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Bergson, in possesso della palla, lancia lungo in direzione di Jaspers che non si fa cogliere di sorpresa e stoppa la palla di petto.
"Nel pensiero distinguiamo il pensiero dell'essere e il concetto della cosa alla quale esso si rapporta. I concetti ottengono il loro senso attraverso il rapporto con la cosa che è intesa in essi. Questo rapporto è l'enigma del concetto. I concetti si trovano forse nell'essere delle cose e vengono semplicemente "tirati fuori" dal pensiero? I concetti sono solo parole, cioè segni e nomi prodotti dal nostro pensiero per poter operare con essi in relazione alle cose? Dove si trova l'origine dei concetti?"
Karl Jaspers, Della verità, Bompiani, 2015, p. 561
Jaspers, dopo un breve corsa, passa a Pascal.
"Dice che Dio ha dato all'uomo i mezzi per adempiere tutti i suoi obblighi; che quei mezzi sono in nostro potere, che bisogna cercare la felicità mediante le cose che sono in nostro potere perché Dio ce le ha date a questo fine; che bisogna considerare ciò che v'ha di libero in noi, che i beni, la vita, la stima non sono in nostro potere, e quindi non conducono a Dio; ma che l'intelletto non può essere costretto a credere a ciò che sappia esser falso, o la volontà ad amare ciò che sa che la rende infelice; che queste due potenze sono dunque libere e che per loro mezzo, quindi, possiamo renderci perfetti; che l'uomo può mediante queste due potenze perfettamente conoscere Iddio, amarlo, obbedirgli, piacergli, guarirsi da tutti i vizi, acquistare tutte le virtù, santificarsi, insomma, e farsi compagno di Dio."
Biagio Pascal, Antologia Filosofica, Editrice La Scuola, 1988, p. 283
Su Pascal interviene facilmente Gesù detto "figlio di Yahweh" che gli toglie la palla ed evita, con una veronica, il tentativo di Pascal di riprendersi la palla.
"Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio»."
Vangelo di Matteo 20, 20-23
Gesù detto "figlio di Yahweh" vede libero Maometto detto "profeta di Allahu Akbar" e gli lancia la palla.
"Terminati che siano i mesi haràm, ammazzate i fabbricatori di condivinità dovunque li troviate; catturate, assediate, fateli cadere nelle imboscate. Se si pentono, però, e se pregano, se fanno elemosina, lasciateli liberi di andare per la loro strada. Il Dio perdona, il Dio è abbondante in misericordia."
Maometto, Corano, Sutra IX tawbat: immunità o pentimento, versetto 5, Oscar Mondadori, 1980, p.271
Su Maometto detto “profeta di Allahu Akbar” si avventa Schopenhauer che dopo una serie di rimpalli riesce ad impossessarsi della palla.
"Comunque, con le considerazioni che seguono non intendiamo negare all'invenzione della prova ontologica il merito dell'acutezza e della sottigliezza. Per spiegare una data esistenza noi ne indichiamo la causa, dopo di che quell'esistenza appare una conseguenza necessaria di quella causa; e ciò vale come spiegazione. Un tale procedimento, però, porta – come abbiamo già dimostrato – a un regressus ad infinitum e, quindi, non potrà mai condurre ad una causa ultima, che costituisce la spiegazione fondamentale. Le cose starebbero altrimenti se si potesse veramente desumere l'esistenza di un qualsiasi essere dalla sua essenza – cioè dal concetto astratto, o dalla definizione. In tal caso, infatti, quest'essere sarebbe riconosciuto necessario (che, qui come dovunque, vorrebbe dire soltanto "conseguente alla sua causa"), senza che, con ciò, esso fosse legato a nient'altro che al suo proprio concetto, e, quinti, senza che la sua necessità fosse transitoria e momentanea, continuamente condizionata e, perciò, riconducibili a successioni infinite di cause, come è, sempre, la necessità causale."
Arthur Schopenhauer, O si pensa o si crede, Bur, 2000, p. 88
Schopenhauer passa la palla a Schelling che la prende e la controlla con assoluta sicurezza.
"E' infatti manifesto che la ragione non può sollevare alcuna questione, che nn abbia già in precedenza una risposta in lei stessa. – Come da un seme non si dispiega nulla che non sia prima riunito in esso, così in filosofia non può nascere nulla (per analisi) che non sia già prima presente nello spirito umano (nella sintesi più originaria). Perciò tutti i singoli sistemi, che meritano questo nome, sono pervasi da un comune spirito guida; ogni singolo sistema è possibile solo come derivazione dell'archetipo universale, al quale essi, tutti insieme, più o meno si avvicinano."
Schelling, Criticismo e idealismo, Laterza, 1996, p. 35
Su Schelling interviene Proclo a togliergli la palla.
"Tutto ciò che è autosufficiente in relazione al suo essere o alla sua attività è superiore a ciò che non è autosufficiente, ma dipende da un altro essere, cioè dalla causa della sua completezza."
Proclo, I Manuali, Elementi di teologia, Rusconi, 1999, p. 89
Tornati in possesso della palla, i Fondamentalisti si predispongono per un'azione d'attacco….
Continua...
Marghera, 25 giugno 2018
Gli Dèi riflettono su questa relazione:
Poseidone e i filosofi Fondamentalisti contro Esistenzialisti n. 7 azione 36
Pagina tradotta in lingua Portoghese
Tradução para o português: Capítulo 67 - A partida de futebol entre filósofos, ação n.36 Fundamentalistas contra Existencialistas n. 7
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Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore della Federazione Pagana
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