La strategia militare della cristianizzazione

Claudio Simeoni

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Poche persone conoscono le tecniche messe in atto dai missionari cristiani per distruggere le culture dei popoli ed imporre loro l'assolutismo religioso cristiano con cui legittimare il colonialismo e la schiavitù dei vari popoli schiavizzati, mediante il colonialismo, dai cristiani.

I delitti colonialisti sono tutti delitti cristiani. Delitti ai quali i colonizzati, sotto la violenza dei fucili cristiani, si sono adattati cercando delle speranze di liberazione che, assumendo le categorie di pensiero cristiano, erano destinate al fallimento.

Poche persone si rendono conto, e i popoli colonizzati sempre troppo tardi, che i cristiani si muovono con intenti di conquista e, per farlo, usano vere e proprie strategie militari il cui scopo è l'annientamento della cultura da conquistare attraverso la distruzione dei modelli di quella cultura, attraverso uno stravolgimento di elementi a cui quella cultura non è abituata a dare valore o importanza. Quando quei popoli si rendono conto di che cosa i missionari hanno distrutto, non hanno più strumenti ideologici con cui difendersi.

L'ideologia è come gli alberi; cresce e si costruisce in centinaia di anni, ma quando si usa a motosega se ne distrugge il valore in pochi anni e ricostruirla servono altri centinaia di anni e molti sforzi sociali.

I vari popoli hanno cercato delle ideologie da opporre al cristianesimo, ma spesso sapevano solo far proprie le categorie cristiane che, essendo loro insegnate monche del potere coercitivo dei fucili e della necessaria solidarietà sociale, finivano per portare non solo al fallimento dei tentativi di liberazione, ma fungevano da mattatoi nei quali uccidere quella parte della popolazione maggiormente sensibile alle necessità sociali.

Fintantoché nei paesi colonizzati il socialismo e il comunismo introdurranno modelli diversi da quelli offerti dal cristianesimo, il colonialismo cristiano non solo continuerà a prosperare, ma massacrerà sistematicamente ogni popolo che tenterà di usare le categorie di pensiero cristiane contro il colonialismo cristiano.

Questi modelli di associazione fra il Dio dei cristiani e i vari Dèi dei popoli sottomessi e macellati o l'identificazione con Gesù di varie divinità fu una strategia adottata dai cristiani fin dal II secolo d. c.. Sono tecniche adottate per i popoli nordici, per i popoli asiatici, per i popoli africani e per i popoli americani.

Una volta distrutta la cultura di un popolo, quel popolo, per sopravvivere, va alla ricerca di nuovi e diversi modelli culturali e li trova nei modelli offerti dai missionari ai bambini colonizzati che, una volta adulti, conoscono solo i modelli ideologici imposti dai missionari cristiani.

Questi meccanismi appaiono chiari in quanto afferma Lanternari a proposito dei popoli Polinesiani e di alcuni movimenti profetici di liberazione dal colonialismo inglese.

Scrive Lanternari:

Di quest'ultimo uno dei tratti salienti è costituito proprio dalla decisa, attiva volontà dei "colonizzatori" d'impadronirsi delle terre a fini dei propri impianti agricoli e di allevamento. Diremo subito che nell'ambito religioso la nota più rilevante del contatto euro-polinesiano è rappresentata dal tentativo, spontaneamente, determinatosi nella coscienza religiosa indigena, più o meno agevolato dai missionari, d'innestare la teologia cristiana sul tronco della già esistente teologia locale pagana, con sostituzione dei nomi divini cristiani ai nomi pagani, con accettazione spontanea di alcuni temi dottrinali e teologici del Giudaismo e del Cristianesimo. Aggiungeremo che i temi giudaico-cristiani spontaneamente accettati e incorporati dagli aborigeni erano precisamente quelli che rispecchiavano alcune immediate e vitali esigenze della loro cultura.

Tale spontaneo innesto già di per sé comportava un legame con la mitologia, il culto e soprattutto con la coscienza religiosa pagana.

La civiltà delle Figi unisce elementi melanesiani con altri nettamente polinesiani. Essa è fiorita in una zona marginale di scambi tra l'una e l'altra cultura; risente pertanto dell'una e dell'altra influenza, né solamente nella struttura economico-sociale, ma anche nella vita religiosa. L'agricoltura delle Figi presenta caratteri polinesiani nell'impiego della terrazzatura con irrigazione del taro. Non a caso nelle Figi la gerarchia sociale è assai marcata, con una aristocrazia particolarmente sviluppata e una regalità del genere tipico delle società polinesiane. Si ritrova in ciò un'ulteriore manifestazione dello speciale rapporto storico-culturale che - come è stato riconosciuto - intercede tra il processo di gerarchizzazione sociale e l'impiego di tecniche produttive (irrigazione, terrazzatura ecc.) offrenti notevole sovraprodotto annuale.

Nelle isole Figi, assai prima della profezia annunciata da Kelevi Nawai nel 1942 a Kadavu Levu, con i suoi richiami a Gesù e con la promessa d'immortalità per i seguaci, era sorto fin dal 1885 il culto Tuka (ossia dell'Immortalità) ad opera del profeta Ndungumoi. Costui proclamava d'aver ricevuto una rivelazione dagli antenati defunti e vantavasi di conferire ai fedeli l'immortalità (tuka), in virtù d'una cert'acqua che egli portava con sé in una bottiglia. Il profeta offriva il modello d'una vita libertina, vivendo con delle fanciulle che si era scelto (lo imitò più tardi il profeta Kelevi Nawai). Egli ripristinò, contro l'insegnamento cristiano, le antiche pratiche pagane già abbandonate da circa vent'anni, compreso il cannibalismo rituale. Pratiche cannibalistiche furono infatti compiute sui nemici uccisi nel corso del conflitto seguito tra adepti del culto e bianchi: in realtà una vera rivolta armata era tenuta dietro alla predicazione profetica, che annunciava il rinnovamento imminente del mondo e l'espulsione degli inglesi: la rivolta venne presto domata dalle forze governative . Nella profezia di Ndungumoi v'era un elemento significativo tra gli altri già visti: egli identificava con Cristo o con Geova l'antica divinità centrale del culto figiano, Degei (Ndegei). O che Degei fosse proclamato padre dei due divini gemelli identificati con Geova e Gesù, o che egli in persona fosse inteso tutt'una cosa' con il Dio cristiano e giudaico, il processo di innesto della nuova teologia predicata dalle missioni sulla teologia pagana risulta evidente. Ecco come nella logica indigena si sarebbe svolto, secondo una fonte, il processo d'identificazione: Degei è (come la tradizione voleva) il dio vero: nella Bibbia il vero Dio è Geova: dunque Geova è Degei. Il processo risultava agevolato in quanto Degei (= colui che osserva), dio supremo di Figi, era, come Geova, creatore del mondo, delle piante e degli uomini nonché autore, come Geova, del diluvio. S'incorporava in un serpente e viveva entro una grotta montana. I temi mitici comuni facilitavano l'assimilazione di Degei con Geova (creatore, dio della montagna) ancora più che con Gesù. Del resto la propensione degli aborigeni verso l'Antico Testamento è comune ad altri culti profetici polinesiani che ci accingiamo a esaminare: basti ora in proposito dire che la propensione alla religione di Geova va di pari passo con l'ostilità contro la religione di Cristo, in quanto manifestazione attuale della politica religiosa e governativa degli stranieri.

Vittorio Lanternari, Movimenti religiosi di libertà e di salvezza dei popoli oppressi, editore Feltrinelli, 1960, pag. 230 - 231

Questo modo di agire i cristiani lo hanno messo a punto nel II secolo quando il loro farneticante Gesù veniva assimilato ad Ercole, Apollo, Dioniso o al Sole. Il metodo è stato poi perfezionato nel corso dei secoli.

Le operazioni dei cristiani sono proseguite con i popoli del nord Europa stuprando figure come Odino, Thor, Loki e costruendo delle mitologie che giustificassero il cristianesimo e inglobassero principi cristiani. I popoli del nord-Europa non solo non sapevano né leggere né scrivere, ma soprattutto non conoscevano come funzionava il meccanismo della filosofia e della sofistica e furono vittime dei missionari cristiani. Quando i Goti di Alarico arrivarono in Italia, non erano certo "pagani", ma cristiani ariani come del resto lo erano i Vandali quando occuparono l'Africa.

Dal Nord Europa arrivarono le prime "eresie" che altro non erano che i profeti della salvezza dei polinesiani. Basta citarne uno fra tutti: Pelagio. Alla sottomissione imposta dai cattolici che imponevano la sottomissione alla chiesa per avere la grazia, Pelagio oppose il concetto di grazia come un "dono gratuito" del suo Dio a "tutti coloro che si comportavano bene". Naturalmente questo allontanava i fedeli dal controllo della chiesa cattolica e Agostino di Ippona provvide a perseguitare i pelagiani per impedire che uscissero dalla chiesa cattolica esattamente come i cattolici avevano perseguitato, un po' prima, i Donatisti che pretendevano la purezza della fede rispetto alle gerarchie della chiesa cattolica.

Quando guardiamo agli antichi, dobbiamo guardarli con molta attenzione perché è complesso distinguere quanto appartiene alla cultura e quanto appartiene a processi cristiani di deformazione della cultura in funzione delle strategie di cristianizzazione di quei popoli.

Marghera, 05 luglio 2021

 

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Marghera, 19 gennaio 2012

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

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30175 Marghera - Venezia

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