Questo mese inizia con l'incriminazione di Trump, ex presidente degli USA. Inizia con l'ideologia fascista che, progressivamente, perde anche la forma per diventare puro disprezzo sociale. E' un mese che inizia nel "silenzio sospeso", come se fosse nell'attesa di eventi ancora non annunciati.
Aprile 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali nelle riflessioni proposte su Facebook.

13 Aprile 2023
cronache della religione pagana

Claudio Simeoni

Cronache mese di Aprile 2023

 

13 aprile 2023

Pitagora in Porfirio

Porfirio scrive la vita di Pitagora, ma non accenna né al pensiero di Pitagora, né argomenta attorno alle poche cose che scrive del pensiero di Pitagora.

Il modello che Porfirio usa è il modello dei vangeli. Una lunga esaltazione di quanto è bravo e "figo" Pitagora, ma senza dire che cosa Pitagora portava agli uomini al di fuori della sua "meravigliosa presenza".

Pitagora marcia trionfate nell'Italia meridionale.

Scrive Porfirio:

Sbarcato in Italia e arrivato a Crotone - riferisce Dicearco - con la fama dell'uomo fuori dal comune che aveva molto viaggiato e la sorte aveva ben provvisto di doti personali - in effetti aveva un aspetto nobile e imponente, fascino notevolissimo, dignità nella voce, nel contegno e in tutti i suoi modi - riuscì a ben disporre nei suoi confronti la città di Crotone in tal misura che dopo aver affascinato il Consiglio degli anziani con un lungo e splendido discorso, su invito dei magistrati rivolse ai giovani esortazioni consone alla loro età, e altrettanto fece con i fanciulli convenuti in massa dalle scuole e successivamente con le donne, un'adunanza delle quali fu organizzata per lui. A seguito di questi eventi egli acquisì grande reputazione e prese con sé molti adepti originari della città - non soltanto uomini, ma anche donne (il nome di almeno una delle quali, Teano, è diventato celebre), nonché molti re e signori dalle aree non greche contigue. Quanto a ciò che diceva agli adepti, nessuno può riferirlo con sicurezza, perché essi osservavano un non comune riserbo.

P. 267

La meraviglia riconosciuta dalle persone è una sorta di imitazione dei vangeli e delle folle che seguono Gesù. Come Gesù non espone un sistema di pensiero, ma solo la sua persona che, in quanto figlio del Dio padrone, è padrone delle persone e le persone devono riconoscerlo come tale, così è il Pitagora descritto da Porfirio a cui Porfirio attribuisce poche idee che potrebbero avere un qualche carattere filosofico se fossero uscite dall'affermazione pura e semplice e Porfirio avesse portato qualche argomentazione. In compenso il Pitagora di Plotino ammaestra gli uomini con "meravigliosi discorsi" di cui non conosciamo né i contenuti, né gli intenti. Possiamo solo immaginare che quei discorsi abbiano suscitato speranza in un futuro possibile come il Gesù dei Vangeli parlando della sua venuta sulle nubi con grande potenza a risolvere i problemi degli ascoltatori.

Porfirio continua descrivendo gli effetti dell'opera di convincimento messa in atto da Pitagora nei confronti degli abitanti delle città dell'Italia meridionale. Porfirio non ci dice come Pitagora liberò le città sottomesse. Però Porfirio dice che Pitagora affermava:

"Occorre bandire e estirpare con ogni mezzo, col ferro e col fuoco e ogni altro espediente, la malattia dal corpo, l'ignoranza dall'anima, la smoderatezza dal ventre, la sedizione dalla città, la discordia dalla casa e insieme la dismisura da tutte le cose"

Che, sinceramente, appare molto simile all'affermazione di Gesù nei vangeli di Matteo e Luca del "Non crediate che io sia venuto a portare la pace, io sono venuto a portare la spada..." solo che, mentre nel Vangelo di Matteo e Luca l'affermazione si conclude con la distruzione del presente, nel Pitagora di Porfirio viene costruita pace e concordia fra le città dominatrici e le città dominate.

Scrive Porfirio:

Le città che arrivato in Italia e in Sicilia aveva trovato soggette le une alle altre, alcune da molti anni e altre da pochi, Pitagora le liberò facendo sì, per il tramite dei suoi discepoli presenti in ognuna di esse, che fossero pervase di ardore per la libertà: si trattava di Crotone, Sibari, Catania, Reggio, Imera, Agrigento, Taormina e altre. Ad esse diede le leggi per tramite di Caronda di Catania e Zaleuco di Locri, leggi grazie alle quali queste città hanno a lungo tempo suscitato l'invidia dei vicini. Fu dopo aver udito Pitagora che Simico, il tiranno di Centuripe, depose il potere e donò parte delle sue ricchezze alla sorella e parte ai suoi concittadini. Da lui si recarono, come dice Aristosseno, Lucani, Messapi, Peuceti e Romani. A Pitagora riuscì di eliminare completamente la sedizione, non solo tra i suoi discepoli, ma anche tra i loro discendenti, per molte generazioni e in definitiva dalle relazioni reciproche di tutte le città d'Italia e Sicilia, oltre che al loro interno. In effetti ripeteva spesso dinanzi a tutti, molti o poche che fossero, questo detto: "Occorre bandire e estirpare con ogni mezzo, col ferro e col fuoco e ogni altro espediente, la malattia dal corpo, l'ignoranza dall'anima, la smoderatezza dal ventre, la sedizione dalla città, la discordia dalla casa e insieme la dismisura da tutte le cose".

P. 269

L'azione di Pitagora appare come un'azione pacificatrice, cosa che entra in contrasto con la feroce ribellione delle città del meridione d'Italia contro i Pitagorici.

Porfirio dà diverse versioni sulle ribellioni e sulla morte di Pitagora attingendo da fonti diverse, ma sta di fatto che le città si erano ribellate alla dittatura di Pitagora al punto da uccidere tutti i suoi sodali portando Pitagora alla disperazione e al suicidio.

Dettero fuoco alla casa in cui i pitagorici si riunivano e furono tutti bruciati vivi. Inoltre, quelli che non erano nella casa data alle fiamme, furono ricercati e trucidati.

A quanto scrive Porfirio non si trattava solo del rifiuto della filosofia di Pitagora, ma di una ribellione più profonda. Una ribellione che riguarda tutta la struttura sociale e civile di molte città. Le stesse città che un tempo avevano accolto Pitagora come l'uomo saggio e dal quale avevano accettato di applicare le leggi che Pitagora dettava.

Scrive Porfirio sul tradimento subito da Pitagora:

Ma Dicearco e gli autori più scrupolosi sostengono che quando fu messa in atto la congiura era presente anche Pitagora, perché Ferecide era morto prima della sua partenza da Samo. Degli adepti, quaranta che si trovavano riuniti in una casa privata furono presi tutti insieme, mentre molti altri trovarono la morte uno a uno in città, così come si trovavano. Pitagora allora, visti sopraffatti i sodali, si mise in salvo nella vicina città portuale di Caulonia e poi, muovendo da lì, a Locri. Ma i Locresi, quando ne furono informati, inviarono ai confini del paese una delegazione di anziani, i quali si fecero incontro a Pitagora e gli rivolsero queste parole: "Noi ti sappiamo, Pitagora, sapiente e dotato di eccezionali capacità, ma quanto alle nostre leggi noi non abbiamo alcun motivo di criticarle e perciò cercheremo di attenerci ad esse; tu, per parte tua, vattene altrove, ma prendi pure da noi il necessario di cui possa aver bisogno". Dopo esser stato allontanato da Locri nel modo che si è appena detto, fece vela alla volta di Taranto, ma ancora una volta incontrò difficoltà analoghe a quelle in cui era incorso a Crotone e perciò raggiunse Metaponto. Dappertutto in effetti si erano avute vaste sollevazioni, che gli abitanti dei luoghi ancor oggi ricordano e raccontano chiamandole "le rivolte dell'epoca dei Pitagorici". Si racconta che nel Metapontino Pitagora abbia anche trovato la morte: rifugiatosi nel santuario delle Muse, vi sarebbe rimasto per quaranta giorni privo di quanto era necessario a vivere. Altri invece affermano che i discepoli di Pitagora, quando l'abitazione nella quale si trovavano riuniti era in preda alle fiamme, si gettarono nel fuoco per creare un ponte con i loro corpi e far passare il Maestro. Tuttavia Pitagora, scampato che fu alle fiamme, in preda alla disperazione per aver perduto i suoi sodali, si tolse la vita. Dopo che il disastro ebbe colpito la setta nel modo che si è appena detto, vennero meno, insieme ai suoi membri, anche le loro conoscenze scientifiche, che fino ad allora avevano custodito nei loro cuori come un segreto ineffabile, mentre solo i particolari incomprensibili venivano tramandati da coloro che alla setta erano estranei. In effetti non esisteva uno scritto di Pitagora in persona, e solo poche deboli e inafferrabili scintille di questa filosofia furono messe in salvo dagli scampati Liside e Archippo e da quanti altri si trovavano in esilio. Rimasti soli e disperati per la sciagura capitata si dispersero per ogni dove, rifuggendo la compagnia degli altri uomini. Ma curarono che il nome della filosofia non scomparisse completamente tra gli uomini e loro non incorressero nell'ostilità dei numi: perciò composero delle opere a carattere sintetico e raccolsero gli scritti dei più antichi, nonché quanto essi ricordavano, e ciascuno li lasciava nel luogo dove moriva, disponendo che i figli, le figlie e le mogli non li cedessero ad alcun estraneo.

291-293

Tutto si stava disperdendo.

Rimanevano pochi appunti tenuti segreti dagli ultimi seguaci di Pitagora. Appunti ai quali nessuno ebbe accesso e che morirono con i sopravvissuti all'eliminazione dei pitagorici.

Il comportamento è molto simile a quello di Gesù che non ha scritto nulla, ma che, alcuni apostoli, mettono per iscritto le gesta del loro eroe. Molti dicono che cosa Gesù avrebbe detto e spesso, i vari autori sono in contrasto fra di loro al punto che solo 4 vangeli vengono adottati dalla chiesa cattolica. Gli altri vangeli e le altre apocalissi vengono ritenute "false" e distrutte.

Vita e morte di Gesù simile a vita e morte di Pitagora nel racconto di Porfirio.

Appare evidente che gli autori antichi vanno presi con molta cautela perché a mio avviso, spesso, non si tratta di un topos letterario, ma di una vera e propria volontà di sovrapporre un modello ad un altro appropriandosi di modelli letterari di altre culture affinché l'altra cultura riconosca caratteri comuni in quel racconto.

Nota: Le citazioni sono tratte da: Pitagora, le opere e le testimonianze, a cura di Maurizio Giangiulio, Mondadori Editore, 2006, (le pagine citate si riferiscono a quest'opera).

 

13 aprile 2023

Passeggiando nel Bosco Sacro in un giorno di pioggia. Sembra che la pioggia sia diventata rara

 

13 aprile 2023

Secondo Porfirio, gli insegnamenti di Pitagora consistono in:

"Tuttavia alcune sue affermazioni hanno acquisito notorietà pressoché generale: in primo luogo che l'anima è immortale, poi che trasmigra in altre specie di esseri viventi; inoltre che le cose avvenute una volta tornano periodicamente ad avvenire, che nulla è nuovo in assoluto e che tutti gli esseri animati devono essere considerati della stessa natura."

Porfirio, Vita di Pitagora, Mondadori, 2000, p.267

In sostanza Pitagora sarebbe l'inventore del concetto di "anima" come oggetto distinto e indipendente dal corpo, cosa che io ho sempre attribuito a Platone perché il concetto di separazione anima-corpo in Platone è molto articolato, l'inutilità della forma dei corpi dal momento che quell'anima passa fra uomini e animali (forse anche piante?) ed è il teorico dell'"eterno ritorno" di cui si è vantato Nietzsche. Nulla sarebbe nuovo, ma tutto, a questo punto, va considerato trasformazione (nulla creato, ma tutto divenuto) inoltre, uomini e animali sono della stessa natura.

In questo contesto si può comprendere come Pitagora fosse riuscito, secondo coloro che ne parlano, a coinvolgere molte persone e a legittimare un potere di dominio attraverso norme morali e sociali che garantivano "una buona trasmigrazione dell'anima" e un buon soggiorno nell'Ade.

Di questo ne parlerò più oltre.

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
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