Dioniso e i filosofi fondamentalisti
azione 1

La partita di calcio mondiale fra i filosofi

Capitolo 2
Gli Dèi riflettono sui filosofi

di Claudio Simeoni

Continua dal precedente...

Sei capace di giocare a calcio?

Dioniso iniziò il suo racconto riportando alla memoria la prima azione della squadra dei Fondamentalisti.

"Ricordate come tutto ebbe inizio?" disse Dioniso. "Gli Dèi dell'Olimpo percorrevano la Terra e da tempo gli Dèi Titani forgiavano la vita in tutte le loro forme. Non ci fu mai un tempo dell'oro, ma c'era la vita che come un fiume nato dalle montagne si adattava alle alture e alle valli per arrivare al mare. Non c'era un ordine" proseguì Dioniso "ma non c'era nemmeno il Caos. La vita si adattava e trasformava ogni soggetto che partecipava alla vita. La vita non era né facile né difficile e l'armonia non consisteva nell'assenza del dolore ma nella possibilità di superare il dolore".

"Questo è il tempo in cui ebbe inizio la filosofia. La filosofia ruppe l'armonia del mondo quando pretese di trasformare la condizione sociale dell'uomo sottomettendolo al dovere di sottomettere gli uomini per costringerli al "bene"."

"Fu Maometto detto "profeta di Allahu Akbar" che iniziò la partita di calcio della filosofia proclamando":

"Percorrete la terra in quattro mesi, fate liberamente, ma sappiate che mai sarete capaci di indebolire il Dio. Il Dio ricopre di vergogna gli infedeli."

Corano, Tawabat versetto 2, Oscar Mondadori, 1980, p. 271

"E il male riempì la Terra. Dove può l'uomo trovare rifugio ed essere sé stesso se i cani di Dio lo inseguono affinché pieghi il ginocchio davanti al suo padrone?"

"Il terrore doveva calarsi nel cuore degli uomini e, infatti, Maometto detto "profeta di Allahu Akbar", passò immediatamente la palla a Gesù, detto "figlio di Yahweh", che si preoccupò di imporre il terrore agli uomini".

"Ma in quei giorni, dopo questa tribolazione, il sole si oscurerà, la Luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le forze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nubi, con grande potenza e gloria."

Vangelo di Marco 13, 24-25

"La filosofia ruppe l'armonia nelle emozioni degli uomini. Gli uomini vennero addestrati ad aver paura. Si disse loro che a parlare non era un uomo, ma Dio stesso e che loro, gli uomini, non avrebbero avuto nessun diritto di rispondere o di manifestare i loro pensieri contrari alla volontà di Dio".

"Solo che queste parole non furono pronunciate da un Dio, ma furono pronunciate da uomini che costrinsero altri uomini ad ascoltarle e farle proprie".

"Parole che uomini ripetevano di bocca in bocca" disse Dioniso "di generazione in generazione e ogni voce contraria era annientata col ferro e col fuoco".

"Poi fu la volta di Paolo di Tarso a toccare la palla e, nel farlo, non solo continuò a diffondere dolore, ma il dolore si trasformò in angoscia nel cuore degli uomini che fremeva di timore. Avrò compiaciuto a sufficienza Dio o sarò prelevato e ucciso dai cani a guardia della parola divina? Solo io, dice Paolo di Tarso, sono nelle grazie dell'Onnipotente per legittimare il suo spargere odio nel mondo".

"Ecco, io vi svelo un mistero: noi non morremo tutti, ma tutti saremo trasformati, in un attimo, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba. Squillerà, infatti la tromba e i morti risorgeranno incorruttibili e noi saremo trasformati. Perché è necessario che questo corpo corruttibile si rivesta d'incorruzione e che il nostro corpo mortale si rivesta di immortalità."

Paolo di Tarso, 1Corinti 15, 53-55

"La filosofia si fece carico di diffondere la paura. Una paura che penetrava nell'uomo nella sua infanzia e che costringeva l'uomo a pensare quella paura come fosse una parte della propria vita".

"E la filosofia si fece paladina della paura. Si fece paladina del dolore. Si fece paladina contro la sessualità umana. La filosofia predicava contrizione, astinenza, dovere e necessità del dolore fra gli uomini perché il dolore fra gli uomini era espressione della volontà di Dio".

"Toccò poi la palla Plotino che si era adeguato facendo del dovere, della repressione sessuale, il senso della sua filosofia. Ognuno di loro voleva imporre il dolore agli uomini.

"Le qualità che producono il male sono nella materia e, separate, non creano nulla, come la forma dell'ascia non fa nulla senza il ferro."

Plotino, Enneadi, Bompiani, 2000, p. 161

Si compiacevano di imporre il dolore agli uomini, lo consideravano il loro trionfo, come Agostino d'Ippona".

La terza palla è battuta da Plotino che la passa ad Agostino d'Ippona:

"Allora io misero, amavo soffrire e cercavo occasioni di sofferenza. L'infelicità altrui nell'azione fittizia e artefatta degli attori mi piaceva e mi attraeva tanto più fortemente quante più lacrime riusciva a spremermi."

Agostino d'Ippona, Confessioni, Piemme, 1993, p. 63

"Le persone sofferenti sono le persone ubbidienti. I sofferenti si prostrano davanti a Dio e supplicano la sua benevolenza. Nel prostrarsi davanti a Dio il sofferente distrugge la società in cui vive. Non più una società che funzioni per l'uomo, ma una società che funzioni per Dio e che consenta a Dio di dispensare la sua provvidenza facendo arricchire chi piace a Dio e riducendo in schiavitù gli uomini perché questo piace a Dio".

"Fu allora che i Titani squarciarono le mie carni e mi permisero di diventare un Dio. Ed io ho soccorso gli uomini cercando di insegnare loro le regole proprie del confronto filosofico".

E le figlie di Nereo circondano il reggitore
del tridente negli abissi; appoggiandosi ad esso
il marino Scotiterra osserva la battaglia vicina,
e scrutando l'esercito di Dioniso dalla bella corazza,
vedendo con invidia l'altro Ciclope combattere,
prorompe in un discorso rancoroso contro Dioniso che combatte
sul mare:
"Alla battaglia, caro Bacco, hai radunato tanti Ciclopi,
e uno solo hai lasciato lontano dalla mischia.
Così hai un conflitto che dura da sette cerchi di anni,
nutrendo alterne speranze in una guerra senza [me,
poiché gli eroi del tuo grande scontro,
tutti, mancano di uno solo, dell'invitto Polifemo.
Se infatti il Ciclope mio figlio fosse venuto alla tua battaglia,
avrebbe vibrato la punta patema del mio tridente,
e combattendo sulla pianura accanto a Dioniso
avrebbe spezzato il petto di Deriade dalle coma bovine;
facendo a pezzi la grande e temi bile schiera col mio tridente
avrebbe annientato in un sol giorno l'intera stirpe degli Indiani.
Un tempo un altro mio figlio, che aveva cento mani, 21
fu di aiuto a tuo padre per distruggere i Titani,
Egeone multibraccio, quando incutendo terrore a Crono
stese l'innumere popolo dei suoi palmi immani,
con l'alta chioma che ombrava il sole:
i torvi Titani furono scacciati dall'OIimpo
atterriti dall'assalto di Briareo dalle braccia possenti".
Queste parole di biasimo pronunciò, in preda al rancore.
Intanto Toossa teneva il volto dimesso per la vergogna,
perché Polifemo folle d'amore non era presente alla lotta.
Quando giunge il compimento della battaglia e della lotta tumultuosa,
Nereo osserva la distesa a lui ben nota grondare di sangue;
lo Scotiterra si stupisce del rossastro dorso del mare,
vedendo i pesci divorare i cavaderi e la turba dei morti
gettare un ponte sul dorso asciutto delle acque.
Le schiere di Bacco assalgono il popolo scuro.
E' a terra l'infinita schiera di nemici, colpiti
nella battaglia dalle spade e dai dardi acumi nati.
A uno la freccia si pianta sopra il fianco; a un altro,
colpito dalla lancia di bronzo nel mezzo del cranio,
si scava una profonda ferita nella testa squarciata.
Molti rematori di varie razze, da una parte e dall'altra,
fendendo il mare con colpi di remo alternati,
imbiancano di densa schiuma le scure onde;
i rematori si impegnano, ma è vana la loro fatica,
perché le gomene si intrecciano: un pilota le trancia col ferro
soccorritore, spezzando la corda con la spada.

Nonno di Panopoli, Le Dionisiache, Vol. 3, BUR, Trad. Gianfranco Agosti, 2004, p. 865 - 869

"E' lunga la strada per far comprendere agli uomini che avanti e indietro la strada è ugualmente lunga, ugualmente larga e ugualmente stretta. Fu lunga la via per imporre agli uomini dovere e sottomissione, altrettanto lunga è la strada che libera gli uomini dalla sottomissione e dal dovere. E' complesso far capire agli uomini che una filosofia si combatte con una filosofia; una religione si combatte costruendo una diversa religione".

"La filosofia è guerra che va combattuta con i mezzi della filosofia. Le regole di comportamento sono le stesse, i mezzi sono propri della filosofia".

A questo punto, Dioniso tacque. Il tirso che aveva poggiato per terra si trasformò in un libro e Dioniso sospirò: "Un libro, che se ne fanno gli uomini di un libro se gli uomini non sanno leggere? Se non leggono la loro ragione continuerà ad essere schiava!"

Dioniso si portò la bottiglia alla bocca sussurrando "Almeno questo lenisce il dolore!".

 

Continua...

Il significato della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.

 

Marghera, 02 dicembre 2019

 

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Ultima formattazione 26 gennaio 2022

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