53esima Biennale di Venezia: La Religione Pagana come bisogno umano espresso nell'arte.
Argomenti di Religione Pagana.
La mostra del pittore Alessandro Verdi. Espone in Campo della Tana a Castello 2126/A.
Il "navigare nell'incertezza" è un tema fondamentale per ogni religione che si impossessa degli uomini. L'uomo, per ogni religione padrona, naviga nell'incertezza della vita e ogni religione padrona, per assicurarsene il possesso, tende a rassicurarlo fornendogli delle risposte che, tuttavia, non solo non eliminano l'incertezza, ma, una volta usate dalla ragione per giustificare l'angoscia della propria provvisorietà, portano l'uomo verso la malattia mentale come inadeguatezza della sua capacità di gestire il proprio quotidiano.Le religioni padrone dicono all'uomo che cosa deve fare per navigare sicuro fra i flutti della vita. Le religioni padrone dicono ciò che è bene e ciò che è male fornendo porti sicuri alla ragione dell'uomo. Ma queste religioni sono frutto dei desideri dell'uomo, come Madre Lua degli antichi Italici: che il flagello colpisca chi produce la mia angoscia che nelle religioni rivelate si trasforma nella provvidenza del dio padrone contro coloro che producono la mia angoscia.
Quelli proposti dalle religioni non sono porti sicuri, ma inganni per il navigante. Canti di sirene che portano l'uomo ad abbracciare Circe o il cristo nell'illusione che sia posto fine all'angoscia della vita. Che ai naviganti della vita piaccia o meno, devono giungere alla morte del corpo fisico e non importa se quel viaggio lo fanno glorioso o miserabile. Ogni viaggiatore che sale sulla nave della vita della Natura, al momento della sua nascita, da quella nave deve scendere. Quel giorno che scende, il giorno che il suo corpo muore, quella è la sua meta. Sia che lui l'abbia voluta sia che gli sia stata imposta. E' importante sapere se costoro sono stati in grado di reggere il timone e di stendere le loro vele. E' importante, nella nostra incertezza, se questi naviganti sono giunti ad Itaca.
C'è uno spazio psico-fisico dentro all'uomo in cui le sfide affrontate nella quotidianità, gli sforzi emotivi indotti dalle passioni e dai desideri, diventano sostanza che la ragione respinge allontanandole dalla coscienza. E' l'aspetto divino dell'uomo che chiede alla coscienza di essere vissuto. Questo emergere del divino è respinto dalla ragione che vuole chiudere la vita dell'uomo fra forma e quantità. Vuole chiudere le emozioni dell'uomo in una morale il cui scopo è quello di dare forma (il bene e il male) e quantità (quali sono permesse e quali vietate) di veicolazione delle emozioni stesse.
E così nell'uomo si erge l'eterna lotta del bene e del male. Scrive Plutarco in "Iside e Osiride":
"E questi, infatti, riconoscono l'esistenza di due Dèi che sono tra loro in competizione: l'uno produce il bene, l'altro il male. Vi sono quelli che chiamano dio il migliore tra i due, e l'altro, demone, come fa il mago Zoroastro, ... E questo, allora, dava all'uno il nome di Horomazes, all'altro quello di Arimanios; e inoltre dimostrava che l'uno, tra ciò che è percepibile con i sensi, si apparentava soprattutto alla luce e l'altro, al contrario, alle tenebre e all'ignoranza; tra i due in mezzo si collocava Mitra, che per questa ragione i Persiani chiamavano «mediatore» ...."
E' in questo spazio psico-fisco che Alessandro Verdi colloca le sue opere e la sua incertezza nella navigazione della vita. Là dove la specie umana ha collocato gli strumenti della trasformazione psico-fisica dell'uomo in un Dio, l'arte di Alessandro Verdi coglie lo sgomento della ragione davanti all'ignoto divino che sorge dentro l'uomo. Si tratta di quello spazio in cui avviene quell'attività di cui possiamo prendere coscienza soltanto nel sognare. Dove l'esperienza quotidiana si trasforma in sostanza attraverso la percezioni del mondo che la ragione, ancorata nella forma e nella quantità, ignora. Queste percezioni, che oggi la specie umana fa giacere nel fondo della sua coscienza, la specie umana le usava fin da quando i suoi antenati nuotavano nel brodo primordiale.
Gli strumenti della trasformazione psico-fisica dell'uomo in un dio elaborano l'esperienza e la trasformano in sostanza. Questa trasformazione viene trasmessa alla coscienza dalla ragione come una lotta che la ragione, consapevole della sua inutilità in mondi senza forma e senza quantità, combatte contro il "male".
Lei, la ragione, che pensa a sé stessa come assoluto bene, desidera essere in eterno, ma è destinata a perire col corpo fisico. Non vuole pensarsi come uno strumento dell'uomo, ma la sua padrona, e per questo non vuole accogliere la percezione del dio che cresce dentro all'Essere Umano. Il sogna diventa lo spazio in cui le sfide nel quotidiano, in cui la ragione impegna le emozioni degli uomini, e gli strumenti della specie, che trasformano le emozioni impiegate in un corpo che cresce e che percepisce le realtà in mondi la cui sostanza è il tempo e le emozioni, si incontrano in un conflitto di percezioni che si risolve nella trasformazione e nel divenire del singolo individuo.
Il sognare, con gli incubi che la ragione impone; gli strumenti della trasformazione psico-emotiva nella costruzione del dio che, quando non vengono riempiti di esperienze e di sostanze dalla ragione, urlano la loro disperazione producendo angoscia, depressione, nevrosi, fobie affinché la ragione risponda loro; la percezione del dio che cresce dentro all'Essere Umano che percepisce i mondi del tempo e delle emozioni e che quando la ragione se ne appropria delira di onnipotenza e quando, invece, sfidano la forma e la quantità della ragione, angosciano e terrorizzano la ragione che non può accettare la presenza di mondi senza forma e senza quantità.
Alessandro Verdi affronta, con le sue opere in quest'esposizione della biennale di Venezia, affronta il SOGNO NERO!
Il Sogno Nero è il sogno in cui la ragione ha perso la forza di imporre le sue immagini; è il sogno in cui la ragione non è in grado di cogliere le intuizioni e trasformarle in immagini; è il sogno in cui il dio che cresce nell'Essere Umano ha squarciato la coscienza dell'uomo e l'ha costretta a muoversi nel tempo e nelle emozioni.
Navigare nell'incertezza e tenere ben ferma la barra dell'esistenza nella rotta per Itaca.
Riuscirà l'uomo a controllare il dio che cresce dentro di lui impedendogli di scalzare la ragione nella sua vita quotidiana? Riuscirà ad impedire alla ragione la rinuncia, l'accettazione della sottomissione, nella vita quotidiana per continuare ad alimentare il dio che cresce dentro di lui? Riuscirà ad impedire alla ragione di uccidere il dio che cresce dentro di lui facendo delle angosce, delle fobie, della depressione, delle nevrosi, della paranoia, la manifestazione psichica e ideale dell'individuo nella sua quotidianità? Riuscirà quell'uomo ad armonizzare la percezione del dio che cresce dentro di lui e che spinge per giungere alla coscienza con la percezione razionale della ragione? Riuscirà, in altre parole, quell'individuo a tenere fermo il timone e a spiegare le vele nelle tempeste che avvengono dentro e fuori di lui e giungere ad Itaca? Là a Itaca, dove muore il corpo fisico e nasce il corpo di energia che la vita fisica ha costruito. Là dove muore la ragione, con la sua percezione della forma e della quantità, e il dio che nasce può dispiegare le proprie emozioni e le proprie percezioni non più legato alla forma. Molti, dalle coste di Ilio sono partiti per Itaca. Solo Ulisse è giunto a Itaca mentre i compagni di viaggio sono stati, di volta in volta, inghiottiti dai problemi della vita. Si chiama "autodisciplina" ed è la battaglia, come scrive Plutarco, fra "Horomazes e Arimanios" (con qualunque nome la chiami, sempre lo stesso profumo avrà la rosa). Fra il mondo della ragione costruito da Zeus per i suoi figli, gli Esseri della Natura, e le forze dei Titani che spingono gli Esseri della Natura a diventare Dèi.
Dove sta la luce? Dove sta il buio? Al centro di "Horomazes e di Arimanios" sta Mitra: l'uomo in cui quella lotta avviene e da quella lotta cresce e si trasforma. L'uomo è il Titano che mette al proprio servizio "Horomazes e Arimanios", che nutre la propria conoscenza dalla lotta fra i due, ma che non si fa conquistare da nessuno.
Le visioni presentate da Alessandro Verdi le conosciamo molto bene. Ogni Stregone le vive nella sua infanzia come uno dei passaggi e ogni Essere Umano le vive spesso con la consapevolezza di essere davanti alla propria Armagheddon: la battaglia per la propria vita!
Marghera, 15 luglio 2009
Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |