Il vangelo di Tommaso Didimo
Gesù come profeta non accettato in patria

Neoplatonismo, messianesimo e volontà d'esistenza - Trentaquattresima parte

di Claudio Simeoni

Indice Vangelo Tommaso Didimo

Scrive Giuda Tommaso Didimo nel trentunesimo paragrafo:

Gesù disse: "Un profeta non è accetto nel suo paese. Un medico non cura quelli che lo conoscono".

Queste due affermazioni devono essere state dei detti comuni, una sorta di "proverbi dell'epoca" del tipo "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino".

L'inserimento che Tommaso Didimo ne fa nel suo Vangelo, sembra abbastanza neutro. In sostanza, Tommaso Didimo fa l'affermazione, ma lascia l'uso e l'interpretazione dell'affermazione all'ascoltatore. Non la contestualizza. Contestualizzarla avrebbe significato imporre il senso con cui diventava obbligatorio interpretarla.

E' il lettore del Vangelo di Tommaso Didimo che stabilisce l'uso del "proverbio", Tommaso Didimo, semplicemente, lo ricorda. Rimane l'aspetto: lo ha detto Gesù! Dove, come o perché lo ha detto, non è dato sapere.

Diverso è l'uso delle frasi fatte dal Vangelo di Marco e dal vangelo di Luca.

Scrive il Vangelo di Marco:

Partito quindi di là, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno qui da noi?". E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. 6 E si meravigliava della loro incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando.

Vangelo di Marco 6, 1 - 5

Se non ha potuto operare nessun prodigio, a cosa si riferisce l'affermazione degli spettatori "E questi prodigi compiuti dalle sue mani"? Non si riferisce a cose a cui assistono, ma a cose che Gesù dice. Gesù dice di fare prodigi, sta millantando, e i suoi ascoltatori si stanno chiedendo come è possibile che lui abbia fatto questi prodigi dal momento che lo conoscono fin da bambino e non ha mai fatto prodigi: "Adesso ci racconti ste palle!".

Quando il Vangelo di Marco dice: " incominciò a insegnare nella sinagoga.". Si è dimenticato di dire "che cosa insegnava!". In tutti i vangeli cristiani, Gesù non insegna nulla. Non esiste un oggetto del suo insegnamento; esiste solo un'ostentazione continua e sistematica della sua persona: "Io sono figo in quanto io sono il figlio di Dio!". Lo stesso vale come "profeta". Che cosa profetizza Gesù? Stando ai vangeli cristiani afferma che sta per arrivare la fine del mondo e quella generazione lo vedrà venire sulle nubi con grande potenza mentre le stelle cadranno sulla terra. Più che profezia, è farneticazione.

E' in questo contesto descritto nel vangelo di Marco che permette a Marco di usare il proverbio citato da Tommaso Didimo: " Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua". Anche il farneticante è disprezzato. Qualche volta le persone non si rendono conto che chi proclama sta farneticando. Preferiscono sospendere il giudizio e aspettare per verificare. Poi, magari, è troppo tardi e il farneticante sta già farneticando ulteriormente,

Nel vangelo di Marco appare come un'affermazione consolatoria rispetto al proprio fallimento.

Un discorso simile, ma un po' diverso, vale per l'altra frase nel Vangelo di Tommaso Didimo: " Un medico non cura quelli che lo conoscono". La frase nel Vangelo di Tommaso Didimo lascia spazio all'interpretazione mentre, nel Vangelo di Luca è usata per sottolineare la furbizia di Gesù nel sottrarsi all'indagine e alla verifica.

Scrive Luca nel suo Vangelo:

Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: "Non è costui il figlio di Giuseppe?". Ma egli rispose loro: "Certamente voi mi citerete questo proverbio: "Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!"". Poi aggiunse: "In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c'erano molte vedove in Israele al tempo di Elia, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elia, se non a una vedova a Sarepta di Sidone. C'erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Eliseo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro".

Luca 4, 22 - 27

Mentre nel Vangelo di Marco Gesù se ne va senza fare "prodigi"; nel Vangelo di Luca, Gesù se ne va senza fare prodigi, ma rivendicando a sé stesso quella condizione di superiorità che la mancanza dei prodigi richiesti stava dimostrando.

Ancora una volta osserviamo che l'uso di frasi simili nel Vangelo di Tommaso Didimo e nei vangeli cristiani assume significati diversi che vengono offuscati dalla similitudine della forma espressiva.

Nei vangeli cristiani gli evangelisti sono preoccupati di nobilitare la figura di Gesù dopo che i suoi parenti gli sputano addosso per le sue millanterie. Cosa che non è nel Vangelo di Tommaso Didimo.

Marghera, 28 marzo 2022

 

NOTA:

Il lavoro di analisi del vangelo di Tomaso Didimo fu terminato nella pubblicazione fotocopiata nel dicembre del 1998.
Il testo pubblicato nel sito federazionepagana.it, viene riscritto assumendo un diverso punto di vista in relazione ai vangeli cristiani.
Marghera 30 novembre 2021

 

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Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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