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16 aprile 2024 cronache della religione pagana
Le ragioni ideologiche del fallimento del Partito Comunista Italiano

Claudio Simeoni

Cronache mese di aprile 2024

 

16 aprile 2024

Le ragioni ideologiche del fallimento del Partito Comunista Italiano

Rinascita, uno degli organi del Partito Comunista Italiano, nel 1945, in un articolo a firma di Vincenzo la Rocca, ci racconta come avvenne la distruzione del Partito Comunista e della tecnica che mise in atto per poter fallire.

Scrive La Rocca:

Da scrittori che non ci conoscono o hanno interesse a travisare la nostra ideologia e a deformare la nostra linea di condotta, il Partito comunista viene presentato, in via generale, come quello che innalza la bandiera di una lotta aperta e implacabile contro la religione. Questa posizione, che potrebbe anch'essere la posizione di alcuni gruppi della democrazia borghese, non è mai stata e non è assolutamente la nostra. Noi siamo marxisti-leninisti, cioè seguiamo la dottrina elaborata da Marx e da Engels, sviluppata ulteriormente e arricchita di nuove tesi e conclusioni, di nuove conoscenze ed esperienze da Lenin e da Stalin.

E La Rocca continua dicendo:

Qui non è male ricordare che il marxismo, come Engels chiariva a Sorge, come di continuo ha ripetuto Lenin, non è un dogma, ma una guida per l'azione, e come teoria rivoluzionaria si forma in intimo contatto con la pratica di un movimento che abbraccia realmente le masse; che il marxismo, secondo gl'insegnamenti dei suoi creatori, non è una raccolta di formule o una specie di catechismo; che esso, quale scienza dello sviluppo della società e del movimento operaio non può né deve essere considerato qualcosa di compiuto e d'immutabile, cioè di fisso e di morto; ma che, al contrario, esso ha posto soltanto le pietre angolari di una dottrina che progredisce e si perfeziona, che i marxisti debbono far progredire e debbono perfezionare in tutte le direzioni, "se non vogliono restare indietro dalla vita"; che in altri termini il marxismo, espressione teorica del movimento proletario, degl'interessi fondamentali dei lavoratori, indica compiti generali, che la situazione economica e politica concreta di ogni fase speciale del processo storico modifica necessariamente; fornisce le direttive generali, che si applicano in particolare in una maniera diversa alle diverse nazioni, tenendo conto delle condizioni storiche di ciascun paese e della vita vivente, dei fatti precisi, della realtà obiettiva.

In sostanza, tutto il discorso diventa fumoso, privo di contenuti e vuoto di intenzioni.

In concreto, che cosa vogliono i comunisti che si modifichi nella società in cui vivono?

E' indubbio che una Democrazia Cristiana curava gli interessi della chiesa cattolica e del grande capitale, ma i comunisti, che affermavano di rappresentare il movimento "proletario", che cosa volevano o avrebbero voluto che la società facesse in favore del movimento proletario?

Non mi sto riferendo al momento contingente come può essere una rivendicazione salariale, ma la collocazione delle condizioni del proletariato nelle condizioni più generali della nazione. Appoggio la richiesta dell'aumento salariale, ma come voglio modificare le condizioni oggettive dell'economia affinché il miglioramento delle condizioni salariali non venga riassorbito dalle condizioni inflattive, ad esempio; o come colloco le rivendicazioni del proletariato, di cui sono rappresentante in funzione del futuro dei loro figli? Della vita domestica? Delle relazioni politiche e culturali?

Il proletario, il lavoratore, non è solo il soggetto che fa figli o che lavora, è un cittadino che vive la complessità e la complessività della vita sociale e se tu partito comunista, che vuoi rappresentarlo, non metti al centro del dibattito il tipo di violenza che costringe il proletario a mandare i suoi figli al catechismo, tu non fai gli interessi del proletariato, ma fai gli interessi della gerarchia nobiliare cattolica.

Come può dire La Rocca:

"in altri termini il marxismo, espressione teorica del movimento proletario, degl'interessi fondamentali dei lavoratori, indica compiti generali, che la situazione economica e politica concreta"

se non riesce a vedere che la chiesa cattolica, in nome di Gesù, stupra i bambini dei proletari sfruttando le loro condizioni di lavoro e non ha una politica contro questo perché lui non vuole opporsi alla religione cattolica? In questa situazione, il Partito Comunista si è fatto complice della violenza sull'infanzia al pari della Democrazia cristiana e al pari della chiesa cattolica che esegue il delitto.

Questo significa che il Partito Comunista non aveva nel suo programma il riconoscimento del bambino quale soggetto di diritto giuridico perché, come la chiesa cattolica, pensava che i bambini fossero proprietà dei genitori, per estensione degli educatori, e non potevano rivendicare diritti se non sottomissione e obbedienza.

Questo significa, ancora, che il Partito Comunista non aveva una visione d'insieme di una società in trasformazione, ma aveva fatta propria la morale cattolica aiutando la chiesa cattolica a stuprare gli stessi militanti del Partito Comunista che, magari, erano tendenzialmente anticlericali. Il Partito Comunista emarginava gli anticlericali e gli atei come aveva fatto Stalin in Russia.

Si tratta di negazione dei principi fondamentali del "materialismo storico e dialettico" dove la realtà in essere è il prodotto di trasformazioni storiche. E non è manifestazione della verità di Dio. Trasformazioni storiche che hanno nei principi cristiani e cattolici la base ideologica dello schiavismo e della negazione del proletariato quale cittadino capace di beneficiare di uguaglianza di diritti.

Questo negare al proletario il ruolo di cittadino a pieno titolo e diritto sarà talmente radicato nel Partito Comunista che, una volta abolite le distinzioni di classe e rimossi i privilegi sociali di alcuni, il principio di uguaglianza non sarà mai rivendicato dal Partito Comunista se non dopo la rivoluzione morale del 1968 che scardinerà i fondamenti morali e culturali cattolici di cui il Partito Comunista si era fatto, fino ad allora, promotore.

Scrive La Rocca:

Il marxismo, anzi, non solo non interviene nelle dispute, nelle controversie e nelle lotte di carattere religioso, ossia non apre né conduce per suo conto, alcuna "campagna" contro la religione, ma cerca d'impedire che queste controversie e queste lotte nascano e s'impadroniscano delle masse. Attribuire al Partito comunista il proposito di fare stalle delle chiese, di abbattere le statue degli dei, di mutare i preti in torce vive, ecc. è un'arma spuntata, tratta, per comodità polemica, da un arsenale di menzogne e di calunnie, le quali tendono a falsare i veri termini della lotta politica e a turbare il clima in cui questa lotta si svolge, in mancanza di altri argomenti, più robusti e più sicuri.

Non è vero quanto dice La Rocca che il marxismo non interviene nelle dispute di carattere religioso, lo ha sempre fatto. I diritti della donna russa nel principio di uguaglianza fra i sessi, il diritto all'autodeterminazione all'aborto, il diritto al divorzio fatto in Russia da Lenin erano contrapposizioni di ordine religioso. Era una lotta sociale religiosa tant'è che, proprio perché il PCI non la fece in Italia, la discriminazione della donna, la negazione del divorzio, il delitto d'onore, la guerra feroce fatta dalla chiesa cattolica per impedire il diritto d'aborto furono negati per decine e decine di anni nonostante la nostra Costituzione. Lo stesso diritto fascista-cattolico di torturare gli arrestati dovette aspettare cinquant'anni per una legge attuativa. E ad essere torturati erano solo "proletari".

Per contro il Partito Comunista faceva campagne contro i propri militanti quando volevano rimuovere principi oscurantisti cattolici dalla società civile.

Il partito Comunista fu complice di tutte le infamie fatte dalla chiesa cattolica per ordine del suo Dio e del pederasta in croce.

Come può il Partito Comunista condannare i lager tedeschi se non è in grado di condannarne il modello ideologico del Dio dei cattolici che stermina l'umanità col diluvio universale? Come ha potuto il Partito Comunista chiamarsi democratico se collabora ad imporre la morale della monarchia assoluta che antepone gli interessi del monarca agli interessi dei suoi "sudditi"?

Se mi è abbastanza semplice fare alcune riflessioni che possono apparire non aderenti alla realtà, ma quando si sono verificate le condizioni che osservo, significa che nella società si è mosso un coacervo di contraddizioni e di criticità che hanno coinvolto gli individui producendo sofferenza percepita come "ingiustizia di classe". Vivere questa sofferenza li ha allontanati dal partito negando gli stessi principi formali che il Partito Comunista dichiarava a parole ma negava nella prassi. Quando il partito dichiara di farsi carico delle necessità delle persone e poi impone principi morali alle persone sottomissione e obbedienza all'autorità divina il Partito Comunista allontana le persone, ma soprattutto allontana i propri quadri politici dai militanti. In altre parole, i singoli cittadini vivevano conflitti alimentati dalla chiesa cattolica e dalla sua necessità di controllo sociale trovando favori e aiuti da parte del Partito Comunista.

Lenin non fece propria la morale cristiana. Modificò la società aumentando i diritti dei cittadini. Cittadini, non proletari! Stalin abolì l'attività atea, inaugurata da Lenin, nell'evanescente tentativo di aumentare la partecipazione popolare nella guerra contro i tedeschi. La sua scelta, al di là degli effetti che ebbe nell'immediato, fu la scelta chiave della distruzione dell'URSS.

Quando chi predica l'uguaglianza nella teoria e poi nella pratica appoggia principi assolutisti propri dei cristiani, sia cattolici, evangelici o ortodossi, non fa altro che distruggere i principi di uguaglianza in nome della monarchia assoluta. Una monarchia assoluta che può assumere l'aspetto di sovranismo, nazismo, fascismo, monarchia o assolutismi di vario genere. Questo lo vediamo oggi sia nei paesi occidentali che nei paesi dell'est-Europa e in Russia.

L'assoggettamento al padrone Dio ha portato al fallimento di chi ha offeso il "proletariato" negando il materialismo storico e dialettico in nome della morale di un Dio padrone di cui la chiesa cattolica si fa forza imponendo i principi assolutisti ad un'infanzia a cui vuole negare il diritto di cittadini.

Il termine di "catto-comunista", applicato al Parito Comunista, mi sembra molto ben coniato.

Le affermazioni di Vincenzo La Rocca sono tratte da Rinascita del settembre-ottobre 1945

 

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Claudio Simeoni

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Guardiano dell'Anticristo

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