Le biografie dei filosofi che partecipano alla partita di calcio
Plotino nasce a Licopoli nel 205 d. c. e muore in Campania nel 270 d. c.
La vita di Plotino ce la racconta Porfirio. Tutti i dati su Plotino li desumo dalla vita di Plotino raccontata da Porfirio e, dal momento che Porfirio vuole divinizzare il proprio "maestro", negli scritti di Porfirio appare una costante tensione volta a ad elogiare e divinizzare il proprio maestro. Io non mi chiedo come si stato davvero Plotino, ma assumo come regola, quanto dice Porfirio.
Parlare di Plotino significa parlare di un altro uomo Dio anche se, nel caso di Plotino, siamo più vicini alla santificazione di tipo cattolico.
Scrive Porfirio:
"Infatti Apollo, interrogato da Amelio sul luogo ove dimorasse l'anima di Plotino, Apollo che ha detto di Socrate: "Di tutti gli uomini Socrate è il più saggio", ascoltate che cosa ha risposto riguardo a Plotino:
p.37
[…] Ma ora, liberato dalla tua spoglia, hai abbandonato la tomba della tua anima demoniaca e già arrivi nella schiera dei demoni spiranti di auree delizie: colà domina l'amicizia, colà domina il mite desiderio pieno di gioia pura, sazio perennemente dell'ambrosia che viene dagli Dèi; colà ci sono le persuasioni dell'amore, colà l'aura è soave e senza nubi il cielo; colà abitano Minosse e il fratello Radamanto dell'aura razza del grande Zeus, ed Eaco il giusto; colà abitano Platone, anima santa, e il bel Pitagora e quanti compongono il coro dell'immortale Eros, e quanti hanno in sorte la parentela con i demoni beati e il loro cuore è sempre allietato in feste gioconde. O beato, quanto numerose battaglie hai sostenuto!, ed ora te ne vai con i demoni puri armato del possente slancio della vita. Ed ora cessi il nostro canto e l'ordinato giro della vostra danza, Muse gioconde, in onore di Plotino. Ecco quanto sull'aurea mia cetra volevo dire a quest'uomo eternamente felice."
Porfirio, Vita di Plotino in Plotino Enneadi, Bompiani, 2000, p. 39
Il pensiero filosofico di Plotino è tutta una giustificazione dell'odio che prova per il suo corpo e per la natura.
Plotino vive una profonda sofferenza e un profondo disprezzo per il suo corpo tanto da ritenerlo la prigione della propria anima. Plotino non pensa a sé stesso come un corpo che abita la natura, ma come un corpo di materia che imprigiona il vero Plotino quale espressione della sua anima.
Tutta la filosofia Plotiniana è una continua esternazione della sua anima e del suo desiderio di essere il Tutto di cui sente di rappresentare le istanze ideologiche fra gli uomini. Plotino ci dice che cosa vuole il Tutto; Plotino ci spiega, non si sa bene attraverso quale vissuto e quale esperienza, la qualità dell'intelligenza del Tutto universale. Ci spiega i suoi desideri e le sue azioni che Plotino ritiene siano tutte rivolte al "bene". Sono rivolte al "bene" non perché Plotino ha indagato sulla qualità delle azioni e le ha definite "bene", ma perché, essendo azioni del Tutto altro non possono che essere rivolte al "bene" a prescindere dagli effetti che provocano sulla vita degli uomini.
Dunque, Plotino è un'anima, un demone, che abita un corpo e non è un corpo che abita il mondo.
Plotino fu allievo di Ammonio Sacca (175 – 242) filosofo di Alessandria d'Egitto che è vissuto fra platonismo e cristianesimo. Non a caso la necessità che Plotino manifestava di abbandonare il proprio corpo la troviamo in Paolo di Tarso quando, ormai vecchio, si disilluse di poter ascendere col corpo in cielo. La fine del mondo e l'avvento del Cristo tardavano oltre la sua pazienza spingendolo a desiderare la morte.
Plotino soffriva di molti disturbi fisici, disturbi intestinali. Non si lavava, non mangiava carne, però si faceva massaggiare.
Quando infierì una sorta di peste e tutti i massaggiatori morirono fu assalito da una forma di angina, la voce divenne rauca, gli si indebolì la vista, e mani e piedi si coprirono di ulcere. Gli amici evitarono di incontrarlo avendo lui l'abitudine di abbracciarli.
Plotino frequentò Ammonio Sacca per 11 anni fino a 38 anni, ad Alessandria d'Egitto, dopo di che pensò di andare ad apprendere la filosofia dai Persiani e dagli Indiani.
Anziché prendere e partire per la Persia e arrivare all'India come uno studioso, preferì seguire un esercito che partiva per conquistare la Persia. Si aggregò all'esercito di Gordiano III. Gordiano III fu sconfitto in Mesopotamia e Plotino fuggì per rifugiarsi ad Antiochia. Una volta che Filippo conquistò il trono, non gli rimase che andare a Roma.
Plotino aveva quasi 40 anni.
Plotino, Erennio e Origene si erano accordati per non diffondere nulla degli insegnamenti di Ammonio. Poi, dice Porfirio, Origene e Erennio ruppero l'accordo e, allora, anche Plotino si mise a scrivere sugli insegnamenti ricevuti da Ammonio. Dal momento che Ammonio Sacca non scrisse nulla, come nel caso di Socrate e Platone, è difficile distinguere quanto è proprio del pensiero di Ammonio e quanto è proprio del pensiero di Plotino.
La figura di Ammonio Sacca è una figura ambigua nell'orizzonte filosofico del III secolo d. c. Appare come una di quelle figure che coniuga l'assolutismo platonico con l'assolutismo cristiano dove il minimo comune denominatore dell'idea filosofica non è il platonismo o il cristianesimo, ma la legittimazione dell'assolutismo a prescindere dallo strumento, platonismo o cristianesimo, adottato per imporre l'assolutismo. Plotino e Origene, allievi di Ammonio Sacca veicolano l'ideologia di Ammonio Sacca in due modelli apparentemente diversi, ma sostanzialmente uguali. Un'assoluta indifferenza nei contenuti ideologici fra l'affermazione dell'assolutismo operata da Origene nella rappresentazione ideologica cristiana e l'assolutismo operato da Plotino sul versante ideologico neoplatonico.
Plotino visse a Roma 26 anni praticando magia e astrologia. Come nel caso riferito da Porfirio dell'invidia di Olimpo di Alessandria che tentò, con la magia, di attirare su Plotino la malasorte mediante le stelle, ma dovette accorgersi che la magia cattiva che mandava a Plotino si rivolgeva contro di lui.
Dice Porfirio:
"Plotino aveva fin dalla nascita una superiorità su altri uomini. Un sacerdote Egiziano, venuto a Roma, avendo fatto la sua conoscenza per mezzo di un amico, per fare sfoggio della sua scienza volle condurre Plotino a contemplare il proprio demone che lo assisteva e che egli avrebbe evocato. Plotino acconsentì e l'evocazione avvenne nell'Iseion: infatti l'Egiziano diceva che a Roma soltanto quel luogo era puro. Il demone fu evocato alla sua presenza, ma apparve un Dio che non era della razza dei demoni; sicché l'Egiziano disse: "O te beato, che hai per demone un Dio, e non un essere di grado inferiore"."
Porfirio, Vita di Plotino in Plotino Enneadi, Bompiani, 2000, p. 20 – 21
Continua Porfirio:
"Plotino era dunque assistito da uno di quei demoni che sono più vicini agli Dèi ed a lui si rivolgeva continuamente il suo occhio divino. Per questo motivo egli [Plotino] scrisse il trattato "Il demone che ci è toccato in sorte", dove cerca di esporre le cause della differenza dei demoni che assistono gli uomini. Amelio era amante dei sacrifici e non tralasciava nessuna cerimonia della Luna nuova e nessuna festa; un giorno volle condurre con sé Plotino, ma questi gli disse: "Devono essi venire da me, non io da loro". Che cosa intendesse dire pronunciando queste parole così fiere, noi non potremmo comprendere e neppure osammo interrogarlo."
Porfirio, Vita di Plotino in Plotino Enneadi, Bompiani, 2000, p. 21
Dal momento che l'imperatore Gallieno e sua moglie Solonina onoravano e stimavano Plotino, riferisce Porfirio:
"Plotino chiese di dar vita, per i filosofi, ad una città che si diceva fosse esistita in Campania ma che era completamente distrutta; chiese che a questa restaurata città fosse aggiunto il territorio circostante; i suoi abitanti dovevano obbedire alle leggi di Platone ed essa venir chiamata Platonopoli; egli prometteva di ritirarvisi con i suoi amici."
Porfirio, Vita di Plotino in Plotino Enneadi, Bompiani, 2000, p.21
Anche se li chiese, Plotino non ebbe mai i finanziamenti dall'imperatore per la sua folle impresa.
In Plotino non c'è un pensiero che giustifica sé stesso e che, entrando negli uomini, espanda la vita degli uomini. In Plotino c'è il pensiero che pretende di essere accettato perché Plotino è in relazione con "Dio". Dal momento che Plotino è in relazione con "Dio" il suo pensiero e la sua azione è santa in quanto legittimata dal "Dio". Pertanto, il pensiero di Plotino deve essere accettato, per fede, dai suoi seguaci e non deve essere argomentato o criticato perché, in quel caso, si critica il "Dio" che parla attraverso Plotino.
Questo metodo di agire e di fare filosofia lo troveremo nel cristianesimo, nell'ebraismo e nell'islam.
Scrive a tal proposito di Plotino, Porfirio:
"… egli era sempre vigilante e che la sua anima era pura e sempre anelante al Divino che amava con tutto il suo cuore; e ch'egli fece di tutto per liberarsi e per fuggire "ai flutti amari di questa vita avida di sangue". E così specialmente per mezzo di questa luce demoniaca che sale col pensiero sino al primo Dio che è al di là, seguendo la via additata da Platone nel "Simposio" egli contemplò quel Dio che non ha né forma né essenza, poiché si trova sopra l'Intelligenza e l'intellegibile. A questo Dio, lo confesso, io, Porfirio, mi sono accostato e con esso mi sono unito una sola volta: ed ora io ho 68 anni. A Plotino apparve la visione della fine vicino. Questo fine e questo scopo era per lui l'unione intima con Dio che è sopra tutte le cose. Finché io fui con lui, egli raggiunse questo fine quattro volte con un atto ineffabile e non potenzialmente."
Porfirio, Vita di Plotino in Plotino Enneadi, Bompiani, 2000, p. 39
Il neoplatonismo di Ammonio Sacca, letto attraverso le Enneadi di Plotino. è una rielaborazione del pensiero platonico in funzione di un nuovo assolutismo. Un assolutismo elitario che usa la cultura per legittimare il proprio potere e che, mediante la cultura, si aliena dalla società degli uomini.
Il pensiero di Plotino non si regge sulle argomentazioni del pensiero, ma sul fatto che Plotino è in contatto diretto con la divinità.
E' lo stesso discorso per Socrate, per Platone, per la figura di Gesù o per la figura di Maometto ed altri. Tutta la loro filosofia è un delirio di onnipotenza che eleva il filosofo al di sopra degli uomini in intimità col il Dio dal quale il filosofo riceve la patente di dominio sugli uomini.
Nessuno può dire che Dio dica delle sciocchezze. Nessuno si deve permettere di argomentare contro il Dio che è descritto sempre con una intelligenza superiore agli uomini. Gli uomini devono essere umili, devono essere umiliati, davanti al Dio.
A questo punto non resta che introdurre la struttura ideologica costruita da Plotino attraverso le Enneadi.
L'indice delle Enneadi di Plotino ci permette di osservare l'insieme dei temi trattati da Plotino, ma soprattutto ci permette di capire la vastità dell'elaborazione neoplatonica messa in atto da Plotino.
Questi sono gli argomenti trattati da Plotino:
ENNEADE 1
I 1 (53) Che cosa sono il vivente e l'uomo?
l. A chi appartengono le passioni, le opinioni e i pensieri? 57 2. Ciò che è essenziale sussiste senza mescolanza, 57 3. Anima e corpo sono mescolati? 59 4. Il modo di unione di anima e corpo, 59 5. Come patisce il composto di anima e corpo? 61 6. La sensazione appartiene al composto, 63 7. L'uomo vero, cioè il nostro io, coincide con l'anima razionale, 63 8. Qual è il nostro rapporto con l'Intelligenza? 65 9. L'anima resta sempre immobile e interiore a se stessa, 67 10. L'uomo vero possiede le virtù intellettive, 67 11. Noi non utilizziamo sempre ciò che possediamo, 69 12. Quando l'anima inclina, illumina la regione inferiore, 69 13. L'Intelligenza, alla quale ci eleviamo, è una parte di noi stessi, 71
I 2 (19) Le virtù
l. La virtù consiste nell'essere simili a Dio, 73 2. Un essere diventa migliore per la misura che apporta a se stesso, 75 3. La virtù appartiene all'anima, non all'a lui, 77 4. La virtù è la contemplazione che segue alla conversione, 79 5. Sino a qual punto l'anima può separarsi dal corpo? 79 6. L'anima, nella forma superiore della virtù, è soltanto ciò che è, 81 7. La virtù del saggio consiste nella visione dell'Intelligenza, 83
I 3 (20) La dialettica
l. Il musico si eleva intuendo l'armonia intelligibile, 87 ' 2. L'amante deve comprendere donde deriva il bello intelligibile, 87 3. Il filosofo è già orientato verso le altezze, 89 4. La dialettica distingue e definisce, 89 5. La dialettica è la parte più preziosa della filosofia, 91 6. Non è possibile essere un dialettico senza la virtù ,91
I 4 (46) La felicità
1. Possono essere felici tutti gli esseri viventi? 95 2. La felicità risiede nell'anima razionale? 95 3. La vita perfetta sussiste nell'Intelligenza, 99 4. L'uomo ha la vita completa quando possiede l'Intelligenza, 101 5. Il saggio sopporta facilmente la sofferenza? 101 6. La felicità risiede nel possesso del vero bene, 103 7. Il saggio non affida la propria felicità alla stoltezza altrui, 105 8. La presenza della virtù rende impassibile l'anima del saggio, 107 9. La felicità consiste nella saggezza operosa? 109 10. Gli esseri, nello stato d'incoscienza, hanno una vita più intensa, 109 11. Non si deve cercare la felicità del saggio nelle cose esteriori, 111 12. Il piacere stabile del saggio è la serenità, 113 13. La parte che soffre nel saggio è diversa da quella che contempla, 113 14. Né il piacere né il dolore aggiungono nulla alla felicità del saggio, 113 15. Il saggio possiede ancora le emozioni ma sa placarle, 115 16. Il saggio non è sottomesso alla fortuna, 115
I 5 (36) Se la felicità si accresca col tempo
1. La felicità è uno stato ed esiste tutta nel presente, 119 2. L'essere esiste nel presente, 119 3. Il tempo non aggiunge nulla alla felicità, 119 4. Il piacere accompagna nel presente la felicità, 119 5. Lo stato dell'uomo felice è sempre nel presente, 121 6. L'infelicità aumenta con l'aumento della sofferenza, 121 7. La felicità appartiene alla virtù e perciò è eterna, 121 8. Il ricordo della felicità passata non è piacevole, 123 9. E il ricordo delle azioni oneste? 123 10. La felicità è un atto interiore all'anima, 125
I 6 (1) Il Bello
1. Il bello non risiede nei colori o nella simmetria, 127 2. Il corpo è bello perché partecipa di un'Idea, 129 3. Sono le armonie impercettibili che fanno le armonie sensibili, 131 4. Soltanto gli amanti percepiscono la bellezza corporea, 133 5. L'anima è brutta quando inclina verso la corporeità, 133 6. La bellezza è realtà vera, 135 7. L'anima può assurgere al bello solo attraverso la catarsi, 137 8. La nostra patria è lassù, dov'è il nostro Padre, 139 9. La luce della bellezza splende nell'interiorità dell'anima, 141
I 7 (54) Il primo Bene e gli altri beni
1. Il Bene è la realtà cui ogni essere aspira, 145 2. L'essere che ha vita e intelligenza tende al Bene, 145 3. Non c'è male per l'anima che fa parte dell'Anima universale, 147
I 8 (51) La natura e l'origine del male
l. E' possibile la scienza del male? 149 2. Il Bene è ciò cui tendono tutti gli esseri, 149 3. Il primo male è l'illimitato e l'informe in sé, 151 4. L'anima perfetta, rivolta allo Spirito, è sempre pura, 153 5. Il male consiste nella deficienza totale del bene, 155 6. Se il Bene è al di là dell'essere, come avrebbe un contrario? 157 7. è necessario che ci sia un termine ultimo, e questo è il male, 159 8. Il primo male è l'oscurità, il secondo è riceverla, 161 9. Come possiamo rappresentarci ciò che è privo di forma? 163 10. Diciamo che la materia è cattiva perché non ha qualità, 163 11. L'anima non è il primo male, 165 12. E se il vizio fosse una privazione parziale del bene nell'anima? 165 13. L'anima muore come può morire un'anima, 167 14. Donde viene la debolezza dell'anima? 167 15. E' necessario che la materia esista, 169
I 9 (16) Il suicidio razionale
1. Finché si può progredire, non si deve abbandonare la vita, 173
ENNEADE 2
II 1 (40) Il mondo
1. Perché il cosmo non ha né principio né fine? 183 2. L'eternità del cosmo è individuale o specifica? 185 3. L'universo non ha nulla fuori di sé, 185 4. L'essere senza inizio garantisce l'eternità del cosmo, 187 5. Se il cielo nella sua totalità è eterno, lo sono anche gli astri, 189 6. Il corpo del cielo contiene soltanto fuoco, 189 7. Il fuoco del cielo brilla ma non arde, 193 8. I corpi celesti non hanno bisogno di alimenti, 195
II 2 (14) n movimento circolare
1. Il movimento del cielo è circolare perché è psichico, 199 2. Ogni essere abbraccia Dio per necessità naturale, 201 3. L'Intelligenza è mossa dal Bene e il cosmo la imita col suo moto circolare, 203
II 3 (52) L'influenza degli astri
1. Gli astri annunciano gli eventi ma non li producono, 207 2. Come potrebbero gli astri renderei saggi o ignoranti? 207 3. Gli astri gioiscono dei beni che posseggono, 209 4. Di due pianeti che si guardano, come può uno gioire, e l'altro rattristarsi? 211 5. Tutti i pianeti sono utili all'universo, 211 6. L'universo ha una causa prima e un principio che si estende a tutto, 213 7. Tutto è pieno di segni, 215 8. L'universo è eterno perché dipende dal suo signore, 217 9. E' soggetto al destino chi è privo dell'anima superiore? 217 10. Ogni corpo ha, nell'universo, la funzione di parte, 219 11. Le nostre disposizioni diventano cattive quando restano in noi, 219 12. Importanza degli influssi esterni, 221 13. Tutti gli esseri collaborano alla vita universale, 221 14. Ogni evento ha la sua causa determinante, 223 15. L'anima, in quanto ha la sua propria natura, è causalità, 225 16. L'anima congiunge gli antecedenti ai conseguenti, 227 17. L'Intelligenza dà le ragioni seminali all' Anima dell'universo, 229 18. I mali sono necessari all'universo, 231
II 4 (12) La materia
1. Qual è la natura della materia intesa come soggetto? 233 2. La materia è indefinita e informe, 233 3. L'anima è l'indefinito rispetto all'Intelligenza, 233 4. C'è qualcosa in comune nelle idee, 235 5. La materia intelligibile, 237 6. La materia come ricettacolo dei corpi, 239 7. Gli atomi non sono la materia, 239 8. La materia non può essere un composto, 241 9. La quantità è forma, 243 10. Come si può pensare la materia senza qualità? 243 11. La materia è sempre in movimento verso la forma, 245 12. La materia è un reale soggetto benché invisibile e inesteso? 247 13. La natura della materia consiste nell'esser diversa dalle altre cose, 14. La materia è «privazione»? 251 15. La materia non è né limite né limitato, 253 16. La materia del mondo intelligibile è un essere, 255
II 5 (25) Il potenziale e l'attuale
1. Che cosa sono potenziale e attuale? 257 2. Dalla potenza all' atto, 259 3. Ogni essere è atto ed è in atto, 259 4. La materia è non-essere, 263 5. La materia è un fantasma in atto, 263
II 6 (17) Sostanza o qualità
1. Nel mondo intelligibile la sostanza possiede l'essere più genuino, 267 2. Due specie di qualità, 269 3. In che differisce la qualità sensibile da quella del mondo intelligibile?
II 7 (37) La mescolanza totale
1. La vera mescolanza deve rendere omogeneo il tutto, 275 2. Non è la materia come tale che si oppone alla mescolanza, 277 3. Di che cosa consiste il corpo? 279
II 8 (35) La visione, ovvero perché gli oggetti lontani sembrano piccoli
1. L'oggetto primario della vista è il colore, 283 2. La soluzione matematica è inaccettabile, 285
II 9 (33) Contro gli Gnostici
l. Primo è il Bene, poi viene !'Intelligenza e infine l'Anima, 287 2. L'Intelligenza imita il Padre, l'Anima illumina perché è illuminata, 289 3. Ogni essere comunica qualcosa di sé agli esseri inferiori, 291 4. L'Anima genera, per sua propria natura, l'universo, 291 5. Non esiste un'altra anima che sia composta di elementi, 293 6. Gli Gnostici hanno alterato il vero insegnamento di Platone, 295 7. L'Anima universale domina il Corpo del mondo, 297 8. Il mondo sensibile conserva l'immagine dell'intelligibile, 299 9. Il Divino effonde nella molteplicità la sua potenza, 303 10. Gli Gnostici non sanno chi è il vero Demiurgo, 307 11. Gli Gnostici non sanno che cosa è l'anima vera, 307 12. Il mondo intelligibile non è causa del male, 309 13. Nell'ordine dell'universo ogni essere è buono, 311 14. La saggezza è superiore alle pratiche magiche, 313 15 . L'etica degli Gnostici è inferiore a quella di Epicuro, 315 16. Chi disprezza il mondo sensibile non è saggio, 317 17. La vera bellezza è rivelazione del bello interiore, 321 18. Non dobbiamo odiare il mondo sensibile, 323
ENNEADE III
III 1 (3) Il destino
1. Ogni evento accade per una causa, 335 2. Le cause sono molte e di varie specie, 337 3. La teoria degli atomisti è assurda, 337 4. Tutte le nostre azioni, buone e cattive, derivano da noi, 339 5. Contro le teorie astrologiche, 341 6. I movimenti astrali hanno un puro valore analogico, 343 7. Contro il monismo stoico, 345 8. E' necessario ricorrere all'anima come autodeterminantesi, 345 9. Soltanto l'anima pura determina se stessa, 347 10. Le azioni migliori vengono da noi, 347
III 2 (47) La provvidenza I
1. La provvidenza universale è la conformità del mondo all'Intelligenza, 351 2. L'universo sensibile partecipa di 'Intelligenza e ragione, 353 3. Bisogna guardare all'universo nella sua totalità, 355 4. I conflitti nell'universo obbediscono a una legge, 357 5. I mali esistono quaggiù in funzione del bene, 359 6. Dubbi contro la provvidenza, 361 7. Ogni cosa occupa il suo posto nell'universo, 361 8. I malvagi comandano per la viltà dei loro sudditi] 363 9. L'uomo occupa nell'universo il posto che ha scelto, 367 10. L'uomo si muove liberamente nel mondo delle azioni, 367 11. L'universo è, nella sua struttura, pluralistico, 369 12. Ogni anima occupa il posto che le è dovuto, 369 13. Gli eventi nel tempo accadono secondo giustizia, 371 14. Soltanto nel mondo dell'Intelligenza ogni essere è tutti gli esseri, 373 15. Significato dei conflitti nel mondo sensibile, 373 16. L'unità della Ragione cosmica deriva dai contrari, 377 17. La parte delle anime nel dramma dell'universo, 379 18. Tutte le anime, nell'universo, sono parti della Ragione, 383
III 3 (48) La provvidenza II
1. Tutto deriva da un'unità e tutto vi ritorna, 387 2. C'è un grande generale da cui dipendono tutte le strategie? 387 3. è conforme alla natura che tutti gli esseri non siano eguali, 389 4. Gli esseri inferiori deviano facilmente dalla linea retta, 391 5. In alto la provvidenza è provvidenza, in basso è destino, 393 6. «L'analogia contiene tutte le cose», 397 7. L'universo è costituito dal peggio e dal meglio, 399
III 4 (15) Il demone che ci è toccato in sorte
1. Il movimento dell'anima genera la sensazione, 401 2. L'anima deve fuggire lassù per non diventare una potenza inferiore, 3. Il demone è il principio che sospinge l'anima verso un grado superiore, 403 4. L'Anima dell'universo non abbandona mai il suo corpo, 405 5. Il demone è la guida morale dell'anima, 405 6. Ogni uomo ha il proprio ideale di vita, 407
III 5 (50) Eros
1. Che cos'è l'amore? 413 2. Due sono le Afroditi: la terrena e la celeste, 415 3. Afrodite è l'Anima dell'universo, 417 4. Ogni anima genera il suo Eros secondo la sua natura, 419 5. Eros non è il mondo sensibile, 421 6. L'anima pura genera il suo Eros, 421 7. Eros è aspirazione perenne, 423 8. Afrodite è l'anima di Zeus, 427 9. Poros è il complesso delle ragioni che sono nell'Intelligenza, 427
III 6 (26) L'impassibilità degli esseri incorporei
1. L'anima incorporea è impassibile? 433 2. Gli atti degli esseri immateriali avvengono senza alterazione, 435 3. L'anima rimane sempre identica nella sua sostanza, 437 4. Cos'è la cosiddetta parte passiva dell'anima? 439 5. In che cosa consiste la catarsi? 441 6. L'anima è impassibile perché è un essere intelligibile, 443 7. La materia è incorporea, 447 8. La passività c'è soltanto dove c'è corruzione, 449 9. La materia è impassibile, 451 10. Anche la materia, quaggiù, rimane inalterata, 453 11. La materia non patisce l'azione del bene, 453 12. La materia non è un corpo né ha affezioni corporee, 455 13. La materia è anteriore al divenire e all'alterazione, 459 14. L'assoluto non-essere non può unirsi all'essere, 461 15. La materia non possiede di suo nemmeno una menzogna, 463 16. La materia non possiede né forma né grandezza, 465 17. La materia non è grandezza, 467 18. La materia è un luogo per tutte le forme, 469 19. La materia è perennemente sterile, 471
III 7 (45) L'eternità e il tempo
1. Che cos'è l'eternità? 475 2. L'eternità non è l'Intelligenza, 475 3. L'eternità è la vita piena, intera e indivisibile, 477 4. Eternità vuoI dire «essere sempre», 479 5. L'eternità è vita infinita e completa, 481 6. L'eternità è presso l'Uno e resta nell'Uno, 483 7. Il tempo e il movimento, 485 8. Il tempo non è movimento, ma il movimento è nel tempo, 487 9. Il tempo è la misura del movimento? 491 10. Il tempo è una conseguenza del movimento? 495 11. Il tempo è la vita dell'Anima, 4 95 12. Il tempo è stato generato dall' Anima insieme con l'universo, 499 13. Il tempo è nell'Anima universale e in tutte le anime, 501
III 8 (30) La natura, la contemplazione e l'Uno
1. Ogni azione tende alla contemplazione, 507 2. La natura è un logos che produce un altro logos, 507 3. Anche la natura è contemplazione, 509 4. La natura è contemplazione silenziosa e oscura, 511 5. La contemplazione della parte inferiore dell'anima è più debole, 513 6. La contemplazione è il fine di coloro che agiscono, 515 7. Sono amanti coloro che vedono una forma e tendono ad essa, 517 8. L'Intelligenza, quando contempla l'Uno, non lo contempla come uno, 519 9. Il Principio primo è più semplice dell'Intelligenza, 521 10. L'Uno è la sorgente prima di tutte le cose, 525 11. All'Uno non si deve aggiungere nulla col pensiero, 525
III 9 (13) Considerazioni varie
1. L'Intelligenza, dal quale derivano le cose divise, rimane indiviso, 529 2. Esempio delle scienze, 531 3. Non l'anima è nel corpo, ma il corpo nell'anima, 531 4. L'Uno è prima del Tutto e non è il Tutto, 531 5. Rispetto all'Intelligenza l'anima è materia, 533 6. L'io dell'uomo è immagine dell'Io superiore, 533 7. Il Primo è al di là del movimento e della quiete, 533 8. Soltanto l'essere non composto è sempre in atto, 533 9. Il Primo non si riporta ad altro, ma tutto a lui, 533
ENNEADE IV
IV 1 (4) L'essenza dell'anima I
1. L'anima non è grandezza eppure è in ogni grandezza, 547 2. L'anima è una e molteplice, 551
IV 2 (21) L'essenza dell'anima II
1. L'anima è indivisa e divisibile, 555
IV 3 (27) Problemi sull'anima I
1. L'anima nostra è parte dell' Anima universale? 557 2. L'anima nostra non è «parte» dell'Anima universale, 559 3. L'Anima è ovunque come unità, 561 4. L'Anima del Tutto domina sempre il suo corpo, 563 5. Le anime conservano l'alterità dell'individuazione, 565 6. Le anime singole tendono verso le cose, 565 7. L'anima nostra accoglie qualcosa dall'Anima del Tutto, 567 8. L'Anima una persevera in eterno nell'universo, 569 9. L'anima, per farsi avanti, ha bisogno di un luogo, 573 10. L'anima dà al corpo una forma razionale, 575 11. Tutti gli esseri sono governati da un principio unitario, 577 12. L'anima non «discende» tutt'intera, 579 13. La discesa dell'anima è come uno slancio naturale, 581 14. Il mito di Prometeo, 583 15. I destini delle anime, 583 16. L'ingiustizia non è ingiustizia nell'ordine universale, 585 17. Il corpo terrestre è l'ultimo nell'ordine intelligibile, 587 18. Come dev'essere intesa, lassù, la riflessione, 587 19. Di quale specie di anima ha bisogno il corpo per vivere? 589 20. L'anima non è tutta nel corpo come in uno spazio, 591 21. L'anima è nel corpo come «il pilota nella nave»? 593 22. Il corpo è nell'anima, 595 23. La localizzazione delle facoltà dell'anima, 595 24. Le anime pure non appartengono a nessun corpo, 599 25. Memoria e reminiscenza, 599 26. Il ricordare appartiene all'anima, 601 27. Memoria e reincarnazione, 605 28. Memoria e facoltà concupiscibile, 607 29. La memoria appartiene alla facoltà percettiva? 607 30. La parola dispiega l'atto del pensiero, 609 31. Memoria e anima superiore, 611 32. L'anima buona è obliosa, 611
IV 4 (28) Problemi sull'anima II
1. Ogni atto di pensiero è senza tempo, 615 2. C'è il ricordo di noi stessi? 617 3. L'anima diventa ciò che ricorda, 619 4. Il ricordo non è un valore supremo, 619 5. Come ricordano le anime discese dall'Intelligenza? 621 6. Le anime delle stelle hanno memoria? 623 7. C'è memoria nelle stelle? 623 8. Le stelle godono d'una vita sempre eguale, 625 9. L'opera di Zeus è infinita, 627 10. L'Anima è unitaria e unitaria è anche la sua opera, 629 11. Il governo della natura non deriva dalla riflessione, 631 12. Il Principio dell'universo non ha bisogno di riflessione, 631 13. La natura è un'immagine del pensiero, 635 14. Qual è la differenza fra natura e pensiero? 635 15. Le anime sono eterne e il tempo viene dopo di esse, 637 16. La successione esiste soltanto nelle cose singole, 637 17. Solo nell' Anima dell'universo c'è unità e identità, 639 18. Il corpo oscilla fra «alto» e «basso», 641 19. Che cosa sono piacere e dolore? 643 20. Il desiderio nel corpo e nell'anima, 645 21. La bramosia e il corpo, 647 22. Soltanto l'anima giudica le affezioni corporee, 647 23. L'anima percepisce solo tramite il corpo, 651 24. Funzione delle percezioni, 653 25. L'Anima dell'universo è orientata verso l'Intelligenza, 655 26. La simpatia cosmica, 657 27. L'anima della terra: Estia e Demetra, 659 28. L'animosità nel rapporto psicosomatico, 659 29. Luce e colori nei corpi, 663 30. Preghiere, magia, demoni e corpi celesti, 665 31. Il problema degli influssi astrali, 667 32. Unità del cosmo e comunione simpatetica, 671 33. La causa operante dell'universo non è estrinseca, 673 34. Le figure astrali influenzano le cose che noi facciamo? 675 35. L'anima della natura diffonde se stessa: il sole, 677 36. L'universo ha in sé una stupenda varietà di potenze, 681 37. Ogni cosa esercita una sua potenza irrazionale, 683 38. Tutte le influenze cosmiche sono coordinate fra loro, 683 39. Il vivere è in funzione del tutto, 685 40. Le influenze magiche derivano dalla simpatia; la preghiera, 687 41. L'armonia universale, 689 42. La preghiera e l'ordine universale, 689 43. Demoni e magia, 691 44. La contemplazione non soggiace alla magia, 693 45. Le influenze nel mondo umano, 695
IV 5 (29) Problemi sull'anima III, o della visione
l. E' necessario un «mezzo» per la visione? 699 2. Il «mezzo» e la funzione della luce, 701 3. Il vedere non avviene per l'affezione del «mezzo», 703 4. Il vedere è simile a un contatto, 705 5. Il problema dell'udire, 709 6. Aria e luce nel vedere, 711 7. L'essere della luce è una forza operante, 713 8. Percezione e simpatia cosmica, 715
IV 6 (41) Sensazione e memoria
l. La sensazione non è un'impronta, 719 2. La conoscenza dei sensibili e degli Intelligibili, 721 3. Memoria e reminiscenza, 721
IV 7 (2)152 L'immortalità dell'anima
l. L'anima nostra è l'«io», 727 2. Contro i materialisti, 727 3. Contro gli Epicurei, 729 4. Contro gli Stoici, 731 5. L'anima non è quantità, 733 6. Il soggetto senziente è un essere unitario, 735 7. Il senziente è diverso dal corpo, 737 8. L'anima non è corpo, 739 8-1. Soltanto l'anima penetra ovunque, 741 8-2. L'anima è incorporea, 743 8-3. Intelligenza e anima sono anteriori alla natura, 745 8-4. L'anima non è armonia, 745 8-5. L'anima non è entelechia, 747 9. L'anima è principio di movimento, 749 10. La catarsi ci rende consapevoli dell'immortalità, 751 11. La vita è sostanza: perciò l'anima è immortale, 753 12. L'Anima universale e l'anima nostra sono immortali, 755' 13. L'anima non discende tutta nel corpo, 755 14. Tutte le anime sono immortali, 757 15. Immortalità e fede religiosa, 757
IV 8 (6) La discesa dell'anima nei corpi
1. L'anima è in ciascuno di noi per la perfezione del tutto, 759 2. L'Anima infonde ordine e bellezza nell'universo, 761 3. Intelligenza e intelligenze; Anima e anime, 763 4. La doppia vita delle anime, 765 5. La colpa delle anime è duplice, 767 6. Il sensibile è rivelazione dell'Intelligibile, 769 7. Le due direzioni dell'anima, 771 8. Il destino delle anime singole, 773
IV 9 (8) Se tutte le anime sono un'anima sola
1. Tutte le anime formano un'anima sola? 775 2. L'anima è unità e pluralità, 775 3. L'anima è una: obiezioni, 777 4. Le molte anime derivano da una sola? 779 5. L'anima è un identico nella pluralità, 781
ENNEADE V
V 1 (10) Le ipostasi primarie
1. L'anima deve conoscere se stessa, 793 2. L'Anima è unità ed è ovunque, 795 3. L'Anima è immagine dell'Intelligenza, 797 4. L'Intelligenza è intelligenza in quanto pensa, è Essere in quanto è pensata, 799 5. Il pensiero è una visione che vede, 801 6. L'Intelligenza ha bisogno dell'Uno, 801 7. L'Uno è soltanto unità, 805 8. Il Bene, l'Intelligenza, l'Anima, 807 9. L'Uno secondo i filosofi antichi, 809 10. L'anima nostra e l'Intelligenza, 809 11. La presenza in noi dell'Intelligenza, 811 12. L'Anima deve rivolgersi alla sua interiorità, 813
V 2 (11) Genesi e ordine delle cose che sono dopo il Primo
1. L'Uno, l'Intelligenza, l'Essere e l'Anima, 815 2. L'Intelligenza e l'Anima non sono nello spazio, 815
V 3 (49) Le ipostasi che conoscono e ciò che è al di là
1. L'Uno, l'Intelligenza, l'Anima, 819 2. L'Intelligenza e l'Anima non sono nello spazio, 819 3. Noi non siamo l'Intelligenza, 821 4. L'uomo, in quanto si fa intelligenza, vede se stesso, 825 5. L'Intelligenza pensa se stessa, 825 6. L'Intelligenza ignora ogni «azione», 829 7. L'Intelligenza è come il fuoco in se stesso, 831 8. Anima e luce, 833 9. L'anima è nata dall'Intelligenza come luce da luce, 835 10. La conoscenza è desiderio, 837 11. Il Primo è al di là dell'Intelligenza, 841 12. L'«in sé» è prima del «qualcosa», 843 13. L'Uno è ineffabile e inesprimibile, 845 14. Noi parliamo dell'Uno partendo dalle cose posteriori a lui, 847 15. L'Intelligenza è uno-molti, 849 16. L'Uno è potenza inesauribile, 851 17. «Elimina ogni cosa»! 853
V 4 (7) Come ciò che è dopo il Primo deriva dal Primo. Ancora sull'Uno
1. Il Primo è semplicissimo ed è la potenza del tutto, 857 2. Dall'Uno procede 'Intelligenza, 859
V 5 (32) Gli oggetti intelligibili non sono fuori dell'Intelligenza. Ancora sul Bene
1. L'oggetto percepito è immagine della cosa, 863 2. La verità si accorda soltanto con se stessa, 865 3. L'Uno è il Re della Verità, 867 4. Le unità sono diverse dall'Uno di cui sono partecipi, 869 5. L'Essere è la traccia dell'Uno, 871 6. L'Uno è senza forma, 871 7. L'Intelligenza vede una luce tutta interiore, 873 8. Donde appare la Luce? 875 9. Il corpo è nell'anima e l'anima nell'Intelligenza, 877 10. L'Uno è il Bene, il Primo e il Principio, 879 10. La grandezza fisica ha un minimo di esistenza, 881 11. L'aspirazione al Bene è antica e inconscia, 881 12. Il Bene trascende tutti gli esseri, 885
V 6 (24) Ciò che è al di là dell'Essere non pensa. Il pensante di primo e di secondo grado
1. Il pensante è uno in quanto pensa se stesso, 889 2. L'Uno non deve pensare, 889 3. Il pensare è posteriore all'Uno, 891 4. L'Uno è paragonabile alla luce, 893 5. Il pensare è qualcosa di secondario, 895 6. Il pensare è molteplicità, 895
V 7 (18) Se esistano idee anche delle cose individuali
1. C'è un'idea anche del singolo individuo? 899 2. Perché dai medesimi genitori nascono figli diversi? 899 3. I semi e le forme razionali sono infiniti, 901
V 8 (31) Il Bello intelligibile
1. L'arte e il modello ideale, 905 2. Il bello è semplicità e interiorità, 907 3. Gli dei sono belli perché contemplano, 909 4. Lassù la vita è sapienza immutabile, 911 5. La sapienza vera è essere, 913 6. I geroglifici egiziani e la sapienza, 915 7. L'universo è creazione silenziosa, 917 8. La Bellezza suprema è causa esemplare, 919 9. L'essere è desiderabile perché è bello, 919 10. La visione si compie nell'interiorità, 923 11. Solo chi è diventato bello vive nella bellezza, 925 12. Il mondo sensibile è eterno, 927 13. L'Uno è al di là della bellezza, 929
V 9 (5) L'Intelligenza, le idee, l'Essere
1. Tre tipi di uomini, 931 2. è necessario andare al di là dell'Intelligenza, 931 3. L'Intelligenza effonde nell' Anima le forme razionali, 933 4. L'Intelligenza è superiore all'Anima, 935 5. L'Intelligenza è l'Essere, 935 6. L'Intelligenza: l'immagine del seme, 939 7. L'Intelligenza: l'immagine delle scienze, 939 8. L'Intelligenza non è anteriore all'Essere, 941 9. L'unità dell'Intelligenza-Essere e il nostro pensiero, 941 10. Nell'Intelligenza tutto è presente nel presente, 943 11. Arti e scienze nell'Intelligenza, 943 12. Esiste l'idea del particolare? 945 13. Mondo sensibile e mondo intelligibile, 945 14. Anima universale, anima singola e idea di Anima, 947
ENNEADE VI
VI 1 (42) I generi dell'essere I
1. Entro quali limiti si può parlare di «generi»? 959 2. Non c'è genere che valga per il sensibile e l'Intelligibile, 961 3. Essenza suprema ed essenze secondarie, 961 4. La «quantità»: numero e grandezza, 963 5. La «quantità»: parola, tempo e movimento, 965 6. Il «relativo»: le creazioni del nostro pensiero, 967 7. Cosa c'è di «identico» nei «relativi»?, 969 8. Ancora sul «relativo», 971 9. Ancora sul «relativo», 973 10. La «qualità»: esempi di qualificati, 975 11. «Qualità» e forma; classificazione delle qualità, 979 12. La «qualità» nel sensibile e nell'Intelligibile, 981 13. Il «quando»: il tempo, 983 14. Il «dove»: il luogo, 985 15. L'«azione»: la forza operante, 987 16. L'agire e il movimento, 987 17. L' «azione» e il «relativo», 989 18. L'azione e il movimento, 991 19. Movimento e passioni, 993 20. Il movimento può essere insieme azione e passione? 995 21. Il «patire», 997 22. Ancora sul «patire», 999 23. L'«avere», 1001 24. Il «giacere», 1001 25. Le quattro categorie degli Stoici, 1003 26. Ancora contro gli Stoici, 1005 27. Contro il dio degli Stoici, 1007 28. Contro il «suhstrato» degli Stoici, 1009 29. Contro la materia degli Stoici, 1011 30. Contro il «modo d'essere» degli Stoici, 1013
VI2 (43) I generi dell'essere II
1. I «generi» del mondo intelligibile, 1017 2. L'Essere è uno-molti, 1017 3. L'Uno è al di là dei generi, 1021 4. L'Anima è unità e molteplicità, 1023 5. Il corpo è molteplicità, 1025 6. L'Anima, contemplandosi, si fa molteplice, 1025 7. Essere, movimento e riposo, 1027 8. Essere, movimento, riposo, identità, diversità, 1029 9. L'Uno non è genere, 1033 10. L'Uno è principio delle cose, ma non è genere delle cose, 1035 11. Tutto ciò che non è uno tende a farsi uno, 1037 12. Ogni essere, in quanto è uno, tende al Bene, 1041 13. Il «quanto» e il «quale» non sono generi primi, 1041 14. L'essenza deriva da un termine superiore, 1043 15. Il movimento è l'essenza stessa, 1043 16. Le categorie aristoteliche non sono generi primi, 1045 17. Il movimento, cioè la vita, è uno dei generi primi, 1047 18. La scienza è movimento e riposo, 1047 19. I generi primi producono delle specie? 1 049 20. L'Intelligenza universale e le intelligenze singole, 1051 21. L'attività dell'Intelligenza, 1051 22. L'Intelligenza opera sia in sé, sia fuori di sé, 1055
VI3 (44) I generi dell'essere III
l. I generi dell'Essere e il mondo sensibile, 1059 2. Analogie fra Intelligibile e sensibile, 1059 3. L'essenza e le categorie del sensibile, 1061 4. L' «identico» e le prime tre categorie, 1063 5. L'essenza non sta in un substrato, 1065 6. L'essere sensibile è ente in quanto deriva dall'Essere vero, 1067 7. La materia non è un «primo», 1069 8. L'universo è solo una copia dell'Essere vero, 1071 9. Essenza primaria ed essenze secondarie, 1073 10. La divisione nei corpi, 1075 11. Valori relativi e valori in sé, 1077 12. La progressione nella quantità, 1079 13. Il «continuo» e il «discreto», 1081 14. Punto, retta e triangolo, 1083 15. Eguale e diseguale; simile e dissimile, 1085 16. L'anima e le virtù pratiche, 1087 17. Distinzione delle qualità sensibili, 1089 18. L'ambito delle differenze, 1091 19. Negazione, privazione, passione, 1093 20. La gradazione delle qualità sensibili, 1095 21. Movimento e alterazione, 1099 22. Il movimento nel sensibile implica la potenzialità, 1101 23. Le circostanze nel movimento del sensibile, 1105 24. Il movimento locale: moto circolare e rettilineo, 1105 25. Altri movimenti: contrazione e dilatazione, 1107 26. Movimenti naturali, artificiali, volontari, 1109 27. «Riposo» e quiete, 1111 28. I pretesi «generi» del mondo sensibile, 1113
VI4 (22) L'Essere uno e identico è tutt'intero da per tutto I
1. Come mai l'anima, inestesa, raggiunge le estreme estensioni? 1115 2. Universo intelligibile e universo sensibile, 1117 3. L'Essere è in tutte le cose e non è in nessuna, 1119 4. L'Anima universale è una e non esclude la pluralità delle anime, 1121 5. L'Anima inesauribile e la massa dell'universo corporeo, 1123 6. Giudizio e impressione nell'anima, 1125 7. L'identico si effonde su tutte le cose: la luce, 1125 8. La partecipazione dell'Intelligibile, 1127 9. La processione ipostatica: la luce, 1131 10. Gli esseri che procedono dall'Uno sono incorruttibili, 1133 11. L'Essere è vario, ma di una varietà semplice, 1135 12. L'esempio della voce e del sonno, 1135 13. Ciò di cui il diviso partecipa non è quantità, 1139 14. La vita dell'Essere è una e infinita, 1139 15. Anima e corpo nell'uomo, 1141 16. Che cosa significa la «discesa» dell'anima, 1143
VI5 (23) L'essere uno e identico è tutt'intero da per tutto II
1. Ogni essere tende all'Uno, cioè a se stesso, 1147 2. Essere e divenire, 1147 3. L'Essere non è nelle cose, ma le cose ne partecipano, 1149 4. L'onnipresenza dell'Essere, 1151 5. L'immagine del centro e dei raggi, 1153 6. Gli intelligibili sono «uno in molti», 1153 7. Noi siamo tutti gli esseri, 1155 8. L'idea è una e informa di sé il non-uno, 1155 9. L'Uno è infinito e anni presente, 1157 10. Noi vediamo l'Uno finché siamo nell'Intelligenza, 1159 11. La natura suprema non è massa, ma forza, 1163 12. L'uomo accresce se stesso quando rigetta la quantità, 1165
VI 6 (34) I numeri
1. Ogni cosa non cerca un'altra, ma se stessa, 1169 2. Il numero come può essere numero se è infinito? 1171 3. Il numero è movimento e riposo, 1171 4. Il numero non ha un'origine soggettiva, 1173 5. Il numero uno precede le cose, 1175 6. Le idee esistono prima del pensiero che le pensa, 1177 7. La natura unitaria e unificante dell'Intelligenza, 1179 8. L'Essere è uno-molti, 1181 9. L'Essere è numero contratto nell'unità, 1183 10. Precedenza dell'uno e del numero, 1185 11. L'uno esiste lassù prima di ogni altra cosa, 1187 12. Il numero è solo un'affezione dell'anima? 1189 13. Non si possono pensare le cose senza il numero, 1191 14. Una cosa è «una» per la presenza dell'uno, 1195 15. L'universo è «numero totale», 1197 16. L'anima è numero perché è essenza, 1199 17. «Il numero è infinito»: che cosa significa? 1203 18. Gli esseri sono immobili nell'eternità, 1205
VI7 (38) Come è nata la molteplicità delle idee. Il Bene
1. Nell'Intelligenza non c'è né ragionamento né previsione, 1209 2. Lassù, «perché» ed «è» sono una cosa sola, 1211 3. L'essenza generale esiste prima delle parti, 1215 4. L'uomo è un «animale ragionevole»? 1217 5. L'Uomo ideale è preordinato all'uomo empirico, 1219 6. Tre forme di umanità, 1221 7. Le nostre sensazioni sono pensieri oscuri, 1221 8. La realtà non si arresta al limite delle cose superiori, 1223 9. L'Intelligenza e l'irrazionale, 1225 10. L'Intelligenza e la molteplicità delle cose, 1229 11. La Vita in forma razionale, 1229 12. L'Intelligenza è «tutti i viventi», 1233 13. L'Intelligenza è identità e diversità, 1235 14. L'Intelligenza è viva e unitaria molteplicità, 1239 15. L'Intelligenza trae dall'Uno la potenza di generare, 1239 16. Il Bene è luce che irradia sull'Intelligenza e sull'Essere, 1241 17. L'Intelligenza è luce che irradia sull' Anima, 1243 18. La vita è bene in quanto deriva dall'Uno, 1245 19. Perché ogni cosa tende al Bene? 1249 20. Gli esseri tendono all'Intelligenza in quanto porta al Bene, 1249 21. L'Intelligenza e la Vita hanno la forma del Bene, 1251 22. La vita è desiderabile perché ha la forma del Bene, 1253 23. Dal Bene procedono l'Intelligenza e le anime, 1253 24. Perché il Bene è bene? 1255 25. Il Bene è desiderabile perché è bene, 1257 26: Il Bene non si riduce al sentimento del piacere, 1259 27. La gioia è conseguente al possesso del Bene, 1261 28. Dal Bene, che è informe, procede ogni forma, 1261 29. Se l'Intelligenza è somma bellezza, cosa sarà mai il Padre dell'Intelligenza? 30. L'Intelligenza non è mescolata al piacere, 1265 31. L'amore dell'anima per il Bene, 1267 32. La bellezza del Bene trascende ogni altra bellezza, 1269 33. La natura prima del Bello è informe, 1271 34. L'anima e il Bene formano una cosa sola, 1273 35. L'anima, quando è unita al Bene, è al di sopra della vita e del pensiero, 1275 36. Il Bene è luce generante, 1277 37. L'Uno non è pensiero, 1279 38. Il Bene non pensa se stesso come bene, 1281 39. è veramente «santo» ciò che trascende il pensiero, 1283 40. Il Bene non pensa né desidera nulla al di sopra di sé, 1285 41. Il pensiero è un occhio per chi non vede, 1287 42. Tutti gli esseri sono sospesi al Bene, 1289
VI8 (39) Volontà e libertà dell'Uno
1. Perché un atto è involontario? 1293 2. A chi appartiene veramente il libero arbitrio? 1295 3. Il libero arbitrio appartiene a colui che sa, 1297 4. Nel mondo intelligibile essere e attività sono la stessa cosa, 1299 5. Il libero arbitrio appartiene anche all'anima? 1301 6. Soltanto l'immateriale è libertà, 1303 7. L'Intelligenza è libera; l'anima può farsi libera, 1305 8. L'Uno non ha alcun rapporto con le cose, 1307 9. L'Uno è soltanto perfetta potenza, 1309 10. L'Uno non entrò nell'esistenza ma la precede, 1311 11. Possiamo dire soltanto: l'Uno «è come è», 1313 12. L'Uno non ha essenza, 1315 13. L'Uno è ciò che Egli stesso vuole essere, 1317 14. Il Bene è principio degli esseri che non sono soggetti alla fortuna, 1321 15. L'Uno è amore di sé, 1323 16. Il Bene è l'Altissimo anni presente, 1325 17. L'Uno è volto solo a se stesso, 1327 18. Un paragone: il punto di luce, 1329 19. L'Uno è principio dell'essenza, 1331 20. L'essere dell'Uno consiste nell'eterno generare, 1331 21. L'Uno è volontà purissima, 1333
VI 9 (9)Il Bene o l'Uno
1. Ogni essere è uno in quanto possiede ciò che è, 1337 2. L'Essere è molteplice e perciò è diverso dall'Uno, 1339 3. L'Uno genera tutte le cose e perciò non è nessuna di esse, 1341 4. La visione dell'Uno è al di là del sapere, 1345 5. L'Uno è uno in senso matematico solo per analogia, 1345 6. L'Uno, che è Principio del Tutto, non ha bisogno del Tutto, 1349 7. L'anima, per raggiungere l'Uno, deve volgersi alla sua interiorità, 1351 8. L'anima si unisce al centro del Tutto mediante il proprio centro, 1353 9. La vita vera è soltanto nel Bene, 1357 10. La visione dell'Uno è inesprimibile, 1359 11. La vita dell'uomo divino è «fuga di solo a solo», 1361
Tratto da Plotino, Enneadi, Bompiani, 2000, indice da p. 1573 - 1598
Questi sono i temi svolti da Plotino nelle Enneadi.
La vastità del lavoro di Plotino va sicuramente oltre quanto appreso da Ammonio Sacca che fu un "maestro" comune a Plotino e a Origene. L'ambiente filosofico alessandrino era un ambiente in cui la filosofia si trasformava in sincretismo fra platonismo, ebraismo, cristianesimo, gnosticismo e magismo.
Dopo la distruzione dell'Accademia di Atene fra l'86-87 a. c. il platonismo si disperse riprendendo vigore, un paio di secoli dopo, ad Alessandria d'Egitto dove, di fatto, fu reinventato o, se preferite, reinterpretato da Ammonio Sacca e riscritto con Plotino. Platone viene "destoricizzato". La sua filosofia, nata come giustificazione della dittatura dei tiranni imposti da Sparta ad Atene, esce dal contesto storico e viene usata come oggetto in sé. Come verità assoluta.
Il neoplatonismo di Plotino è diverso dal Platonismo. Ha intenti e fini diversi, in particolare per quanto riguarda i fini di giustificazione della dittatura usati da Platone. Se con Platone si giustificava la tirannia di Crizia contro la dittatura, con Plotino si giustifica la dittatura di Dio contro la libertà dell'uomo.
Uno dei nemici di Plotino sono gli gnostici e gli epicurei. Sono importanti le osservazioni di Plotino contro gli gnostici e contro gli epicurei perché ci permettono di capire quali erano le divergenze di dottrina fra il neoplatonismo di Plotino e l'ambiente religioso del suo tempo quando il cristianesimo era ancora minoritario e composto per lo più da banditi e criminali.
Scrive Plotino:
Chi esamini molti altri punti e anche tutti, avrà abbondante materia per mostrare, dettagliatamente, in che consista la loro dottrina. Ma io sento un certo ritegno di fronte ad alcuni nostri amici, che, essendosi imbattuti in questa dottrina prima di diventare nostri amici, persistono in essa non so perché. Eppure essi non hanno alcuna incertezza nel voler fare apparire vera la loro dottrina con argomenti persuasivi; e credono che essa sia vera e perciò dicono quello che dicono. E poiché nulla più potrebbe convincere quelli, non a costoro, ma ai miei discepoli io rivolgo il mio discorso, affinché "i miei discepoli" non si lascino sconcertare, non dalle dimostrazioni da quelli apportate - ce ne sono forse? -, ma dalle loro vanterie; bisognerebbe scrivere diversamente, se si volesse confutare coloro che osano criticare le parole degli antichi uomini divini, così belle e così conformi al vero. Bisogna dunque lasciar da parte simile esame: chi abbia compreso ciò che abbiamo detto finora potrà comprendere anche tutto il resto. Si deve pertanto concludere questa discussione, dopo aver additato un punto che sorpassa tutti gli altri in assurdità, se si deve parlare qui di assurdità. Essi dicono che l'anima e una certa Sofia hanno piegato verso il basso, sia che l'anima abbia piegato per prima, sia che la Sofia sia stata la causa di tale inclinazione, sia che l'una sia identica all'altra; dicono poi che le altre anime siano discese insieme e che, membri di Sofia, abbiano assunto un corpo, ad esempio quello umano, mentre quella che è la ragione dell'inclinazione delle altre non sia discesa e cioè non inclini, ma illumini soltanto le tenebre: da questa "illuminazione" sarebbe nata un'immagine della materia. Immaginano inoltre un'immagine dell'immagine che attraversi ciò che chiamano materia o materialità o altra cosa; essi infatti adoperano ora l'uno ora l'altro termine e di molti altri nomi si servono per rendere oscuro il loro pensiero; fanno sorgere così l'essere da loro chiamato Demiurgo e narrano che Egli si allontani dalla madre e che da Lui proceda il mondo sino all'ultimo riflesso del riflesso: e così chi scrisse queste cose ha modo di biasimare aspramente.
Plotino, Enneadi, Bompiani, 2000, p. 307
Gli gnostici operano un sincretismo fra la bibbia ebraica e il platonismo. Cosa c'è di "vero" nelle due interpretazioni del venir in essere del mondo? Siamo davanti ad opinioni fantastiche il cui unico scopo è quello di controllare gli uomini. Plotino deve opporre le sue "idee" sul mondo alle "idee" presentate dagli gnostici che gettano un ponte fra ebraismo e platonismo creando sincretismi che possono spiegare il venir in essere del mondo in maniera diversa. Quando Plotino dice: " Ma io sento un certo ritegno di fronte ad alcuni nostri amici, che, essendosi imbattuti in questa dottrina prima di diventare nostri amici, persistono in essa non so perché. Eppure essi non hanno alcuna incertezza nel voler fare apparire vera la loro dottrina con argomenti persuasivi; e credono che essa sia vera e perciò dicono quello che dicono." Appare del tutto evidente che sta contendendo i seguaci di altre "scuole" mediante una diversa interpretazione della realtà. Ma sia quelle scuole che Plotino non basano la loro azione su dati di realtà, dati sensibili, ma solo su chi è "più bravo" ad usare l'immaginazione. In sostanza, chi vende meglio il proprio prodotto.
Secondo gli gnostici, il Demiurgo crea il mondo e gli uomini, ma è arrogante e afferma di essere l'unico Dio, ma dietro il Demiurgo c'è il "Dio sconosciuto" e per punire il peccato di superbia del Demiurgo, quando il Demiurgo crea l'uomo, Sophia mette nell'uomo la scintilla divina facendo in modo che l'uomo sia uguale al Demiurgo. E' l'interpretazione di alcuni gnostici, ma è sufficiente per far capire quanto una simile idea suoni come una bestemmia alle orecchie di Plotino.
Sia il concetto di creazione degli gnostici che il concetto di bestemmia (arroganza, l'unico peccato che gli Dèi non perdonano) del Demiurgo sono ripresi dall'antica mitologia greca prefilosofica. Da Eros, l'Intento, da Urano Stellato, da Afrodite, da Atena che esce dalla testa di Zeus, da Efesto che viene partorito da Hera da sola, da Demetra che cerca Persefone. Lo gnosticismo non fa altro che piegare i modelli ideologici dell'antica mitologia per giustificare la creazione della bibbia cristiana reggendosi sui concetti di creazione usati da Platone nel Timeo.
Plotino si scaglia contro questo quando afferma:
Gli Gnostici non sanno che cosa è l'anima vera
Anzitutto, se "l'anima" non è discesa, ma soltanto ha illuminato le tenebre, come si potrà dire giustamente che essa s'è inclinata? Se si dice che qualcosa, come una luce, è uscita da lei, non è conveniente dire che essa inclini, purché non "si ammetta" una realtà situata in un certo luogo inferiore e si affermi che l'anima sia discesa con movimento locale sino a quella realtà ed avvicinandosi l'abbia illuminata. Ma se essa rimane in sé e illumina senza fare per ciò alcuna azione, perché illumina essa sola e non fanno altrettanto gli esseri che sono più potenti di lei? E se essa ha potuto illuminare il mondo solo dopo averne avuto il pensiero e per mezzo di questo pensiero, perché non ha anche prodotto il mondo dato che lo ha illuminato, ma ha atteso la generazione delle immagini? E poi questo pensiero del mondo, questa «terra straniera» come essi la chiamano, prodotta secondo loro da potenze superiori, non ha costretto all'inclinazione coloro che l'hanno prodotta, E perché la materia illuminata produce riflessi animati e non un'essenza corporea? Un'immagine dell'anima non ha affatto bisogno né di tenebre né di materia: ma quando si sia prodotta, qualora si produca, accompagna il suo creatore e gli rimane aderente. E poi, questa immagine è una sostanza, oppure, come essi dicono, un «pensiero»? Se è una sostanza, in che differisce dall'essere dal quale deriva? Se è un'altra specie di anima, dato che la prima è razionale, sarà un'anima vegetativa o generatrice. Se è così, come mai avrebbe creato per essere onorata e come avrebbe creato per orgoglio e audacia? Allora le si negherebbe il creare mediante la rappresentazione e specialmente la facoltà di ragionare. E perché chi ha fatto "il mondo" doveva farlo di materia e di immagine? Se è un semplice pensiero, bisogna anzitutto vedere donde gli derivi il nome, e poi come sia "pensiero", a meno che "l'anima" non conceda a un concetto il potere di produrre. Ma anche dimenticando che "questa immagine" è una finzione, come "avviene" la produzione degli esseri? Essi dicono che c'è anzitutto un essere e poi un altro, ma lo dicono in modo arbitrario. Perché il fuoco è il primo essere?
Plotino, Enneadi, Bompiani, 2000, p. 307 – 309
Non si discute sulla "realtà" dell'anima, ma si dà per scontato che il concetto di "anima" sia un concetto universale, acquisito, fatto proprio da chiunque. Non si parla più di distinguere fra ciò che è animato da ciò che non è animato. L'anima ora è l'oggetto in sé di cui si parla e al concetto di anima si piega il concetto di vivente e di uomo. In questo modo chi controlla l'anima controlla l'uomo e l'uomo non può vivere se non sottomesso a chi detiene la "verità morale dell'anima".
Gli gnostici lavorano su un'azione sincretica che vorrebbe spiegare ciò che non è spiegabile dell'ideologia ebraica, del platonismo e dei vari movimenti apocalittici e messianici che stanno imperversando in Siria, Egitto e in Turchia. Plotino, per contro, sta difendendo il concetto di unità fra "Dio" e "anima" che si riassume nella "teoria delle idee" che escono dall'Uno per tornare all'Uno come se fosse possibile, secondo il Parmenide di Platone, l'esistenza di altro diverso dall'Uno.
Fra Plotino e gli gnostici non esiste una "guerra di idee", ma esiste solo la "guerra" per il controllo delle persone che devono pensare nel modo in cui gli uni o gli altri pensano il mondo e interpretano il desiderio di Dio di farsi obbedire dagli uomini che controlla mediante l'anima.
Un altro elemento di differenza fra Plotino e gli gnostici riguarda la miracolistica o, più in generale, le "pratiche magiche".
Scrive Plotino:
La saggezza è superiore alle pratiche magiche
Essi ammettono anche in altro modo che gli esseri superiori non siano puri. Quando essi compongono magie da indirizzare a loro e non soltanto all'anima, ma agli esseri ad essa superiori, essi non fanno che impiegare parole per incantarli, affascinarli, commuoverli; forse credono che essi obbediscano alla loro voce e ne siano attratti, purché si conosca un po' l'arte di cantare in un certo modo, di gridare, di aspirare, di soffiare, si conoscano insomma tutte le pratiche, di cui è scritto che hanno potere magico nel mondo superiore, Se essi non vogliono affermare tutto questo, come allora esseri incorporei obbedirebbero a delle parole? E così proprio con quelle teorie, con cui vorrebbero rendere più autorevoli i loro discorsi, tolgono agli esseri superiori ogni valore senza che essi se ne accorgano. Quando poi pretendono di liberarsi dalle malattie, avrebbero ragione, se lo volessero fare mediante la temperanza e un regime regolare di vita, come fanno i filosofi; essi invece considerano le malattie come esseri demoniaci e si vantano di poter cacciarli con formule e come tali si esibiscono, credendo di essere così più autorevoli presso il volgo che rimane sempre estatico di fronte alle potenze magiche; non potranno però mai persuadere la gente assennata che le malattie non abbiano le loro cause nelle fatiche, nella sovrabbondanza o nella deficienza, nella corruzione, cioè in trasformazioni che hanno il loro principio o fuori o dentro "di noi". Ne è prova il trattamento delle malattie. Un purgante, una pozione o un salasso fanno uscire la malattia, la dieta ci guarisce: in questo caso il demone avrebbe fame e la medicina lo scioglierebbe, ed esso talora uscirebbe d'un tratto oppure rimarrebbe dentro. Se esso rimane ancora dentro, come si può guarire finché rimane dentro? E se parte, perché se ne va? Che cosa ha subito? Forse, si dirà, esso era nutrito dalla malattia. Ma allora la malattia era altra cosa dal demone. E poi, se esso entra quando non c'è ancora causa "di malattia", perché non si è sempre malati? Se "il demone entra" solo quando c'è già una causa, che bisogno c'è di esso per spiegare la malattia? Quella causa è sufficiente per produrre la febbre; ed è ridicolo ammettere che, apparsa appena la causa, appaia tosto con lei un demone per assisterla. E' però chiaro come e perché essi dicano tutto ciò: a questo scopo noi abbiamo ricordato la loro dottrina sui demoni. Le altre cose le lascio a voi da esaminare direttamente sulle loro opere; così potrete comprendere soprattutto che il genere di filosofia, da noi perseguito, fra gli altri beni raccomanda la semplicità dei costumi e la purezza dei pensieri, ricerca l'austerità non l'arroganza, ci ispira una confidenza accompagnata da ragione e da molta sicurezza, da prudenza e da massima circospezione: e così si dica per altre corrispondenze. La dottrina degli avversari si oppone del tutto alla nostra; perciò mi conviene non parlare di più di essi
Plotino, Enneadi, Bompiani, 2000, p. 313 – 315
L'arte magica come attività con la quale modificare la realtà oggettiva alla quale Plotino oppone la "saggezza" con la quale non modificare la realtà oggettiva.
Si tratta di uno dei maggiori scontri dell'epoca: che cosa permette all'uomo di modificare la realtà oggettiva nella quale vive? La realtà oggettiva è modificabile?
Il muratore è consapevole che la casa è una realtà oggettiva costruita con dei metodi e con dei tempi abbastanza precisi. Il filosofo Plotino afferma che, il fatto che lui abbia una casa è opera della sua saggezza che, facendo accorrere molti uditori, gli consente di avere sovvenzioni con le quali avere una casa. L'ebreo afferma che la casa è un "dono di Dio", infatti, è Dio che la sottrae ai suoi nemici per donargliela. Fra le due concezioni si inseriscono gli gnostici che mettono in atto azioni magiche pregando e supplicando Dio e compongono preghiere rivolte agli esseri superiori, all'anima, ecc.
Pregare è per Plotino un atto magico con cui si costringe la volontà di Dio a piegarsi alla volontà di colui che lo prega.
Essere saggio, dice Plotino, è superiore a chi prega. Sembra di essere arrivati in un'epoca in cui non si ottengono le cose con il lavoro, ma con la saggezza e la preghiera.
Anche per la malattia. Mentre gli gnostici parlano di demoni che si nutrono della malattia o che sono causa della malattia, Plotino parla di cause esterne o interne che producono la malattia. O si guarisce imponendo le mani e operando magicamente i miracoli, o si guarisce con rimedi medici come dice Plotino: " Un purgante, una pozione o un salasso fanno uscire la malattia, la dieta ci guarisce".
La questione non è su chi ha ragione fra Plotino e gli gnostici, il problema è su chi dei due è in grado di presentare una sistema di pensiero che sia più utile agli uomini o al controllo degli uomini. Questo perché solo un sistema di pensiero che sia utile agli uomini o al controllo degli uomini ha la possibilità di superare il suo ideatore e diventare un patrimonio sociale.
Quando Plotino parla degli "gnostici" sta parlando anche dei cristiani perché nel suo periodo gnostici e cristiani erano mal distinti e Origene stesso, scolaro di Ammonio Sacca, era da considerare uno gnostico-cristiano.
La magia è sempre stata l'arte con cui modificare sé stessi per adattarsi al mondo. Rimasta come un ricordo di fondo sulla possibilità di poter vivere al meglio in un mondo che appariva migliore, l'assolutismo ideologico platonico ha trasformato la magia in un atto della volontà del Dio di costruire un mondo ideale (Atlantide e Atene) per trasformarsi in un anticipo del messianesimo capace di modificare la realtà in cui l'uomo vive mediante la miracolistica. Questo nuovo modo di pensare la magia è diventato il perno attorno al quale ruota la filosofia.
In Plotino la magia diventa la provvidenza di Dio. L'atto magico con cui Dio provvederebbe ad aiutare gli uomini saggi, i virtuosi obbedienti e sottomessi.
Plotino individua nella morale la causa del decadentismo religioso contro il quale raccomanda: "raccomanda la semplicità dei costumi e la purezza dei pensieri, ricerca l'austerità non l'arroganza, ci ispira una confidenza accompagnata da ragione e da molta sicurezza, da prudenza e da massima circospezione". Na non dice per quale fine, in relazione alla magia degli gnostici.
Plotino è un po' più preciso quando aggredisce gli epicurei.
Scrive Plotino:
Non ci deve sfuggire specialmente l'influenza che esercitano i loro discorsi sull'animo degli ascoltatori che vengono persuasi a disprezzare il mondo e ciò che v'ha in esso. Ci sono due dottrine riguardanti il conseguimento del fine: l'una pone il fine nel piacere del corpo, l'altra preferisce l'onestà e la virtù; il desiderio che ne sentiamo viene da Dio e ci riunisce a Lui; altrove vedremo come, Epicuro negando la provvidenza consiglia di ricercare il nostro soddisfacimento nel piacere, unica cosa che ci rimanga. Ma la dottrina di costoro è ancor più temeraria poiché offende il Signore della provvidenza e la provvidenza stessa e oltraggia tutte le leggi del nostro universo, getta il ridicolo sulla virtù della temperanza, da tanto tempo onorata, e per non lasciare al nostro universo nessuna cosa bella, elimina la temperanza e insieme la giustizia innata nelle anime e perfettibile mediante la ragione e l'esercizio: distrugge insomma tutto ciò per cui l'uomo può diventare saggio. E così a loro non rimane che ricercare il piacere, pensare a se stessi, fuggire la società degli altri uomini e pensare solo al proprio interesse, a meno che qualcuno di essi non sia per natura superiore a tali dottrine: per essi non v'ha più nessun fine onesto, ma qualcosa d'altro da perseguire. Eppure, a loro già possessori di una «conoscenza» non occorreva che partire di qui per proseguire; e proseguendo essi avrebbero raggiunto gli esseri primi poiché essi procedono da una natura divina: appartiene a tale natura intuire ciò che è onesto, poiché essa disprezza i piaceri del corpo. Ma coloro che non partecipano della virtù non possono certo andare alle cose superiori. Ne è prova il fatto che essi non hanno mai formulato una dottrina della virtù, ma l'hanno del tutto trascurata; non dicono né ciò che essa è, né quante sono le sue parti, ignorano quanto di bello hanno scritto su ciò gli antichi, non "dicono" come "la virtù" si acquisti e si possegga, né come si guarisca e si purifichi l'anima. Non basta dire: «Guarda a Dio», se poi non s'insegna come si debba guardare a Lui. Che cosa impedisce infatti, potrebbe dire qualcuno, di guardare a Dio senza astenersi dal piacere o senza reprimere l'ira, di ricordare continuamente il nome di Dio, pur rimanendo in dominio di ogni passione e senza far nulla per liberarsene? Soltanto la virtù progressiva interiore all'anima e accompagnata dalla prudenza ci rivela Dio: senza la virtù vera Dio non è che vuoto nome.
Plotino, Enneadi, Bompiani, 2000, p. 315 – 317
Ciò che afferma Plotino non è una riflessione sugli epicurei, ma sono solo ingiurie gratuite messe in essere da un sofferente nei confronti di chi cerca il piacere e, attraverso il piacere, la conoscenza.
Plotino inizia la sua riflessione partendo dal fatto che gli gnostici disprezzano il mondo materiale e hanno come ideale i mondi dell'anima, degli Arconti ecc. A questo disprezzo assoluto degli gnostici per la materialità dell'esistenza, Plotino oppone quello che lui pensa sia l'altro estremo, l'Epicureismo e la sua ricerca del piacere.
Dell'epicureismo, Plotino dice che quella dottrina pone il fine dell'uomo nella ricerca del piacere del corpo mentre, al contrario, la dottrina di Plotino " preferisce l'onestà e la virtù; il desiderio che ne sentiamo viene da Dio e ci riunisce a Lui;".
Da questo punto di vista, lo gnosticismo procede dal cinismo, una dottrina che si è formata sotto l'ala protettiva di Platone. Il cinico disprezza la vita materiale, disprezza il proprio corpo ed esalta la superiorità della sua anima che si esprime nel corpo mediante l'intelligenza. Cosa produce l'ideologia dello gnostico? La separazione dell'uomo dalla società perché la società necessita di uomini economicamente attivi e non di ideologhi che predicano il parassitismo sociale.
Cosa produce nella società il pensiero di Plotino? Il desiderio di unirsi a Dio mediante l'onestà (nei confronti di Dio) e la virtù (come atto di obbedienza a Dio). In sostanza, l'ideologia di Plotino produce uomini obbedienti, una società di uomini prostrati davanti a chi detiene le "tavole della legge di Dio".
Cosa produce nella società il pensiero degli epicurei? Uomini e donne che cercano il piacere del corpo consapevoli che una società che vive nel benessere è una società di uomini attivi. Il piacere degli epicurei non è il piacere che immagina Plotino. Dal momento che Plotino predica il dolore provocato dalla contrizione e dalla rinuncia al piacere in funzione della "virtù", la sua struttura desiderante lo induce ad immaginare il piacere solo come contrapposto al dolore che la privazione gli impone. Per gli epicurei il piacere è saggezza.
Infatti, scrive Epicuro nella lettera a Meneceo:
Si deve considerare che i desideri, parte sono naturali, parte vani; e dei naturali, gli uni sono necessari, gli altri solo naturali'; e dei necessari, alcuni sono necessari alla felicità, altri all'assenza di molestia nel corpo, altri allo stesso vivere. Solo la esatta visione di essi sa infatti riportare ogni elezione e ogni fuga alla sanità del corpo e all'assenza di turbamento nell'anima, poiché questo è il termine in cui la vita beata tocca il suo culmine. E in realtà tutto quello che facciamo lo facciamo solo per questo, per non soffrire dolore e per non essere turbati. E non appena questo in noi s'è prodotto, intera si placa la tempesta dell'anima, non avendo l'essere vivente dove muovere i passi come a cosa che gli manchi né altro da cercare perché il bene dell'anima e del corpo sia completo. Noi infatti abbiamo bisogno del piacere quando, il piacere non essendo presente, soffriamo dolore, "ma quando dolore non soffriamo", non abbiamo più bisogno del piacere. Ed è per questo che noi diciamo il piacere principio e fine della vita felice. Perché è nel piacere che l'esperienza ci ha mostrato consistere il bene primo e a noi congenere, e come da esso diamo inizio ad ogni elezione ed ogni fuga, così ad esso ci riduciamo nel giudicare ogni bene sulla base dell'affezione che ci fa da norma. E poiché questo è il bene primo e a noi connaturato, per la medesima ragione ancora non ogni piacere eleggiamo, ma vi sono casi in cui a molti piaceri rinunziamo, quando ad essi maggiore segua per noi la molestia; e molti dolori stimiamo di dover preferire ai piaceri, ove una sopportazione anche lunga dei dolori ci assicuri una maggior quantità di piacere. Ogni piacere dunque, per avere natura che alla nostra è conforme, è un bene, ma non tutti sono da eleggere; così, ogni dolore è un male, ma non tutti sono sempre da fuggire. Ed è in base alla commisurazione dei vantaggi e alla considerazione dei danni che tutte queste cose vanno giudicate. Vi sono momenti infatti in cui il bene è per noi un male, altri, in cui il male è per noi un bene.
Epicuro, Scritti morali, Lettera a Meneceo, BUR, 2001, p. 55 – 57
L'uomo epicureo è l'uomo che vive saggiamente nella società; l'uomo neoplatonico è l'uomo che vuole imporre alla società il suo concetto di virtù e di onestà come mezzo con cui sottomettere gli uomini a Dio; lo gnostico è colui che vuole distruggere il corpo vivente in funzione della liberazione dell'anima.
Plotino si contrappone agli epicurei immaginando che gli epicurei: " Epicuro negando la provvidenza consiglia di ricercare il nostro soddisfacimento nel piacere, unica cosa che ci rimanga. Ma la dottrina di costoro è ancor più temeraria poiché offende il Signore della provvidenza e la provvidenza stessa e oltraggia tutte le leggi del nostro universo, getta il ridicolo sulla virtù della temperanza, da tanto tempo onorata, e per non lasciare al nostro universo nessuna cosa bella, elimina la temperanza e insieme la giustizia innata nelle anime e perfettibile mediante la ragione e l'esercizio: distrugge insomma tutto ciò per cui l'uomo può diventare saggio."
Plotino contrappone agli epicurei le sue "idee" affermando: " Non basta dire: «Guarda a Dio», se poi non s'insegna come si debba guardare a Lui. Che cosa impedisce infatti, potrebbe dire qualcuno, di guardare a Dio senza astenersi dal piacere o senza reprimere l'ira, di ricordare continuamente il nome di Dio, pur rimanendo in dominio di ogni passione e senza far nulla per liberarsene? Soltanto la virtù progressiva interiore all'anima e accompagnata dalla prudenza ci rivela Dio: senza la virtù vera Dio non è che vuoto nome."
Solo che Epicuro non ha mai detto di "guardare a Dio", ma ha detto:
Gli dèi di fatti esistono: evidente è la conoscenza che noi ne abbiamo; quali i più li credono, non esistono: le condizioni stesse della loro esistenza essi vengono a toglier loro con la credenza che ne hanno. Ed empio non è chi nega gli dèi dei più, ma chi alla nozione degli dèi aggiunge quanto è nella opinione dei più: giacché non prenozioni, ma false supposizioni sono i giudizi che dai più vengono espressi sugli dèi, ed è in tal modo che i più grandi danni – "di cui solo in esse è" per i malvagi la causa - vengon fatti derivare dagli dèi, e con essi i più grandi benefici. Familiarizzati infatti con le virtù che hanno proprie, essi non ammettono se non ciò che loro somiglia, stimano estraneo tutto ciò che non è tale.
Epicuro, Scritti morali, Lettera a Meneceo, BUR, 2001, p. 51 – 53
Plotino appare come l'uomo malato che insegue una saggezza che gli dovrebbe dare la sicurezza del proprio filosofare. Invece è un individuo insoddisfatto che alimenta la propria insoddisfazione mediante una pretesa superiorità ideologica che è solo immaginata.
Eppure, le fantasie di Plotino saranno importanti per la nascita del cristianesimo e gli orrori di cui il cristianesimo è portatore. Saranno necessari 1300 anni prima di poter pensare ad Epicuro come un filosofo importante. Nel frattempo l'epicureismo sarà "seppellito" e con lui sarà negata la ricerca del piacere di un'umanità condannata al dolore e alla virtù che impone dolore e sottomissione.
NOTA: le citazioni di Porfirio sulla vita di Plotino sono tratte da; Plotino, Enneadi, a cura di Giuseppe Faggin, che contiene, Porfirio, La vita di Plotino e l'ordine dei suoi scritti, Bompiani, 2000, i numeri delle pagine si riferiscono a questa edizione.
Marghera, 16 settembre 2018 – revisionato il 2 ottobre 2019
Pagina tradotta in lingua Portoghese
Tradução para o português: Capítulo 93 A biografia de Plotino - décima biografia
Hai imparato a chiedere l'elemosina?
Davvero vuoi continuare a navigare in questo sito?
Clicca qui e impara come si chiede l'elemosina
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore della Federazione Pagana
Piaz.le Parmesan, 8
30175 Marghera - Venezia
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it