Dalla teofania di Walter Otto,
riflessione sulla natura degli Dèi

di Claudio Simeoni

Medusa - Musei Capitolini di Roma

La religione pagana e i discorsi sugli Dèi

Quando noi leggiamo di persone che trattano il Mito, non possiamo prescindere dalle credenze e dall'epoca in cui queste persone trattano il Mito.

Una testimonianza ce la fornisce Walter Otto in Teofania.

Walter Otto credeva in una discendenza culturale indo-germanica come fu imposta dall'ideologia romantica che voleva far risalire la cultura germanica direttamente dall'India separandola da altre popolazioni che i romantici tedeschi, in linea con la tradizione ebraica, consideravano "inferiori".

Sono indiscutibili i contributi di Walter Otto per liberare il Mito dalle interpretazioni cristiane, tuttavia non è in grado di vedere, nella definizione del Mito data da Esiodo, una visione religiosa d'insieme in un movimento cosmologico che agisce nel presente in cui viviamo. E' costretto a collocare Titani-Dèi Olimpi in una sequenza temporale in cui i Titani erano "Dèi primitivi" mentre, al contrario, gli Dèi Olimpi, sono Dèi moderni che hanno detronizzato gli "antichi Dèi".

Questa visione, in cui prima c'erano gli Dèi Titani e poi gli Dèi Olimpi, riflette l'interpretazione cristiana del Mito che, paragonando l'interpretazione degli Dèi e dei Titani al proprio "Dio persona", anche gli Dèi Titani e gli Dèi Olimpi vengono interpretati come "persone divine" che dominano il mondo esattamente come il cristiano pensa che il suo Dio domini il mondo.

Se si può concordare che il mito greco, della sua religione, ha radici in miti religiosi di altre popolazioni che hanno preceduto le civiltà greche, si può concordare. Non si può concordare quando si pensa al Mito greco, come quello Esiodeo, come la rappresentazione di una storia religiosa dove prima c'è Urano, poi i Titani e poi gli Olimpi. Questa visione è una visione puramente cristiana. Urano, Gaia, i Titani, gli Dèi Olimpi sono tutti Dèi presenti nella nostra realtà esistenziale. Noi li viviamo, li esprimiamo, li respiriamo e le nostre emozioni sono la loro presenza dentro di noi. Dentro di noi ci sono frammenti di Tartaro, di Erebo, di Nera Notte e di tutti i Titani e di tutti gli Dèi Olimpi. Ma se tutto questo divino è dentro e fuori di noi, cosa determina e giustifica il "potere sociale" se non come ente che pratica violenza estranea agli Dèi e alla vita? Meglio il Dio cristiano che rappresenta il potere e il dominio in sé e col quale ogni "potere sociale" può identificarsi separandosi dall'uomo. Come può il "potere sociale" identificarsi con Zeus se Zeus è l'atmosfera che io respiro? Urano sono le emozioni che trasformano la materia inanimata in materia animata! Cronos sono le trasformazioni di un presente che, trasformandosi continuamente, impedisce ad ogni potere sociale di afferrarlo e farlo proprio! Come può il "potere sociale" identificarsi in loro?

Il Dio come forma umana che domina fu una rappresentazione dei poeti che vollero raffigurare le trasformazioni messe in atto dagli Dèi; i filosofi dell'assolutismo, come Platone, fecero propria la visione del Dio re che domina i popoli uccidendo il simbolismo poetico. Poi arrivò il cristianesimo con la superstizione del "dio persona" che necessitava di legittimare la superiorità dell'uomo, di quell'uomo, su tutto e tutta la storia mitica fu interpretata partendo da questa convinzione religiosa. Per i cristiani gli Dèi erano demoni che combattevano il loro Dio. Anche se Walter Otto non ripropone il disprezzo dei cristiani, continua a pensarli come persone anche se "non malevoli".

Scrive Walter Otto in Teofania:

Torniamo ora alle singole figure divine, in particolare ai grandi Olimpici. Le loro immagini, delineate chiaramente, dovrebbero rendere visibile e confermare quanto è stato finora detto in generale. Poiché ci eravamo interrotti parlando della dea Charis, ricominciamo con Afrodite che le è parente, ma ben più grande e inclusiva. Con particolare chiarezza Afrodite dimostra che la religione greca in senso proprio è scaturita da una più antica ed essenzialmente altra venerazione del divino. Come ben testimonia la Teogonia esiodea ma anche la tragedia, i Greci conoscevano un universo di dèi preistorici che Zeus e gli Olimpi hanno sconfitto. Si tratta del cosiddetti Titani, figli di Urano e Gaia (Teogonia, 132 sgg.), successivamente caratterizzati come potenze violente e tracotanti, della cui lotta con Zeus la saga di Prometeo costituisce la testimonianza più famosa. Non è questo il luogo per approfondire la natura di questi "antichi dèi", fra i quali vi erano anche divinità dell'antico Oriente. Come dice il suo nome, Zeus originariamente è un dio dei Greci indogermanici. Anche altri dèi tuttavia, ad esempio il grande Apollo, rivelano in maniera parimenti chiara attraverso i loro nomi, rimasti oscuri nonostante ogni tentativo di interpretazione, di essere appartenuti alla civiltà pregreca. Ma tutti, come già detto, sono riapparsi in una veste nuova. Lo attesta il mito, quando racconta che Zeus ha sconfitto le divinità ancestrali, dato al mondo un nuovo ordine e conferito agli dèi, che da allora in poi regnano, onore e venerazione in quanto suoi figli o parenti (Teogonia, 881 sgg.). Allorché si mostrarono all'uomo greco in forma olimpica, il Greco era divenuto tale in senso proprio e il suo ruolo cosmico-storico era stato deciso. Nessuna tradizione ci dà notizia di questa auto- rivelazione degli dèi olimpici. All'epoca in cui sorse l'epopea omerica essi erano già da lungo tempo gli indiscussi signori del mondo, e del fatto che una volta avessero dovuto conquistare in battaglia la loro signoria esclusiva non restava che un'oscura leggenda.

Walter Otto, Teofania, Ed, Adelphi, 2021, p. 129 - 130

Questa visione degli Dèi allontana Walter Otto dalla comprensione del divino a cui i greci aspiravano. Tutti, secondo Walter Otto hanno adorato uno o più dio-persona e solo come persone gli Dèi possono essere pensati. Anche per Walter Otto il meraviglioso è la forma dell'uomo, non la vita in cui l'uomo è immerso.

La visione di Walter Otto parte dalla centralità dell'uomo nei confronti del mondo e della vita. Walter Otto parte dall'idea biblica secondo cui:

Poi Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina. Dio li benedisse; e Dio disse loro: "Siate fecondi e moltiplicatevi; riempite la terra, rendetevela soggetta, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e sopra ogni animale che si muove sulla terra".

Genesi 1, 26 - 28

Da questa visione, imposta e maturata fin dalla prima infanzia, Walter Otto immagina come gli antichi greci pensassero ai loro Dèi. In fondo, anche Platone confermava quella visione degli Dèi e non valeva la pena prendere in considerazione Epicuro quando diceva:

"Gli Dèi di fatti esistono: evidente è la conoscenza che noi ne abbiamo; quali i più li credono, non esistono: le condizioni stesse della loro esistenza essi vengono a toglier loro con la credenza che ne hanno. Ed empio non è chi nega gli Dèi dei più, ma chi alla nozione degli Dèi aggiunge quanto è nella opinione dei più: giacché non prenozioni, ma false supposizioni sono i giudizi che dai più vengono espressi sugli Dèi, ed è in tal modo che i più grandi danni - "di cui solo in esse è" per i malvagi la causa - vengon fatti derivare dagli Dèi, e con essi i più grandi benefici."

Epicuro, Lettera a Meneceo in Scritti Morali, Edizioni BUR, 2001, pag. 51 - 53

Gli Dèi esistono, dice Epicuro, ma la loro forma e la loro natura non è quella che la maggior parte delle persone pensa che sia. Ma se la maggior parte delle persone pensa che gli Dèi siano dei super-uomini dotati di superpoteri, quale avrebbe potuto essere la natura degli Dèi? Forse nemmeno Epicuro lo sapeva o lo immaginava lasciando aperta la risposta dopo aver condannato la superstizione.

All'interno dell'idea del romanticismo tedesco Walter Otto immagina gli Dèi esattamente come Odino, Wotan, e le armate tedesche alla conquista del mondo. In che altro modo potrebbe esserci la superiorità della razza ariana se non si pensa ad un dio-persona o a dèi-persona che guidano le armate di un "popolo" contro altri popoli? Si imita il Dio degli ebrei che uccide i primogeniti egiziani per guidare la sua armata di israeliti alla conquista del mondo.

Noi dobbiamo ricordarcele le parole di Epicuro. Gli Dèi sono ben altra cosa che non super-uomini che guidano armate di macellai alla conquista del mondo. Gli Dèi sono la vita che manifesta sé stessa nella non vita. Non sono l'incoronazione di un potere con cui dominatori di uomini si possono identificare per trae giustificazione nel dominare altri uomini.

Zeus non distrugge i Titani. Zeus, nell'immenso della vita, apre uno spazio, un'isola di ragione per permettere ai figli della materia di percorrere il proprio cammino di Dèi senza essere travolti da un immenso che non potrebbero controllare. Ma i Titani sono qui. Sono la vita stessa. Come Zeus parla attraverso la nostra ragione; i Titani parlano attraverso le nostre azioni e le nostre emozioni.

Questa è una visione che Walter Otto non poteva nemmeno immaginare.

Marghera, 29 marzo 2022

 

La religione pagana e i discorsi sugli Dèi

 

 

Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

30175 Marghera - Venezia

Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

 

 

Sarcofago romano ai Musei Capitolini di Roma

 

Torna all'indice di Religione Pagana

Tracce del tempio di Mater Matuta - Roma