Il vangelo di Tommaso Didimo
Gesù cieco guida di ciechi

Neoplatonismo, messianesimo e volontà d'esistenza - Trentasettesima parte

di Claudio Simeoni

Indice Vangelo Tommaso Didimo

Scrive Giuda Tommaso Didimo nel trentaquattresimo paragrafo:

Gesù disse: "Se un cieco guida un cieco, cadono ambedue in una fossa".

La frase, come è scritta nel Vangelo di Tommaso Didimo, viene lasciata all'interpretazione dell'ascoltatore.

In sé la frase è banale nel senso che se la frase non la riempi di ciò che si vuole indicare come esempio è aperta ad ogni interpretazione.

La frase può essere interpretata o in maniera simbolica o in maniera letterale.

Se io prendo quella frase e la inserisco nel mio sistema di pensiero, quella frase assume il significato proprio del mio sistema di pensiero. E' il sistema di pensiero dell'ascoltatore che qualifica quella frase presentata in questo modo. La frase appare come un mezzo con cui stimolare i possibili significati nell'ascoltatore. Il simbolismo, dunque, non è nella frase, ma nel pensiero di chi ascolta.

Se questa frase dovesse essere interpretata in maniera letterale è improbabile che un cieco conduca un altro cieco nella fossa perché il cieco non è creato in quanto tale da Dio, ma è divenuto adattandosi ad un mondo che si è adattato alla sua condizione. Perciò, o non è diventato abbastanza adulto per cadere in una fossa (morto prima), o il mondo attorno a lui ha messo in atto delle condizioni affinché non cada in una fossa consentendogli di diventare adulto.

Il problema che scaturisce trovandoci davanti ad una frase del genere è: come la vogliamo interpretare?

Giriamo questa frase e chiediamoci: come i vangeli ufficiali cristiani interpretano questa frase? In che contesto la inseriscono? Che cosa vogliono significare?

Chi è il cieco?

Chi è il cieco che conduce un altro cieco?

Proviamo a leggere il contesto in cui il Vangelo di Luca inserisce questa frase.

Scrive Luca nel suo vangelo:

Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.

Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio".

Disse loro anche una parabola: "Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutt'e due in una buca? Il discepolo non è da più del maestro; ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che è nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che è nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

Non c'è albero buono che faccia frutti cattivi, né albero cattivo che faccia frutti buoni. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dalle spine, né si vendemmia uva da un rovo. L'uomo buono trae fuori il bene dal buon tesoro del suo cuore; l'uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male, perché la bocca parla dalla pienezza del cuore.

Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla perché era costruita bene. Chi invece ascolta e non mette in pratica, è simile a un uomo che ha costruito una casa sulla terra, senza fondamenta. Il fiume la investì e subito crollò; e la rovina di quella casa fu grande".

Vangelo di Luca 6, 27 - 49

Il contesto è piuttosto articolato perché la contestualizzazione di Luca è una contestualizzazione militare in cui il nemico deve essere denigrato, offeso e ingiuriato mediante esempi per dissuadere le persone ad allearsi con questo nemico perché, cieche, si alleano con un nemico cieco che le porterà a cadere in una buca.

Nel brano che ho selezionato si indicano le tecniche per fermare "l'attacco del nemico": amare il proprio nemico per impedire al nemico di attaccarti e poterlo distruggere.

Quando Luca scrive:

Ma a voi che ascoltate, io dico: Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, porgi anche l'altra; a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica. Da' a chiunque ti chiede; e a chi prende del tuo, non richiederlo. Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro. Se amate quelli che vi amano, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro da cui sperate ricevere, che merito ne avrete? Anche i peccatori concedono prestiti ai peccatori per riceverne altrettanto. Amate invece i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell'Altissimo; perché egli è benevolo verso gl'ingrati e i malvagi.

Vangelo di Luca 6, 27-35

Non fa altro che ripetere una frase dei proverbi salomonici attualizzandola per farla apparire diversa:

Se il tuo nemico ha fame, dagli pane da mangiare, se ha sete, dagli acqua da bere;
perché così ammasserai carboni ardenti sul suo capo e il Signore ti ricompenserà.

Proverbi 24 (25), 21 - 22

La stessa cosa la fa Paolo di Tarso a cui interessa poco attualizzare la frase e la riprende, praticamente uguale, inserendola nel suo contesto:

Al contrario, se il tuo nemico ha fame, dagli da mangiare; se ha sete, dagli da bere: facendo questo, infatti, ammasserai carboni ardenti sopra il suo capo.

Paolo di Tarso, Lettera ai Romani 12, 20

Dove, l'accumulare carboni ardenti, significa "bruciare le persone" sia nel significato di "bruciare vive le persone" che nel significato di "sottomettere le persone all'ira divina". L'incitamento all'annientamento è indifferente sia che si tratti di un'interpretazione metafisica sia che si tratti di un'interpretazione letterale. L'intento di distruggere il nemico è uguale sia se si mette l'accento sui carboni ardenti da ammassare sulla testa del nemico, sia se si mette l'accento sui meriti e la gloria di chi ammassa carboni ardenti sul nemico amandolo.

Il clima di guerra, messo in atto da Luca, continua con il modello del padrone nei confronti del "subordinato" rispetto al quale il padrone è "misericordioso", come il Dio con cui si identifica, e al quale è "subordinato". Dove il pericolo, che Luca incontra, è quello del "subordinato" che, superiore ai suoi "subordinati", voglia innalzarsi a giudice nei confronti delle loro azioni in quanto, secondo Luca, quelle azioni derivano dalla volontà di Dio. Se il "subordinato" vuole comandare altri "subordinati" lo può fare solo in nome e per conto di Gesù.

Gesù deve essere l'unica guida.

Tutti gli altri sono ciechi; devono essere necessariamente ciechi perché non sono Gesù.

Gesù è il padrone. Fintanto che i "subordinati" considerano Gesù come guida, possono guidare altri, ma nel momento stesso in cui non considerano Gesù come la loro guida, diventano "guide cieche" che conducono "ciechi" in una fossa.

Poi il vangelo di Luca prosegue con un Gesù che vede la pagliuzza nell'occhio delle persone che vivono nei problemi della vita e non vede la trave di arroganza e di superiorità sprezzante nel proprio occhio.

Il Vangelo continua con altre amenità in cui anche gli alberi vengono definiti con criteri morali a seconda che il loro prodotto sia utile a Gesù o non sia utile a Gesù. In questo delirio, gli alberi appaiono buoni o cattivi, a secondo dell'onnipotenza di Gesù.

Fate come vi dico io, dice Gesù, e va tutto bene, altrimenti il male e la distruzione vi rovinerà.

In questo contesto, la frase di Tommaso Didimo assume un valore preciso: chi ha idee diverse dalle mie è un cieco. Io solo vedo. Io solo so! Gli altri sono solo guide cieche.

Marghera, 08 ottobre 2022

 

NOTA:

Il lavoro di analisi del vangelo di Tomaso Didimo fu terminato nella pubblicazione fotocopiata nel dicembre del 1998.
Il testo pubblicato nel sito federazionepagana.it, viene riscritto assumendo un diverso punto di vista in relazione ai vangeli cristiani.
Marghera 30 novembre 2021

 

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Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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