Chiamare le cose col loro vero nome
Il vero nome delle cose nei mondi della percezione: sia nel mondo dell'azione che nel mondo emotivo.
Nei mondi della percezione è esattamente la stessa cosa.
Tutti gli sforzi che noi facciamo, sia per superare la forma del fenomeno, sia per verificare la qualità del fenomeno nella vita quotidiana si trasferiscono dentro di noi sotto forma di Potere di Essere. Il Potere di Essere, in percezione alterata, si manifesta come un processo di liberazione dell'intuizione dai legami imposti dalla ragione.
Questo permette all'individuo di agire nei mondi del sognare e nell'immaginazione. Agire per sfida nella propria immaginazione alimentando e potenziando la capacità dell'individuo di incidere nel quotidiano. Agire per sfida nella propria immaginazione significa costruire progetti entro progetti, progetti paralleli, progetti che si sovrappongono a progetti all'interno di una percezione multipla e di vari aspetti del mondo che ci circonda: gli infiniti veri nomi con cui gli oggetti si presentano a noi e gli infiniti modi con cui gli oggetti si collocano nella nostra esistenza, o li sappiamo collocare nei nostri progetti o loro collocano noi nella loro esistenza.
Questo non vale per il fantasticare, ma solo per chi VIVE PER SFIDA all'interno della propria vita. Lo sforzo di CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME e lo sforzo di collocare le cose col vero nome nella nostra operatività, costruisce il corpo luminoso dell'individuo.
C'è una relazione dialettica alla base dello sviluppo delle persone: non è possibile chiamare le cose col loro vero nome e NON vivere per sfida; per contro, se volete imparare a chiamare le cose col loro vero nome dovete iniziare a vivere per sfida. Però non vi preoccupate, quando si inizia un camino di Conoscenza se non siete voi a sfidare il mondo, sarà il mondo a sfidare voi e a tentare di farvi un mazzo tanto!
Nel mondo delle emozioni
IL CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME ci porta a sconfiggere il primo nemico: la paura!
La paura è una barriera che blocca il fluire delle nostre emozioni e della nostra energia nel mondo costringendoci a mettere in atto strategie finalizzate a ricercare:
1) Fiducia;
2) Sicurezza;
La ricerca ossessiva di queste due situazioni psichiche da parte delle persone alimentano la paura soggettiva quale barriera soddisfacendo il bisogno di dominio della ragione. La ragione si rassicura della sua capacità di controllo sull'individuo alimentando di paura le emozioni dell'individuo al fine di impedirgli di uscire dalla sua descrizione.
Con la ricerca di Fiducia e Sicurezza la ragione ci costringe ad avere fiducia in lei e a cercare in lei la sicurezza. Così ci fidiamo di chi usa parole gentili e guardiamo con sospetto chi usa parole taglienti al di là del contenuto delle parole stesse. La ragione ci costringerà a cercare sicurezza per rassicurarla. Qualcuno finirà per mettere allarmi antifurto anche là dove non era necessario e a comperare tanti Bond emessi da Tanzi o dalla Cirio!
Più che dell'albanese era meglio aver paura di Calisto!
Che male fanno tanti sistemi di sicurezza?
Rassicurano la ragione che LEI è la padrona dell'individuo.
Ho capito!
E allora?
Imparare a non usare categorie come Fiducia (che impone riporre il proprio giudizio d'azione in un oggetto esterno) o come Sicurezza (che impone di piegare l'oggettività per soddisfare i bisogni di controllo della ragione).
Usare, al contrario, il CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME. Questo significa che le cose che generano quel moto dello spirito che chiamiamo paura devono essere analizzate per ciò che sono e la cosa che attribuiamo quale causa di quel moto dello spirito va circoscritta e separata dal moto dello spirito stesso che chiamiamo paura.
Quel moto dello spirito va fatto fluire separatamente dall'oggetto a cui la ragione lo attribuisce o che la ragione usa per scatenarlo. E' necessario costringere a separare l'oggetto descritto dalla ragione dall'eccitazione dell'emozione che chiamiamo paura. A questo punto possiamo sia vivere l'eccitazione che chiamiamo paura separata dall'oggetto che la mette in moto, sia vivere l'oggetto senza che questo metta in moto l'eccitazione emozionale che chiamiamo paura. Separare l'emozione dal simbolo o dall'oggetto con il quale la ragione la controlla.
L'operazione ci permette di mettere l'emozione della paura al nostro servizio e combattere il controllo esterno all'emozione mediante il CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME. Le emozioni DEVONO essere espressione delle relazioni che le emozioni hanno con le emozioni gli oggetti del mondo; non posso permettere ad oggetti del mondo creati artificiosamente dalla mia ragione (mediante l'azione coercitiva del mondo esterno, specie sociale) di assumere il controllo o di condizionare le mie emozioni!
Questo tipo di appropriazione soggettiva del proprio apparato emozionale diventa importantissimo quando noi, come figli di Era, ci muoviamo in percezione alterata e la ragione viene annullata (o comunque assume un ruolo subalterno limitandosi a trasformare le sensazioni emozionali in immagini pescate dal nostro bagaglio culturale). Quando agiamo con le nostre emozioni esposte che si possono muovere SOLTANTO grazie all'afflusso dell'Intuizione proveniente dalla parte più antica del cervello. Se nel quotidiano le nostre emozioni sono condizionate dalla descrizione della ragione, l'Intuizione, quando siamo in percezione alterata, non fluisce e noi tendiamo a muoverci con le stesse categorie proprie della ragione: trasferiamo la descrizione della ragione in stati di percezione alterata. Dopo, Tommaso D'Aquino viene a raccontare di essere stato in paradiso!
Ricordo che, chi pratica Stregoneria, agisce in modo tale che L'AZIONE DEVE PRECEDERE LA DESCRIZIONE!
SOVRAPPOSIZIONE e schematizzazione a quanto detto:
1) Moto dello spirito che chiamiamo paura;
2) Oggetto descritto a cui imputiamo la nostra paura.
Sia come oggetto di cui siamo consapevoli o oggetti che riconosciamo o che descriviamo che oggetti inconsci (la psicanalisi ci va a nozze).
Paura non da rimuoverne l'ansia con sicurezza e fiducia (anche in sé stessi), ma CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME separando il moto dello spirito dall'oggetto che in noi scatena ansia. Si cancella l'oggetto e si scatena il moto dello spirito.
Se volete porlo in un diverso modo: scatenare l'adrenalina nel corpo perché a voi serve e non come risposta ad uno stimolo esterno.
CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME ci separa dalla ricerca ossessiva di chi chiede di avere fede in lui o dalla ricerca ossessiva della sicurezza.
Ci si trova a vivere magari chiedendo e richiedendo, ma si sarà pronti ad affrontare lo sconosciuto senza essere dipendenti da una fede o dipendenti da una necessità di sicurezza.
Questo perché avremo imparato a CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME, ma non chiameremo la cosa che dovremo affrontare col suo vero nome. Chiameremo col loro vero nome le conseguenze di quello che faremo e scopriremo che non esiste la condanna a morte per un furto di caramelle e nessuno mi fucila se conduco male un dibattito.
Dunque
CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME non solo per definire il fenomeno o l'oggetto di cui è manifestazione:
CHIAMARE LE COSE COL LORO VERO NOME per definire la collocazione delle nostre azioni nel tempo che viene incontro!
trascritto 14 aprile 2004 a Marghera come data generica testo base del ciclo del 2001/2002
Chiamare le cose col loro vero nome
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Cod. ISBN 9788891170897
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Ultima formattazione 21 ottobre 2021
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