Il vangelo di Tommaso Didimo
parabola del seminatore

Neoplatonismo, messianesimo e volontà d'esistenza - Dodicesima parte

di Claudio Simeoni

Indice Vangelo Tommaso Didimo

Scrive Giuda Tommaso Didimo nel nono paragrafo:

Gesù disse: "Ecco uscì il seminatore. Si riempì la mano e gettò (la semente). Qualcosa cadde sulla via: vennero gli uccelli e la beccarono; altro cadde sulla pietra: non mise radici in terra e non levò la spiga al cielo; altro cadde tra le spine che soffocarono la semente, e il verme se la mangiò; altro cadde sulla terra buona e portò buon frutto su in alto: produsse (più) del sessanta e del cento per cento".

La prima domanda che dobbiamo farci leggendo questo passo di Giuda Tommaso Didimo è: che cos'è la semente che il seminatore getta? E' grano o è orzo?

Tommaso Didimo ci parla di un'azione, l'azione del seminatore. Un seminatore un po' distratto che getta la semenza a casaccio anziché mettere nella terra seme per seme. Indubbiamente è più faticoso mettere nella terra seme per seme che non distribuire a casaccio sperando che il seme attecchisca. Tuttavia, questa è l'immagine che ci viene data da Tommaso Didimo.

Tommaso Didimo non ci parla della qualità del seme, lascia al lettore il diritto di immaginare il tipo di seme che il seminatore sta spargendo. E noi che leggiamo qualifichiamo quel seme. Noi diciamo che cosa vogliamo che quel seme sia.

Scrive Matteo:

E disse: "Ecco, il seminatore uscì a seminare. E mentre seminava una parte del seme cadde sulla strada e vennero gli uccelli e la divorarono. Un'altra parte cadde in luogo sassoso, dove non c'era molta terra; subito germogliò, perché il terreno non era profondo. Ma, spuntato il sole, restò bruciata e non avendo radici si seccò. Un'altra parte cadde sulle spine e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra parte cadde sulla terra buona e diede frutto, dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta. Chi ha orecchi intenda".

Vangelo di Matteo 13, 3 - 9

La domanda è: che cosa si deve intendere? Si può intendere che quel seminatore era uno sciocco che ha sprecato la semenza incapace di conoscere il terreno dove andava seminando. Oppure si può intendere che la semenza non era adatta a quel terreno.

Il vero problema della "parabola" è che descrive un'azione in sé, ipotizzando una situazione, senza dare un contenuto che significhi la semenza.

A questo provvede Matteo nella seconda parte del racconto quando scrive:

Voi dunque intendete la parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto. Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta".

Vangelo di Matteo 13, 18 - 23

Matteo sostanzia la semenza della "parabola" del seminatore che diventa "la parola del regno". Il regno di Gesù dominatore è la semenza che il seminatore distribuisce.

Ora possiamo discutere. Non più solo sul gesto, ma sulla qualità della semente in relazione al gesto.

Gesù semina il suo regno, il suo dominio sugli uomini. Gli uomini, una volta ricevuta "la parola del suo regno", dovrebbero accettare quel dominio, sottomettersi a Gesù e, quando il terreno è fertile, moltiplicare quella parola e, con essa, il dominio di Gesù in quanto padrone di uomini.

Ma si verificano degli intoppi. In Tommaso Didimo alcune sementi cadono sulla via e alcuni uccelli arrivano e se la beccano. In Matteo gli uccelli diventano "il maligno" che incita gli uomini a non sottomettersi al regno di Gesù, ma a cercare la loro via, il loro cammino. E' "sicuramente il maligno" perché, secondo Gesù, gli uomini desidererebbero mettersi in ginocchio davanti a lui e servirlo, ma ne sarebbero impediti non dai loro desideri e dai loro bisogni, ma dal "maligno".

Quelle "parole del regno" che cadono in un terreno sassoso cadrebbero fra uomini che verrebbero affascinati dall'apparenza di quelle parole, ma una volta che si accorgono che quelle parole nascondono l'ordine di sottomettersi a Gesù e a tutta la gerarchia religiosa cristiana rinunciando ai propri bisogni e ai propri desideri, pensano che forse sono stati ingannati e rifiutano la "parola del regno di Gesù".

Quelle "parole del regno" che cadono fra le spine sarebbero, secondo Matteo, la pretesa di Gesù di sottrarre regni ad altri "padroni di regni" per costruire il proprio regno. Ma gli altri "padroni di regni" sono spine che non sono disposte a perdere il controllo degli uomini e contrastano le "parole del regno" di Gesù con altre "parole del regno" soffocando le "parole del regno" di Gesù.

E infine, c'è un terreno fertile in cui alcune persone possono pensare di avere dei vantaggi o soddisfare i loro bisogni mettendosi in ginocchio e sottomettendosi alle "parole del regno" di Gesù. Costoro agiranno per il proprio Signore e Padrone affinché si arricchisca ingrandendo il suo regno e il suo dominio sugli uomini moltiplicando il suo potere. Gli uomini che si illudono, che credono, in Gesù sono il terreno fertile su cui Gesù può contare per il suo dominio sugli uomini.

Proprio la condizione di possesso degli uomini, attraverso la credenza illusoria, è ciò che Matteo vuole trasmettere. Infatti dice:

Gli si avvicinarono allora i discepoli e gli dissero: "Perché parli loro in parabole?".
Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono.

Vangelo di Matteo 13, 10 - 13

Gesù, in sostanza dice: "Voi che vi illudete che il mio regno vi sia utile potete coltivare l'illusione e bearvi nell'illusione. Il bearvi nell'illusione vi dà speranza e questo mi permette di togliervi anche quella. Io, dice Gesù, parlo in parabole affinché voi non capiate e io vi posso ingannare. In questo modo voi pur ascoltandomi non capite che cosa vi sto dicendo e non vedete le conseguenze nell'illudervi!" Le prede del Gesù di Matteo non sono gli ascoltatori indefiniti di Gesù, ma i suoi stessi apostoli, i suoi stessi seguaci a cui Gesù si appresta a rubare loro anche la speranza nel regno alimentata dal loro delirio di onnipotenza.

Il contenuto che noi diamo alla semente discrimina fra inganno e non-inganno.

Tommaso Giuda Didimo non sostanzia la semente. E allora proviamo a dare un altro significato alla semenza. Togliamogli il significato che gli dà Matteo, quello della "parola del regno di Gesù", usciamo dalla monarchia assoluta imposta da Gesù, e pensiamo a significati diversi dalla sottomissione ad un re e ad un padrone.

Nel paragrafo precedente il pesce grosso pescato dal pescatore l'ho associato alla "Conoscenza" che il pescatore ha trovato e che ha scelto rigettando a mare i pesci piccoli (la piccola e dispersa conoscenza) per concentrarsi sulla "grande conoscenza".

Ora immaginiamo quel pescatore in possesso della Grande conoscenza che la voglia diffondere e inizia a parlare degli oggetti del conoscere. Immaginiamo che non tutti accolgano quelle parole, ma a noi piace immaginare che quel pescatore di conoscenza, fattosi seminatore di conoscenza, non abbia nessun altro fine che quello di alimentare la conoscenza nella sua società in modo da costruire migliori condizioni di vita e favorire lo sviluppo di altra e ulteriore conoscenza.

Indubbiamente costui troverà delle difficoltà nell'ambiente in cui opera perché gli uomini hanno le loro opinioni, le loro convinzioni, le loro credenze e non sempre opinioni, convinzioni o credenze diverse possono trovare terreno fertile. Alcune idee e alcune opinioni vengono contrastate e abortiscono. Altre idee e opinioni vengono fatte proprie da altri e usate in contesti o per fini diversi. Altre idee e opinioni risultano inadeguate rispetto ai contesti in cui vengono esposte. Altre idee e opinioni possono attecchire, trovare persone che le trovano utili ed interessanti e che ritengono utile svilupparle.

Possiamo immaginare il nostro pescatore divenuto seminatore di conoscenza e consapevolezza che parla agli uomini.

Però, a noi, sulle parole di Giuda Tommaso Didimo, non è consentito andare oltre. Non è consentito fare come Matteo che usa lo schema per accusare di stupidità gli uomini perché non capiscono parole di sottomissione pronunciate da Gesù. Fare come fa Matteo significa fare della malvagità.

Mentre Tommaso descrive un'azione privandola della significazione, Matteo la riempie del significato di sottomissione e odio: "parole del regno".

Quali siano queste "parole del regno" non è dato saperlo. Matteo non lo dice. Non le ha mai dette perché deve lasciare all'individuo sottomesso e speranzoso lo spazio psichico per immaginare che cosa Gesù avrebbe detto.

Infatti, la parabola del seminatore viene anticipata da Matteo dicendo:

Si cominciò a raccogliere attorno a lui tanta folla che dovette salire su una barca e là porsi a sedere, mentre tutta la folla rimaneva sulla spiaggia.
3 Egli parlò loro di molte cose in parabole.
E disse:... Prosegue con la parabola del seminatore....

Vangelo di Matteo, 13, 2 - 3

Che cosa avrebbe detto prima il Gesù di Matteo? Nulla. Semplicemente nulla perché Matteo non è in grado di immaginare nulla e lascia il prostrato davanti a Gesù ad immaginare le "magnifiche" cose che Gesù avrebbe detto che, tanto, gli altri non avrebbero inteso.

A Matteo interessa ingannare per sottomettere, cosa che non si può dedurre dal medesimo passo in Tommaso Giuda Didimo.

 

NOTA:

Il lavoro di analisi del vangelo di Tomaso Didimo fu terminato nella pubblicazione fotocopiata nel dicembre del 1998.
Il testo pubblicato nel sito federazionepagana.it, vengono qui ripubblicate una volta riviste.
Marghera 28 novembre 2021

 

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Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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