Il vangelo di Tommaso Didimo
In Israele 24 profeti parlarono annunciando Gesù

Neoplatonismo, messianesimo e volontà d'esistenza - Cinquantacinquesima parte

di Claudio Simeoni

Indice Vangelo Tommaso Didimo

Scrive Giuda Tommaso Didimo nel cinquantaduesimo paragrafo:

I suoi discepoli gli dissero: "In Israele parlarono 24 profeti, e tutti parlarono di te" Egli rispose loro: "Avete omesso il Vivente che è davanti a voi, avete parlato (soltanto) dei morti".

I seguaci di Gesù sono convinti che in Israele 24 profeti abbiano parlato di Gesù.

Tutta l'ideologia religiosa ebraica si fonda sulla promessa di Dio al popolo ebreo. L'ideologia ebraica si fonda su: "Arriverà dopo".

L'attesa della realizzazione è il fondamento psico-ideologico dell'ebraismo che viene trasferito in tutti i movimenti messianici che si fondano sull'attesa.

Se in questo momento alcuni avvenimenti stanno accadendo è solo perché Dio ha voluto che quegli avvenimenti accadano e, dal momento che Dio lo ha stabilito, Dio ha delegato qualcuno che preavvertisse di quegli accadimenti: i profeti.

Sia l'ebraismo che il cristianesimo vivono nell'attesa messianica e l'ebraismo, come il cristianesimo, devono costruire l'indigenza sociale affinché le persone siano indotte ad attendere la realizzazione messianica che liberi dalla condizione di indigenza.

La logica degli apostoli, descritta da Tommaso Didimo, è quella secondo cui, dal momento che Gesù è il figlio di Dio, sicuramente ogni profeta che parlava della venuta di qualche "re d'Israele", che avrebbe portato il popolo di Israele a conquistare il mondo per diritto di razza, doveva riferirsi a Gesù.

A questo il Gesù di Tommaso Didimo risponde che i profeti, che parlavano di lui, sicuramente parlavano di lui, ma sono morti mentre lui è il "profeta vivente" che parla di sé stesso.

Questo paragrafo di Tommaso Didimo va affiancato all'episodio della trasfigurazione nei vangeli cristiani.

Nei vangeli cristiani sono Mosè, Elia e Dio che fungono da profeti di Gesù davanti a tre adepti di Gesù.

Mentre nel vangelo di Tommaso Didimo ci si limita ad affermazioni generiche del tipo "Del messia, che certamente sei tu, ne parlano 24 profeti.". Senza tuttavia precisare i contenuti che quei "profeti" indicano, i vangeli cristiani hanno la necessità di precisare il magnifico che crea incredulità e meraviglia.

Nei vangeli cristiani non ci sono 24 profeti che parlano di Gesù e il "vivente", di cui parla Gesù nel vangelo di Tommaso Didimo, cessa di essere Gesù e diventa Dio stesso, il "padre vivente", che certifica la discendenza filiale di Gesù.

I profeti, Mosè ed Elia appaiono direttamente a Gesù e ad un paio di adepti testimoni.

La scena è comune alle intossicazioni da oppiacei.

E' bene ricordare che la pianta del papavero da oppio è originaria dell'Asia occidentale e dell'Europa sud-orientale. In queste aree del mondo la pianta viene spesso coltivata, ma cresce anche spontanea in natura.

Se non si vuole proprio dire che l'episodio della trasfigurazione è stato inventato e, in un secondo momento, è entrato nella letteratura cristiana, si può tranquillamente sostenere che una simile visione è stata ottenuta mediante l'uso di oppiacei. Pianta comune nella zona e, probabilmente, di uso comune nell'alimentazione. L'oppio, come l'eroina, alimenta il delirio di onnipotenza e le allucinazioni prodotte negli individui, soddisfa i desideri degli individui che assumono questa droga.

L'episodio è inserito in tre vangeli. La descrizione dell'episodio è abbastanza simile, ma gli evangelisti hanno la necessità di collocarlo in "insiemi culturali" diversi secondo i loro progetti.

Il vangelo di Marco scrive:

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: "Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia". Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: "Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!". E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti. E lo interrogavano: "Perché gli scribi dicono che prima deve venire Elia?". Egli rispose loro: "Sì, prima viene Elia e ristabilisce ogni cosa; ma, come sta scritto del Figlio dell'uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato. Io però vi dico che Elia è già venuto e gli hanno fatto quello che hanno voluto, come sta scritto di lui".

Marco 9, 2-13

Nel vangelo di Marco Gesù tenta di inserirsi in una visione profetica annunciata dagli scribi. In sostanza, questi dicono che deve tornare Elia col suo carro con cui è salito in cielo e poi sarebbe arrivato il "figlio dell'uomo".

Elia è venuto o non è venuto?

Per Gesù è già venuto e ha ristabilito ogni cosa, ora è il suo tempo. Sarà anche venuto Elia che ha ristabilito ogni cosa, ma gli Esseri Umani del sistema sociale non hanno percepito nessun miglioramento.

Scrive il vangelo di Matteo:

Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Pietro prese allora la parola e disse a Gesù: "Signore, è bello per noi restare qui; se vuoi, farò qui tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli stava ancora parlando quando una nuvola luminosa li avvolse con la sua ombra. Ed ecco una voce che diceva: "Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo". All'udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò e, toccatili, disse: "Alzatevi e non temete". Sollevando gli occhi non videro più nessuno, se non Gesù solo.E mentre discendevano dal monte, Gesù ordinò loro: "Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti".

Matteo 17, 1-9

Matteo, a differenza di Marco, usa l'episodio della trasfigurazione per legittimare la divinità di Gesù in relazione alla sua morte che viene, in questo caso, profetizzata da Gesù.

Mentre il vangelo di Marco termina con la morte di Gesù e quanto aggiunto dopo la morte di Gesù è un'aggiunta tarda, a posteriori scritta da altre mani al vangelo di Marco, il vangelo di Matteo deve giustificare la morte di Gesù, del figlio di Dio, che non è più e nemmeno è arrivata la fine del mondo promessa.

Resta da riflettere sul fatto di "Non parlate a nessuno di questa visione". Erano in quattro ad aver avuto quella visione, separati dalla società, saliti in un luogo appartato e di quella visione appaiono due elementi contraddittori. Primo: nessuno conosce l'aspetto di Elia o di Mosè che, del resto, non essendo mai esistiti non c'è traccia storica dell'aspetto, Il fatto che gli adepti abbiano riconosciuto Mosè ed Elia lascia perplessi. In secondo luogo, di che cosa abbiano parlato Gesù, Mosè ed Elia non è dato sapere.

Il tutto appare come una scena teatrale dove la persona qualunque ci tiene ad essere fotografata mentre il re gli stringe la mano e sventola questa fotografia per far conoscere alla gente l'importanza di sé stesso.

E, infine, di questa storia ne parla Luca che, a differenza degli altri due adepti, costruisce, col racconto, la tecnica del "panino".

Scrive il vangelo di Luca:

Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell'uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre e degli angeli santi. In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio".Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31 apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.Il giorno seguente, quando furon discesi dal monte, una gran folla gli venne incontro. A un tratto dalla folla un uomo si mise a gridare: "Maestro, ti prego di volgere lo sguardo a mio figlio, perché è l'unico che ho. Ecco, uno spirito lo afferra e subito egli grida, lo scuote ed egli dà schiuma e solo a fatica se ne allontana lasciandolo sfinito. Ho pregato i tuoi discepoli di scacciarlo, ma non ci sono riusciti". Gesù rispose: "O generazione incredula e perversa, fino a quando sarò con voi e vi sopporterò? Conducimi qui tuo figlio". Mentre questi si avvicinava, il demonio lo gettò per terra agitandolo con convulsioni. Gesù minacciò lo spirito immondo, risanò il fanciullo e lo consegnò a suo padre. E tutti furono stupiti per la grandezza di Dio. Mentre tutti erano sbalorditi per tutte le cose che faceva, disse ai suoi discepoli: "Mettetevi bene in mente queste parole: Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato in mano degli uomini". Ma essi non comprendevano questa frase; per loro restava così misteriosa che non ne comprendevano il senso e avevano paura a rivolgergli domande su tale argomento.

Vangelo di Luca 9, 26-45

Il panino che Luca confeziona è una tecnica molto usata oggi nella propaganda televisiva. Pane, companatico e pane.

Primo pane: profezia! "In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno prima di aver visto il regno di Dio"

Companatico: trasmutazione! Il racconto non differisce dagli evangelisti precedenti.

Secondo pane: capacità di fare i miracoli che i suoi adepti non sono in grado di fare. Superiorità di Gesù in quanto figlio di Dio, come ha detto Dio.

In questo modo, il vangelo di Luca rafforza la trasmutazione di Gesù sottraendola alla critica degli scettici. In sostanza, sparala grossa e mentre il tuo ascoltatore è un po' interdetto, sparane un'altra ancora più grossa. Non aspettare che il tuo interlocutore possa riaversi e sparane un'altra per concludere la meraviglia.

Concludendo, il vangelo di Tommaso Didimo si limitava ad appropriarsi, molto probabilmente, delle profezie messianiche attribuendole a Gesù. Erano tempi in cui il messianesimo, anche di varie altre tendenze religiose orientali, era una sorta di moda. Ma questo agli evangelisti cristiani non basta. Non sono i profeti che parlano di Gesù, ma Mosè ed Elia con l'intervento diretto di Dio. E lo fanno davanti a tre testimoni, Tre testimoni dichiarano che Gesù è il figlio del Dio creatore perché loro hanno sentito il Dio creatore dire che quello è suo figlio.

C'è indubbiamente parecchio su cui riflettere.

Marghera, 16 febbraio 2023

 

NOTA:

Il lavoro di analisi del vangelo di Tomaso Didimo fu terminato nella pubblicazione fotocopiata nel dicembre del 1998.
Il testo pubblicato nel sito federazionepagana.it, viene riscritto assumendo un diverso punto di vista in relazione ai vangeli cristiani.
Marghera 30 novembre 2021

 

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Ultima formattazione 21 ottobre 2021

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