Sei capace di giocare a calcio?
Dopo la trasformazione del mondo in cui il campo di calcio uscì dall'Ade, gli arbitri compresero che l'universo era pieno di sfaccettature. Condizioni dell'esistenza che le parole non sarebbero mai state in grado di descrivere.
"E noi che pensavamo di aver creato il mondo con la parola" disse Allahu Akbar rivolto a Yahweh "invece abbiamo usato la parola per descrivere il mondo. Una parola misera che definiva un mondo povero e misero."
"Noi volevamo un mondo povero" rispose Yahweh "altrimenti, gli Esseri della Natura, dopo aver colto dall'albero della conoscenza, avrebbero colto anche dall'albero della vita per esistere in eterno e diventare come noi."
"Hai impedito agli uomini di cogliere dall'albero della vita," disse Beppi di (o da) Lusiana mentre continuava a zappare e a togliere pietre dalla terra per renderla più fertile "Hai fatto in modo che gli uomini cercassero un albero nel mondo, in un paradiso perduto che hai messo nella loro testa. Ma noi sappiamo che l'albero della vita è dentro di noi e noi lo innaffiamo, per farlo crescere, con le nostre azioni, ogni giorno, fino a trasformarci in Dèi. Che a te piaccia o meno."
Mentre parlavano Fanete si limitava a sorridere quasi divertito.
Fu in quel momento che l'universo sembrò sussultare. Poi, un colpo di tosse e un lungo respiro. Seguì una pausa e un altro respiro. Gli arbitri, Yahweh, Fanes, Beppi di (o da) Lusiana e Allahu Akbar, iniziarono a guardarsi attorno perché capirono subito che stava per arrivare un nuovo Dio che avrebbe raccontato loro di uno scontro nella Partita Mondiale di calcio della filosofia a cui avevano appena assistito.
La nuova voce non uscì dalla nebbia, ma sorse dalla terra su cui gli arbitri erano seduti. Un voce-non-voce che fece sussultare Fanete: "Sei tu madre che nel grembo alimentasti il mio furore?" La voce-non-voce era il suono della materia, era il suono dell'energia, era il suono delle tensioni che attraversavano l'intero universo. Era il suono dell'universo stesso in cui forze si adattano a forze in un continuo adattamento che produce uno rumore di fondo che la vita dei viventi vuole ignorare.
"Io sono Gaia l'inconsapevole a cui i miei figli, ogni giorno, donano sempre nuove consapevolezze. Sono la materia e l'energia che pervade tutto l'universo." Disse quella voce-non-voce presentandosi "Io incubai l'uovo da cui Fanete nacque e Fanete impose l'intento all'inconsapevolezza spingendola a modificarsi e a desiderare. Così piccole frazioni di Gaia divennero consapevoli e la consapevolezza divenne avida di espandere sé stessa ed io, infinita inconsapevolezza, potei iniziare a progettare me stessa."
"Io osservo ogni vicenda dei viventi." Continuò Gaia "perché le vicende, le azioni, le scelte, determinano la direzione in cui la loro consapevolezza si costruisce. Determinano la qualità e la quantità della loro consapevolezza della quale io mi nutro e che sedimento in me stessa costruendo la mia stessa consapevolezza. Qualche volta sono triste perché al ciò-che-è avrei preferito ciò-che-avrebbe-potuto-essere, ma le consapevolezze che crescono nutrendosi di me esercitano la loro volontà nelle condizioni e nelle contraddizioni in cui sono venute in essere. Ed io mi adeguo."
"Ciò che spetta per sé a una cosa non si separa mai da essa. La rotondità inerisce per sua natura al cerchio e perciò non vi è mai nessun cerchio che non sia rotondo. Ma la rotondità inerisce talvolta al legno, non perché è legno (ogni legno infatti sarebbe rotondo), ma perché riceve dall'artefice una forma circolare che è accompagnata dalla rotondità, perciò in questo caso deve assumere la rotondità. Il legno talvolta cessa di essere rotondo, innanzi tutto quando non ha più la forma circolare, resta però legno, seppure non rotondo. Invero la figura circolare è rotonda in modo tanto necessario che, se cessa di essere tonda, cessa pure di essere circolare. Allo stesso modo, il calore per sé appartiene a fuoco, l'umidità all'acqua, la luce al sole. Non diversamente anche l'essere spetta alla forma per se stessa, infatti ciascun individuo di una specie, è ciò che è in virtù di una forma, che gli conferisce l'appartenenza a quella specie."
Marsilio Ficino, Teologia Platonica, Bompiani, 2011, p. 349
"La forma è la forma, indipendentemente dall'oggetto che quella forma rappresenta." Inizia il suo discorso Gaia "Puoi costruire degli insiemi degli oggetti partendo dalla forma degli oggetti, ma puoi costruire degli insieme partendo dalla coscienza o dalle azioni degli oggetti. E' una tua scelta soggettiva. La rotondità non è un oggetto in sé, è piuttosto come l'oggetto appare agli occhi di Ficino che dell'albero non sa cogliere che le forme arrotondate del suo legno. La materia, di cui io sono, una volta che diventa cosciente si adatta nel proprio divenire alle condizioni che incontra modificando, nel tempo, forma e organizzazione pur di preservare la coscienza e il suo divenire. Si adatta alle condizioni, non riceve la rotondità da un soggetto altro che Ficino indica come "l'artefice" dell'albero o del legno. Che il cerchio si manifesti circolare è un dato di fatto, come il fuoco si manifesta come calore, l'acqua come "umidità" e il Sole come calore e luce. Ogni oggetto si manifesta ai nostri sensi e noi lo interpretiamo come forma che descriviamo mediante la ragione. Ma qual è l'oggetto in sé stesso? E' il fuoco che manifesta calore o è il calore che manifesta il fuoco? E' la luce che manifesta il Sole o è il Sole che manifesta la luce? E' l'acqua che manifesta umidità o è l'umidità che manifesta l'acqua? Nessun uomo distingue l'oggetto dalle sue manifestazioni che a loro volta sono l'oggetto per come un soggetto lo percepisce. Solo che, nella tua percezione, a seconda dei caratteri che metti a fondamento nel costruire l'insieme degli oggetti del mondo, determini delle idee sulla realtà del mondo anziché altre idee. La forma è l'ultimo dei caratteri capace di rivelare insiemi coerenti di oggetti. Dividere gli oggetti, o gli uomini, per la loro forma ha portato a grandi disastri nella storia dell'umanità. Quando Ficino dice " Non diversamente anche l'essere spetta alla forma per se stessa, infatti ciascun individuo di una specie, è ciò che è in virtù di una forma, che gli conferisce l'appartenenza a quella specie." non fa altro che alimentare il razzismo. Sono neri e, dunque, data la razza, sono senza anima. Sono bestie da commerciare e vendere perché la forma costruisce l'insieme del nero. In questo modo i cattolici, come Innocenzo XI, trafficavano in schiavi perché i neri non avevano anima in quanto neri."
"Ma perché, dove s'hanno i decreti della natura, indifferentemente esposti a gli occhi dell'intelletto di ciascheduno, l'autorità di questo o di quello perde ogni autorità nel persuadere, restando la podestà assoluta alla ragione, però passo a quello che vien nel secondo luogo prodotto, come assurdo conseguente alla dottrina d'Archimede, cioè che l'acqua dovesse essere più grave della terra. Ma io veramente non trovo che Archimede abbia detta tal cosa, né che ella si possa dedurre dalle sue conclusioni; e quando ciò mi fusse manifestato, credo assolutamente che io lascerei la sua dottrina, come falsissima."
Galilei, Opere vol 1, Utet, 2005, p. 444 - 445
"Si credeva e si crede!" continuò Gaia "E' indubbio che la percezione della realtà da parte dell'uomo è limitata. La realtà è infinitamente più grande e più variegata di quanto la percezione umana può descrivere. Ma l'uomo non si deve preoccupare se la sua percezione è limitata. L'uomo dovrebbe porsi davanti al mondo con quanto percepisce e con quanto percepisce dovrebbe pensare il mondo. Questo mantenendo viva la sua necessità di espandere la sua capacità di percezione, migliorarla, e giungere a percepire un maggior numero di cose. L'uomo dovrebbe abitare il mondo per come percepisce il mondo anziché immaginare meccanismi fantasiosi della realtà o fini e scopi che sono al di fuori della sua percezione. L'immaginazione non può sostituire l'analisi della realtà. Quando Galilei afferma che " come assurdo conseguente alla dottrina d'Archimede, cioè che l'acqua dovesse essere più grave della terra. Ma io veramente non trovo che Archimede abbia detta tal cosa, né che ella si possa dedurre dalle sue conclusioni; e quando ciò mi fusse manifestato, credo assolutamente che io lascerei la sua dottrina, come falsissima." ha chiaro in mente il principio di galleggiamento mentre tale principio sfugge alla percezione di un gran numero di persone. Galileo ha contrapposto il principio di galleggiamento di Archimede alla credenza che il galleggiamento fosse prodotto dal fatto che l'acqua " dovesse essere più grave della terra.". Ma questo non vale solo per l'idea di galleggiamento, vale per tutta la realtà metafisica quando condiziona il vivere quotidiano degli uomini."
"I Pitagorici chiamavano l'1 "intelligenza", perché pensavano che questa è simile all'Uno: infatti tra le virtù essi assimilavano l'1 alla prudenza, perché ciò che è corretto è uno. Lo chiamavano anche "essere", "causa di verità", "semplicità", "modello", "ordine", "concordia", "l'uguale che sta tra maggiore e minore", "la medianità che sta tra tensione e allentamento", "la misura della molteplicità", "l'istante del tempo"; lo chiamavano anche "nave", "carro", "amico", "vita", "felicità". Dicono inoltre che al centro dei quattro elementi c'è come un cubo unitario infuocato, la cui posizione centrale, essi dicono, conosce anche Omero quando dice: "tanto al di sotto dell'Ade, quanto il cielo dista dalla Terra."
Giamblico, Il numero e il divino, Rusconi, 1995, p. 401
"L'uomo ha fatto uno sforzo immane quando ha imposto a sé stesso la ragione come metodo per relazionarsi nel mondo." Continua Gaia "Ha iniziato a numerare, a contare, a misurare le forme. All'inizio questo sembrò funzionare. Forniva spiegazioni sufficienti sulla realtà del mondo in cui l'uomo viveva. Uno è uno, che sia un bastone o che sia una pecora e due è due, sono due, indipendentemente dalla qualità dell'insieme che costruiamo. Sembrava che i numeri avessero una loro oggettività. Un'indipendenza che andava oltre gli oggetti contati. Un'indipendenza che definiva una quantità. Ma coloro che hanno usato i numeri per definire una quantità hanno sempre avuto difficoltà ad individuare la qualità che la quantità, definita col numero, indicava. L'uno era identificato con l'intelligenza. Un'intelligenza pensata come indipendente dal soggetto che la manifesta come se l'intelligenza fosse un oggetto in sé e non si dovesse usare il plurale, o il molteplice, per affermare l'infinito numero di soggetti che manifestano l'intelligenza. Certamente potete definire me, Gaia, come uno. Io sono la materia e l'energia che compone l'universo. Ma il mio essere, l'uno con cui mi definite, inizia e finisce con le parole materia ed energia. Poi arrivò Urano Stellato. Come io sono uno, così Urano Stellato è uno perché l'insieme che rappresenta è diverso dall'insieme che io rappresento. Quando Urano Stellato entra nella materia-energia, che io sono, non siamo due, continuiamo ad essere uno e uno pur essendo due nella medesima unità di spazio. Ogni volta che a me, Gaia, Urano Stellato aggiunge una condizione o una qualità, in quell'unità in cui è aggiunta, cessiamo di essere un'unità per diventare un qualche cosa di diverso. La materia a cui si è aggiunto Urano Stellato non cessa di essere materia, è sempre Gaia, ma è diversa dall'insieme Gaia perché è Gaia più l'emozione, aggiunta da Urano Stellato, che la rende viva, cosciente e attiva. Gaia diversa da Gaia, comunque, resta sempre un uno perché, anche se viene assimilato per una qualche caratteristica a qualcos'altro per cui lo chiamiamo due, esiste, in ognuno dei due, un qualche cosa che li rende diversi l'uno dall'altro e che li qualifica sempre come uno. E' come dire che gli uomini sono milioni, ma ogni uomo è diverso da ogni altro uomo. E' sempre un uno, un singolo uomo diverso dagli altri, anche quando qualcuno li vuole raggruppare in molti. Qualcuno raggrupperà gli uomini in un gregge, li chiamerà pecore o "popolo bue", per poterli condurre al macello della vita!"
"Della mia sapienza, se pure è sapienza e quale sia, io vi porterò come testimone il Dio di Delfi. Certamente voi conoscete Cherefonte. Costui fu mio amico dalla giovinezza e fu amico del vostro partito popolare e in quest'ultimo esilio venne in esilio con voi e con voi ritornò. E sapete anche che tipo era Cherofonte, e come era risoluto in ogni cosa che intraprendeva. Ebbene, un giorno, recatosi a Delfi, ebbe l'ardire di interrogare l'oracolo su questo. Come ho detto, o cittadini ateniesi, non fate chiasso. Cherofonte domandò, infatti, se c'era qualcuno più sapiente di me. La Pizia rispose che più sapiente di me non c'era nessuno. Di queste cose vi farà da testimone suo fratello che è qui, dal momento che Cherofonte è morto."
Platone, Tutti gli Scritti, Apologia di Socrate, Bompiani, 2014, p. 27
"Chi condurrà gli uomini al macello della vita sarà qualcuno che chiamerà sé stesso "sapiente" pavoneggiandosi davanti ad uomini che davanti ad affermazioni così perentorie e immotivate sono imbarazzati perché non sanno cosa dire. Non sanno se ridere, se piangere o se indignarsi. Sono psicologicamente in bilico fra lo sgomento per una realtà percepita e la necessità soggettiva di essere "ragionevolmente scettici" davanti ad affermazioni non argomentate." Continua Gaia "L'uomo che agisce sapientemente viene chiamato "sapiente", ma l'uomo che chiama sé stesso "sapiente" è colui che non sa agire sapientemente ma vuole essere pensato come "sapiente". E la sua sapienza altro non è che una merce che viene offerta affinché qualcuno la acquisti pensando di aver ottenuto sapienza mentre ha ottenuto solo illusione. Si tratta dell'arte del truffatore. Una truffa che può avvenire solo con le parole e solo con quelle persone che sulle parole bloccano la loro attenzione. Così Socrate può affermare di essere l'uomo più saggio del mondo pur non essendo presente nessuna azione che possa qualificarlo come saggio. Nessuno dei presenti scoppia in una risata. La sua affermazione di essere l'uomo più saggio del mondo, perché lo avrebbe detto il Dio [Apollo], lo testimonia Cherofonte che, però, è morto, ma rimane suo fratello che può testimoniare che Cherofonte ha detto... Ricorda molto:
"Di nuovo Gesù parlò loro e disse: "Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". Gli dissero allora i farisei: "Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera". Gesù rispose loro: "Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me". Gli dissero allora: "Dov'è tuo padre?". Rispose Gesù: "Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio". Gesù pronunciò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio."
[Vangelo di Giovanni 8, 12 - 29]
I meccanismi dell'inganno sono sempre gli stessi."
"Gesù gli rispose: "lascia fare per ora, poiché ci conviene adempiere così ogni giustizia". Allora accondiscese. Appena battezzato, Gesù uscì subito dall'acqua ed ecco, si aprirono i cieli e vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire sopra di sé. Ed ecco, una voce dei cieli che diceva: "Questo è il mio figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto"."
Vangelo di Matteo 3, 15 - 17
"I meccanismi dell'inganno nella storia dell'uomo si presentano spesso uguali, ma formulati esteticamente in maniera diversa" continua Gaia "come il Dio Apollo dice che Socrate è l'uomo più saggio del mondo, così il Dio degli ebrei dice che "quello" è suo figlio "diletto" nel quale si è compiaciuto. Nella pratica, dell'inganno non sono le azioni che qualificano la persona, ma sono affermazioni che nascondono le azioni impedendo l'analisi della qualità della persona. Ha parlato Apollo, chi lo potrebbe contestare? Ha parlato Dio, chi lo potrebbe contestare? E tutti quelli che hanno assistito all'apertura dei cieli e alla discesa della colomba? Non potevano essere chiamati a testimoniare? E se la cosa fosse avvenuta in un delirio prodotto dalla schizofrenia, chi avrebbe potuto testimoniarlo? L'inganno è fatto di affermazioni che, credute vere, vengono messe a monte di ogni ragionamento. Affermazioni che per essere accettate richiedono un atto di sottomissione e un atto di fede attraverso il quale l'individuo rinuncia a sé stesso e alla sua capacità critica."
"Quando venne loro imposto d'autorità: "Dovete credere come solo sanno credere gli esseri umani!" se ne infischiarono: "Proprio noi? Credere alla maniera dei pazzi?". In realtà i pazzi sono loro, e senza rendersene conto, per giunta."
Maometto, Corano, Sura II La vacca, versetto 13, Oscar Mondadori, 1980, p. 87
"Il credere per fede. Un credere per fede imposto mediante la forza." Continua Gaia "Dove chi ritiene reale l'assurdo considera "pazzo" chi a quell'assurdo non si adegua. Solo gli Esseri Umani possono credere trasformando l'immaginifico del proprio delirio in parole altisonanti che chiedono sottomissione. Quando alcuni Esseri Umani impongono questo metodo alle società degli uomini, tutti gli Esseri Umani si sentono il diritto di riprodurre questo metodo per trarne, a loro volta, dei vantaggi."
"Ogni uomo è autorizzato ad ammonire, esortare, convincere un altro dei suoi errori e, attraverso il ragionamento, a condurlo alla verità; ma il promulgare leggi, ricevere obbedienza, obbligare con le armi è peculiare del magistrato. Pertanto affermo che il suo potere non può giungere fino a stabilire, per mezzo dell'autorità delle leggi, gli articoli della fede o del culto divino. Le leggi infatti non rivestono alcun valore se prive di sanzioni, ed esse, in questo caso, sarebbero del tutto vane, in quanto non servono a convincere le menti."
John Locke, Lettere sulla tolleranza, Demetra, 1995, p. 17
"E' in errore Locke. La violenza sottomette e rende difficile la vita di chi non si sottomette alla fede imposta." Continua Gaia dall'ampio petto "E chi vive con difficoltà insegna ai propri figli la via più facile per vivere senza difficoltà. Insegna ai suoi figli la bellezza della vita sottomessa e i grandi vantaggi che ne viene dalla familiarità col principe o col portatore di quella fede. Se prima era la violenza delle armi alla quale veniva opposta una certa resistenza fisica e una totale resistenza emotiva che le armi non potevano scalfire, poi era la violenza dell'educazione imposta dai genitori ai figli che minava la resistenza emotiva adattando le loro emozioni alla fede che era stata imposta mediante le armi. Non sono solo le armi che obbligano a sottomettersi alla fede, ma è l'insieme della struttura sociale che emargina chi non è sottomesso alla fede. Il lavoro diventa difficile, la casa non si trova, l'infedele è costretto a mendicare o ad accettare di essere emarginato nella società. E' sempre la violenza delle armi che si presenta in un diverso modo. La sanzione può non essere la condanna penale, ma la condanna sociale all'emarginazione. La follia della fede pretende obbedienza, sottomissione. Pretende che gli uomini rinuncino alla critica perché la fede non è in grado di giustificare sé stessa."
Poi, improvvisamente tacque Gaia dall'ampio petto. Gaia, l'inconsapevole materia-energia che costituisce l'universo sospirò lentamente prima di pronunciare le sue ultime parole: "E' l'inganno, la menzogna, ciò che sconvolge l'equilibrio dell'universo e che costringe l'universo a costruire nuovi e diversi equilibri. Io sono tutto ciò che esiste e ciò che esisterà sarà ciò che sono modificato dalla volontà di quanto di me è diventato consapevole. Nulla è senza un corpo. Nulla è al di fuori dell'energia e della materia e tutto ciò che esiste è materia ed energia che quando diventa cosciente, agisce per sé stessa. Ed è l'inganno che ruba il sé stesso dell'uomo che fa proprio l'inganno facendolo diventare il padrone delle proprie scelte."
E poi fu silenzio. Un silenzio che solo Fanete comprese.
Il significato delle azioni della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.
Marghera, 26 settembre 2020
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