimiliano Robespierre, La scalata al cielo, Essedue, 1989, p. 101

"Allora ci saranno dei re, dei preti, dei nobili, dei borghesi, delle canaglie: ma non ci sarà più popolo, non ci saranno più uomini." Ripete Demetra.

"A che cosa serve delirare di onnipotenza se non si hanno schiavi su cui esercitare l'onnipotenza?" si chiede Demetra "Ade ha rapito Persefone, ma Persefone ha scelto Ade mangiando il chicco d'uva. Ade non possiede Persefone e Persefone non agisce prescindendo da sé stessa. Io Demetra desidero che Persefone lasci l'Ade, ma non posso lottare contro la volontà di Persefone. Per questo si arriva all'equilibrio della mediazione. La mediazione, dove ogni parte cede qualche cosa all'altra. Altrimenti " Il dispotismo ha prodotto la corruzione dei costumi e la corruzione dei costumi ha sostenuto il dispotismo. In questo stato di cose toccherà a chi ha venduto l'anima al più forte legittimare l'ingiustizia e condividere la tirannia.".

"Così appunto gli dèi conducevano e dirigevano la stirpe umana: secondo il loro disegno, con la forza della persuasione ne tenevano l'animo quasi ne reggessero il timone. Ma, mentre tutti gli altri dèi, chi in un posto chi nell'altro accudivano alle terre ottenute in Sorte, Efesto ed Atena forse perché avevano natura affine essendo figli dello stesso padre, o forse perché avevano le stesse aspirazioni, mossi com'erano dall'amore per il sapere e per l'arte - ebbero ambedue in sorte quest'unica regione, come loro terra di elezione, spontaneamente fertile di virtù e saggezza. Così in essa fecero nascere uomini virtuosi, e ispirarono nelle loro menti l'ordine politico.

Platone, Tutti gli scritti, Crizia, Bompiani, 2014, p. 1422

"Né mia nipote Atena, né mio nipote Efesto" disse Demetra "hanno mai posseduto uomini e nemmeno li "guidavano" controllando il loro "animo". Nessun abitante dell'Olimpo, dell'Ade o dell'Erebo ha mai fatto nascere uomini, sono gli uomini che hanno fatto nascere molti Dèi. Tutti gli uomini nascono saggi poi, qualcuno, che pretende di condurli, afferma che dirige "la stirpe umana" provvedendo a trasformare il loro animo in un animo da schiavo docile ed ubbidiente."

"Non saremo certo noi, perciò, a definire "felici" taluni imperatori cristiani, o perché hanno regnato più a lungo, o perché hanno lasciato l'impero ai figli dopo una morte serena, o per aver vinto i nemici dello Stato, o per essere riusciti a prevenire e reprimere cittadini a loro ostili e ribelli. Questi ed altri doni o consolazioni di una vita piena d'affanni hanno meritato di ricevere taluni Pagani, che venerano i demoni e che non appartengono al regno di Dio, cui appartengono questi imperatori; e ciò è accaduto secondo la sua misericordia e perché chi credeva in Lui non gli chiedesse queste cose come beni sommi."

Agostino d'Ippona, La città di Dio, Bompiani, 2015, p. 303

"Cercare Persefone è espressione di una forza che spinge l'uomo a modificare il proprio presente in vista di migliori condizioni di vita. Che senso ha la mia vita" continua Demetra "se non posso abbracciare Persefone? E' forse felice chi vive possedendo uomini, uccidendo uomini, sterminando uomini? E' felice il Dio dei cristiani che si vanta di aver sterminato l'umanità col diluvio universale? Dio che si fa Stato e che come tale uccide chiunque non si sottomette. Non uno Stato che serve i cittadini, ma uno Stato che impone ai cittadini di servirlo non è diverso dal Dio che ordina agli uomini di adorarlo. E le ragioni dei cittadini ostili? Perché erano ostili? A quali violenze quei cittadini erano sottoposti per diventare ostili? Siete ostili? Dunque, vi stermino! E' la parola del padrone, dell'assoluto, di chi ritiene sé stesso la verità di un'esistenza che non va oltre la propria persona. E Agostino d'Ippona riafferma la "verità del vangelo" dove dice: "E perché siete così ansiosi per il vestire? Osservate come crescono i gigli della campagna: essi non faticano e non filano; eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro. Ora se Dio veste in questa maniera l'erba dei campi che oggi è, e domani è gettata nel forno, non farà molto di più per voi, o gente di poca fede? Non siate dunque in ansia, dicendo: "Che mangeremo? Che berremo? Di che ci vestiremo?" Perché sono i pagani che ricercano tutte queste cose; ma il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste cose. Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più. Non siate dunque in ansia per il domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno." (Matteo 6, 28-34). Ad Agostino d'Ippona interessa legittimare il diritto del suo Dio, e per estensione dell'imperatore che era tale per volontà di Dio, il suo diritto di legittimare il genocidio che avveniva in nome e per volontà del suo Dio."

Mentre il colore delle spighe nella mani di Demetra si stava riflettendo nella nebbia, Demetra ebbe un ultimo sussulto: "Tutta la storia dell'uomo e tutta la sua filosofia si riduce fra chi argomenta del diritto dello schiavista di trasformare l'uomo in un suo schiavo e chi argomenta per uscire dallo stato di schiavitù. Spesso, le mediazioni sono ridicole perché non sono mediazioni volte a liberare l'uomo dalle sue catene, ma sono mediazioni con cui riaffermare il diritto dello schiavista di imporre la sottomissione in una situazione in cui i sottomessi desiderano un grado maggiore di libertà personale. A questo si riduce la filosofia: parlano di quanto sia bello, utile e meraviglioso sottrarre la vita agli uomini. Eppure, nonostante tutto, gli uomini continuano a cercare la loro Persefone."

A poco a poco la nebbia iniziò a cambiare colore e il riflesso della spiga lasciò il posto al riflesso del papavero. Quel riflesso rosso iniziò a coagularsi, concentrarsi, prendendo la forma di una goccia. A tutti fu chiaro, era una lacrima di Demetra che lentamente bagnò la terra. E tutto, per un attimo, fu silenzio.

 

Continua...

Il significato della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.

 

Marghera, 30 marzo 2020

 

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