Il leone di Nemea e Beppi di (o da) Lusiana
Prima di dodici fatiche di Beppi

di Claudio Simeoni

Partita di calcio mondiale della filosofia

Le dodici fatiche di Beppi

Il leone di Nemea

Beppi di (o da) Lusiana, che in questa escursione chiamerò solo Beppi, quel giorno fu mandato, con la madre, ai mulini per avere un po' di farina di polenta.

Il sentiero andava in discesa verso Valle. Un sentiero stretto fra due file di alberi che limitavano il confine di campi spesso tenuti a fienagione per le vacche da latte. Chi poteva si allevava una vacca o un maiale vicino alla casa o in una piccola stalla, ma ormai tutto veniva requisito. Anche il tabacco, coltivato, veniva controllato e requisito. I contadini tagliavano le piante a gambo, dopo il raccolto, aspettando che le nuove foglie rispuntassero per portarsele via e venderle, chi poteva, a Venezia. Fu in quel giorno, su quel sentiero, che apparve il leone di Nemea. Feroce, distruttivo, sanguinario.

Beppi non ha mai raccontato cosa successe quel giorno e nemmeno che cosa visse in quel periodo. Forse era troppo piccolo per ricordare eppure, le sue emozioni esplosero, si incanalarono attraverso la spina dorsale e il suo cuore costruì un nuovo e diverso equilibrio.

Cosa visse, nello specifico Beppi, non lo sapremo mai, ma sappiamo che cosa successe in quei giorni in quel territorio.

Martedì 5 settembre la zona di Lusiana è invasa da ogni lato da nazi-fascisti saliti contemporaneamente, a piedi o su autocarri, dai paesi della Val Brenta, da Bassano, Marostica, Pianezze, Mason Breganze, Fara e Lugo.

Reparti del CST (Corpo di Sicurezza Trentino) e tedeschi rastrellano la zona montuosa e collinare di Calvene, Lugo Vicentino, Lusiana e Conco. In Val Fontanelle è scoperto "un accampamento ben mimetizzato di banditi.
L'accampamento è stato preso d'assalto ". Molti sono i saccheggi e gli incendi di fabbricati rurali e abitazioni. Alle ore 10:30 i tedeschi circondano Laverda e iniziano un meticoloso saccheggio in tutte le case, anche in canonica; tutti gli uomini dai 18 ai 50 anni, tramite il parroco, vengono avvertiti di presentarsi con la carta di lavoro al comando installato nella Trattoria di Luigia Baggio, viene imposto il coprifuoco fino alle 6:00 del mattino successivo e si organizzano posti di blocco. Alla stessa ora anche Pradipaldo è investito dal rastrellamento. A colpi di mitraglia e raffiche di fucileria entrano verso le 11:00 a S. Caterina di Lusiana. I giovani e gli uomini, snidati dalle loro case e dai loro nascondigli, sono prima concentrati in piazza e poi trasferiti a Conco, dove si è installato il comando di tutta l'operazione. Tra loro Giuseppe Soster, Rino Dalle Nogare, i fratelli Bruno e Battista Rubbo, Silvestro, Marco, Sante e Oreste Cortese, Antonio Girardi, Guido Dal Cortivo, ... tutti verso le 20:30 sono condotti all'albergo "Cappello" di Conco.
Nella tarda mattinata il rastrellamento tocca anche Crosara San Luca, S. Caterina, Fontanelle, Tortima, Rubbio e le loro contrade, incendiando, razziando, arrestando e uccidendo a Rubbio il partigiano Angelo Pagani.

Verso mezzogiorno gli automezzi militari entrano a Conco: "due giorni di terrore" con numerosi arresti e undici case incendiate. Ovunque sono piazzate mitragliatrici e mortai che cominciano a battere il terreno in continuazione fino a notte inoltrata.

Anche Bubbio, già dal mattino è preso d'assalto da numerosissime forze tedesche, che assieme alle brigate nere sono salite da Valstagna, Oliero, Campolongo, Campese e Bassano. Il rastrellamento è accompagnato da colpi di cannone. La notte non fu meno terrificante. Sotto la minaccia delle armi, le donne di Rubbio sono costrette a provvedere per il vitto e l'alloggio delle truppe occupanti. Sparatorie si susseguirono ininterrottamente fino al mattino.

Mercoledì 6 settembre: alcuni prigionieri di Rubbio, rinchiusi in una stalla, riescono a evadere, ma per vendetta i nazi-fascisti dopo aver catturato in Contrà Berti i partigiani Marco Cappellari Alberti e Agostino Bertacco, li conducono a Fontanelle di Conco e li consegnano agli uomini della 22a brigata nera (BN) di Vicenza, che in loc. Fornaci di Tortima, bendano gli occhi al Cappellari uccidendolo con un colpo di pistola alla nuca, poi si portano a Rubbio per bruciargli la casa; il Bertacco è invece deportato in Germania.

Sempre in Contrà Tortima di Fontanelle è ferito il partigiano Marco Crestani "Pretore" che è portato all'Ospedale di Marostica, dove è ricoverato per due mesi. Nella stessa mattinata del 6 settembre la truppa acquartierata a Crosara (Flak, tra cui i militi della Flak Schole di Marostica) rastrella le Contrà Pivotti e Palazzotti. Ai Casoni catturano i partigiani Antonio e Domenico Morello e appiccano il fuoco alla loro casa; in Val Grande sono fatti scendere dal camion per essere fucilati, tentano la fuga che riesce ad Antonio, ma non a Domenico Morello.

Questi primi rastrellamenti dell'Operazione "Hannouer" investono solo in parte i reparti del Battaglione garibaldino "Ubaldo", che riescono facilmente a sganciarsi, e a spostarsi in piccoli gruppi, chi da Val Biancoia e da Monte Bertiaga verso Granezza, chi dalla zona di Rubbio verso il Monte Caina e la Val Gallina.

Tratto da: Pierluigi Damiano, Dossi Busoi, I grandi rastrellamenti nazi-fascisti dell'estate-autunno '44 nel vicentino, Editore Studi Storici Giovanni Anapoli, 2019, Pag. 88 e 89

Il leone di Nemea aveva ruggito.

Beppi strappò la pelle al leone di Nemea e la indossò. Con quella pelle avvolse le sue emozioni; scacciò le sue giovanissime speranze e si acquattò nel caldo tepore che alle sue emozioni concedeva la morte del leone.

La madre lo prese in braccio e lo consolò perché la paura lo aveva scosso, ma fatto qualche passo, la madre, piccola e gracile, non aveva più la forza per sostenerlo. Nel posarlo, delicatamente, sul sentiero gli disse: "Ora dovrai camminare da solo in questo mondo che non conosco".

Beppi strinse ancora di più la pelle del leone attorno alle sue emozioni e iniziò a camminare, lentamente, seguendo i passi della madre che molto presto avrebbe abbandonato.

Marghera, 15 maggio 2023

 

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