Il mese di dicembre si caratterizza dall'acuirsi del genocidio dei palestinesi, un genocidio che procede ininterrottamente dal 1948.
Continua la guerra in Ucraina con i paesi della Nato che continuano a fornire armi all'Ucraina.
Continua il lento declino dell'economia europea che ha dimenticato che gli affari si fnno rispettando i diritti umani delle persone.
Dicembre 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.

18 dicembre 2023 cronache della religione pagana
I più grandi filosofi metafisici della storia

Claudio Simeoni

Cronache mese di dicembre 2023

 

18 dicembre 2023

I più grandi filosofi metafisici della storia

Se qualcuno oggi mi chiedesse: chi furono i più grandi filosofi nella storia umana?

Farei molta fatica a dare una risposta.

I filosofi che coltivano la libertà degli uomini sono filosofi che vivono il momento presente. Non sono filosofi che presentano delle verità universali, ma sono filosofi che tentano di cogliere i meccanismi del mondo e della vita consapevoli che tutto cambia e tutto si trasforma.

Se dovessi indicare un filosofo all'inizio della storia della filosofia, come considerata in occidente, indicherei senz'altro Orfeo.

Il problema è: in che anno collochiamo Orfeo?

Il frammento più antico che ci parla di Orfeo è del poeta di Reggio Calabria, Ibico (570 a c - 522 a.c.). Quando Ibico ne parla, Orfeo era già famoso per la sua musica che incantava uomini e animali e per una struttura di pensiero che indicava le emozioni a fondamento di una realtà nella quale lui stesso operava con la sua musica.

Tuttavia, Orfeo continua ad appartenere al Mito. Di lui non si conosce nulla e agli stessi orfici vengono attribuite credenze che spesso, vedi Platone, sono state smentite dai ritrovamenti archeologici.

Oggi come oggi, inizio a pensare che il maggior poeta del VI secolo a c sia stato Esopo.

Fra un Pitagora di Samo (580 a c e il 570 a c) che anela al potere giuridico e un Talete di Mileto (640 a.C./625 a c circa – 548 a.C./545 a c circa) alla ricerca degli arché della vita, solo Esopo si guarda attorno e cerca di scoprire i meccanismi dell'esistenza.

Già fin dal VI secolo c'è chi domina e chi vive. Vivere e dominare sono le pulsioni alla base di sistemi filosofici diversi ed opposti. Sono alla base di filosofie metafisiche diverse.

Poi, oggi come oggi, posso annoverare Democrito come il maggior filosofo del V-IV secolo, (460 a c – 370 a c circa). La sua "fame di conoscenza" che lo portava a viaggiare nel mondo è un modello preso a prestito da numerosi "filosofi" che affermavano di aver fatto altrettanto per apprendere la loro conoscenza. Per Democrito era importante comprendere i meccanismi del mondo e della vita. La sua teoria degli atomi è uno dei fondamenti della scienza moderna.

Fra il IV e il III secolo a c troviamo un a altro gigante della filosofia che, a differenza di Democrito, non ha mai viaggiato, ma fece della speculazione filosofica arte morale dell'esistenza sociale.

Fra il IV e il III secolo c'è un altro gigante della filosofia: Pirrone. Pirrone lo scettico, Pirrone, il greco che comprese il sistema filosofico dei gimnosofisti e lo tradusse nella cultura occidentale (greca) portando al definitivo affossamento dell'indirizzo dell'Accademia come imposto da Platone e avviando l'Accademia verso l'indirizzo scettico.

Fra il III secolo e il II secolo incontriamo Carneade di Cirene, (214 a c – Atene, 129 a c) fu il fondatore della terza accademia, quella che fu distrutta da Silla in nome dell'assolutismo. Lo scetticismo di Carneade metteva in discussione ogni verità e costrinse gli stoici a modificare le loro deliranti affermazioni attorno al Logos e all'assoluto.

E dopo di loro?

Le scuole di filosofia continuarono con alcuni "allievi" che lasciarono tracce, ma ora l'assolutismo stava avanzando prepotentemente. Gli imperatori avevano bisogno di sentirsi uguali a Dio e repressero chiunque contestasse la loro autorità esaltarono quei filosofi che, al contrario esaltavano la loro divinità affiancandola al potere assoluto di Dio.

La filosofia è questo.

La filosofia per rinascere dovette aspettare la peste del 1300. Fu la peste che permise la nascita di un diverso modo di pensare la vita e, questo diverso modo di pensare la vita richiese nuove e diverse riflessioni sulla vita stessa. Richiese pensatori che sapessero riflettere sui meccanismi della vita.

Il 1300 è il secolo della rinascita.

Inizialmente sono le persone che pagano il prezzo più alto per i loro desideri. I roghi illumineranno questo e i secoli successivi mentre le orecchie delle persone saranno piene di suoni e di urla delle persone torturate. Fra persone bruciate vive e persone deformate dalla tortura rinascerà una nuova e diversa filosofia metafisica.

Di questo ne ho già parlato e ne parlerò ancora.

 

18 dicembre 2023

Esopo e l'attesa che uccide

L'attesa è l'assassino delle trasformazioni.

Era un concetto conosciuto dalla filosofia di Esopo mentre era sconosciuto nella filosofia assolutista sia dei sette sapienti che dei filosofi, tanto celebrati, del suo tempo.

Attendere è una forma di morte, Una condizione soggettiva che blocca ogni trasformazione dell'individuo nell'attesa di un accadimento desiderato, auspicato, ma del quale non c'è certezza. C'è desiderio di un accadimento, ma non certezza che quell'accadimento avverrà. L'attesa si nutre di fede che alimenta la speranza nell'accadimento e che blocca le decisioni e le trasformazioni dell'individuo in un'attesa permanente.

Questa condizione è descritta da Esopo, forse anche in altre parti, nella favola dell'asino e delle cicale.

Scrive Esopo:

L'asino e le cicale

Sentendo cantar le cicale, un asino, pieno d'invidia per quella voce melodiosa, chiese loro che cosa mangiavano per poter emettere tali suoni. "Rugiada", risposero quelle; e l'asino, aspettando che scendesse la rugiada, mori di fame.

[Esopo: L'asino e le cicale, BUR, 1982, 278, p. 307]

L'asino muore attendendo la provvidenza che gli conceda una voce melodiosa come quella delle cicale.

E' in questa condizione che gli uomini consumano la loro vita; nell'attesa di una provvidenza che modifichi le loro condizioni di vita.

Quest'attesa si alimenta mediante una fede che è un'illusione capace di nutrirsi dei desideri degli uomini e che, per poter continuare a nutrirsene, blocca gli uomini in un presente privo di trasformazioni e di divenire.

Alla fine del percorso la fede uccide l'uomo. Si è nutrita delle sue emozioni desideranti, che l'uomo non è mai riuscito a veicolare nella propria esistenza, ed ora cessa di esistere; di desiderare.

L'attesa della provvidenza ha ucciso l'uomo come ha ucciso l'asino l'attesa per la rugiada.

 

18 dicembre 2023

Esempi di Pietas

L'Antologia Palatina ci offre, fra le altre cose, al VII libro, una serie di epigrammi sepolcrali dai quali si comprende la relazione che esisteva fra le persone.

Questo che presento è quello dedicato a Praxo, una donna di Samo morta di parto a 22 anni.

L'iscrizione sulla tomba è una sorta di dialogo fra la donna morta e il viandante che la interroga.

163 Leonida (di Taranto)

- Chi sei e di qual padre, o donna che giaci sotto Paria stele?
- Praxo, di Callìtele.
- E di qual luogo mai? - Di Samo.
- Chi ti eresse la tomba? - Teocrito, a cui mi diedero sposa i genitori.
- Per qual cagione moristi? - Di parto.
- A quale età? - Ventidue anni avevo.
- Eri senza figli? - No, lasciai di tre anni Call1tele. - Che almeno lui viva e giunga a tarda vecchiaia.
- E anche a te, viandante, ogni bene dia la sorte.

Quest'altro Epigramma che voglio presentare è l'epigramma dedicato a Filònimo.

La caratteristica di questo epigramma è la supplica che Filònimo fa a coloro che seppelliscono il suo corpo.

Filònimo chiede di non bruciare il suo corpo. Lui è persiano e i persiani espongono i morti su torri o, comunque, in alto dove gli avvoltoi o i corvi se ne possono cibare. I Persiani vogliono guardare il cielo e il loro corpo nutrire altri corpi. Non vogliono la distruzione del corpo mediante il fuoco.

162 Dioscoride

Non bruciare il corpo di Eufrate, Filònimo,
per causa mia non contaminare il fuoco.
lo sono Persiano di generazione,
Persiano d'origine, sì, o mio signore.
Contaminare il fuoco è per noi più triste
della morte dogliosa. Ma dammi sepoltura
e aflidami alla terra, senza far libami
sulla mia spoglia: io venero anche l'acque correnti.
Filònimo chiede di rispettare le sue tradizioni religiose, dammi alla terra e, per favore, non fare libagioni sulla mia tomba. Però, aggiunge, io venero anche le acque correnti.

Si tratta di Epigrammi di rispetto per le persone decedute. In questi epigrammi non c'è ipocrisia, solo quel dolore composto per una perdita e il desiderio del defunto affinché, per i viventi, la vita possa proseguire.

 

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Claudio Simeoni

Meccanico

Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

Membro fondatore
della Federazione Pagana

Piaz.le Parmesan, 8

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