Latona e i filosofi rinascimentali contro dialettici
fase n. 4, azione 22

(Con un breve riflessione degli arbitri su sé stessi)

La partita di calcio mondiale fra i filosofi

Capitolo 23
Gli Dèi riflettono sui filosofi

di Claudio Simeoni

Continua dal precedente...

Sei capace di giocare a calcio?

Mentre Temi spariva e l'armonia si esprimeva nella nebbia, gli arbitri si chiesero quale rapporto avessero con l'uomo. Tutta la filosofia a cui avevano assistito nella partita di calcio mondiale della filosofia era un prodotta degli uomini, dalla loro interpretazione della realtà in cui vivevano.

Fu Yahweh che si pose la domanda: "Cosa sono io?". Mai, in tutti i duemilacinquecento anni di storia dominata da Yahweh, una domanda simile venne posta da costui a sé stesso. Un sé stesso che alla domanda preferiva la risposta "Io sono ciò che sono" ignorando che "Io sono ciò che sono" si applica indistintamente ad ogni Essere della Natura di cui lui è estraneo ponendosi come creatore di essa.

Eppure, la domanda risuonò forte e chiara e fece sussultare gli altri arbitri che immediatamente spostarono lo sguardo dal mondo concentrandolo su sé stessi. Gli arbitri divennero spettatori di sé stessi, giudici del loro divenuto, consapevoli di aver "vissuto" alienati dal mondo di cui si pensavano parte, artefici, creatori e quant'altro.

Fu Beppi da Lusiana che interruppe l'attimo di silenzio che la domanda aveva creato "Noi" iniziò Beppi da Lusiana "siamo il prodotto dell'immaginazione umana. Sia che la nostra esistenza sia un oggetto che partecipa alla vita sia che la nostra esistenza sia estranea alla vita. Noi siamo coloro che gli Esseri Umani, o una parte di essi, hanno voluto che noi siamo. Noi siamo gli Dèi assoluti creati dall'uomo e viviamo la nostra assolutezza nella misura in cui l'uomo ci pensa e ci utilizza come elementi aprioristici del suo modo di pensare e di vivere nel mondo."

Gli arbitri si stavano guardando per iniziare una discussione su questo argomento quando la nebbia che li circondava cambiò forma mettendosi a vibrare in modo anomalo. Subito la discussione fra gli arbitri si interruppe ed iniziarono a fissare la nebbia che pur non cambiando forma o aspetto, ora era percepita in un modo completamente diverso.

I suoni che uscirono da quella nebbia erano suoni antichi, privi di senso, ma le immagini che quei suoni veicolavano apparvero chiare alla mente degli arbitri, ma io mi permetto di tradurle cercando di dare un senso coerente a suoni privi di parole.

"Alcuni di voi" disse una voce che non era una, ma una voce di molte voci "affermano di aver creato l'uomo, averlo creato maschio e femmina, ma tre miliardi e 500milioni di anni fa io ho generato il femmine come vita. Io, con l'aiuto del femminile che avevo generato, ho generato il maschile affinché il femminile potesse adattarsi e modificarsi nella forma adattandosi alle condizioni della vita. Io sono Latona, figlia di Febe e Ceo. Sono figlia di Febe la luminosa che illumina il tempo che mi sviene incontro e sono figlia di Ceo l'intelligente preveggenza del futuro che si materializza in ogni trasformazione dell'universo. Ed io, Leto, con Zeus abbiamo dato vita ai batteri e ai virus che voi chiamate Artemide e Apollo e che costituiscono il corpo in continua trasformazione di ogni soggetto che forma Hera."

"Io sono ciò che è" continuò Latona "perché ciò che è capace di pensare alla vostra realtà è frutto del mio ventre che ha arso di passione Zeus."

"La conoscenza diretta di un uomo si ha soltanto a partire dalla sua vita personale, familiare e sociale (e non dalla sua conformazione fisica interna!). Tra questa grandezza a noi ben nota (l'uomo quale "microcosmo") e quella a noi ignota (il macrocosmo) sussiste un'analogia; risulta perciò possibile ripristinare per via analogica, le leggi del "macrocosmo" sulla base del modo di comportarsi dell'uomo."

Democrito, Raccolta di frammenti interpretazioni e commentario di Salomon Luria, Bompiani, 2007, p. 969

"Tutto il mondo che un uomo può pensare e costruire parte da sé stesso." Sussurrano le mille voci di Latona "E' sempre in funzione di sé stesso e ogni uomo interpreta il mondo per analogia del sé stesso che ha formato la propria coscienza. E' la vita che è nata da me. Per sé stessa e in sé stessa. Non esiste un "vivere per gli altri" perché anche nelle società umane gli altri sono i sé stessi con cui viviamo assieme per noi stessi. Quando i batteri iniziarono a pensare sé stessi, iniziarono ad abitare il mondo per sé stessi. Quando i virus iniziarono a pensare sé stessi, iniziarono ad abitare il mondo. Quando gli Esseri della Natura iniziarono a pensare sé stessi, iniziarono ad abitare il mondo e fondare il proprio futuro. Per questo gli uomini sono soggetti ad inganno. Mentre pensano per sé stessi, altri pensano per sé stessi dicendo loro come devono pensare il sé stessi. E nelle società umane, anziché educare i propri figli a pensare sé stessi per sé stessi, gli si costringe a pensare ad altro da sé stessi a cui sottomettere sé stessi."

"Improvvisare una legge costituzionale è opera d'una intelligenza infinitamente superiore alla comune comprensione umana. Ma colla scuola di trent'anni, colle dispute di uomini pensatori, col meditare le leggi vitali degli stati, non si può forse sperare di far progredire la scienza? Capisco che si è agito molto e pensato poco; capisco che dall'essersi più imitato che pensato, si è fabbricato male, e coll'essersi mal fabbricato si è lasciato un gran vantaggio alla causa del dispotismo: ma nello stesso tempo intendo, che studiando gli errori commessi e indagandone le cagioni si giunge finalmente a scoprire il sentiero della verità. Lunga e penosa maniera è questa di giungere al vero e al bene, ma per mala nostra sorte è quella che ci pare riservata su questa terra."

Giandomenico Romagnosi, "Della Costituzione di una monarchia nazionale rappresentativa" (La scienza delle costituzioni), Reale Accademia d'Italia, tomo II, 1937. Appendice "Teoria Speciale", 1937, p. 866

"Immaginare una legge Costituzionale nell'ambito di un'ideologia assolutista" continuano le infinite voci di Latona "è come pensare all'uguaglianza di tutti i batteri davanti alle infinite condizioni della vita. Riuscire a pensare all'uguaglianza nella diversità delle condizioni oggettive alle quali i singoli batteri adattano sé stessi modificandosi. Significa anteporre le scelte degli individui davanti alle specifiche condizioni della vita rispetto ad una gerarchia che, davanti alla diversità, impone l'appiattimento delle risposte soggettive. Significa pensare alla dialettica del divenire delle cose in contrapposizione alla gerarchia che determina il divenire delle cose. Quest'idea, nell'età moderna, nasce con la rivoluzione francese, con i Giacobini di Robespierre che furono determinati contro gli assolutisti, sia della monarchia che dei Girondini, che volevano riproporre l'addomesticamento degli uomini affinché fossero ubbidienti alla gerarchia voluta da Dio. L'uguaglianza degli uomini davanti al mondo è l'unica possibilità di costruire la diversità delle risposte soggettive alle condizioni del mondo e costruire processi di trasformazioni diversi rispetto all'appiattimento imposto da una gerarchia che si pensa diversa e separata dalla massa degli uomini col diritto di imporre agli uomini i propri imperativi morali e comportamentali. In chi scopre l'uguaglianza per la prima volta, sotto il terrore della disuguaglianza imposta, vive questa sua tensione emotiva con timore e tremore. Si chiede "Sono forse troppo audace?", "Sto chiedendo troppo a Dio quando chiedo a Dio di pensarmi uguale a lui nei diritti e nei doveri?" e ancora "forse questo mio desiderio lo devo mediare, voglio l'uguaglianza, ma non devo chiede a Dio di essere proprio uguale agli uomini, ma devo concedere a Dio qualche atto di superiorità!". E' l'uomo addomesticato che tenta di addomesticare le proprie pulsioni pur spingendo a modificare la condizione oggettiva in cui si trova."

"Se il credito appare come la leva principale della sovrapproduzione e della sovraspeculazione nel commercio, ciò avviene soltanto perché il processo di produzione, che per sua natura è elastico, viene qui spinto al suo estremo limite, e vi viene spinto proprio perché una gran parte del capitale sociale viene impiegato da quelli che non ne sono i proprietari, i quali, quando operano personalmente, hanno paura di superare la valorizzazione del proprio capitale privato. Da ciò risulta chiaro soltanto che la valorizzazione del capitale, fondata sul carattere antagonistico della produzione capitalistica, permette l'effettivo, libero sviluppo soltanto fin ad un certo punto, quindi costituisce di fatto una catena e un limite immanente alla produzione, che viene costantemente spezzato dal sistema creditizio. Il sistema creditizio affretta quindi lo sviluppo delle forze produttive e la formazione del mercato mondiale, che il sistema capitalistico di produzione ha il compito storico di costruire, fino ad un certo grado, come fondamento materiale della nuova forma di produzione. Il credito affretta al tempo stesso le eruzioni violente di questa contraddizione, ossia le crisi e quindi gli elementi di disfacimento del vecchio sistema di produzione."

Karl Marx, Il capitale, Libro terzo, Editori Riuniti, 1994, p. 523

"L'uomo che pensa di chiedere troppo a Dio è lo stesso uomo che pensa di chiedere troppo a sé stesso vivendo in un'insicurezza che lo rende dipendente da chiunque gli offra delle sicurezze nel presente anche se queste sicurezze nel presente compromettono tutto il futuro sociale." Continuano riflettendo le mille voci di Latona "Dal momento che Dio non provvede ad offrire sicurezza, l'imprenditore economico cerca la sicurezza nel prestito ad usura attraversato dalla speranza che tutto andrà come egli desidera e che nessun mostro emergerà dallo sconosciuto che lo circonda mettendo in pericolo la sua impresa. Solo che il mostro lo sta costruendo lui stesso nel momento stesso in cui costruisce un debito impegnandosi a pagare gli interessi. Il debito è garantito con la ricchezza che possiede e anziché usare quella ricchezza per accumulare ricchezza, usa la sua ricchezza per contrarre un debito che, inevitabilmente, lo priverà della ricchezza. Due fattori intervengono, la paura del presente e l'avidità per un futuro desiderato a scapito della società in cui vive. Il capitale umano che l'imprenditore impiega è stato separato dalla società in cui quel capitale vive. Il capitale umano viene socialmente alienato e non agisce più in funzione della società, ma in funzione dell'imprenditore e del suo creditore che gli ha prestato denaro ad usura. Là dove Dio non interviene con la sua provvidenza, interviene il credito che impossessandosi della garanzia dei mezzi di produzione fornisce crediti che consentono all'imprenditore di allargare il proprio mercato portando l'imprenditore ad affrontare crisi di mercato sempre più vaste e sempre più disastrose. Da queste crisi di mercato, che portano squilibrio nelle società, nascono nuovi e diversi equilibri che, pur costruendo dolore agli uomini nel momento della trasformazione, non consentono più di tornare all'equilibrio di prima della crisi ma necessitano di trovare nuovi e diversi equilibri sociali. Dove non interviene la provvidenza desiderata di Dio, interviene la provvidenza degli uomini che la concedono solo se si assicurano loro privilegi rilevanti."

"Un altro precetto di questa scienza, che ha qualche affinità con quello che abbiamo or ora parlato, ma con una certa differenza, è la regola che bene viene espressa nella frase: "Segui il destino degli Dèi": e cioè non solo di mutare con le circostanze, ma di seguirle, e non mettere a repentaglio il proprio credito o potere in occasioni troppo difficili o estreme, ma scegliere nell'agire ciò che è più facilmente attuabile. In tal modo gli uomini si mettono al riparo dalle delusioni, non si dedicano troppo esclusivamente ad una sola cosa, si guadagnano fama di moderazione, piacciono di più e fanno mostra di continui successi in tutto quello che intraprendono, ciò che non può non accrescere assai la reputazione."

Francis Bacon, Scritti filosofici, Sapere divino e umano, Utet, 2013, p.336

"La trappola" continuano le infinite voci di Latona "consiste nell'anteporre a ciò che si considera giusto per un futuro possibile, ciò che appare facile e utile nel momento presente per conservare il presente. Gli Dèi spingo al cambiamento, gli stessi Dèi mutano e si trasformano, così gli uomini e la vita. Il mutare non è determinato da un oggetto in sé al di fuori degli oggetti che mutano, ma è determinato dagli oggetti stessi che scelgono i propri adattamenti alle variabili che si presentano nella loro vita. Usano la loro volontà e il loro desiderio perché il desiderio spinge a modificare un presente in cui il desiderio non trova soddisfazione. Quando le persone sono in ginocchio e ricevono gratificazione dall'essere in ginocchio, non scorgono le possibilità che concede loro la posizione eretta. Alzarsi diventa faticoso, doloroso. Anche se dalla loro posizione in ginocchio scorgono i vantaggi che si possono ottenere alzandosi in piedi, trovano che quell'azione, quella decisione, sia troppo dolorosa per essere messa in atto. E' tutto troppo difficile, meglio assecondare la posizione in cui ci si trova. Meglio ancora, conviene esaltare la posizione in cui ci si trova come se l'essere in ginocchio sia l'ideale glorioso a cui l'uomo deve tendere. Fancis Bacon dice questo quando afferma "...e non mettere a repentaglio il proprio credito o potere in occasioni troppo difficili o estreme, ma scegliere nell'agire ciò che è più facilmente attuabile. In tal modo gli uomini si mettono al riparo dalle delusioni, non si dedicano troppo esclusivamente ad una sola cosa, si guadagnano fama di moderazione, piacciono di più e fanno mostra di continui successi in tutto quello che intraprendono, ciò che non può non accrescere assai la reputazione." In questo modo l'imprenditore, Dio, si assicura una continuità di azione da parte dei propri sottoposti e una pace obbediente alle proprie necessità. Uscire dalla posizione di obbedienza è "chiedere troppo a Dio" che non apprezza coloro che non sono umili e sottomessi al capriccio della sua volontà."

"Si fanno una gamba di paglia e la loro nascondono sotto la sedia, e si fan tirare lo stivale di quella gamba posticcia e si stacca da loro con sangue che ci pongono in un budello, e tu tremi di stupore, e poi si ascondono (chè ciò che fanno di sera al lume in luogo commodo) e mostran la gamba vera: Mettono un augelletto con vischio ai piedi in un ramo e andarai con loro al giardino, e dicono: "Comando a quell'augello che non si mova"; e mandano un discepolo che lo pigli con tutto il ramo, e poi subito lo liberano perché non t'accorgi."

Tommaso Campanella, Il senso delle cose e la magia, F.lli Melita, 1987, p. 239

"Il gioco delle illusioni," continuano le mille voci di Latona "affascina l'uomo prostrato alla continua ricerca di gratificazioni per poter continuare a vivere la propria condizione. Come quell'uomo si illude che la posizione in cui vive è la posizione che ha scelto di vivere per scelta e non per costrizione, così si illude che esistano infinite possibilità in una realtà che gli appare troppo povera per essere considerata reale. Egli, dalla sua posizione in ginocchio, immagina realtà fantastiche e qualcuno, per alimentare i propri interessi, gli presenta il fantastico a cui le persone in ginocchio aderiscono immediatamente. "Ecco il padrone che viene con grande potenza fra le nubi e tu sarai l'eletto!" Come la gamba che si stacca e che si riattacca nell'esempio di Campanella al più sofisticato trucco fideista della trasformazione del vino in sangue di Gesù. Trucchi e inganni a cui l'uomo prostrato vuole credere perché soltanto credendo in essi può alleviare il dolore della propria posizione. Sono in ginocchio davanti a Gesù, dice l'uomo prostrato, ma dal momento che Gesù ha dato la vista ad un cieco, certamente il mio essere prostrato mi farà entrare nelle grazie di Gesù che allevierà il mio dolore. Si illude che la gamba sia riattaccata come si illude che un tale Gesù abbia fatto vedere il cieco. Si illude che la "madonna" di Lourdes faccia i miracoli, i prostrati accorrono a milioni, e poi arriva il coronavirus del covid-19 e tutto a Lourdes si chiude perché tutti si infettano."

"Io non sono in verità dell'opinione, che hanno manifestato così spesso uomini eminenti e profondi (per es. Sulzer), che sentivano la debolezza delle prove precedenti: che si possa sperare, che si troveranno un giorno dimostrazioni evidenti delle due preposizioni cardinali della nostra ragion pura: c'è un Dio, c'è una vita futura. Anzi, sono certo che questo non accadrà mai. Perché dove prenderà la ragione il principio per tali affermazioni sintetiche, che non si riferiscono agli oggetti dell'esperienza e alla loro interna possibilità? Ma è anche apoditticamente certo, che non vi sarà mai uomo il quale potrà asserire il contrario con la menoma apparenza di vero, e meno che mai dommaticamente. Giacché non potendo ciò dimostrare tuttavia se non per mezzo della ragion pura, ei dovrebbe assumersi di provare che un Ente supremo, che il soggetto, che pensa in noi, come intelligenza pura, è impossibile."

Kant, Critica della ragion pura, Laterza, 1987, p. 570

"Il gioco del "non ci sono prove a favore" e "non ci sono prove a sfavore" rientra nella categoria delle fallacie" continuano le voci di Latona "se un oggetto non è dimostrato, può essere ipotizzato, ma non può essere spacciato come una certezza soggettiva. La convinzione soggettiva non rende l'oggetto reale. La convinzione soggettiva rende reale il desiderio dell'esistenza dell'oggetto, non l'oggetto stesso. Quando l'oggetto desiderato viene spacciato come reale e viene imposto alle persone di agire in relazione a quell'oggetto, si crea sottomissione finalizzata a distruggere la vita di quelle persone. Quando le persone tentano di uscire dalla sottomissione criticando la realtà di quell'oggetto, fonte dell'ideologia che li mantiene sottomessi, ecco il filosofo di turno pronto ad ammettere "non ci sono prove che confermano la realtà di quell'oggetto" e subito si affretta a dichiarare che "non ci sono nemmeno prove che negano la realtà di quell'oggetto". Con questa fallacia si legittima l'imposizione dell'oggetto e tutta l'ideologia della sottomissione che quell'oggetto rappresenta. Affermazioni secondo cui esistono oggetti al di fuori dell'esperienza va attribuita all'opinione che, essendo soggettiva, può affermare ogni oggetto prodotto dal delirio soggettivo che dimostra l'esistenza di un delirio soggettivo, ma non dell'oggetto prodotto dal delirio. La ragion pura di Kant è legata al lettino sul quale i pazienti psichiatrici esternano allo psichiatra i propri deliri. I deliri sono oggetti in sé manifestati dai pazienti e come tali vengono analizzati dallo psichiatra che si guarda bene dal considerare reali i contenuti formali di tali deliri."

"In una parola, non è affatto difficile provare colla storia alla mano, che la Chiesa, che tutte le Chiese cristiane e non cristiane, a parte la loro propaganda spirituale, e probabilmente per accelerare e consolidarne i successi, non hanno mai trascurato di organizzarsi in grandi compagnie per lo sfruttamento economico delle masse, sotto la protezione e con la benedizione diretta e speciale d'una divinità qualunque. Neppure è difficile provare che tutti gli Stati i quali alla loro origine - con le loro istituzioni politiche e giuridiche e le loro classi dominanti e privilegiate - non furono che succursali temporali di queste diverse Chiese, non ebbero altro scopo che questo stesso sfruttamento a profitto di minoranze laiche, indirettamente legittimate dalla Chiesa. Da ultimo, è facile dimostrare che, in generale l'azione del buon Dio e di tutte le idealità divine sulla terra, finì sempre e dappertutto per fondare il prospero materialismo di un piccolo numero sull'idealismo fanatico delle masse costantemente affamate."

Bakunin, Dio e lo Stato, Samonà e Savelli, 1971, p. 43

"Come le illazioni non si possono dimostrare, così, proprio perché non si può dimostrare l'illazione non si può provare nemmeno la negazione dell'illazione." Continuano le infiniti voci di Latona "L'illazione ha la capacità di imprigionare l'attenzione dell'interlocutore rinchiudendola all'interno del modello proposto e impedendogli di cogliere l'assurdo della sua condizione. Succede che l'interlocutore cessi di tenere imprigionata la propria attenzione e si chieda: "L'illazione, a cosa è funzionale?". E così quell'individuo esce dalla prigionia in cui era conchiusa la sua attenzione e afferma: "In una parola, non è affatto difficile provare colla storia alla mano, che la Chiesa, che tutte le Chiese cristiane e non cristiane, a parte la loro propaganda spirituale, e probabilmente per accelerare e consolidarne i successi, non hanno mai trascurato di organizzarsi in grandi compagnie per lo sfruttamento economico delle masse, sotto la protezione e con la benedizione diretta e speciale d'una divinità qualunque. Neppure è difficile provare che tutti gli Stati i quali alla loro origine - con le loro istituzioni politiche e giuridiche e le loro classi dominanti e privilegiate - non furono che succursali temporali di queste diverse Chiese, non ebbero altro scopo che questo stesso sfruttamento a profitto di minoranze laiche, indirettamente legittimate dalla Chiesa.". Per questa via tutto il discorso di Kant, là dove dice (citazione sopra riportata): "Giacché non potendo ciò dimostrare tuttavia se non per mezzo della ragion pura, ei dovrebbe assumersi di provare che un Ente supremo, che il soggetto, che pensa in noi, come intelligenza pura, è impossibile." è falsa nelle premesse e nelle conclusioni. E' l'uomo che abbassa lo sguardo, distogliendolo dagli interessi della propria psiche malata di onnipotenza, e guarda alla vita di tutti i giorni e agli effetti che idee preconcette e precostituite hanno sulla sua attività. Guardando la propria attività, l'uomo può scorgere il filo che lega la sua azione nella vita quotidiana con tutte le necessità di dominio e di controllo alle quali è sottoposto e sottomesso. Il pensiero dell'uomo nasce dalla sua azione nel quotidiano e il pensiero di dominio sviluppato dall'uomo nasce dalla necessità di dominare e controllare la vita quotidiana dell'uomo."

Poi, triste e sommessa la generatrice di Artemide e Apollo iniziò a guardare gli arbitri che silenziosamente l'avevano ascoltata: "Il segreto della vita degli Esseri della Natura sta tutto in ogni attimo della loro esistenza quotidiana. In quell'attimo c'è la manifestazione del loro desiderio e in quell'attimo è riassunta tutta la filosofia della loro esistenza. E' la quotidianità che forgia il loro pensiero e da quel pensiero dipendono per poter sopravvivere nell'attimo seguente della loro esistenza."

Virus e batteri iniziarono a separarsi facendo entrare raggi di luce fra le gocce di nebbia. La terra, il cielo e i corpi iniziarono a sussultare cercando un nuovo e diverso equilibrio. Tutto tornò a farsi silenzio. Anche il respiro degli arbitri sembrò fermarsi nella gola attendendo l'attimo in cui un nuovo Dio, una nuova voce avrebbe parlato loro raccontando storie di uomini che vivono il pensiero come fosse una forma fisica e avesse una coscienza in sé.

 

Continua...

Il significato della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.

 

Marghera, 24 maggio 2020

 

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