Da dove può iniziare un ladro di emozioni alla 54esima biennale d'arte di Venezia?
Solo da sé stesso e dai simboli che riconosce.
Sicuramente gli espositori e gli artisti sono molto conosciuti negli ambienti d'arte. Sicuramente gli artisti che espongono sono molto apprezzati fra i tecnici dell'arte e tutti gli artisti sanno dove espongono, cosa espongono e quando espongono. Ma le "persone comuni", quelle che non frequentano gli ambienti dell'arte, sono informati di ciò che fanno gli artisti? Oppure l'informazione si perde nel banale e nell'indifferenza di una vita dura e difficile da vivere?
A differenza di ciò che si crede, l'arte non è un prodotto dell'artista. L'artista è un prodotto di un mondo immenso di cui ignora dimensione e sostanza, ma dal quale viene usato per raccontare di un immenso dal quale gli Esseri Umani, circoscritti nella ragione che Padre Zeus impose proteggendola dal Tempo, possono attingere la forza della conoscenza per costruire il loro divenire nell'infinito dei mutamenti. L'artista è uno strumento, più o meno inconsapevole, che riproduce nella sua arte desideri, sentimenti e tensioni che non appartengono al mondo della ragione, ma che nella ragione hanno bisogno di essere descritti mediante immagini, suoni, simboli per suscitare nello spettatore una con-passione capace di aprire i suoi canali della percezione nel mondo in cui vive.
L'artista, che rappresenta il simbolo, è sempre figlio del suo tempo e l'oggetto che rappresenta è stimolato dalle tensioni proprie del tempo e della società in cui vive. L'oggetto che viene rappresentato dall'artista ha una duplice realtà. La realtà dell'oggetto in sé e quell'in-sé che viene rappresentato dall'artista come dimensione del suo percepire l'oggetto. L'artista non rappresenta l'oggetto in sé, rappresenta la sua percezione dell'oggetto in sé nella dimensione culturale in cui riesce a pensare l'oggetto in sé. L'oggetto, pensato e rappresentato dall'artista, entra nella testa del "visitatore" dove può o non può attivare la percezione del "visitatore" a seconda della capacità del "visitatore" di attivare la propria percezione del mondo utilizzando l'oggetto rappresentato come una chiave per aprire una porta della percezione sull'immenso che lo circonda.
Passeggiando per Venezia, in una vetrina, osservo un'opera in vetro azzurro con al centro il simbolo di un Trischele. Entro nella galleria che lo espone e da quel momento inizia la mia avventura nella 54esima biennale d'arte di Venezia. In quella passeggiata non sono in grado di visitare mostre d'arte, ma quell'informazione, che vado a verificare, mi porta a scoprire la possibilità di visitare la mostra al Palazzo Bembo in Riva del Carbon organizzata da Dutch NonProfit Organization GlobalArtAffairs Foundation e curata da Karlyn De Jongh & Sarah Gold.
Sulla mostra Eternal Love di Wolfgang Joop ne farò una pagina a parte per la complessità della rappresentazione che ha messo in mostra, ma ora mi interessa mettere in rilievo come entrambi gli artisti, Patrizia Merindi e Wolfgang Joop, abbiano rappresentato il divenire dell'universo in un sussurro emotivo che ha preso forma nelle loro opere. Non me ne abbiano gli artisti se li accoppio arbitrariamente, ma Riva del Vin, dove espone Patrizia Merindi, e Riva del Carbon, dove espone Wolfgang Joop, stanno una di fronte all'altra divise dal Canal Grande ed unite dal Ponte di Rialto.
Ciò che unisce i due artisti è il sussurro dell'universo, il grande botto, il Big Bang, quella forza di espansione che prima di tutte emerse e che diventa la rappresentazione divina in ogni oggetto dell'universo sia che sia consapevole di sé, sia che non sia consapevole di sé.
Dell'esposizione al Padiglione della Repubblica di san Marino, come dell'esposizione della Dutch NonProfit Organization GlobalArtAffairs Foundation, farò altre pagine per tentare di dare parola alle sensazioni emotive ricevute, ma intanto voglio fissare quelle della nascita di Intento e della rappresentazione dei mondi dell'esistenza del Trischele.
Il Triskell o Trischele ha varie chiavi di lettura, tutte riconducibili a forme razionali, meno una: quella della coscienza.
Esso rappresenta l'origine di un universo, che non esisteva, e che si dilata rappresentandosi in tre mondi. Tre mondi perché non siamo in grado di percepirne un quarto. In nessuno dei tre mondi in cui si rappresenta l'universo è mai stata trovata traccia, da parte degli Esseri Umani, di un quarto modo di rappresentarsi da parte dell'universo. Noi conosciamo il mondo emotivo, conosciamo il mondo del tempo e il mondo della ragione (quantità e forma). Il guerriero non è colui che combatte con la spada, come piace ai rievocatori di leggende medioevali, ma è colui che è capace di viaggiare nei tre mondi senza essere divorato da uno di loro (i manicomi sono pieni di individui divorati dal mondo del tempo e dal mondo delle emozioni: chi è divorato dal mondo della ragione attende solo che la morte ponga fine alla sua angoscia senza fine).
Il Trischele indica il tempo, il mutamento e l'emozione. L'emozione rappresentata dalla testa di Medusa e il tempo, dalle gambe. Poi, gli artisti procedono alla stilizzazione, ma il significato del simbolo rimane.
Dove il Triskell o Trischele è ancora uno, al suo centro Wolfgang Joop individua il potere qualitativo dell'universo.
Eros emerge dall'uovo primordiale.
All'inizio del tempo, quando la coscienza di sé universo passò dall'essere al nulla, da quel nulla sorse Eros, Fanes, l'Intento.
Sorse quel potere della materia di trasformare l'inconsapevole in consapevole per ricostruire la coscienza dell'universo riportandola dal nulla all'Essere.
Scrive Aristofane negli Uccelli:
In principio c'era il Caos e la Notte e il buio Erebo e il vasto Tartaro; non esisteva la terra, né l'aria, né il cielo. Nel seno sconfinato di Erebo la Notte dalle ali di tenebra generò per prima un uovo pieno di vento. Col volgere delle stagioni, da questo sbocciò Eros, fiore del desiderio: sul dorso splendevano ali d'oro ed era simile al rapido turbine dei venti. Congiunto di notte al Caos alato nella vastità del Tartaro, egli covò la nostra stirpe, e questa fu la prima che condusse alla luce. Neppure la stirpe degli immortali esisteva prima che Eros mescolasse insieme ogni cosa. Quando l'uno con l'altro si accoppiarono, nacquero il cielo e l'oceano e la terra, e la stirpe immortale degli dèi beati...
La mostra presso Palazzo Bembo, estremamente complessa e ricca di significati, troverete questo fino al 27 novembre, ma io ho appena iniziato a parlare di quello che ho visto. Ho appena iniziato a proporvi i significati magici che ho incontrato e le emozioni che ho vissuto, ma quello che vi ho proposto in questa pagina è il primo omaggio a Fanes, Eros primordiale, Intento, e ai tre mondi in cui si rappresenta l'esistente. Sono elementi fondamentali della Religione Pagana al punto tale che tutto, rispetto a questi, passa in secondo piano e in un secondo tempo.
Marghera, 10 giugno 2011
Claudio Simeoni Meccanico Apprendista Stregone Guardiano dell'Anticristo Tel. 3277862784 e-mail: claudiosimeoni@libero.it |