Settembre si apre con una crisi economica che bussa alle porte e un Governo, ideologicamente fascista, che non sa come comportarsi fra doveri democratici e disprezzo per i cittadini. Forte è la tentazione di derubare i pensionati degli aumenti dovuti per l'inflazione e devolvere i pochi capitali a chi non ha pagato le tasse e i contributi a discapito della società. Settembre si apre anche con l'epidemia da Coronavirus che sta riprendendo vigore.
Settembre 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.
Cronache mese di settembre 2023
29 settembre 2023
Secondo me è necessario comprendere come la filosofia risolve l'impossibilità di dimostrare enunciati che vengono messi a fondamento della propria logica filosofica.
Il confine fra "enunciato filosofico" e "farneticazione da malattia mentale" è così stretto che spesso appare impossibile distinguere l'uno dall'altro in quanto, nelle sedute psichiatriche, spesso si riscontrano i medesimi enunciati filosofici sul lettino dell'analista.
Presento il caso di Giovanni Gentile che davanti all'impossibilità di dimostrare non solo lo "spirito assoluto" come oggetto, ma l'utilità per l'uomo del concetto di "spirito assoluto", è costretto a usare affermazioni assolutistiche dei vangeli nascondendosi, di fatto, dietro ad un'autorità (presunta o farneticante che sia) che possa certificare la validità delle sue affermazioni.
Gentile afferma che "Per trovare la realtà spirituale bisogna cercarla". L'unica cosa che dimentica è che "Per cercare una realtà spirituale è necessario che nelle persone sorga la necessità di cercare una realtà spirituale". Un oggetto lo cerchiamo nel momento in cui necessitiamo di quell'oggetto. Ora, la necessità di cercare una realtà spirituale è frutto della violenza che la società esercita sugli individui costringendoli, con la violenza, a quella necessità. Se una persona non ha la necessità di trovare una realtà spirituale, non cerca nessuna realtà spirituale.
Ma che cos'è una "realtà spirituale" se non una condizione della psiche?
Dice ancora Gentile: "Se vogliamo sapere quello che noi siamo, dobbiamo pensare, riflettere su quel che siamo;" Alla base di questa frase sta il concetto di creazione: "noi siamo ciò che ci ha creato Dio e per sapere come Dio ci ha creati dobbiamo pensare e riflettere su come Dio ci ha creati!". Noi non siamo ciò che siamo, ma siamo ciò che siamo diventati e che noi stessi abbiamo costruito mediante le nostre scelte.
Il ciò che siamo diventati è arte del vivere che dilata l'individuo nell'oggettività nella quale è nato.
Proviamo a leggere quanto scrive Giovanni Gentile nella sua ricetta "per trovare lo spirito":
Per trovare lo spirito
Per trovare la realtà spirituale bisogna cercarla: e cercarla significa, non averla dinanzi a sé, ma lavorare, noi che la vogliamo trovare, per trovarla: e se per trovarla bisogna cercarla, e trovarla significa appunto cercarla, noi non l'avremo mai trovata, e l'avremo trovata sempre. Se vogliamo sapere quello che noi siamo, dobbiamo pensare, riflettere su quel che siamo; il trovare dura tanto quanto dura la costruzione dell'oggetto che si trova; tanto si trova quanto si cerca; quando si è cessato di cercare e si dice d'aver trovato, non si è trovato nulla, non si ha più niente! Nolite iudicare [non giudicare], dice il Vangelo; perché quando avrete giudicato un uomo, voi non lo considerate più come uomo, come spirito, ma vi siete collocati al punto di vista da cui si ravvisa bensì ciò che è materiale e appartiene al mondo naturale, ma non lo spirito che si sta facendo, e che non si può intendere se non guardato nell'atto, che non è atto compiuto, ma atto nel suo prodursi.
Della realtà spirituale è da dire ciò che i grandi scrittori cristiani han detto di Dio: che lo trova chi lo cerca, e vuole perciò trovarlo, e pone tutto il proprio essere in questa ricerca, come per appagare il più profondo bisogno della propria vita. Il Dio che potete trovare è quello che voi dovete far essere; e perciò la fede è virtù, e suppone l'amore. E bene si considera come fatua la pretesa dell'ateo, che gli si dimostri l'esistenza di Dio senza che egli si scomodi, e si spogli del suo ateismo. Fatua del pari la pretesa del naturalista che invita il filosofo a mostrargli lo spirito ... nella natura che ne è, per definizione, l'assenza! Stupendo il detto biblico: Dixit insipiens in corde suo: non est Deus [Lo stolto disse in cuor suo: Dio non esiste]. Non lo poteva dire altro che lui, nel suo cuore di sciocco!
Giovanni Gentile, l'Attualismo, Teoria generale dello spirito come atto puro, Editore Bompiani, 2014, p. 100
Lo stolto disse: "Dio esiste, vede e provvede!". E morì in attesa della provvidenza divina.
Giovanni Gentile cita il vangelo di Matteo 7,1:
1 Non giudicate, per non essere giudicati;
E ancora Luca 6, 37
37 Non giudicate e non sarete giudicati
Gesù dice alle persone che non devono giudicarlo. Non dice di non giudicare in generale e, tanto meno, applica tale regola a sé stesso
Gentile si dimentica di citare Matteo 18, 32-35
32 Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. 33 Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? 34 E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. 35 Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello».
Dove Gesù si astiene dal condannare il padrone che si è permesso di giudicare il servo.
Pertanto, non è il "giudicare" che viene condannato, ma il sottoposto che giudica il padrone; il cittadino che giudica Gesù; l'uomo che giudica Dio chiamando le sue azioni: delitti!
Il giudizio, e col giudizio la condanna, toglie a Gesù e a Dio il diritto di giudicare gli uomini. E questo vale per ogni autorità sociale il cui giudizio dell'uomo è solo un appiattimento dell'uomo su sé stessa e, per questo, deve impedire agli uomini di giudicarla, criticarla e condannarla perché, in quel caso, l'autorità sociale sarebbero altro rispetto al consesso umano; altro dalla necessità emotiva dell'uomo e, per questo, indicata come i nemica dell'uomo.
Giovanni Gentile deve far in modo di censurare ogni possibile critica nei confronti dell'autorità, ma la società in cui viviamo si regge sulla critica, sul giudizio e sui procedimenti penali che sono altrettanti giudizi sia nei confronti degli uomini che delle condizioni nelle quali gli uomini vivono. Giovanni Gentile vuole ignorare questa condizione dell'esistenza perché il suo scopo non è quello di "non giudicare per non essere giudicato", ma è quello di "Non giudicare l'autorità se non vuoi che l'autorità ti ammazzi!". Questo è quello che sta dicendo Giovanni Gentile.
Questo meccanismo ideologico, Giovanni Gentile lo applica allo spirito perché, applicandolo allo spirito, diventa un principio generale da applicare alla gestione della società.
Una volta costruito socialmente il bisogno di un super-uomo che risolva i problemi che gli uomini non sono stati messi nelle condizioni di risolvere ecco che l'uomo, fallito nella propria esistenza, smarrito in un mondo nel quale si pensa vittima, è alla ricerca di Dio: "che lo trova chi lo cerca, e vuole perciò trovarlo, e pone tutto il proprio essere in questa ricerca, come per appagare il più profondo bisogno della propria vita". Solo che, una volta che l'uomo supplica Dio nella sua ricerca ossessiva per rimediare al proprio fallimento esistenziale, finisce soltanto per concludere nel nulla il suo fallimento esistenziale.
Non è fatua la richiesta dell'ateo che chiede che gli si dimostri l'esistenza di Dio. Con la sua richiesta l'ateo svela l'inganno psichico del credente che nasconde il fallimento esistenziale dietro la fede nell'esistenza di Dio e della sua provvidenza.
Lo stesso vale per colui che Giovanni Gentile chiama naturalista. La natura non dimostra l'esistenza dello spirito, la natura dimostra l'esistenza di sé stessa nell'infinito numero di contraddizioni e di conflitti con cui ha sistematicamente modificato sé stessa come soggetto vivente in sé e per sé per un gran numero di milioni di anni.
C'è da ripetere a Giovanni Gentile quanto già detto:
Lo stolto disse: "Dio esiste, vede e provvede!". E morì in attesa della provvidenza divina.
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Claudio Simeoni
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