Sei capace di giocare a calcio?
Mentre Cerbero e Tifone svanivano nella nebbia, uno strano rumore, come di un ciottolo che rotola in un torrente in piena, giunse alle orecchie dei quattro arbitri, Yahweh, Fanes, Beppi di (o da) Lusiana e Allahu Akbar, che subito guardarono ai loro piedi.
Una mela d'oro era giunta fra loro. Allahu Akbar la prese in mano e scorgendo una scritta la lesse ad alta voce: "Al Dio più potente!".
Poi, dalla nebbia apparvero due occhi a cui seguirono un naso e un volto che rimase sospeso nell'aria. "Grandi Dèi" disse "Chi è il Dio più grande a cui va offerta la mela d'oro della conoscenza che io stessa colsi dal giardino delle Esperidi?"
"Io sono Eris" continuò il volto "sono colei che costruisce gli squilibri là dove gli equilibri si protraggono per troppo tempo imputridendo il presente e impedendo il cambiamento. Io vivo nell'oscurità di ogni coscienza ed appaio all'improvviso come una nuova necessità alla quale ogni coscienza deve rispondere ed adattarsi. Muoviti veloce nella tua esistenza perché veloce si muove nel buio ciò che all'improvviso ti appare.
"Questa forma di disperazione (ignoranza della disperazione) è la più comune nel mondo: anzi, ciò che si chiama il mondo o, più precisamente, ciò che il cristianesimo chiama il mondo, cioè il paganesimo e l'uomo naturale nella cristianità, il paganesimo storico del passato e del presente, e il paganesimo nella cristianità, è proprio questa specie di disperazione; è disperazione, ma non lo sa."
Soren Kierkegaard, La malattia mortale, Se, 2008, p. 45
"Quando la tua coscienza" continuò Eris "nega la presenza di un mondo in continua modificazione nega anche la possibilità di sviluppare gli strumenti attraverso i quali mettere in atto gli opportuni adattamenti. La disperazione è generata dall'incapacità di una coscienza di adattarsi al nuovo che improvvisamente gli appare. La coscienza incapace, fugge. Si ritira in sé stessa. La coscienza incapace di affrontare quanto appare giustifica questo ritirarsi attribuendo la causa dell'apparire alla superstizione che lei teme e sulla quale pensa di non poter avere un controllo."
"Uomo, donna; dov'è il Dio che stai costruendo? Io getto la mela d'oro delle Esperidi nella tua vita, ma tu, anziché afferrarla affermando "Io sono!", preferisci offrirla al tuo padrone prostrandoti e umiliandoti affinché lui si possa gloriare della tua autoumiliazione. Eppure, "continuò Eris "ci fu un giorno lontano, quando uscisti dalla vagina di tua madre, in cui ti ergesti potente davanti al mondo. Fu Ermes veloce che ti raccolse e ti cucì nella coscia di Zeus e tu imparasti a respirare. Zeus entrò nei tuoi polmoni ed invase ogni cellula del tuo corpo.
"Dioniso, e cioè quello che è l'immediato soggiogatore del dio reale, si trova nella coscienza ellenica così come in quella egizia, e cooperava all'ultimo risultato della coscienza ellenica così come a quello della coscienza indiana o egizia. Solo che questo Dioniso - Dioniso nel contrasto e nella tensione - nella coscienza ellenica giunta a compimento era già subordinato, e l'intera, la completa idea lo superava, come lascia intendere lo stesso Erodoto quando dice che Melampo ha insegnato agli Elleni Dioniso e le processioni dionisiache, ma che non ha compreso tutto o il tutto, quale è stato definito più tardi: il tutto (e cioè l'idea di Dioniso) si è rivelato più grandiosamente, soltanto più tardi."
Schelling, Filosofia della Rivelazione, Rusconi, 1997, p. 709
"Il Dioniso che tu puoi diventare" disse Eris "è potenzialmente presente nei meccanismi della tua esistenza e tu li metti in moto quando inizi a respirare. In quel momento inizi le tue trasformazioni in un mondo che ti ha accolto ma che pretende che tu sia ciò che egli vuole che tu diventi. Per sé stesso, vive il mondo e la società degli uomini. Solo la mela d'oro delle Esperidi modifica gli equilibri che portano a presenti diversi e tu, uomo o donna che tu sia, sei la mela d'oro che costruisce delle variabili, ma solo se tu alimenti il Dioniso dentro di te."
Eris scosse leggermente la testa e come ricordando riprese "Ogni grave, dato sé stesso, cade dall'alto verso il basso seguendo le forze presenti nel mondo, eppure ci sono dei gravi che, per volontà interna, deviano leggermente dalla loro rotta. Sia pur di poco non entrano nell'omologazione. E' Eris, Discordia, che si è manifestata in essi e una volta che Discordia si è manifestata nulla è più come prima. I gravi devono trovare nuovi e diversi equilibri."
L'estasi dello stato dionisiaco, abolendo le abituali barriere e i confini della vita, ha un fattore letargico in sé per tutta la sua durata, fattore in cui va sommerso tutto quello che è stato individualmente vissuto nel passato, e questo abisso d'oblio scinde il mondo d'ogni giorno dalla realtà dionisiaca. Ma non appena la realtà giornaliera riaffiora alla coscienza, viene sentita con disgusto per quello che è in realtà: una disposizione ascetica dell'animo a negare la volontà è il frutto di quella circostanza. In questo senso l'uomo dionisiaco assomiglia ad Amleto: entrambi hanno gettato un giorno uno sguardo lucido alla realtà delle cose, e ormai provano ripugnanza all'azione; poiché la loro azione non può mutar nulla dell'eterna sostanza delle cose, sentono che è ridicolo o insultante che si chieda loro di rimettere a posto un mondo uscito dai cardini.
Friedrich Wilhelm Nietzsche, La nascita della tragedia, Orsa Maggiore Editrice, 1993, p. 49
"Quando un corpo umano esce dalla vagina della propria madre" continua Eris "perturba il mondo in cui nasce e inizia a respirare facendosi Zeus. Quel corpo è un potere che modifica il suo ambiente familiare e, attraverso esso, l'intero ambiente sociale. Nascendo ha "abolito le abituali barriere e i confini della vita" eppure il suo impeto viene frenato perché " ha un fattore letargico in sé per tutta la sua durata, fattore in cui va sommerso tutto quello che è stato individualmente vissuto nel passato, e questo abisso d'oblio scinde il mondo d'ogni giorno dalla realtà dionisiaca". Gli strumenti che possono alimentare e costruire il Dioniso dentro ogni individuo vengono spuntati, distrutti, annichiliti. Ciò che fu la spinta divina che portò l'uomo e la donna a nascere, ora vengono fermati perché la perturbazione di cui sono portatori non possa estendersi all'intera società. Eppure, anche i corpi frenati nell'oblio perturbano la società e non sempre la perturbazione è quella attesa o desiderata dalla società stessa."
Continua Eris: "Gettare lo sguardo nell'immenso rende tristi le persone che temono quell'immenso perché non sanno come viverlo o attraversarlo. Quanti padri hanno desiderato che i loro figli diventassero più forti di loro? Quanti di questi padri avevano coscienza degli effetti delle loro azioni sui figli? Quanti padri furono in grado di programmare un futuro per i loro figli al di fuori del futuro che loro immaginavano per i loro figli che altro non era che il riflesso dei loro desideri mancati o negati? Un grave cade obbedendo alle forze dell'ambiente e può modificare, sia pur di poco, la propria traiettoria, usando la propria volontà. E questo è per i figli che si adatteranno sempre alle sollecitazioni dell'ambiente imitando un padre che si adatta alle sollecitazioni dell'ambiente. Un padre attento è consapevole degli strumenti che un figlio usa per adattarsi all'ambiente e alimenta nel figlio la consapevolezza di quegli strumenti. Un padre sconsiderato propone al figlio di adattarsi acriticamente all'ambiente. I figli sono come un grave che cade in una società. Non puoi dir loro che cosa devono o non devono fare, ma puoi solo alimentare la loro volontà per quanto vorranno o dovranno fare."
Triste Eris ricordò: "Quando entri nello sconosciuto che ti circonda ed impari a padroneggiarlo con la tua volontà e con le tue esperienze, il mondo della quotidianità ti apparirà banale perché dietro l'apparenza quotidiana si muove un immenso. " In questo senso l'uomo dionisiaco assomiglia ad Amleto: entrambi hanno gettato un giorno uno sguardo lucido alla realtà delle cose, e ormai provano ripugnanza all'azione; poiché la loro azione non può mutar nulla dell'eterna sostanza delle cose, sentono che è ridicolo o insultante che si chieda loro di rimettere a posto un mondo uscito dai cardini." La quotidianità non ha un domani, ma chi ha affrontato un immenso è diventato eterno e vive il presente in funzione di ogni trasformazione possibile. Di ogni domani.
"La buona fortuna, se è duratura, è onorevole come segno della benevolenza divina. La cattiva fortuna e le sconfitte sono disonorevoli. Le ricchezze sono onorevoli perché costituiscono potere. La povertà è disonorevole. La magnanimità, la liberalità, la speranza, il coraggio, la sicurezza sono onorevoli poiché procedono dalla consapevolezza del potere. La pusillanimità, la parsimonia, il timore, la diffidenza sono disonorevoli."
Hobbes, Leviatano, Laterza, 1989, p.73
"Un padre dovrebbe chiedersi" sospirò Eris "quali sono le forze oggettive, sociali, che costringono il grave, mio figlio, a muoversi in quel modo e solo in quel modo? Ma non lo farà perché lui stesso si è adattato alle forze oggettive finendo per diventarne parte indistinta. Avrebbe potuto usare la propria volontà per distinguere i suoi desideri dalla direzione in cui i desideri dell'oggettività lo spingevano. Ma non lo fece. Così non ha accumulato sufficiente esperienza per capire il significato di " La buona fortuna, se è duratura, è onorevole come segno della benevolenza divina". Sono le forze oggettive che dominano la società che ti assicurano fortuna. Usare la volontà per determinare una condizione diversa diventando un pomo d'oro delle Esperidi non porta benefici sociali, perché ogni conflitto non preserva il presente ma richiede la formazione di un nuovo e diverso presente."
"Non è il Dioniso che hai costruito dentro di te e che prende il controllo delle tue azioni, ma è la convenienza, l'omologazione che ti ruba la vita e le tue possibilità di trasformazione " La povertà è disonorevole. La magnanimità, la liberalità, la speranza, il coraggio, la sicurezza sono onorevoli poiché procedono dalla consapevolezza del potere". E così dovrai rubare a chi è più debole di tè perché " La povertà è disonorevole" e solo il furto ti permette di considerarti meno povero di coloro che derubi. Ma nel rubare devi essere magnanimo, lascia le briciole ai derubati. Nel rubare devi essere liberale, permetti ai tuoi schiavi di dormire qualche ora. Nel rubare devi essere speranzoso, quando ti prendi il loro tè, poi li devi ammazzare affinché loro siano costretti ad accettare di farsi pagare in eroina con cui avvelenare i loro figli. Nel rubare devi essere coraggioso ed ardimentoso, più coraggioso e ardimentoso di chi derubi che, al contrario, devi costringere nella paura affinché accetti di essere derubato. Nel rubare devi metterti in sicurezza perché qualcun altro non pensi di diventare meno povero di te derubandoti a sua volta. Tutto questo, secondo Hobbes e la società, è l'oggettività alla quale tuo figlio deve adattarsi partecipando al gioco dell'omologazione a cui Dioniso non parteciperebbe mai.
"Le cose che conducono alla convivenza sociale degli uomini, ossia fanno sì che gli uomini vivano in concordia, sono utili, e sono, al contrario, cattive quelle che suscitano nella società discordia."
Spinoza, Etica, Fratelli Melita, 1990, p. 300
"Quali sono le cose che conducono alla convivenza sociale e alla concordia?" chiese Eris rivolta agli arbitri. Poi continuò "Il gregge è indotto alla concordia se il gregge rimane gregge e il pastore continua ad essere il padrone del gregge. Ma cosa succede se il gregge chiede l'uguaglianza con il pastore? Cosa succede se qualche pecora del gregge pretende di essere essa stessa il pastore? Chi fa funzionare le camere a gas chiede concordia e convivenza a tutti coloro che prima o poi infilerà nelle camere a gas. Quelli che vengono infilati nelle camere a gas sono concordi nella convenienza di questi ruoli? O forse è meglio o più saggio suscitare discordia in modo che i futuri gasati si possano ribellare da questa convivenza sociale? Un sistema che vive su un equilibrio non può esistere lungamente in quella condizione. Deve essere sbilanciato in modo che le parti siano indotte a cercare un nuovo e diverso equilibrio."
"Ma chi ha paura degli squilibri, perché nello squilibrio perde la sicurezza del proprio presente, tende a conservare quell'equilibrio che lui ritiene favorevole a sé stesso." Continua Eris "Ed è in quell'equilibrio che sta degenerando che io getto il mio pomo d'oro delle Esperidi."
"Dunque la differenza tra le leggi di una natura alla quale la volontà sia soggetta, e una natura che sia soggetta ad una volontà (rispetto a ciò che è in relazione con le sue azioni libere), poggia sulla necessità che, nella prima, gli oggetti siano cause delle rappresentazioni che determinano la volontà, mentre nella seconda la volontà ha da essere causa degli oggetti, di modo che qui la causalità ha il suo motivo determinante esclusivamente nella facoltà razionale pura, che quindi può anche essere chiamata "ragione pura pratica".
Kant, Critica della ragion pratica, BUR, 1992, p. 201
"Questo modo di pensare" continua Eris "che il mondo o la natura siano retti da "leggi" anziché da condizioni, deriva dalla bibbia cristiana che sottomette tutto il mondo alla legge di Dio. Ma dal momento che Dio non esiste - e qui Eris guarda con ghigno beffardo sia Yahweh, che Allahu Akbar - le leggi servono solo per rendere immobile ciò che è sottoposto a continuo mutamento e trasformazione. Il mondo si trasforma e le leggi sono nemiche della trasformazione. Ogni volta che qualcuno proclama leggi per definire qualcosa, io getto il mio pomo delle Esperidi nella società civile affinché le coscienze siano scosse e le intelligenze iniziano a funzionare. La volontà non è causa degli oggetti, ma volontà, manifestata dagli oggetti è motore del cambiamento, del mutamento dell'oggetto nel mondo e delle relazioni che il soggetto costruisce nel mondo. La volontà non è un oggetto estraneo ai soggetti, ma è manifestazione del soggetto nel mondo. Nelle società umane alla volontà d'azione si deve aggiungere anche l'intelligenza capace di individuare le conseguenze dell'azione messa in essere. Affermare che "qui la causalità ha il suo motivo determinante esclusivamente nella facoltà razionale pura" significa affermare che la vita non è materia che si emoziona, ma è materia che parla e descrive. Significa affermare un'aberrazione delirante volta a riaffermare che "In principio era il Verbo"."
A sentire questo, sorrise Fanes e a bassa voce sussurrò: "Già, io sono l'inizio, "In principio era l'Intento" e l'intento si calò nella materia e la materia iniziò le sue trasformazioni".
Sorrise Eris e prima di scomparire nella nebbia disse: "La mela d'oro delle Esperidi al "Dio più potente!".
Il significato della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.
Marghera, 04 gennaio 2020
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