La Ragione si impone sull'individuo a mano a mano che l'individuo cresce.
Si nasce come Volontà!
Si costruisce la Ragione!
Si pratica il mondo e si giustifica tale pratica attraverso la ragione.
Il mezzo attraverso il quale viviamo, la Ragione, si impadronisce dell'individuo.
La Ragione impone all'individuo sé stessa. Il proprio metodo di abitare il mondo descrivendolo come forma.
La Ragione costruisce, nell'espressione psichica del pensato, un labirinto.
Un labirinto di parole nel quale far girare a vuoto emozioni, bisogni, desideri e tensioni dell'individuo.
Nel labirinto della Ragione, Emozioni, Desideri, Bisogni e Tensioni si esprimono solo dopo essere descritti attraverso le parole. Codificati con una morale e legittimati da giustificazioni.
Solo dopo che sono stati vestiti di FORMA, DESCRIZIONE e GIUSTIFICAZIONE i bisogni, i desideri, le emozioni e le tensioni possono essere soddisfatte.
La Ragione costringe l'individuo a GIUSTIFICARE I PROPRI ATTI.
A giustificare le sue EMOZIONI (amo perché...)
A giustificare le sue TENSIONI (sono stanco perché...)
A giustificare i suoi BISOGNI (necessito perché...)
A giustificare i suoi DESIDERI (ho voglia di ... perché...)
Da questo imporre il proprio dominio sull'individuo da parte della ragione che ritiene sé stessa immodificabile, si impone il dominio della ragione attraverso il: CONOSCI TE STESSO.
Che si contrappone al: AFFRONTA LA VITA ATTRAVERSO TE STESSO!
Il Conosci Te Stesso come fine imposto al soggetto dalla ragione ha l'obiettivo di costruire una gabbia psichica attorno all'individuo nella quale costringere le forze della vita dell'individuo stesso.
Le forze della vita vengono sottomesse alla dittatura della descrizione della ragione che mette in atto strategie psichiche e psichiatriche affinché non possano esprimersi.
Il labirinto, costruito dalla ragione costruisce nell'individuo, è un vero e proprio caos (che spesso spinge l'individuo alla disperazione e all'incongruenza comportamentale) fra la necessità di espressione delle forze che stanno dentro di noi, che si esprimono mediante Emozioni, Tensioni, Bisogni e Desideri, e le necessità della ragione di controllarli rinchiudendoli nella forma e nelle condizioni morali ammesse da quella ragione.
E' in questo caos di follia che l'individuo deve mettere ordine.
Deve mediare da un lato fra espressione di bisogni, tensioni e desideri e dall'altro le necessità del controllo della ragione che pone all'individuo limiti e forma espressiva.
L'individuo di cui noi parliamo è un individuo adulto. Un individuo in cui la ragione ha assunto un controllo coercitivo e limitativo nei confronti delle sue tensioni interne imponendo una morale, una forma e una descrizione quale manifestazione sociale dell'individuo stesso.
Non è possibile, da un lato, distruggere la ragione, pena l'impossibilità dell'individuo di adempiere al proprio ruolo sociale. Questo lo metterebbe in pericolo, davanti alla società la sua vita e dall'altro deve consentire la manifestazione delle proprie tensioni e dei propri bisogni superando i limiti imposti dalla ragione attraverso la sua forma, la sua descrizione e la sua morale imposta.
Fra i limiti imposti dal Sistema Sociale in cui viviamo all'espressione delle nostre tensioni, desideri e bisogni e i limiti imposti dalla nostra ragione attraverso la sua descrizione, forma e morale, esiste un terreno d'azione nel quale noi possiamo agire manipolando la nostra ragione ed ampliando gli spazi d'azione dei nostri bisogni, delle nostre tensioni e dei nostri desideri.
Per agire sulla nostra ragione è importante riconoscere i nostri bisogni, desideri e tensioni al di là di come la nostra ragione vuole presentarli nella forma, nella descrizione e nella struttura morale della rappresentazione dell'individuo. In pratica è necessario riconoscere la necessità di liberare progressivamente il nostro desiderio, la nostra tensione e la nostra emozione dai limiti imposti in cui esprimersi imposti dalla nostra ragione. E' necessario riconoscere la qualità reale del nostro bisogno, desiderio, tensione e emozione che la dittatura della ragione tende a fuorviare sia nella nostra percezione soggettiva che esprimiamo nella ragione (pertanto nella società). Spesso non conosciamo nemmeno la qualità del nostro bisogno e rincorriamo soddisfazioni effimere e illusorie sia nell'espressione del bisogno che nel modo di esprimere le nostre tensioni nel mondo.
La Meditazione mette ordine nel caos labirintico della ragione.
Qualcuno afferma di meditare più o meno in questo modo (specie nelle pratiche dello yoga).
Dopo aver scelto la propria posizione (qualunque essa sia) "Immaginate di trovarvi in un giardino fiorito e rigoglioso. Immaginatevi seduti in un prato in mezzo a fiori di tutti i tipi e di tutti i colori aspirando i profumi per assorbirne le vibrazioni. Scegliete un singolo fiore e concentratevi su di esso". Si afferma che il tipo di fiore che attrarrà l'attenzione sarà il portatore dei simbolismi di cui siamo espressione.
Chi pratica questo tipo di esperienze si estranea dalla propria vita quotidiana. Separa il suo meditare dal suo quotidiano. Chi fa questo non ha la pratica del Vivere Per Sfida, ma cerca una separazione fra sé e il mondo. Il mondo in cui medita è il mondo del suo immaginario, di quello che vorrebbe, non il mondo in cui sta vivendo. Il mondo in cui l'individuo vive e si trasforma è fatto di contraddizioni, di gioie e di sfide, di successi, delusioni e sconfitte. Questo individuo medita per sfuggire dal mondo del quotidiano. Il suo meditare è un modo attraverso il quale scaricare delle tensioni soggettive separando il proprio sentire dal mondo quotidiano della ragione in cui si sono caricate. Questo scarico delle tensioni funziona molto meglio nella pratica del Sognare e ancor meglio nell'ascoltare le correnti vegetative.
La Meditazione, nella pratica del Paganesimo Politeista, è uno strumento attraverso il quale si affina sé stessi nel proprio Vivere Per Sfida. Un modo attraverso il quale affinare la propria ragione affinché le parole con cui la ragione descrive e definisce il mondo siano il più precise possibile impedendo al caos della ragione e ai suoi fantasmi di condizionare il pensato dell'individuo.
Ricordiamo:
Emozioni, Bisogni, Tensioni e Desideri sono forze proprie della vita e per loro la ragione è una prigione. Una prigione Caotica; Rumorosa; Soffocante; Assurda; Illogica.
La Meditazione costringe, chi la pratica, a prendere una tensione, un bisogno, un desiderio ed isolarlo, nel proprio pensato, dal caos d'insieme della ragione. La Meditazione separa quanto succede nella ragione (l'evento descritto e definito) dalle tensioni soggettive e dai desideri soggettivi interpretativi. Ad esempio: SONO IN ANSIA PER UNA CAUSA GIUDIZIARIA. Una causa giudiziaria si basa sulle parole dette e scritte. Sulle parole che descrivono i fatti. Attraverso la meditazione noi separiamo le ansie, le apprensioni e le aspettative (quanto intimamente ci coinvolge) e ci concentriamo sulle parole, scritte e dette. Separare le cose dette dal desiderio soggettivo permette alla persona di gestire al meglio l'evento!
Rallentando il flusso delle parole, descriverlo per sé stesso, per come noi lo rappresentiamo in quel momento e tentate di mettere dentro ad esso tutte le nostre emozioni intese come immaginazione di aspettative, di piacere e di soddisfazione nel suo sviluppo e nel suo manifestarsi.
Si rallenta il flusso di parole attraverso le quali si descrive la tensione, il bisogno o il desiderio considerato, lo si carica delle proprie emozioni e si vive nell'immaginario tutta la formula Reichiana di tensione-carica-scarica-rilassamento.
Dopo di che si passa a collocare quella stessa tensione, bisogno e desiderio nella relazione fra noi e il mondo in cui viviamo e nel quale quella tensione, quel bisogno e quel desiderio si esprimerebbe. All'interno del nostro immaginario, mentre rallentiamo il flusso delle parole, non c'è più solo l'espressione della nostra tensione, bisogno e desiderio, ma anche le reazioni del mondo in cui viviamo alla nostra manifestazione di quel bisogno, desiderio o tensione.
Immaginiamo un'interrogazione scolastica (o un incontro di lavoro). L'individuo, prima di affrontarlo, inizia a chiedersi, che cosa verrà chiesto, quello che vorrebbe sia chiesto, quello che noi vorremmo rispondere e come noi pensiamo di rispondere. L'individuo evoca lo stato ansioso che lo porta ad affrontare l'evento. Con la meditazione gestiamo questo stato ansioso perché impediamo all'ansia di sopraffarci e collochiamo l'evento nei limiti del descritto della ragione in quanto, l'evento, è circoscritto ai limiti della ragione mentre l'ansia è espressione della nostra ragione che non sa come essa sarà costretta a modificarsi e ad adattarsi dopo quell'incontro o quell'interrogazione che ci sarà domani.
E' in questa situazione che nell'individuo sorge uno stato d'ansia. Ogni volta che sarà riuscito a superare una situazione sconosciuta che gli si presenta nella vita, la ragione si adatta e si rimodella. Tanti più sono i momenti sconosciuti che noi affrontiamo e con minor intensità gli stati d'ansia si presentano. La sua ragione sarà agile nel rimodellarsi e non temerà i cambiamenti.
In quel momento l'individuo non medita più solo su ciò che sorge da sé stesso e si trasferisce nel mondo, ma medita sulle tensioni che dal mondo giungono a lui come conseguenza del suo manifestare il proprio desiderio, tensione e bisogno in una forma NON coercita dalla ragione o comunque espressa in una forma diversa da quanto la ragione gli ha sempre imposto (magari violando la forma della morale soggettivamente imposta).
In questo momento l'individuo vede mettersi in moto la forma dalla quale sorge la propria ansia. Ansia che è data dal timore delle risposte che dal mondo in cui vive si manifestano nei suoi confronti per aver espresso i propri bisogni, le proprie tensioni e i propri desideri senza la rassicurante gabbia descrittiva o morale della ragione. La paura delle persone di dire, in molte situazioni, quello che pensano per timore delle reazioni del mondo che, comunque, provvede a minacciarle: qual è la qualità delle minacce? La Meditazione rivela il loro vero valore!
Il sorgere dello stato ansioso viene fermato quando l'individuo inizia a Meditare sui bisogni, sulle tensioni e sui desideri del mondo per cui immagina che il mondo reagisca in quel modo al suo esprimere le proprie tensioni, i propri bisogni e i propri desideri.
L'individuo, mediante la Meditazione, si identifica con l'oggetto meditato in relazione alle proprie azioni finalizzate a manifestare i propri bisogni, tensioni e desideri immaginati immaginandone reazioni e adattamenti.
Questo immaginare l'altro attraverso un pensato che rallenta il flusso di parole e che riversa uno stato emotivo legato ad espressioni ansiose porta la struttura psichica dell'individuo a soggettivare il mondo in cui vive e a compenetrarlo in relazione a sé stesso.
Questo meccanismo, se non è sorretto dall'autodisciplina dell'individuo, porta ad ingigantire nell'immaginario le reazioni del mondo fino a portare ad attacchi di panico! Gli attacchi di panico sono preventivi nell'individuo, sono espressioni di difesa dell'individuo (difesa convulsa, amigdala) da un pericolo reale o immaginato. La meditazione separa il pericolo reale dal pericolo immaginato garantendo il funzionamento del meccanismo di reazione soggettiva in caso di presenza di un pericolo reale. Nello stesso tempo la Meditazione inibisce il funzionamento del meccanismo quando il pericolo è immaginato dalla ragione e da questa trasferito alla parte interna del cervello per ottenere una reazione da panico.
Una volta portato questo nella sua Meditazione l'individuo procede a mettere ordine nelle "strategie" che il mondo che considera potrebbe adottare nei confronti della sua espressione di tensioni, desideri e bisogni. Si medita sull'altro, ma ricordiamo che la ragione è lo strumento di relazione fra gli Esseri Umani nel Sistema Sociale.
Questo tipo di meditazione viene riportata nell'espressione della tensione, bisogno e desiderio espresso dal soggetto e alla sua "strategia espressiva" che tenga conto delle strategie di reazione del mondo in cui vive alla sua azione.
La Meditazione prende in esame un elemento della tensione, bisogno o desiderio del soggetto, lo estende tentando di liberarlo dalla forma espressiva (e dalla morale coercitiva) imposta dalla ragione, viene vissuto dal soggetto emozionalmente nella sua espressione nel mondo che egli considera (Essere Natura, Sistema Sociale - in tutti gli aspetti che interessano al soggetto), ne soppesa le strategie di reazione del mondo in base alle proprie strategie espressive mantenendo alta l'emozione nella ricerca del principio del piacere nell'esprimere tale bisogno e tale tensione fino a penetrare il mondo in cui vive e a scorgere strategie espressive capaci di superare stati d'ansia nella ricerca del principio del piacere.
La Meditazione, costringendo l'individuo a vivere una situazione nell'immaginato in un modo emotivamente intenso, ridefinisce la collocazione e il ruolo delle forze della vita, emozioni, desideri, tensioni e bisogni nella ragione che le manifesta.
Infatti, il risultato dell'attività di meditazione è quello di ridefinire il ruolo della ragione dentro noi stessi, la sua struttura descrittiva, la sua forma, la sua morale e, in generale, la struttura che assume nel rappresentarci davanti al mondo.
Questa azione di meditazione viene utilizzata nella pratica del Vivere per Sfida che l'individuo attua nel quotidiano. Così la meditazione elabora gli elementi del quotidiano Vivere per Sfida sotto forma non solo di situazione (affrontate o da affrontare), ma soprattutto delle tensioni, desideri e bisogni.
La qualità del Vivere per Sfida determina la qualità della meditazione. Determina la quantità dell'energia psichica coinvolta e la quantità di trasformazione emozionale che l'individuo attua in sé stesso attraverso la meditazione.
La meditazione è dunque uno strumento di modificazione soggettiva per migliorare le nostre possibilità nel vivere per sfida.
Si innesta un processo di trasformazione della ragione soggettiva che si struttura per manifestare le forze della vita che da noi emergono sotto forma di tensioni, bisogni, desideri ed emozioni rimuovendo, almeno per quello che ci serve in quel momento, l'attività coercitiva della ragione volta a soffocare le forze della vita rinchiudendole in una descrizione sempre più misera e ristretta e un caos sempre più psicologicamente distruttivo imposto all'individuo attraverso il Condizionamento Educazionale. Ogni volta che noi Meditiamo presentiamo alla nostra ragione le nostre tensioni e i nostri bisogni e diciamo alla ragione: "Come la mettiamo con questa tensione o con questo bisogno? Come lo esprimiamo nella situazione sociale in cui viviamo?"
Il caos della ragione si costruisce nell'individuo (e si impone all'individuo) attraverso il condizionamento educazionale che l'individuo fa' proprio per evitare gli attacchi d'ansia che le reazioni del mondo ad atteggiamenti diversi dal Condizionamento Educazionale provocherebbero in lui.
Il Condizionamento educazionale imposto all'individuo si difende dai tentativi dell'individuo di modificarlo o di sottometterlo alle forze della vita mediante la PAURA! Cioè mediante il timore di non essere più in grado di far fronte alle azioni che dal mondo vengono verso di noi qualora noi violiamo le regole che moralmente ci sono state imposte. E per regole intendo anche il credere, l'immaginare e il concepire diverso da quanto educazionalmente imposto. L'immaginazione della ragione ingigantisce le reazioni del mondo alle nostre istanze. Per contro, sempre la ragione sottovaluta i pericoli della NON nostra azione con una falsa sicurezza soggettiva.
L'immaginario dell'individuo è una delle chiavi sia per uscire dalla coercizione, sia per imporre attacchi di panico. Dove sta la differenza fra uscire dalla coercizione e gli attacchi di panico? Dalla capacità dell'individuo di usare l'immaginazione della propria meditazione non su astrazioni fini a sé stesse, ma legate alle proprie necessità quotidiane. L'ultima difesa della ragione contro ogni modificazione sta nel tracciare un solco profondo fra l'immaginario dell'individuo (gli asini volano, Babbo Natale o la provvidenza divina) e l'uso dell'immaginario in relazione alla propria quotidianità: cioè i propri bisogni, le proprie tensioni e i propri desideri nella loro espressione quotidiana.
Per rimuovere la paura è necessario mettere ordine nel caos della ragione mediante la Meditazione.
Affrontare e vincere la paura è attività attraverso la quale un individuo continua ad espandere sé stesso.
Fine testo 2001 - rettificata ottobre 2003!
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Cod. ISBN 9788891170897
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Ultima formattazione 21 ottobre 2021
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