Perché e come Yahweh divenne uno degli arbitri della
Partita Mondiale di Calcio della Filosofia

di Claudio Simeoni

Partita di calcio mondiale della filosofia

 

Gli operai vivono sempre sogni disturbati.

E' proprio dell'operaio una continua incertezza per il futuro. L'operaio, per quanto guadagni, guadagna sempre in relazione al tempo di lavoro che viene contato in giornate lavorative, in ore lavorative e spesso viene pagato a fine mese. L'operaio lavora, ma verrà pagato? Esiste il dovere, per chi lo ha ingaggiato, di pagarlo? E poi, il lavoro ci sarà anche per il mese prossimo?

E' proprio dell'operaio confidare in un futuro che non sempre collima con le sue aspettative.

Gli interessi dell'operaio sono favoriti da una società stabile, magari in una situazione di sviluppo economico, perché l'operaio guadagna poco, ma per vivere, quel poco deve essere costante e sicuro.

Prima ci fu la globalizzazione che ridusse il lavoro degli operai e costrinse gli operai a reinventarsi mettendo in difficoltà una società che si vide sottrarre benessere perché, nell'incertezza, ognuno difende sé stesso. Poi fu la volta della deglobalizzazione con inflazione, aumento dei prezzi e scarsità di manodopera, non solo specializzata, ma semplicemente in grado di sopportare di essere "operaio".

Incertezza.

E l'incertezza abita i sogni che appaiono sempre disturbati. E' come se nel sogno il lavoro continuasse. Le macchine sono in funzione, le merci da trasportare, i pezzi fusi da ripulire dalle sbavature. Il giorno si riversa nella notte. Abita i sogni. Il riposo non è mai del tutto soddisfacente.

Poi, quei sogni vengono abitati da altro.

"Sei arrivato!"

"Ora cerca!"

E la necessità di cercare si fa sempre più necessaria e assume l'aspetto dell'urgenza.

E' buio in quella fabbrica e l'operaio è solo. Un filo di nebbia entra dalla porta del capannone. L'operaio esce. Fuori c'è la macchina per il caffè; una pausa ci vuole a quell'ora.

L'operaio esce dal capannone e si guarda stupito; il cortile è sparito. Davanti a lui si presenta una sorta di strada che penetra il buio. Un buio assoluto che gli impedisce di vedere oltre i bordi di quella strada. "Chissà dov'è la macchina per il caffè!" pensa mentre sta prendendo la decisione di percorrere quella strada.

Passo dopo passo. La strada scende o sale? Se lo chiede, ma non sente fatica nel percorrerla

Non si rese conto di quanti passi avesse fatto ritrovandosi, quasi all'improvviso su una sorta di piazza dove quella strada sembrava terminare.

L'operaio si guardò attorno, gli edifici erano strani. Non si potevano definire né moderni né antichi. "Instabili e provvisori" furono le parole che gli balzarono nella mente.

La sua attenzione fu attratta da un uomo che solitario, quasi nel mezzo della piazza, appoggiato ad una mezza colonna piangeva manifestando disperazione. Un dolore e una profonda disperazione. Con le mani si batteva ripetutamente il viso.

L'operaio si avvicinò e, preso da compassione, chiese al poveretto perché fosse così disperato.

E il disgraziato iniziò col dire:

Perisca il giorno in cui nacqui
e la notte in cui si disse: "E' stato concepito un uomo!".

Quel giorno sia tenebra,
non lo ricerchi Dio dall'alto,
né brilli mai su di esso la luce.

]Lo rivendichi tenebra e morte,
gli si stenda sopra una nube
e lo facciano spaventoso gli uragani del giorno!

Quel giorno lo possieda il buio
non si aggiunga ai giorni dell'anno,
non entri nel conto dei mesi.

Ecco, quella notte sia lugubre
e non entri giubilo in essa.

La maledicano quelli che imprecano al giorno,
che sono pronti a evocare Leviatan.

Si oscurino le stelle del suo crepuscolo,
speri la luce e non venga;
non veda schiudersi le palpebre dell'aurora,

poiché non mi ha chiuso il varco del grembo materno,
e non ha nascosto l'affanno agli occhi miei!

E perché non sono morto fin dal seno di mia madre
e non spirai appena uscito dal grembo?

Perché due ginocchia mi hanno accolto,
e perché due mammelle, per allattarmi?

Sì, ora giacerei tranquillo,
dormirei e avrei pace

con i re e i governanti della terra,
che si sono costruiti mausolei, o con i principi, che hanno oro
e riempiono le case d'argento.

Oppure, come aborto nascosto, più non sarei,
o come i bimbi che non hanno visto la luce.

Laggiù i malvagi cessano d'agitarsi,
laggiù riposano gli sfiniti di forze.

I prigionieri hanno pace insieme,
non sentono più la voce dell'aguzzino.

Laggiù è il piccolo e il grande,
e lo schiavo è libero dal suo padrone.

]Perché dare la luce a un infelice
e la vita a chi ha l'amarezza nel cuore,

a quelli che aspettano la morte e non viene,
che la cercano più di un tesoro,

che godono alla vista di un tumulo,
gioiscono se possono trovare una tomba...

a un uomo, la cui via è nascosta
e che Dio da ogni parte ha sbarrato?

Così, al posto del cibo entra il mio gemito,
e i miei ruggiti sgorgano come acqua,

perché ciò che temo mi accade
e quel che mi spaventa mi raggiunge.

Non ho tranquillità, non ho requie,
non ho riposo e viene il tormento!

Giobbe 3, 3 - 26

L'operaio gli mise una mano sulle spalle e chiese ancora: "Qual è il motivo della tua disperazione?"

E quello raccontò la sua storia:

"Dio ha giocato con la mia vita, dice di aver dato, ma sicuramente ha preso per il suo divertimento. Dio ha distrutto quanto avevo costruito. Dio si ubriaca e quando si ubriaca non sa riconoscere gli amici dai nemici e si comporta con i suoi amici come se fossero bestie da mandare al macello."

Poi quell'uomo, che disse di chiamarsi Giobbe, raccontò:

Satana rispose al Signore e disse: "Forse che Giobbe teme Dio per nulla? Non hai forse messo una siepe intorno a lui e alla sua casa e a tutto quanto è suo? Tu hai benedetto il lavoro delle sue mani e il suo bestiame abbonda di terra. Ma stendi un poco la mano e tocca quanto ha e vedrai come ti benedirà in faccia!". Il Signore disse a satana: "Ecco, quanto possiede è in tuo potere, ma non stender la mano su di lui". Satana si allontanò dal Signore.

Ora accadde che un giorno, mentre i suoi figli e le sue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del fratello maggiore, un messaggero venne da Giobbe e gli disse: "I buoi stavano arando e le asine pascolando vicino ad essi, quando i Sabei sono piombati su di essi e li hanno predati e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo".

Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "Un fuoco divino è caduto dal cielo: si è attaccato alle pecore e ai guardiani e li ha divorati. Sono scampato io solo che ti racconto questo".

Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I Caldei hanno formato tre bande: si sono gettati sopra i cammelli e li hanno presi e hanno passato a fil di spada i guardiani. Sono scampato io solo che ti racconto questo".

Mentr'egli ancora parlava, entrò un altro e disse: "I tuoi figli e le tue figlie stavano mangiando e bevendo in casa del loro fratello maggiore, [19]quand'ecco un vento impetuoso si è scatenato da oltre il deserto: ha investito i quattro lati della casa, che è rovinata sui giovani e sono morti. Sono scampato io solo che ti racconto questo".

Giobbe 1, 9 - 19

"Pensavo di aver concluso con le disgrazie, ma a Dio piace giocare a carte e sbronzarsi piantando vigne e trasformando l'acqua in vino e così si rimise a giocare un'altra volta a carte e, naturalmente perse e io pagai il prezzo della sua scommessa."

E continuò a raccontare le sue disgrazie:

Satana si allontanò dal Signore e colpì Giobbe con una piaga maligna, dalla pianta dei piedi alla cima del capo. Giobbe prese un coccio per grattarsi e stava seduto in mezzo alla cenere.

Giobbe 2, 7-8

L'operaio chiese: "Ma perché non hai preso a calci Dio?"

Giobbe guardò esterrefatto l'operaio dicendo:

"Nudo uscii dal seno di mia madre,
e nudo vi ritornerò.
Il Signore ha dato, il Signore ha tolto,
sia benedetto il nome del Signore!".

Giobbe, 1, 21

"Non diciamo stupidaggini," replicò l'operaio "prima di tutto, nudo, sei uscito dal ventre di tua madre, ma non eri privo di tutto perché tua madre ha nutrito la tua coscienza e la tua consapevolezza mentre crescevi nel suo ventre. Certamente potrai essere seppellito nella terra, ma non c'è nessun posto in cui tornare specialmente se sei convinto che quanto hai costruito col lavoro (più dei tuoi schiavi che non tuo) non sia frutto del lavoro, ma sia regalato dalla provvidenza del tuo Dio che, pertanto, avrebbe il diritto di toglierti quello che hai nel momento stesso in cui avrebbe il dovere di ripagarti della fatica che hai impegnato per lavorare. E' il ladro che ti toglie quello che hai; pensare di seguire un Dio che agisce come un ladro rubando la fatica del lavoro è un'idea sciocca e codarda. L'idea dell'arrogante prepotente che si fa forte con i deboli e vigliacco con i forti."

"Vado io a trovare Dio" disse l'operaio "in fondo so giocare a scopa con l'asso, cinque punti a mano più le eventuali scope."

"Pensi di essere più astuto o più abile di Dio?" chiese Giobbe.

"In questo universo, dove tutto è così incerto, evanescente, ho incontrato la tua disperazione come fosse un oggetto reale. Con la tua disperazione nutrivi l'arroganza di Dio che non può vivere senza nutrirsi di dolore. Il dolore che impone alle persone è il suo piacere e la sua debolezza perché nel momento in cui le persone cessano di essere disperate, quel Dio inizia a soffrire e a supplicare che qualcuno, per lui, distribuisca dolore fra gli uomini."

Giobbe aveva smesso di piangere e guardava quell'operaio, un po' avanti negli anni, mentre si avviava superando la piazza passando attraverso quei muri.

E raggiunse il luogo.

Un giorno, i figli di Dio andarono a presentarsi davanti al Signore e anche satana andò in mezzo a loro. Il Signore chiese a satana: "Da dove vieni?". Satana rispose al Signore: "Da un giro sulla terra, che ho percorsa".

Giobbe 1, 6 - 7

"Anch'io ho percorso la terra!" Proruppe all'improvviso l'operaio rivolto a Dio. Nella sala ci fu un mormorio mentre Dio iniziò a fissare il nuovo venuto. L'operaio non lasciò il tempo a Dio di aprire bocca: "Scopa con l'asso, carte trevigiane, cinque punti a mano più le scope al 21 uno vince e l'altro perde."

"Se vinci tu, che cosa vuoi?" chiese Dio.

"Pigliarti a calci da qui all'eternità!" rispose l'operaio.

"E se vinco io?" chiese Dio.

"Alzi il culo e vieni a vedere come sono gli uomini." Rispose l'operaio.

"E perché dovrei giocare?" Chiese ancora Dio.

"Hai già giocato." Rispose l'operaio "Hai giocato e hai vinto! Non ti resta che alzare il culo e non chiedermi dove e per cosa, perché devo ancora trovare gli altri tre. A proposito" aggiunse l'operaio "tu come ti chiami? Non vorrai mica che io ti chiami Dio. Io di Dèi ne conosco a migliaia e ognuno di loro ha un nome."

"Perché dici che ho già giocato?" chiese Dio.

"Perché hai chiesto qual era la posta e questo è l'inizio del gioco. Un gioco che non potevo vincere, ma che potevo solo giocare."

"Qual è il tuo nome? Come ti fai chiamare, a parte Dio?" chiese ancora l'operaio.

"Io sono Yahweh colui che disse "Sia la luce!". E la luce fu."

"Bene, Yahweh "che disse "Sia la luce!" e la luce fu,", ci si vede!"

"Tu credi che non possa accadere a te ciò è accaduto a Giona?" Chiese Yahweh all'operaio con aria seria e irritata.

"No!" rispose secco l'operaio "ciò che appartiene all'immaginazione è confinato nell'immaginazione e si trasforma in reale solo se chi immagina desidera che la sua immaginazione sia la realtà che vive. Tu puoi colpire chi ti ritiene reale e riempie di sostanza la tua immagine. Senza le persone che credono, tu non esisti allo stesso modo di Cappuccetto Rosso o del Cavaliere senza testa. Così per me non esistono nemmeno le tue maledizioni."

L'operaio si girò e riattraversò quel muro giungendo sulla piazza in cui Giona ancora non aveva finito di asciugarsi le lacrime.

Passando accanto a Giona gli disse: "Giona, vedi di mandare a quel paese quell'idiota, rimboccati le maniche e conta solo sulle tue forze, Quello gioca con l'idea di provvidenza per seminare disperazione e più tu desideri la provvidenza e più lui ti caccia nella disperazione. E' il gioco dei parassiti. Più dolcemente il pastore accarezza quella pecora e più facilmente quella pecora accetterà di essere cucinata per sfamare gli appetiti del pastore."

Dopo di ché, lasciato Giona, l'operaio riprese a percorrere quella strada in direzione del capannone della fabbrica.

 

Marghera, 25 ottobre 2022

 

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