La Devotio nella Religione Pagana
Il centoquarantaseiesimo paragrafo de Il Sentiero d'Oro, la Devotio, recita:
146) Fato conduce Orco
Orco prende gli Esseri Umani per mano portandoli a diventare nulla; annientare il proprio divenire.
Dal fare, Orco, riceve vigore.
Orco è il "Dio del nulla" che abita dentro di noi e che ci spinge alla rinuncia. Ci spinge a sottrarci dall'affrontare le contraddizioni della vita anche quando vivere quelle contraddizioni, per quello che siamo, non comporta pericoli, ma solo piccole trasformazioni.
Orco dentro di noi è il nemico della trasformazione; il nemico di noi stessi; il nemico che abita in noi e che noi dobbiamo combattere continuamente.
Orco è il Dio che si fa nemico. Il Dio che alla nostra coscienza suscita ansie e timori anche per fantasmi di un reale immaginato. Il nemico da combattere e da tenere sotto controllo.
Orco si nutre delle nostre rinunce. Si nutre dei nostri fallimenti. Si nutre delle nostre sconfitte e alla coscienza regala immagini consolatorie. Giustificazioni per ammaliare un amor proprio che rifiuta di cercare le cause della sconfitta attribuendole a condizioni oggettive di cui non si ha il controllo: "tanto, l'uva non è matura".
Ogni volta che ci ritiriamo dal mondo; ogni volta che preghiamo anziché analizzare ed agire; noi nutriamo Orco dentro di noi. Lo rendiamo più forte e più abile nell'agire nella nostra coscienza.
Quando Orco trionfa dentro di noi, noi, rinuncia dopo rinuncia, abbiamo costruito la distruzione di noi stessi aprendo le porte del nulla alla morte del nostro corpo fisico.
Orco dentro di noi, ad ogni rinuncia è diventato sempre più forte ed aggressivo mentre noi, rispetto al mondo in cui viviamo, siamo diventati sempre più deboli, timorosi e sempre più arrendevoli. Alla fine ci arrendiamo anche alla morte del corpo fisico perché abbiamo rinunciato a costruire il nostro corpo luminoso da partorire alla sua morte.
Orco è un nemico dell'Essere Umano, ma noi abbiamo bisogno anche di nemici intimi per costruire e superare la contraddizione fra ciò che dobbiamo e possiamo fare e la rinuncia al nostro fare.
Marghera, 21 marzo 2022
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La vita, rappresentata da Giunone in Piazza delle Erbe a Verona.
Il suicidio della vita rappresentata da Giulietta a Verona.
La Religione Pagana esalta la vita trionfando nella morte.
Il cristianesimo esalta la morte, il dolore, la crocifissione e il suicidio
Per questo i cristiani disperati hanno un padrone che promette loro la resurrezione nella carne.
Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore
della Federazione Pagana
Piaz.le Parmesan, 8
30175 Marghera - Venezia
Tel. 3277862784
e-mail: claudiosimeoni@libero.it
La religione di Roma Antica era caratterizzata da due elementi fondamentali. Primo: era una religione fatta dall'uomo che abita il mondo fatto da Dèi con cui intratteneva relazioni reciproche per un interesse comune. Secondo: la Religione di Roma Antica era una religione della trasformazione, del tempo, dell'azione, del contratto fra soggetti che agiscono. Queste sono condizioni che la filosofia stoica e platonica non hanno mai compreso e la loro azione ha appiattito, fino ad oggi, l'interpretazione dell'Antica Religione di Roma ai modelli statici del platonismo e neoplatonismo prima e del cristianesimo, poi. Riprendere la tradizione religiosa dell'Antica Roma, di Numa, significa uscire dai modelli cristiani, neoplatonici e stoici per riprendere l'idea del tempo e della trasformazione in un mondo che si trasforma.
I Romani erano costruttori di Ponti
Ponti che univano gli Dèi agli uomini e gli uomini agli Dèi
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