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Settembre 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.

06 settembre 2023 cronache della religione pagana
La Ragione e la Vita

Claudio Simeoni

Cronache mese di settembre 2023

 

06 settembre 2023

La Ragione e la Vita

Noi viviamo nel "mondo razionale". Che cosa si intende per "ragione"? Per ragione si intende quanto un uomo adulto è in grado di definire, descrivere e comunicare del mondo in cui vive.

I dizionari di filosofia ci dicono che la ragione è:

"un procedimento specifico di conoscenza dei fatti, di valutazione delle situazioni e di guida nella condotta." (dizionario di filosofia BUR, 1988, voce: ragione)

Dunque, una descrizione della realtà che determina valutazione e condotta dell'attività umana.

Più precisamente:

"La ragione si distingue dalle semplici associazioni di idee e dall'istinto, oltrepassa l'immediatezza dell'opinione, sottopone a verifica le verità ricevute, raggiunge, a differenza di tutti gli altri procedimenti, l'universalità imponendo interpretazioni e criteri di comportamento che non possono non essere condivisi da tutti." (dizionario di filosofia BUR, 1988, voce: ragione)

La ragione è uno strumento della vita. Un mezzo col quale la vita si manifesta negli e fra gli Esseri della Natura.

Un mezzo con cui la vita affronta una condizione specifica: la vita sociale.

La vita, intesa come insieme di viventi e come veicolazione della necessità soggettiva d'esistenza che si esprime in ogni singolo soggetto che forma la Natura, si sviluppa attraverso strumenti psico-emotivi che nulla hanno a che fare con la ragione.

La storia della filosofia ha voluto relegare quegli strumenti psico-emotivi, che esprimono la vita, in limbi culturali quali "associazione di idee" o "istinto" per poterli separare dalla ragione e considerare la ragione il modello della superiorità dell'uomo.

La filosofia metafisica può discutere di ragione soltanto se definisce alcune idee aprioristiche che la ragione non può, e non deve, discutere.

Ad esempio, il concetto di "volontà" inteso come tensione psichica con cui il soggetto agisce nel mondo in funzione dei propri bisogni e dei propri desideri, non rientra nella filosofia metafisica perché è estraneo al concetto di ragione. La filosofia metafisica ammetteva la volontà solo nell'atto della ragione, Dio, di creare (descrivere) il mondo. La ragione veniva separata dall'uomo stesso e diventava manifestazione di Dio, del demiurgo, dell'Uno, nell'uomo rendendo l'uomo ad immagine e somiglianza di Dio.

Per discutere di filosofia metafisica è necessario uscire dagli schemi concettuali imposti dalla ragione e spostare l'attenzione dalla descrizione della realtà che si rappresenta ai meccanismi, gli strumenti, attraverso i quali la realtà è divenuta e si è trasformata per rappresentarsi, ora, per com'è permettendoci di prevedere le trasformazioni che manifesteranno la realtà che sarà.

Una ragione che non indaga sulla "verità" che si presenta, ma sui meccanismi e gli strumenti che quella "verità" manifestano rappresentandola alla nostra attenzione.

Per questo motivo, per fare filosofia metafisica propria della Religione Pagana è necessario spostare i concetti fondamentali che guidano un ragionamento filosofico dalle "categorie di verità" alle categorie di mutamento e trasformazione che vengono definite come "categorie di libertà" perché non definiscono una realtà in essere immutabile, ma individuano gli strumenti che concorrono al mutamento della realtà cui i soggetti assistono.

Per chiarire questo concetto mi avvalgo di un piccolo articolo apparso sul settimanale Salute di Repubblica del 26 ottobre 2006 che descrive alcune osservazioni sui movimenti del feto nelle prime 22 settimane di vita.

Scrive il settimanale Salute di La Repubblica:

Movimenti volontari, il primo a 22 settimane

l feto pare pianificare alcuni movimenti degli arti superiori: muove le mani in modo mirato verso bocca e occhi, Si gratta o tocca il cordone ombelicale. A 22 settimane di gestazione sembra in grado di calibrare gli atti motori per ottenere un contatto migliore con il proprio corpo. Questo il risultato di una ricerca svolta dal Laboratorio di analisi cinematica della Struttura Complessa di Neuropsichiatria Infanti le e dal Servizio di Diagnosi Prenatale dell'ospedale infantile Burlo Garofolo di Trieste, assieme al dipartimento di Psicologia Generale dell'università di Padova, e pubblicata sulla rivista "Experimental Brain Research". Nella ricerca sono state seguite 8 gestanti con gravidanza normale registrando i movimenti fetali a 4, 18 e 22 settimane di gestazione. «L'obiettivo», spiega Stefania Zoia, neuropsichiatria infantile del Burlo, autore principale dello studio, «era capire se i movimenti del feto sono sempre casuali o se esiste intenzionalità e, in caso affermativo, quando compare. Per scoprirlo abbiamo registrato e analizzato per periodi di 20 minuti consecutivi durata, estensione e velocità di ogni atto motorio», Tre, in particolare, i movimenti studiati: mano verso la bocca; mano verso gli occhi: mano che si allontana dal corpo. "Già atti più eterogenei», precisa Zoia, «sono quelli della mano che si allontana dal corpo, ma a 4 e a 18 settimane appaiono anche altri movimenti irregolari. Un controllo maggiore su traiettoria e velocità di esecuzione compare a 22 settimane: se la mano è portata alla bocca l'atto è più veloce; se invece è diretta agli occhi la velocità diminuisce, come se il feto sapesse che la bocca è meno delicata». Al contrario, i movimenti osservati sempre a 22 settimane, ma non diretti verso parti specifiche non si sono rivelati altrettanto coordinati. Lo studio pone le basi per capire non il livello di consapevolezza del feto che non ha nulla a che vedere con queste attività motorie, ma la maturazione del sistema nervoso nel primo periodo post-natale. La ricerca continua: i genitori hanno consentito a far registrare i movimenti del figlio dalla nascita al primo anno di vita.

Salute di Repubblica, 26 ottobre 2006

Lo studio è stato fatto con l'intenzione di:

"L'obiettivo era capire se i movimenti del feto sono sempre casuali o se esiste intenzionalità e, in caso affermativo, quando compare."

Cosa significa: avere intenzione o intenzionalità?

La definizione, che mi appare più coerente, è nel discorso di Husserl riportato dall'Enciclopedia di Psicologia di Galimberti:

"L'intenzionalità è ciò che caratterizza la coscienza in senso pregnante e consente di indicare la corrente dell'esperienza vissuta come corrente di coscienza e come unità di coscienza" (1912-1928) (Enciclopedia di Psicologia, Galimberti, voce "intenzionalità")

Non entro nel merito delle discussioni fra esistenzialisti le cui affermazioni appartengono al fondamentalismo cristiano. Mi interessa sottolineare come la presenza di un atto intenzionale, osservato da un osservatore esterno, indica la presenza di una coscienza che ha espresso la necessità di mettere in atto quell'atto.

Individuare nel feto la presenza di atti intenzionali indica che il feto ha una coscienza, dei bisogni e delle necessità che lo spingono a mettere in atto delle azioni intenzionali.

La domanda che i cristiani si sono posti è: quando un soggetto diventa cosciente di sé? La spiegazione che si sono dati è che lo diventa quando l'anima entra nel corpo. Non è un'affermazione da poco. Per i cristiani la coscienza, manifestazione dell'anima, viene data da Dio agli uomini e tale coscienza è immutabile perché nessuno può modificare la creazione di Dio che avviene per volontà di Dio.

I Pagani, al contrario dei cristiani, scindono la coscienza come oggetto in sé dai modi attraverso i quali la coscienza si esprime nei diversi corpi della Natura.

Ne segue che la coscienza è contemporanea al primo frammento di materia che formerà il singolo individuo. La coscienza diviene, cresce e si trasforma nel divenire, crescere e trasformarsi del corpo dell'individuo. La coscienza altro non è che l'espressione del corpo vivente qualunque sia il contesto in cui quel corpo sta vivendo. La coscienza cresce con l'esperienza e i movimenti intenzionali, osservati dai ricercatori, e messi in atto dal feto altro non sono che movimenti che creano esperienza del feto e portano a modificare la coscienza del feto.

Il feto muore e nasce il bambino con una coscienza forgiata nella sua vita fetale.

Questa coscienza è priva di ragione. Totalmente priva di ragione, ma è aperta alla percezione emotiva perché forgiandosi nella pancia della madre le modificazioni ambientali che il feto viveva erano date dalle modificazioni emotive che dalla madre giungevano a lui a seconda di come la madre viveva la sua realtà quotidiana.

La ragione arriva dopo. La ragione è una necessità sociale che inizia a formarsi nelle relazioni parentali e che si impone nell'individuo perché il bambino, appena nato, diventa consapevole che gli "adulti", da cui è circondato, non hanno coscienza o consapevolezza delle relazioni emotive e deve adattarsi ad imparare un linguaggio verbale dal momento che è l'unico linguaggio al quale sembra che gli adulti rispondano.

Ovviamente, queste osservazioni sul feto e le deduzioni vanno estese ad ogni Essere della Natura, qualunque sia la sua natura, la sua specie o il suo grado di divenuto e trasformazione nelle specie stesse.

La coscienza esiste negli Esseri senza la ragione; non esiste ragione senza una coscienza che abbia espresso la necessità di produrla come strumento.

La coscienza è l'"individuo in sé"; la ragione è uno strumento dell'individuo. Ogni animale e ogni vegetale ha una coscienza e, attraverso la sua coscienza, esprime la sua ragione indipendentemente da come veicola la sua ragione nelle sue necessità quotidiane.

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

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Tel. 3277862784

e-mail: claudiosimeoni@libero.it

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