La pagina contiene:
1) Girare lo sguardo;
2) Riconoscere sé stessi come un dio;
3) Mettere ordine nella propria vita quotidiana;
4) Individuare i propri Intenti
5) Costruire il proprio "Vivere per sfida" scegliendo la qualità delle sfide;
6) Il piccolo tiranno - colui che ci obbliga a compattarci e ad elaborare delle strategie;
L'intento può prendere il sopravvento sulla ragione ed essere disciplinato dalla ragione quando l'intento emerge per la volontà dell'individuo di disciplinare la sua ragione.
L'Intento diventa Intento quando viene espresso dal corpo luminoso che cresce dentro all'individuo. Prima che il corpo luminoso manifesti l'Intento nella ragione, la ragione deve predisporsi per poter comprendere l'Intento del corpo luminoso nella coscienza dell'individuo.
Per far questo serve una grande ragione cosciente e consapevole di sé stessa che sappia ipotizzare i suoi limiti ma che nello stesso tempo sappia farsi travolgere da emozioni e da sensazioni anche quando non è in grado di descriverne la qualità o l'origine.
Questo modo di essere della ragione lo definisco normalmente "autodisciplina" che non è un "irrigidimento" dell'individuo, ma è una lustrazione continua degli strumenti con cui affrontiamo la vita quotidiana.
Vi ricordate quando ci siamo tolti dal centro del mondo?
Quando ci siamo accorti che essere al centro del mondo è una fregatura?
C'era qualche cosa che non funzionava fra l'illusione di essere nei pensieri e nelle azioni del dio padrone e le necessità di affrontare la vita. Quella forza che agì dentro di noi per farci comprendere quello stridere fra collocazione sociale e stato emotivo costruisce l'insoddisfazione che ci spinge a cercare soluzioni in relazioni diverse con il mondo in cui viviamo. Quell'insoddisfazione è la prima e più elementare manifestazione dell'Intento Universale dentro di noi.
Una necessità d'agire che si manifesta con tanta più impellenza tanto più è forte la nostra tensione di espansione della vita dentro di noi.
Un agire dell'Intento Universale che avverrà in termini dolorosi tanto meno noi lo armiamo di strategie con le quali esprimersi nell'oggettività in cui viviamo. Sarà appassionato o supplichevole a seconda di come noi lo veicoliamo. Con tanta più passione e partecipazione emotiva vivremmo la nostra Titanomachia e più gloriosa sarà l'espressione di Intento.
L'intento è muto nelle persone che hanno distrutto il loro intento imponendogli l'ideologia del dovere a cui hanno piegato le loro emozioni e la loro vita. L'Intento muto ha svuotato la persona e i meccanismi psichici che avrebbero dovuto essere riempiti di "tensioni di sfida" ora sono pieni di tensioni malate; dalle nevrosi, alle ossessioni, dalla depressione, all'angoscia e alla disperazione. Queste persone non provano più il dolore generato dall'impotenza di non poter esprimersi, ma provano il dolore della disperazione per la prossima morte della ragione. Una morte che sentono avvicinarsi e, davanti alla quale, si sentono disarmati e impotenti.
La forza che ci ha costretto a cercare delle strategie di vita è l'Intento Universale che si esprime attraverso l'Intento dentro di noi e che è l'origine e fine della nostra esistenza. L'Intento dentro di noi risponde all'Intento Universale e noi lo veicoliamo nella nostra quotidianità. Nel farlo, e per poterlo fare, siamo costretti ad attrezzarci.
Il sistema educazionale spinge le persone a "perdere tempo". Ci sping a credere che "una cosa vale l'altra. In ogni percorso religioso e in ogni esperienza, c'è qualche cosa di utile. Che nulla va gettato via". Si seguono mille mode, mille campane, e non si permette alle tensioni di Intento di espandersi con continuità.
Questa tecnica, con cui distruggere le possibilità di costruirsi degli individui, di crescere arricchendosi, è una tecnica molto usata dal comando sociale, ma è, comunque, meno ossessiva oggi di quando venivano alzati i roghi.
Quando alle tensioni di Intento si risponde, entrano in campo le nostre azioni. Il nostro agire come risposta alle nostre tensioni è un riconoscere che noi siamo Dèi fra Dèi.
Abbeverarsi alla fonte che disseta l'arsura prodotta da Intento come necessità d'agire: "Devo pur fare qualche cosa! Non si può sempre subire! Non si può essere sempre impotenti! Ci deve pur essere una soluzione!"
Le azioni fatte nello spazio, nella società, nella Natura, hanno la loro corrispondenza nel mondo del tempo; hanno un impatto ben più ampio di quanto lo spazio faccia credere e vengono modificate le Linee di Tensione. A volte i sono delle tensioni che si propagano diventando mode, necessità o modi di essere di parte rilevante della popolazione solo perché una vibrazione, una rabbia, un desiderio o una necessità hanno colto l'onda giusta.
Poi, i meccanicisti della ragione cercheranno spiegazioni razionali e radici dei "nuovi fenomeni" ignorandone l'origine emotiva.
Sfida dopo sfida, qualche persona, qualche volta, si monta la testa e perde di vista l'Intento.
Una persona, specialmente quand'era bambino, quanta energia ha impiegato per "scuotere la propria vita"?
Quali erano le sue condizioni di partenza? E' importante che molte persone scuotino la loro esistenza perché costoro aiutano anche noi a scuotere la nostra esistenza. Dalla quantità dello scuotere emerge sempre la qualità di coloro che iniziano cammini portentosi. Rispondere alle sollecitazioni di Intento dentro di noi porta necessariamente a vivere per sfida. A vivere con una visione d'insieme, strategia. A vivere con voluttà e con passione.
Quando si assiste alle azioni del mondo cogliendo il loro aspetto magico, tutte le "cose", le tensioni, le azioni, assumeranno una diversa importanza rispetto a quando il mondo veniva considerato come una muta forma di oggetti fra i quali ci si muoveva come tanti dio onnipotenti. La strategie, con cui si manifesterà l'Intento, che verranno organizzate nei confronti o per agire in situazioni sociali, che si vuole ordinare o alle quali si vuole far cambiare direzione, scuoterà la nostra energia e metterà ordine nelle tensioni che proietteremo nel mondo attorno a noi.
Tutto il mondo che abbiamo attorno, risponderà di conseguenza. Il mondo risponde ad ogni azione fatta, spesso risponde con aggressioni o con "riformulazione del giudizio" nei confronti di chi agisce nel mondo.
Quando l'Intento spinge le persone ad agire su obbiettivi o cose che il soggetto ritiene importanti e che, al contrario, l'insieme delle persone vuole "sorvolare" perché coinvolgerebbe la loro struttura emotiva, lo scuotimento che si è ottenuto della propria energia, scatena una conflittualità con le persone con cui volete condividere i vostri obbiettivi. Non siete più la stessa persona con cui le persone, che vi stanno attorno, hanno costruito le loro relazioni, siete una persona di versa, una persona "potente" che vuole raggiunger degli obbiettivi che loro nemmeno pensavano discutere. Ora dovete essere guardati con sospetto.
Tutto diventa conflitto. Le stesse persone che vi stanno attorno trovano la vostra azione conflittuale. Loro vi avevano inseriti nei loro schemi. Vi avevano attribuito delle categorie nelle quali vi infilavano. Ma se voi diventate propositivi; se voi proponete di raggiungere degli obbiettivi, i loro schemi saltano. Non siete più il succube, ma siete l'agente operativo che manifesta, anche e soprattutto nei loro confronti che pensavano di controllarvi, delle tensioni e dei bisogni con la volontà di raggiungerli.
La possibilità delle persone di continuare a portare a buon fine le strategie, quali risposte alle necessità di Intento che spinge dentro di loro, è data dalla capacità di risolvere (e non ci sono delle soluzioni migliori delle altre) le contraddizioni che si sono manifestate nelle persone che ci stanno attorno. Costruire un nuovo equilibrio: QUALUNQUE ESSO SIA.
E' come nel Viaggio a Ixlan di Castaneda. Il mondo in cui viviamo non si riconosce più. Non esiste un "tornare indietro". La nostalgia struggente di quello che fu, altro non è che rimpianto per un presente che avrebbe potuto essere se le nostre scelte fossero state diverse. Ma le nostre scelte non potevano essere diverse in quanto quelle scelte e solo quelle scelte in quell'oggettività noi eravamo in grado di fare. Non si può tornare indietro né è possibile un diverso presente: sono però possibili dei futuri diversi partendo da questo presente. Dipende dalle scelte che vengono fatte oggi. Quando l'individuo decide di agire modifica tutto il mondo che lo circonda. Tutto il mondo fermenta per il suo agire. Gli equilibri che vengono a crearsi, per effetto dell'azione, attorno a noi hanno modificato la percezione del mondo di chi agisce, ma hanno cambiato la descrizione del mondo dei soggetti che ci stavano attorno.
Quale risultato otteniamo?
Gli intenti, per i quali abbiamo messo in moto la nostra energia e formulato le nostre strategie, vengono superati sia dalla modificazione del mondo in cui viviamo, sia dalla modificazione della nostra percezione del mondo. Il dischiudersi di nuove e diverse possibilità ci porta a formulare nuove e diverse strategie d'esistenza. Spesso gli "intenti" che cis iamo dati vengono superati, non necessariamente raggiunti.
Perché?
Perché la descrizione del mondo dalla quale partivamo e dalla quale abbiamo formulato i nostri intenti, si è, nel frattempo, modificata quando si è modificata la nostra percezione del mondo.
E questo:
"L'Intento che può essere detto Intento
non è l'eterno Intento
il nome che può essere nomato
non è l'eterno nome!"
Si sono svegliate energie, si è lottato per costruire nuove e divere relazioni. Si cono costruite delle relazioni con l'Intento Universale proiettando il nostro Intento attraverso le nostre azioni (sia pur mediato dalla ragione), ora, l'Intento Universale, sposta il nostro punto di vista.
Gli Intenti dai quali eravamo partiti si trasformano in nuovi Intenti. Riuscire ad individuarli, facendoli emergere dentro di noi, armonizzando le nostre tensioni, le nostre passioni, e le nostre predilezioni, è una grande operazione di Stregoneria. Significa cambiare il proprio cammino soggettivando l'oggettività nella quale viviamo.
Non esiste un tornare indietro.
Si è sistemato il proprio quotidiano; si sono superati gli scopi che, spacciati per Intento, hanno messo in moto la nostra energia.
In quella situazione si è superato il timore di apparire per ciò che siamo. Si sviluppa un sottile piacere e autocompiacimento nella nostra capacità di vedere e cogliere aspetti o dare importanza ad aspetti che altre persone non colgono. Si vive per sfida non quando si fanno grandi cose, ma quando si stanno facendo le cose normali della nostra esistenza.
Ci sono tre cose nuove che iniziamo a fare:
1) Abbiamo spostato lo sguardo e siamo in grado di intuire gli effetti delle nostre azioni (quantità e qualità a seconda del nostro divenuto).
2) Spostiamo le nostre tensioni caricandole di possibilità di veicolazione nell'oggettività; facciamo agire le nostre tensioni attraverso piani diversi (quello della ragione, quello del tempo, quello emotivo) e si propagano in molte direzioni.
3) Siamo in grado di concentrare le nostre emozioni nel tempo; il mutamento ci emoziona; ci emoziona agire per produrre il mutare del presente; ci emozionano le emozioni che provengono dal mondo.
Quando si fanno queste tre cose, nel quotidiano, che se ne sia consapevoli o meno, si sta vivendo per sfida.
Si sta sfidando la propria vita!
Ora è necessario disciplinare tutto questo, compattarsi. Le troppe emozioni travolgono le persone. Usare il vivere per sfida trasforma le persone e rischia di portarle verso una sorta di onnipotenza; percepire il mondo, le trasformazioni, la direzione e le risposte del mondo, possono travolgere l'individuo in una sorta di illusioni in cui la vita dell'individuo viene circoscritta. Cassandra ha un grande potere, ma non è in grado di mediarlo con chi quel potere non ha. Lei dice le cose, ma il mondo non le recepisce.
L'intento di compattarsi e di autodisciplinarsi porta le persone a cercare le situazioni nelle quali poter fare questo.
Le persone hanno, a questo punto, superato (qualche volta risolto le situazioni per cui abbiamo iniziato le prime strategie. Si sono costruiti equilibri, spero soddisfacenti, con le persone che ci stavano attorno le quali, anche se non sono in grado di comprendere quello che facciamo, non ci considerano né fuori di testa, né nemici da distruggere.
Ora non resta che trovare un "Piccolo Tiranno". Qualcuno lo ha in casa. Un piccolo tiranno che ci costringa in una sfida nella quale siamo costretti, per sopravvivere, a compattare le nostra energia. Non cercatevi un Piccolo Tiranno troppo grosso e non esercitate, per lo stesso motivo, intenti o obbiettivi impossibili, assoluti, fantasiosi. Ricordare che le sfide con i piccoli tiranni non si vincono come si vince una guerra, conquistando. Si vincono trasformando noi stessi. Compattandoci. Cambiando il nostro punto di vista sul mondo. Meglio ancora se il piccolo tiranno giunge sul vostro cammino portato dall'Intento.
Al di là di tutto, la necessità di compattarci assorbe gran parte della nostra esistenza perché si tratta di rafforzare la duttilità della ragione per rafforzarla dal tentativo del Corpo Luminoso, che cresce dentro chi pratica l'Intento, di trasferire la propria percezione e le proprie modalità operative nel quotidiano della ragione. Quando capita, normalmente, nella nostra società, le persone vengono ricoverate in psichiatria.
Le sfide della vita le provochiamo o le incontriamo nella necessità di vivere. Le incontriamo quando cogliamo i movimenti, le trasformazioni, i fenomeni del mondo che ci circonda e che questo riversa verso di noi nel tentativo, spesso, di trasformarci in succubi o in prede.
Da questo momento non siamo più in grado di farci gli affari nostri.
L'Intento fa in modo che gli affari del mondo siano gli affari nostri. Vuole che no partecipiamo alla vita. Vuole impedirci, a tutti i costi, che noi cu consideriamo esterni o estranei alla vita stessa.
In Stregoneria questo porta il nome di "Soggettivare l'oggettività". Un soggettivare nella direzione in cui l'intento ci spinge.
E se non ci si compatta?
Allora arriva la fregatura!
Prima si era inconsapevoli. In una beata e inconsapevole onnipotenza si viveva alle falde di un vulcano nell'illusione che quel vulcano non sarebbe mai esploso. Ora si è consapevoli che quel vulcano può eruttare, i segni appaiono chiari alla nostra percezione e alla nostra ragione. Continuiamo a vivere alle falde del vulcano, ma mentre prima eravamo tranquilli, ora viviamo angosciati, consapevoli del pericolo, ma impotenti a sottrarci.
Si verificano due alternative:
1) O viviamo nel terrore fino all'eruzione del vulcano;
2) O viviamo impeccabilmente affrontando le sfide della vita e cercando quelle più confacenti alle nosre predilezioni;
Dal vulcano si può scappare, ma da noi stessi no.
Avete vagamente un'idea quanti siano gli Esseri attorno a noi che sanno ed agiscono:
1) Consapevoli e capaci di intuire gli effetti delle loro e delle nostre azioni, e non solo nello spazio a tre dimensioni?
2) Quanti Esseri, attorno a noi, sanno agire in piani diversi dello spazio oltre le tre dimensioni?
3) Quanti Esseri agiscono, anche in modo inconsapevole, sulle Linee di Tensione e nel tempo come spazio?
L'azione di questi Esseri, nell'oggettività in cui viviamo, noi la subiamo. Gli effetti di queste azioni, sotto forma di fenomeni che provengono dal mondo, ci arriva addosso come macigni. A volte, di molti di questi fenomeni, non ne siamo nemmeno consapevoli, li subiamo a livello inconscio e le nostre stesse risposte appaiono alla nostra coscienza come un emergere dal nostro profondo. Si tratta di macigni emotivi, che agiscono sul nostro stato d'animo costruendo delle tensioni emotive per le quali la nostra ragione si affanna a trovare delle spiegazioni attribuendone la responsabilità a questo o a quell'oggetto. A questa o a quella causa. Spesso attribuiamo gli accadimenti alla fortuna o alla sfortuna o, altri ancora, li attribuiscono all'intervento del loro dio padrone. Eppure, quei fenomeni, provenienti da quegli Esseri e da differenti piani di percezione, hanno lo scopo di modificare il nostro stato. Spesso trasformandoci in prede.
Il nostro intento è una barriera che ci protegge. Funge da filtro nei confronti dei fenomeni del mondo selezionandoli: da un lato quelli che ci servono, dall'altro lato quelli che ignoriamo perché ci inducono ad agire in un modo contrario al nostro intento e, perciò, ai nostri interessi. Essere compatti sul nostro Intento ci permette di sfuggire alle "trappole" che dal nostro sconosciuto tendono a catturarci.
Non si cattura solo il corpo di un soggetto. Si catturano le emozioni. Si cattura la sua attenzione. Si cattura la sua volontà. Si catturano le sue scelte. Si cattura il suo agire. Si cattura e si fa funzionare per intenti non suoi e per rispondere a bisogni diversi dai suoi intenti.
Essere impeccabili nel perseguire i propri intenti ci protegge dallo sconosciuto: cioè da coloro che tentano di perseguire i loro intenti ma da dimensioni o realtà che ci sfuggono. Non è necessario che io sappia come si muovono gli Esseri nel mondo del tempo; è sufficiente che io sia impeccabile nel mondo in cui la mia coscienza si muove.
Che cos'era quel mal di testa?
Che cos'era quel fastidio irritante?
Perché mi sono svegliato con la giornata storta?
Perché oggi non ne azzecco una?
Questo dolore alla spalla: "E' solo un colpo di vento o qualche cosa ha sfruttato una mia fragilità facendomi pensare che era solo un colpo di vento?"
Essere compatti non ferma il virus della polmonite, può limitare i danni in un corpo sano. La vita non è fatta solo di virus della polmonite, la vita è fatta anche della distrazione a 150 all'ora in autostrada o del colpo di sonno alla guida.
Per essere compatti è necessario vivere per sfida. Normalmente, l'Intento Universale, una volta incontrato dall'intento individuale, fa incontrare sfide tanto più dure quanto più si vuole fingere di ignorarlo.
Tanto più le persone copstrusicono le relazioni emotive col mondo circostante, le sue tensioni, i suoi intenti costruendo una relazione di mutuo vantaggio in funzione della trasformazione del presente, le sfide che l'Intento Universale ci presenterà saranno all'interno di quel percorso.
Ricordo che: L'Intento, l'Eros Esiodeo, è il tiranno della vita per eccellenza.
Scritto per il dibattito pubblico del 27 giugno 2002
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Cod. ISBN 9788891170897
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
Ultima formattazione 21 ottobre 2021
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