Scrive Tommaso Didimo nel primo paragrafo:
Questi sono i detti segreti pronunciati da Gesù, il Vivente, e scritti da Didimo Giuda Tommaso.
Egli disse: "Colui che scopre l'interpretazione di queste parole non gusterà la morte".
Tommaso non dice "Io ho scoperto questo!", ma dice: "un altro ha detto e io ho scritto".
Chi è l'altro?
Tommaso Didimo dice che l'altro è Gesù, ma non lo dimostra e non dimostrandolo si prende atto che l'altro non può essere che Tommaso Didimo stesso che definisce fin da subito il fine del testo che scrive: la questione della morte.
La morte del corpo fisico e l'eventuale dopo morte, sono i motivi per i quali viene scritto il vangelo di Tommaso Didimo.
La domanda che dobbiamo farci è "gustare il piacere della morte" o "assaporare il disgusto della morte"?
La morte è felicità o dolore?
Nel vangelo di Marco è scritto:
1 Diceva loro: "In verità vi dico che alcuni di coloro che sono qui presenti non gusteranno la morte, finché non abbiano visto il regno di Dio venuto con potenza".
Vangelo di Marco 9, 1
Appare evidente che esisteva il concetto di "morte come piacere" e non solo come paura della morte. La morte come qualcosa da provare gusto.
Per contro esisteva la promessa di "non gustare la morte", cioè di non morire. Una sorta di vita eterna riservata a coloro che interpretavano quelle parole.
Il soggetto che interpreta correttamente è colui che conquista il diritto di non gustare la morte. Il soggetto che si conquista il diritto alla vita eterna non è colui che si sottomette alle parole di Gesù, ma è colui che le interpreta, colui che ne scopre il significato, colui che riscrive le parole di Gesù adattandole a sé stesso.
L'interpretazione è la vera chiave di lettura del vangelo di Tommaso.
L'interpretazione degli insegnamenti è quanto rimane al lettore per adattare questi alle sue esigenze e alla sua via per il suo sviluppo.
Quello di Tommaso Didimo non è un vangelo assoluto. E' un insieme di elementi da interpretare e adattare. Tutti i detti che si trovano in questo vangelo devono essere adattati e a questo proposito appare verosimile la versione secondo cui anche Matteo, Marco, Luca e Giovanni hanno costruito i loro adattamenti partendo da un contesto dottrinale originario.
La stessa frase o una frase simile, può assumere significati opposti e portare a conclusioni diverse a seconda di come gli individui si collocano nel mondo o nella vita.
Se io invoco "libertà" devo sapere per che cosa la invoco o che cosa comporterà una volta ottenuta quella libertà. Posso volere la libertà di uccidere senza essere processato o posso volere la libertà di non essere ucciso. Si tratta sempre del concetto di libertà dove la prima viene attribuita a Dio o ad un'autorità assoluta mentre, la seconda, è riferita all'uomo che non ha mezzi per processare Dio o l'autorità assoluta per i suoi delitti.
La stessa frase, uguale o simile, poteva essere riadattata all'interno di un diverso contesto e servire per distruggere il divenire degli individui.
Tommaso lascia al singolo individuo il diritto di interpretare in quanto l'interpretazione soggettiva è manifestazione di libertà del singolo individuo.
Tutto si può interpretare. Quanto dice Tommaso è interpretabile in quanto, quanto è detto, è espressione di una soggettività dalla quale altri Esseri Umani possono attingere. Bere dalla stessa bocca; bere dalle stessa fonte; è il senso reale del percorso di conoscenza degli Esseri Umani. La conoscenza alla quale si attinge è quella della realtà in cui viviamo, l'interpretazione della realtà è proprio di ogni Essere.
Al contrario i vangeli ufficiali sottomettono l'uomo ad una verità determinata.
Gesù gli disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me."
Vangelo di Giovanni 14, 6
La verità si fa persona, Gesù è la verità e quanto dice Gesù, non è interpretabile perché tutto è lettale solo "il sacerdote cattolico interpreta le Sacre Scritture".
Sottomettere la soggettività alla stessa verità è il percorso del cristianesimo che in questo modo ottiene il controllo delle persone.
Mentre in Marco e in Matteo la parola del figlio del dio creatore è parola immutabile, in Tommaso la parola di Gesù è una parola che guida i passi e le interpretazioni dell'individuo. In Matteo e in Marco, Gesù sottomette gli Esseri Umani alla volontà del dio padrone; in Tommaso la parola di Gesù serve per accompagnare la ricerca degli Esseri Umani. La differenza fra gli intenti dei vangeli della chiesa cattolica e il vangelo di Tommaso Didimo appare chiara.
Marco e Matteo sottomettono alla verità imposta, Tommaso conduce lungo una via dove il soggetto interpreta in base ai propri bisogni e alle proprie necessità! Fra le due impostazioni dottrinali non esiste mediazione.
Dice Tommaso:
"Scoprire l'interpretazione di queste parole porta a non gustare la morte".
Scoprire l'interpretazione di queste parole porta a trasformare la morte del corpo fisico in qualche cosa di diverso. Non c'è promessa di resurrezione, c'è una sorta di scelta fra una dolce morte da gustare e una non morte.
Interpretare è la parola magica di Tommaso. Filtrare quanto è detto attraverso la propria soggettività e constatare se quel detto è funzionale ad arricchire il proprio modo di affrontare la vita. Questo modo d'azione è assolutamente inaccettabile per le religioni rivelate. Nulla si deve interpretare, ma tutto si deve accettare. L'impegno dell'individuo sarà quello di giustificare l'azione di Dio o della chiesa cattolica, anche quando è criminale, per poterla accettare meglio.
In questo modo si giustificano gli atti criminali del Gesù anche quando ordina di ammazzare chi non si mette in ginocchio o trova del tutto legittimo buttare loglio nei forni crematori. In questo modo si giustificano le azioni di Dio anche quando ordina di ammazzare uomini, donne e bambini o quando macella tutta l'umanità col diluvio universale.
Nei vangeli ufficiali della chiesa cattolica l'Essere Umano è una pecora del gregge. Non è una persona che interpreta la parola di Gesù o delle Sacre Scritture. Nella chiesa cattolica l'individuo può solo rivendicare il diritto di essere sottomesso. Il diritto di obbedire a Dio e il diritto di uccidere coloro che non obbediscono a Dio.
Fin dal primo secolo appare chiaro che ci fu uno scontro fra chi voleva, costruendo la propria setta religiosa, controllare e dominare le persone mentre c'erano altri più attenti alla libertà e ai diritti dell'uomo.
Da un lato l'Essere Umano che in quanto dio alimenta il divino che cresce dentro di lui e per questo interpreta la realtà nella quale vive; dall'altro lato coloro che si vogliono impossessare delle persone affinché si sottomettano al figlio del Dio padrone e padrone lui stesso, di cui loro sono i rappresentanti.
Interpretare la realtà è il farsi dio del costruttore. E' diventare tutt'uno con Intento: il Padre.
L'accettazione acritica di qualche cosa imposto non modifica il soggetto che incontra il fenomeno, ma l'interpretazione del fenomeno costringe il soggetto ad acuire la sua capacità critica. Lo costringe a valutare l'oggettività in cui vive, allenare sé stesso in relazione all'oggettività in cui agisce: lo costringe a costruirsi.
Costruisce il dio che cresce dentro di lui facendosi dio attraverso l'uso della propria volontà e delle proprie determinazioni. Interpretare è doveroso perché l'Intento qualifica quanto viene detto che può essere indifferentemente un'affermazione vuota o una costruzione magica a seconda di come questa viene riempita di intento e di emozione.
Dunque: interpretare. Dunque: usare soggettivamente l'enunciato. Il Potere di Essere dell'enunciato è dato dall'interprete non dall'enunciato in sé!
NOTA:
Il lavoro di analisi del vangelo di Tomaso Didimo fu terminato nella pubblicazione fotocopiata nel dicembre del 1998.
Il testo pubblicato nel sito federazionepagana.it, vengono qui ripubblicate una volta riviste.
Marghera 21 novembre 2021
La Religione Pagana e il Male Assoluto
Sito di Claudio Simeoni
Claudio Simeoni
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Ultima formattazione 21 ottobre 2021
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