Il vangelo di Tommaso Didimo
ricerca del regno

Neoplatonismo, messianesimo e volontà d'esistenza - Quinta parte

di Claudio Simeoni

Indice Vangelo Tommaso Didimo

Scrive Tommaso Didimo nel terzo paragrafo:

Gesù disse: "Se coloro che vi guidano vi dicono: Ecco il Regno (di Dio) è in cielo! Allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi dicono: è nel mare! Allora i pesci del mare vi precederanno. Il regno è invece dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete, allora sarete conosciuti e saprete che voi sarete i figli del Padre che vive, ma se non vi conoscerete, allora dimorerete nella povertà, e sarete la povertà".

Quel "di Dio" apostrofato è un'aggiunta soggettiva del traduttore. Dice infatti Luigi Moraldi la cui traduzione è la base di questo lavoro:

"Le versioni sono sempre difficili perché ogni lingua ha particolarità che l'esperto non sempre è sicuro di rendere adeguatamente; difficoltà e perplessità sono numerose quando si tratta del copto di questi testi, che mostra molte caratteristiche per noi inconsuete prima della scoperta dei manoscritti di Nag Hammadi. A volte l'ambiguità del testo rasenta l'incomprensibilità, e tuttavia è necessaria un'opzione."

I testi sono letti e tradotti da Moraldi con il condizionamento educazionale cattolico che impone adorazione ad un Dio padrone. Fuori da questo condizionamento tutto è ambiguo, tutto è oscuro, tutto sembra vacuo. Il traduttore si ritrova smarrito!

Il "padre che vive", per il traduttore, è certamente il Dio padrone, ma il Dio padrone è fermo nella sua staticità: il Dio padrone non vive. Il Dio padrone non si trasforma. Dunque, il padre che vive non può essere il Dio padrone e stupratore di Esseri Umani indifesi, deve essere qualcos'altro.

In Stregoneria il padre sono le forze che generano la vita e le tensioni attraverso le quali la vita si espande. In Stregoneria il padre sono le forze che generano Coscienza, Consapevolezza e le tensioni attraverso le quali tendono ad espandersi. In Stregoneria il padre che vive è Necessità e Intento; il regno è lo spazio nel quale gli Esseri costruiscono le relazioni attraverso la manipolazione soggettiva di Necessità e Intento!

Il regno è lo spazio dove le relazioni fra gli Esseri avvengono attraverso il loro Potere di Essere. Il potere di rappresentazione che hanno costruito giorno dopo giorno fin da quando sono nati.

Dunque, non un ovile nel quale rinchiudere le pecore umane obbedienti; non un campo di sterminio delimitato da filo spinato di cui il Dio padrone si erge a protettore, ma i grandi spazi della vita in cui gli Esseri, attraverso l'esercizio della propria volontà e delle proprie determinazioni, costruiscono sé stessi proiettandosi nell'infinito dei mutamenti.

I grandi spazi dove ogni Essere della Natura, gli Esseri Umani nel nostro caso, si fanno Dio esercitando la propria volontà e le proprie determinazioni incubando attraverso questo il Dio luminoso che partoriranno alla morte del corpo fisico!

Chiunque parte per la ricerca tende a legarsi a qualcuno che gli spieghi almeno i primi rudimenti del camminare nello sconosciuto in cui è nato. La conoscenza, il sapere fra gli Esseri Umani sono trasmessi di generazione in generazione; da individuo a individuo. C'è chi fa una ricerca profonda e chi fa una ricerca fermandosi alle apparenze.

Per Tommaso è necessario distinguere apparenze da sostanza; realtà da illusione. Forse non ci si riesce del tutto, ma è in grado di mettere gli Esseri Umani su una strada precisa:

"Se coloro che vi guidano vi dicono: Ecco il Regno è in cielo; Allora gli uccelli del cielo vi precederanno! Se vi dicono il Regno è nel mare; allora i pesci vi precederanno!"

Varrebbe la pena di aggiungere: "Se il regno è oltre la morte; allora i cadaveri vi precederanno!"

Questo però non viene detto.

Né Tommaso osa dirlo, ma vale la pena di aggiungerlo oggi dopo una lettura complessiva del vangelo di Tommaso.

Che cos'è il Regno? E' l'oggetto della ricerca. La conoscenza cui tendere. Una conoscenza che non è né nel cielo né nel mare in quanto è trasformazione soggettiva: è dentro ognuno di noi ed è fuori di noi perché si costruisce attraverso le relazioni emotive che noi instauriamo con tutti i soggetti del mondo in cui viviamo. Dunque, col fuori di noi!

E' l'Essere divino che abbiamo dentro ed è il divino che ci circonda che può essere raggiunto soltanto dallo sviluppo del divino che abbiamo dentro.

E' la consapevolezza che ogni Essere Umano ed ogni Essere della Natura è un Essere divino; un Essere che tende all'infinito dei mutamenti. Il Regno è il divino che abbiamo dentro; il Regno è il divino che ci circonda. Sviluppare il divino che abbiamo dentro significa conoscersi. Conoscere sé stessi significa rendersi consapevoli che dentro di noi la coscienza divina cresce. Significa renderci consapevoli della necessità di sviluppare il Sapere e la Conoscenza per permettere al divino che abbiamo dentro di affiorare alla nostra coscienza.

E per sviluppare il divino che abbiamo dentro dobbiamo farci Dio usando la nostra volontà e le nostre determinazioni. Solo in quel momento saremmo riconosciuti dal divino che ci circonda come partecipi del divino. Il divino riconosce il divino solo nel momento in cui questo diventa consapevole; solo nel momento in cui il divino diventa coscienza di sé imparando la consapevolezza e la necessità del proprio divenire. Il divino che ci circonda sollecita ogni Essere della Natura a diventare cosciente dell'Essere divino che dentro di lui preme per crescere.

Nel momento in cui l'Essere della Natura diventa consapevole di ciò, diventa un Dio, una divinità, e si relazionerà col divino che ci circonda. Il divino che ci circonda è permeato dal padre che vive: Necessità e Intento!

La consapevolezza di tutti i divini che operano seguendo la propria sequenza dei mutamenti per diventare eterni.

Essere riconosciuti dal divino che ci circonda ci consente di alimentarci da quel divino, trarre forze da quel divino e alimentare, a nostra volta, quel divino. Il divino è la potenza emotiva di tutti i soggetti esistenti che riversano le loro emozioni ne mondo. Se non avremmo la forza di riconoscere il divino che dentro di noi tende a crescere e a rivendicare il proprio diritto ad essere e svilupparsi, allora si dimorerà nella povertà.

La povertà di un'esistenza il cui fine è la morte del corpo fisico e con essa la morte del corpo luminoso. Negare le nostre emozioni significa fare una vita povera. Significa albergare nelle povertà. Le emozioni sono la ricchezza dei viventi e le emozioni alimentano la nostra crescita nella coscienza, nel sapere e nella consapevolezza. La povertà del proprio sapere e della propria consapevolezza, la povertà della propria esistenza porta l'uomo a desiderare la morte del corpo fisico come la morte del tutto sé stesso.

Nei vangeli sia di Marco che di Matteo una delle attività maggiori del loro Gesù è la cacciata dei demoni dagli Esseri Umani. Daimon, in greco, è la parte divina degli Esseri della Natura, il loro essere un Dio. Il Daimon negli Esseri Umani altro non è che la loro coscienza divina che cresce. E' la loro Coscienza divina che permette loro di percepire il divino che li circonda: il Regno.

Marco e Matteo esprimono la necessità di distruggere il divino dentro l'Essere Umano. Esprimono la necessità di rendere l'Essere Umano povero. Povero inteso come povertà di spirito e di percezione, non mancante di ricchezza economica. Mancante di sapere e consapevolezza: sottomesso alla verità.

Nel terzo paragrafo incontriamo uno scontro fra gli evangelisti. Tommaso che vuole sviluppare il Dio dentro ogni Essere mentre Marco e Matteo vogliono privare l'Essere Umano del Dio che cresce dentro di loro per rendere l'Essere Umano povero e sottomesso alla loro descrizione del loro Dio.

Leggiamo in Matteo:

"Perché il Figlio dell'uomo verrà nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo l'opera sua."
"In verità vi dico: vi sono alcuni fra i qui presenti che non gusteranno la morte prima di aver veduto il figlio dell'uomo venire nel suo regno".

Vangelo di Matteo 16, 27 - 28

Il concetto di regno espresso dal vangelo di Matteo non ha nulla a che vedere col concetto di regno espresso da Tommaso. Il Regno di Tommaso è il divino cui l'Essere umano giunge determinando sé stesso, usando la propria volontà, trasformando la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso mentre in Matteo la morte è quasi desiderio, quasi un fine a cui giungere prima che giunga il figlio dell'uomo venire nel suo regno. Il regno di Matteo è un regno materiale che si realizza con la venuta di Gesù Imperatore circondato da un esercito di angeli.

Non è il regno "dentro di voi e fuori di voi" nelle relazioni emotive che potete costruire nel mondo in cui vivete. Il regno non appartiene all'uomo, appartiene a Gesù che lo impone mediante eserciti sterminatori per affermare il suo ruolo di dominatore.

Non è uno sviluppo nel divino, ma è un impossessarsi del mondo. Il Gesù di Matteo non insegna, non indica, non diviene, ma terrorizza per appropriarsi. Il Gesù di Matteo è un despota, un padrone, un dittatore.

Il suo regno è la terra ed egli giunge per appropriarsene. Il Regno di Tommaso è il divino cui ogni Essere giunge sviluppando il divino che ha dentro. Vediamo come questo discorso viene usato nel vangelo di Luca:

"Avendogli domandato i Farisei, quando verrà il regno di Dio, Gesù rispose loro: "Il regno di Dio non viene con sfarzo. Non si potrà dire: "Ecco è quì", oppure: "E' là": infatti il regno di Dio è dentro di voi". Disse poi ai discepoli: "Verrà un tempo in cui voi desidererete vedere uno solo dei giorni del Figlio dell'uomo e non lo vedrete. E vi diranno: "Ecco, è là; ecco è quì!". Voi non vi movete, né andatene in cerca. Perché come il lampo, balenando sfolgoreggia da un punto all'altro del cielo, così sarà del Figlio dell'uomo nel suo giorno, ma prima è necessario che patisca molto e sia ripudiato da questa generazione..."

Vangelo di Luca 17, 20 - 25

Luca fa dire al suo Gesù che il regno è dentro gli Esseri Umani quando questi si rivolge ai Farisei mentre, ai suoi apostoli, parla della sua venuta sfolgoreggiando sulle nubi. Aggiunge Luca che prima però quella generazione dovrà rinnegarlo! Il regno, per Luca, non è la forza dell'Essere Umano che cresce dentro di lui e incontra la forza del mondo circostante. Per Luca il regno altro non è che il territorio di proprietà del suo Dio dentro all'Essere Umano. In altre parole, l'Essere Umano deve coltivare la sua sottomissione nell'attesa che il Gesù di Luca arrivi sfolgoreggiando sulle nubi.

Tommaso Didimo e Luca usano lo stesso modello formale per definire due modelli sostanziali opposti. Tommaso Didimo spinge l'uomo ad alimentare il proprio divino, Luca spinge il divino dell'uomo a sottomettersi all'attesa dell'arrivo di Gesù.

Il divino soggettivo che incontra il divino nell'oggettività. Per i vangeli ufficiali la linea è quella della sottomissione e dell'assoggettamento; per il vangelo di Tommaso è quello della ricerca della Libertà del soggetto. D'altro canto, in Matteo le frasi seguenti al discorso che Luca fa fare dal suo Gesù ai Farisei appaiono legate in maniera diversa. Anche a Matteo interessa sottomettere. Del regno dentro all'Essere Umano non interessa nulla. Il discorso lui lo fa all'interno del discorso sulla Distruzione del Tempio di Gerusalemme, un pezzo dal sapore apocalittico dove l'arrivo del regno del suo Gesù non ha nulla a che vedere con lo sviluppo del Dio dentro all'Essere Umano.

 

NOTA:

Il lavoro di analisi del vangelo di Tomaso Didimo fu terminato nella pubblicazione fotocopiata nel dicembre del 1998.
Il testo pubblicato nel sito federazionepagana.it, vengono qui ripubblicate una volta riviste.
Marghera 22 novembre 2021

 

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Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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