Paolo di Tarso

Undicesima parte

Prima lettera a Timoteo

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Capitolo 138-11

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La biografia di Paolo di Tarso
Decima parte - Prima lettera a Timoteo

 

Chi è Timoteo?

Dalle lettere appare come una sorta di "agente operativo" di Paolo di Tarso al quale Paolo di Tarso dà ordini sul come operare per imporre agli uomini la schiavitù di Cristo.

Con Timoteo si affronta un aspetto particolare dell'ideologia di Paolo di Tarso, cioè la relazione fra Paolo di Tarso e i singoli agenti che per suo conto stanno battendo l'oriente.

In queste lettere è evidente che chi le scrive si pone nella posizione di essere a Roma e di subire un processo per delitto. Non potendo gestire direttamente i suoi adepti, Paolo di Tarso invia i suoi fedelissimi per contrastare idee diverse e differenti su Cristo, Gesù, Dio e la fine del mondo che si stanno diffondendo in contrapposizione alle sue.

Capire la relazione esatta fra il capo, Paolo di Tarso, e i suoi agenti operativi ci permette di capire anche le dinamiche che intercorrono fra i vari livelli di gerarchia della chiesa cattolica e come questa si pone nei confronti del sistema sociale.

Scrive Paolo di Tarso:

[6]Proprio deviando da questa linea, alcuni si sono volti a fatue verbosità, [7]pretendendo di essere dottori della legge mentre non capiscono né quello che dicono, né alcuna di quelle cose che dànno per sicure. [8]Certo, noi sappiamo che la legge è buona, se uno ne usa legalmente; [9]sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e i profanatori, per i parricidi e i matricidi, per gli assassini, [10]i fornicatori, i pervertiti, i trafficanti di uomini, i falsi, gli spergiuri e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina, [11]secondo il vangelo della gloria del beato Dio che mi è stato affidato.

Paolo di Tarso, prima Lettera a Timoteo 1, 6 – 11

Fin dalle prime battute di questa lettera si comprende come la preoccupazione di Paolo di Tarso sia dovuta al fatto che le persone vogliono discutere quanto egli presenta mentre, al contrario, Paolo di Tarso pretende la sottomissione alle sue parole in quanto egli si reputa ministro di Dio per volontà di Dio.

Fintanto che Paolo di Tarso afferma la venuta di Gesù con grande potenza sulle nubi, puoi coinvolgere nell'aspettativa l'emarginato della città, ma una volta che le tue affermazioni iniziano a girare per la città ed hanno esaurito la cerchia degli emarginati, arrivi ad incontrare persone che iniziano a fare domande e a discutere sul perché, sul percome e sul quando questo Gesù sarebbe arrivato dalle nuvole nella gloria di Dio. Di quel Dio! E là è necessario discutere, argomentare, provare o quanto meno giustificare le proprie affermazioni.

Qualcuno della cerchia di Paolo di Tarso ci prova. Prova a discutere e ad argomentare nei confronti di chi guarda la cerchia di Paolo di Tarso con sospetto. Dal momento che Paolo di Tarso è malato e non è in grado di giustificare le proprie farneticazioni vede queste persone che discutono e che, inevitabilmente, nel discutere deviano dal suo assolutismo, prodotto dalla sua malattia psichiatrica, come i suoi nemici. Paolo di Tarso considera chi vuole discutere come qualcuno che lo vuole combattere mettendo in discussione la relazione preferenziale che lui ha con Dio.

La legge è la legge. La legge non è né buona né cattiva. Può essere socialmente giusta o socialmente ingiusta, ma la legge in sé non ha un carattere di buono o di cattivo, ma di funzionale o di non funzionale. Inoltre, la legge si cambia, si modifica in relazione ai bisogni degli uomini.

Gli uomini non sono "iniqui e i ribelli, empi, peccatori, sacrileghi, profanatori, parricidi, matricidi, assassini, fornicatori, pervertiti, trafficanti di uomini, falsi, spergiuri ecc.", non sono tali perché creati da Dio o per volontà di Dio. Per Paolo di Tarso gli uomini sono peccatori, empi, ecc. perché Dio ha voluto così, come lo schiavo è schiavo per volontà di Dio e il padrone è padrone per volontà di Dio.

La legge determina le azioni che vanno perseguite. Ma non tutte le azioni che violano le norme e la legge sono perseguite. Paolo di Tarso, ad esempio, nel riaffermare la legittimità da parte del padrone di possedere uomini e donne ridotte in schiavitù, è un trafficante di uomini. Paolo di Tarso che aggredisce tutte le persone che non si mettono in ginocchio davanti a suo Dio, è un empio e un peccatore. Viola la legge della libertà di culto. Paolo di Tarso che afferma l'esistenza del suo Dio di cui lui si fa ministro, è un falso. Paolo di Tarso che afferma dell'imminenza della fine del mondo, è un falso.

Una legge censura delle azioni, non gli uomini. Paolo di Tarso, al contrario, censura gli uomini dal momento che crede che Dio abbia creato i ladri per essere ladri, gli assassini per essere assassini, ecc.

Poi, per il discorso sulla legge e sul cristiano che morto alla legge e che pertanto può delinquere per la gloria di Dio, rimando al commento alle altre lettere di Paolo di Tarso. Che Paolo di Tarso fosse stato un criminale che non è mai stato giudicato per i suoi crimini e per i quali non ha scontato a sua pena, lo dice Paolo di Tarso stesso.

Scrive Paolo di Tarso:

[12]Rendo grazie a colui che mi ha dato la forza, Cristo Gesù Signore nostro, perché mi ha giudicato degno di fiducia chiamandomi al ministero: [13]io che per l'innanzi ero stato un bestemmiatore, un persecutore e un violento. Ma mi è stata usata misericordia, perché agivo senza saperlo, lontano dalla fede; [14]così la grazia del Signore nostro ha sovrabbondato insieme alla fede e alla carità che è in Cristo Gesù.

Paolo di Tarso, prima Lettera a Timoteo 1, 12 – 14

Paolo di Tarso afferma di essere stato un criminale, ma dalle sue lettere si desume che è sempre stato un criminale e che ancora è un criminale contro le società e gli uomini al di là che i suoi crimini li commetta per suo conto o per conto di Dio.

Di chi era al servizio Paolo di Tarso nel commettere i crimini che dice di aver commesso? Non certo dei Farisei. Loro non avevano potere politico a Gerusalemme. Era al servizio di Erode il Grande? Erode non ha mai perseguitato persone religiose. Amava molto la cultura greca, ma ha ricostruito il Tempio di Gerusalemme. Era al servizio dei Romani? Ma i Romani non perseguitavano le persone per loro religione, perseguitavano i banditi. Rimangono le sette segrete degli Zeloti, ma è difficile pensare che Paolo di Tasso agisse contro i "cristiani" per conto degli zeloti dal momento che proprio dagli zeloti nasce il cristianesimo.

Per chi ha agito Paolo di Tarso, semmai è esistito un Paolo di Tarso "persecutore"?

Sta di fatto che per tutti i crimini che Paolo di Tarso afferma di aver commesso, non è stato arrestato, non ha subito un processo e non ha fatto un giorno di galera..

Scrive Paolo di Tarso:

[18]Questo è l'avvertimento che ti do, figlio mio Timòteo, in accordo con le profezie che sono state fatte a tuo riguardo, perché, fondato su di esse, tu combatta la buona battaglia [19]con fede e buona coscienza, poiché alcuni che l'hanno ripudiata hanno fatto naufragio nella fede; [20]tra essi Imenèo e Alessandro, che ho consegnato a satana perché imparino a non più bestemmiare.

Paolo di Tarso, prima lettera a Timoteo 1, 18 – 20

Paolo di Tarso afferma che ci sono delle profezie che parlano di Timoteo. Questo, naturalmente, non è vero, ma l'affermazione di Paolo di Tarso serve per inorgoglire Timoteo e costringerlo a perseverare nel suo ruolo di agente di Paolo di Tarso.

Questo per evitare, dice Paolo di Tarso, quanto è accaduto con molte persone fra le quali anche ad Imeneo e Alessandro che hanno abbandonato Paolo di Tarso alle sue farneticazioni.

In questo contesto veniamo informati della defezione fra le file cristiane di persone che ritengono Paolo di Tarso un pazzo farneticante anziché un inviato di Dio o un "ministro di Dio".

La rabbia di Paolo di Tarso per essere stato abbandonato è tanta. Infatti, Paolo di Tarso dice "che ho consegnato a satana perché imparino a non più bestemmiare". Abbandonando Paolo di Tarso e le sue farneticazioni, costoro, secondo Paolo di Tarso, hanno bestemmiato. Che è come se Paolo di Tarso dicesse a Timoteo "Vedi che figo che sono?".

Cosa voglio, io Paolo di Tarso, che gli uomini e le donne facciano? Quali regole e quali ordini io, Paolo di Tarso, ministro di Dio, impongo agli uomini affinché diventino schiavi di Dio?

Scrive Paolo di Tarso:

[1]Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, [2]per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità. [3]Questa è una cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore, [4]il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità. [5]Uno solo, infatti, è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, [6]che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Questa testimonianza egli l'ha data nei tempi stabiliti, [7]e di essa io sono stato fatto banditore e apostolo - dico la verità, non mentisco -, maestro dei pagani nella fede e nella verità. [8]Voglio dunque che gli uomini preghino, dovunque si trovino, alzando al cielo mani pure senza ira e senza contese.

Paolo di Tarso, prima lettera a Timoteo 2, 1 – 8

Voglio, dice Paolo di Tarso, che gli uomini preghino, dovunque si trovano. Preghino e facciano domande, suppliche e preghiere a Dio. Devono pregare talmente tanto che il pregare deve diventare il loro modo di rapportarsi nella società e nella loro vita.

Gli uomini non devono sentirsi dei cittadini portatori di diritti, tanto meno nei confronti di Dio e delle regole che io, Paolo di Tarso, impongo loro.

Devono ringraziare per tutti gli uomini sottomessi a Dio, essenzialmente devono pregare per i loro padroni. Gli uomini devono pregare per i re e per tutti quelli che stanno al potere perché possano continuare a trasformare gli uomini in schiavi sottomessi ed ubbidienti.

Uno solo è Dio, dice Paolo di Tarso farneticando, ed io sono stato fatto banditore e apostolo [di dio].

Tutti gli uomini devono vivere nella sottomissione e nella supplica e tanto più le condizioni sociali reprimono le pulsioni di libertà degli uomini, tanto più innalzeranno preghiere a Dio ed invocheranno la provvidenza divina.

Scrive Paolo di Tarso:

[9]Alla stessa maniera facciano le donne, con abiti decenti, adornandosi di pudore e riservatezza, non di trecce e ornamenti d'oro, di perle o di vesti sontuose, [10]ma di opere buone, come conviene a donne che fanno professione di pietà. [11]La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione. [12]Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo. [13]Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; [14]e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. [15]Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia.

Paolo di Tarso, Lettera a Timoteo 2, 9 – 15

Quello di Paolo di Tarso non è solo odio per le donne, è un metodo per costruire la schiavitù sociale imprigionando la donna all'interno di regole comportamentali dalle quali inizierà a liberarsi solo dopo 2000 anni.

La donna deve sparire dall'orizzonte dell'uomo e della società. Le affermazioni di Paolo di Tarso sono feroci, criminali, puro terrorismo sociale.

La donna, privata del ruolo sociale, ridotta a serva in una società di miserabili "[11]La donna impari in silenzio, con tutta sottomissione" e possibilmente rimanga nell'ignoranza.

La vocazione di Paolo dii Tarso è quella di dettare regole criminali. Regole criminali che verranno trasformate in nome giuridiche non appena i cristiani conquisteranno il potere nei vari Stati. Allora la schiavitù sarà ordinata per legge e la schiavitù della donna raggiungerà un livello tale che mai fu visto nella storia dell'uomo negli ultimi miliardi di anni. Quando Paolo di Tarso dice "[12]Non concedo a nessuna donna di insegnare, né di dettare legge all'uomo; piuttosto se ne stia in atteggiamento tranquillo" commette un crimine contro l'umanità. Un crimine che non potrà essere mai perdonato o dimenticato perché ha seminato tutta la storia di orrore e morte

E come giustifica tutta questa volontà criminale Paolo di Tarso? Con farneticazioni deliranti come ". [13]Perché prima è stato formato Adamo e poi Eva; [14]e non fu Adamo ad essere ingannato, ma fu la donna che, ingannata, si rese colpevole di trasgressione. [15]Essa potrà essere salvata partorendo figli, a condizione di perseverare nella fede, nella carità e nella santificazione, con modestia" il delirio di onnipotenza che alimenta il delirio di onnipotenza. Un Adamo mai esistito, prodotto dal delirio di onnipotenza dei capi ebrei che non volevano che gli ebrei, deportati a Babilonia, si integrassero con tutte le altre popolazioni, diventa fonte di un altro delirio che devasta le società civili.

Succede sempre così quando si è superficiali. Quando si tralascia di contestare adeguatamente un'imbecillità diffusa nella società perché la si ritiene una sciocchezza. Questa cresce, pretende di essere riconosciuta come un'idea e si incancrenisce nella società, si diffonde come un cancro fino a determinare scelte sociali distruttive.

La donna non è nata dopo l'uomo, piuttosto è l'uomo che è una variabile della donna, una donna mancata il cui scopo è introdurre delle variazioni nella specie umana. Ricordo che fino a 200 anni or sono queste stupidaggini di Paolo di Tarso erano considerate ancora storia e da questa "storia" procedeva la logica sociale che gli uomini elaboravano filosoficamente e teologicamente come metodo per pensare la società in cui vivevano e la vita di cui erano parte.

Tralascio di commentare tutto quanto riguarda l'organizzazione interna della chiesa cristiana come voluta da Paolo di Tarso. Non mi interessa come i cristiani si organizzano al loro interno. Sono affari loro. Mi interessa la filosofia, la teologia e l'attività messa in atto nella società civile e la devastazione che mettono in atto in essa.

Mi interessa come agiscono i cristiani contro la libertà dell'uomo e come pretendono di imporre regole inumane e criminali alle persone per renderle schiave sottomesse e alimentare la loro ricchezza a discapito delle persone e dei loro bisogni.

L'organizzazione della chiesa cattolica, come voluta da Paolo di Tarso e come si è realizzata nella storia, è l'organizzazione di una setta separata dalla società civile anche quando domina la società civile. In questa setta, tutto deve essere segreto, tutto deve essere occultato alla società civile perché gli affari della chiesa cattolica vanno protetti dai cattolici contro l'autorità civile. Preti cattolici hanno sempre goduto di un'impunità assoluta collaborando col potere a mantenere la società in condizione schiavistica.

Questa condizione voluta da Paolo di Tarso "noi siamo morti alla legge e siamo rinati in Cristo" è la condizione che ha permesso il permanere della schiavitù sociale sotto il controllo della chiesa cattolica anche quando la schiavitù era formalmente abolita. Ricordiamo che dall'abolizione ufficiale della schiavitù, che inizia attorno al 1850 (salvo situazioni specifiche precedenti), all'approvazione del divorzio e dello Statuto di Famiglia che iniziò a sancire la parità uomo-donna sottraendo la donna alla schiavitù familiare, passano circa 120 anni in cui la schiavitù della donna permane nella società.

Le "vedove", una categoria sociale molto cara ai cristiani perché ha portato grandi ricchezze alla chiesa cristiana privando la società di forza economica e di dignità sociale, sono una categoria a cui Paolo di Tarso dedica una speciale attenzione. Sia per controllare la donna che, una volta morto il marito è libera da obblighi, sia per poterle sottrarre le ricchezze ereditate dal marito.

Le "vedove" vengono individuate come una categoria debole in una società in cui le donne hanno dei diritti ma, non essendo consapevoli dei diritti che hanno e non agendo per ampliare quei diritti, sono facili prede della manipolazione emotiva messa in atto dai seguaci di Paolo di Tarso.

Scrive Paolo di Tarso:

[3]Onora le vedove, quelle che sono veramente vedove; [4]ma se una vedova ha figli o nipoti, questi imparino prima a praticare la pietà verso quelli della propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, poiché è gradito a Dio. [5]Quella poi veramente vedova e che sia rimasta sola, ha riposto la speranza in Dio e si consacra all'orazione e alla preghiera giorno e notte; [6]al contrario quella che si dà ai piaceri, anche se vive, è gia morta. [7]Proprio questo raccomanda, perché siano irreprensibili. [8]Se poi qualcuno non si prende cura dei suoi cari, soprattutto di quelli della sua famiglia, costui ha rinnegato la fede ed è peggiore di un infedele. [9]Una vedova sia iscritta nel catalogo delle vedove quando abbia non meno di sessant'anni, sia andata sposa una sola volta, [10]abbia la testimonianza di opere buone: abbia cioè allevato figli, praticato l'ospitalità, lavato i piedi ai santi, sia venuta in soccorso agli afflitti, abbia esercitato ogni opera di bene. [11]Le vedove più giovani non accettarle perché, non appena vengono prese da desideri indegni di Cristo, vogliono sposarsi di nuovo [12]e si attirano così un giudizio di condanna per aver trascurato la loro prima fede. [13]Inoltre, trovandosi senza far niente, imparano a girare qua e là per le case e sono non soltanto oziose, ma pettegole e curiose, parlando di ciò che non conviene. [14]Desidero quindi che le più giovani si risposino, abbiano figli, governino la loro casa, per non dare all'avversario nessun motivo di biasimo. [15]Gia alcune purtroppo si sono sviate dietro a satana. [16]Se qualche donna credente ha con sé delle vedove, provveda lei a loro e non ricada il peso sulla Chiesa, perché questa possa così venire incontro a quelle che sono veramente vedove.

Paolo di Tarso, prima Lettera a Timoteo 5, 3 – 16

Le vedove vanno controllate e il controllo è fatto con regole speciali affinché nessuna donna si possa sottrarre dalla schiavitù che Paolo di Tarso impone loro.

Non entro in merito di quanto Paolo di Tarso ordina perché, quanto ordina, è un atto di terrorismo sociale contro persone fragili. Quanto dice Paolo di Tarso va condannato in quanto istiga all'orrore, al terrorismo sociale, che insanguinerà la società nei secoli. Come è orrore in Paolo di Tarso la sua ossessione affinché gli schiavi continuino a rimanere schiavi e a servire i loro padroni con tutto il loro cuore e con tutta la loro anima.

Scrive Paolo di Tarso:

[1]Quelli che si trovano sotto il giogo della schiavitù, trattino con ogni rispetto i loro padroni, perché non vengano bestemmiati il nome di Dio e la dottrina. [2]Quelli poi che hanno padroni credenti, non manchino loro di riguardo perché sono fratelli, ma li servano ancora meglio, proprio perché sono credenti e amati coloro che ricevono i loro servizi.

Paolo di Tarso, prima lettera a Timoteo 6, 1 – 2

Gli schiavi sono schiavi e schiavi devono continuare a rimanere perché sono schiavi per volontà di Dio. Devono servire i loro padroni sempre e quando i loro padroni sono cristiani devono servirli ancora meglio perché non solo sono i loro padroni, continuano ad esserlo, ma sono loro "fratelli nella fede".

In Paolo di Tarso la schiavitù è la visione generale dell'esistenza. Tutto è schiavitù. Tutti gli uomini sono schiavi di Dio e Dio ha stabilito che molti uomini abbiano molti schiavi ad imitazione della schiavitù divina. Inoltre, la donna è la schiava degli schiavi e i figli sono gli schiavi dei genitori. Tutto in Paolo di Tarso è schiavitù. Tutta la visione della vita è schiavismo in nome e per conto di Dio. Come quando parla dei "ricchi".

Scrive Paolo di Tarso:

[17]Ai ricchi in questo mondo raccomanda di non essere orgogliosi, di non riporre la speranza sull'incertezza delle ricchezze, ma in Dio, che tutto ci dà con abbondanza perché ne possiamo godere; [18]di fare del bene, di arricchirsi di opere buone, di essere pronti a dare, di essere generosi, [19]mettendosi così da parte un buon capitale per il futuro, per acquistarsi la vita vera.

Paolo di Tarso, prima Lettera a Timoteo 6, 17 – 19

Cosa vuole Paolo di Tarso dai ricchi? I loro soldi! Continuino ad accumulare denaro usando uomini come schiavi, ma siano generosi con la chiesa cattolica garantendosi così la grazia di Dio. La chiesa cristiana accumula ricchezza e per accumulare ricchezza mette in atto azioni caritative nei confronti di coloro che costringe a vivere in miseria. Come in Africa dove la chiesa cattolica ha distrutto le comunità africane in collaborazione col colonialismo (i ricchi) cristiano e cerca di impedire agli africani di usare il preservativo per poter diffondere l'AIDS e avere ancora più miserabili da presentare al mondo ed avere ulteriori elargizioni.

Oggi come oggi la chiesa cattolica e le chiese cristiane sono fra i maggiori potentati economici del mondo e controllano il mondo sia attraverso il commercio che attraverso il Fondo Monetario Internazionale.

E non sono i ricchi i maggiori proprietari di schiavi? I ricchi largiscono denaro alla chiesa cattolica, alla chiesa ortodossa, alla chiesa anglicana, alla chiesa protestante e loro, in cambio, garantiscono ai ricchi la sottomissione dei loro schiavi e dei loro sudditi.

In Paolo di Tarso tutto è avidità. Un'avidità feroce, subdola, mascherata dal termine "pietà" e dal termine "carità" usati come inganno per nascondere le ruberie, la schiavitù, la tortura sociale, la sottomissione a Paolo di Tarso, padrone di uomini per volontà di Dio.

Un Paolo di Tarso che conclude la sua prima lettera a Timoteo svelando l'uso che egli stesso fa della pietà e della carità.

Scrive Paolo di Tarso:

[3]Se qualcuno insegna diversamente e non segue le sane parole del Signore nostro Gesù Cristo e la dottrina secondo la pietà, [4]costui è accecato dall'orgoglio, non comprende nulla ed è preso dalla febbre di cavilli e di questioni oziose. Da ciò nascono le invidie, i litigi, le maldicenze, i sospetti cattivi, [5]i conflitti di uomini corrotti nella mente e privi della verità, che considerano la pietà come fonte di guadagno.

Paolo di Tarso, prima lettera a Timoteo 6, 3 – 5

Se qualcuno insegna diversamente da quanto imposto da Paolo di Tarso, costui è accecato dall'orgoglio, nasconde le invidie, le maldicenze, i sospetti cattivi e considera la pietà come fonte di guadagno.

Per questo possiamo dire che Paolo di Tarso è accecato dall'arroganza e nasconde le invidie per la libertà sessuale degli uomini e in particolare delle donne, usa le maldicenze contro uomini onesti, diffonde sospetti cattivi nei confronti di uomini e donne e impone la schiavitù dell'uomo per trasformare il pietismo in una fonte di guadagno ed accumulare ricchezze.

 

Nota: il testo della prima lettera a Timoteo di Paolo di Tarso è stato prelevato da un sito cattolico di Internet.

 

Capitolo 138 La biografia di Paolo di Tarso - Cinquantacinquesima biografia

 

Marghera, 04 agosto 2019

 

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

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