Sei capace di giocare a calcio?
E la Terra tacque.
Gli arbitri si guardavano l'un l'altro consapevoli che qualcuno sarebbe arrivato, ma ora non si aspettavano nulla. Non si aspettavano forme e non si aspettavano da dove o come il nuovo Dio sarebbe arrivato per parlare loro e raccontare che cosa avevano visto.
Intanto nacque una discussione fra Yahweh e Fanes quando Yahweh borbottò:
"Questo è un universo ingrato. Un universo che ho creato con la parola quando la parola non era. Ho descritto il mondo, creato la ragione e gli esseri pensanti. Eppure, i pensieri di chi pensa non sono rivolti a me, il creatore, ma al mondo che ho creato."
Fanes osservò Yahweh e disse:
"Creare! Parola grossa ed inappropriata da parte di chi ha preteso di dare una forma ad un presente di cui ignorava il divenuto e le trasformazioni che lo hanno portato ad essere ciò che è. La parola non è trasformazione. La parola fissa l'oggetto nella forma e il pensiero delle forme si limita a mettere in relazione la forma degli oggetti pensati senza essere in grado di superare la forma e di cogliere l'oggetto nel suo agire con cui trasforma il mondo in cui vive. La parola scalfisce la superficie delle cose. La parola necessita dell'indagine scientifica con cui aggiungere parole a parole nel tentativo, quasi ossessivo, di ampliare la descrizione di un presente che sempre sfugge alle parole e alla comprensione razionale."
Rispose Yahweh:
"La parola mette ordine nel caos del mondo. Gli uomini usano la parola per comunicare. Senza la parola gli uomini non avrebbero potuto pensarmi o amarmi elevandomi al ruolo di creatore del mondo. Cos'era il mondo prima che fosse ordinato, appunto, creato, mediante la parola?"
A Yahweh rispose Fanes:
"Potrei raccontarti un numero infinito di storie anche senza usare la parola. Un numero infinito di linguaggi usati dai viventi per comunicare dove la parola è solo un ostacolo alla comunicazione. Linguaggi infiniti che trasmettono necessità e desideri d'azione senza inganni, senza doppi sensi, di cui la parola è portatrice. Un corpo di un Essere della Natura non ha bisogno di descrivere mediante parole il principio di gravità. Il giaguaro balza dall'albero sulla preda sfruttandolo perfettamente. Il giaguaro e ogni altro Essere della Natura, quando agisce, non si mette a pensare che la forza di gravità agisce sugli oggetti imprimendo un'accelerazione di circa 9,81 metri al secondo. Non sa che cosa sia il secondo, non sa che cosa siano i metri, ma conosce quella forza e la sfrutta per i suoi progetti."
Disse Yahweh rispondendo a Fanes:
"Ma quel giorno che mediante la parola l'uomo stabilì il secondo e il metro poté individuare la forza di gravità, calcolarla e applicarla ai problemi che voleva risolvere. E' con le parole che l'uomo ha modificato il mondo in cui vive. Senza la creazione del mondo mediante la parola, l'uomo non avrebbe modificato il mondo, non sarebbe signore e padrone della realtà in cui vive. Non è forse magnifico il progresso dell'uomo?"
A Yahweh rispose Fanes:
"Dipende da ciò che guardi e da ciò che vuoi vedere. Io vedo popoli di uomini macellati, foreste bruciate e distrutte, desertificazione, mari pieni di plastica e rifiuti, atmosfera velenosa ed inquinata. Così, tanto per fare, tanto per distruggere la vita come si è costruita in milioni di anni. Io vedo una motosega veloce. Una motosega che in pochi secondi abbatte un albero che impiegò centinaia di anni per crescere. Attraverso la parola vedo uomini in ginocchio davanti a te che hanno soffocato me dentro di loro. Eppure sono io che li ho portati alla vita mentre la parola li domina illudendoli di dominare."
Mentre Yahweh e Fanes discutevano, Beppi di (o da) Lusiana e Allahu Akbar stettero in silenzio ad ascoltare e riflettere. Poi, d'un tratto, i loro pensieri vennero interrotti da un tremolio nell'aria. Non era un vento, ma sembrava che l'aria tremasse su sé stessa.
Poi, improvviso, il tremolio cessò e un fulmine squarciò l'aria seguito da una voce tonante.
"Io sono Zeus padre degli Dèi e artefice della vita della Natura su questo pianeta. Io ho costretto il tempo a vomitare i suoi figli affinché su questo pianeta la vita potesse nascere. Io sono l'atmosfera di questo pianeta, l'aria che nutre ogni vivente e prima che io fossi, nessun vivente della Natura era sul pianeta. Ma il pianeta, la grande Rea madre degli Dèi, mi nascose al tempo ed io avvolsi la terra costringendo il tempo a vomitare i figli che proteggeva dentro di sé. E i figli di Rea e Cronos posero le basi affinché, sul pianeta, la vita fosse. Io stesso, Zeus, sono cresciuto alimentando la mia coscienza attraverso tutti i viventi della Natura che sono vissuti respirandomi. Io sono il respiro la cui coscienza è stata costruita da chi mi ha respirato. Io sono "padre" della vita della Natura, ma allo stesso tempo, sono figlio di ogni Essere che, nato nella Natura, mi ha respirato."
Intervenne Yahweh dicendo:
"Sei tu il Dio creatore della vita sul pianeta?"
Zeus volse il suo sguardo verso Yahweh e dai suoi occhi d'aquila sembrò scaturire un bagliore quando iniziò a dire:
"Io non ho creato nulla! Io sono nato e nascendo ho introdotto la variabile che sono nell'oggettività in cui sono nato. La variabile fu l'aria che, come una coperta, avvolge Rea, il pianeta. Questa variazione ha modificato le condizioni del pianeta perché io porto con me le condizioni favorevoli alla vita della Natura. Inoltre, proseguì Zeus, io ho fagocitato Meti diventando il primo Dio che non si limita a vivere il presente, ma lo vive in funzione di un futuro possibile. Ma tu" continuò Zeus rivolto a Yahweh "tu chiamami Baal e poi osserva le tue mani intrise di sangue dell'uomo."
Yahweh fu travolto da un timore profondo perché, in quel momento ricordò un antico male che lo ha marchiato come "nemico dell'uomo".
"Il lavoro non è la fonte di ogni ricchezza. La natura è la fonte dei valori d'uso (e di tali valori consta la ricchezza reale!) come il lavoro che in sé è soltanto espressione di una forza naturale, l'umana forza-lavoro. Quella frase si trova in tutti gli abecedari ed è giunta solo supponendo che il lavoro si esplica con i mezzi e gli oggetti che si convengono. Ma un programma socialista non deve indugiare a simili locuzioni borghesi tacendo le condizioni che sole danno ad esse un significato. Solo in quanto l'uomo si ritiene, fin da principio, proprietario della natura, fonte principale di tutti i mezzi e oggetto di lavoro e li tratta come cosa che gli appartiene, il suo lavoro diventa fonte dei valori d'uso, dunque anche di ricchezze. I borghesi hanno ottime ragioni per attribuire al lavoro una soprannaturale forza creativa, perché proprio dalla natura condizionata del lavoro risulta che l'uomo, possessore soltanto della propria forza-lavoro, deve essere, in tutte le condizioni sociali e culturali, schiavo di altri uomini che si sono resi proprietari delle materiali condizioni di lavoro. Egli può lavorare soltanto con il loro permesso, soltanto con il loro permesso vivere."
Karl Marx, Critica al programma di Gotha, Samonà e Savelli, 1972, p. 31
"La Natura, nella quale l'uomo è nato ed è divenuto è l'assoluta ricchezza di tutto l'esistente su questo pianeta." Così iniziò il suo discorso Zeus "L'attività dell'uomo non è altro che trarre per sé una parte della ricchezza offerta dalla Natura per il proprio uso. Il lavoro dell'uomo non è altro che l'attività con cui l'uomo vive nel mondo e l'uomo è tanto più ricco quanto più i suoi bisogni sono soddisfatti sia nella situazione del suo presente sia nelle prospettive future che l'uomo pensa. La miseria non è data dalla relazione uomo-natura. La miseria è costruita dall'uomo che domina altri uomini per soddisfare, attraverso loro, i propri bisogni costruendo, per conseguenza, il bisogno di sottomettere e violentare altri uomini perché, alla fine, questo è il suo unico bisogno. L'uomo, dunque, trasforma i propri bisogni. Da bisogni veicolati nella relazione uomo-natura, alla relazione uomo-uomo dove il primo si separa dalla natura e il secondo funge da cuscinetto di separazione fra l'uomo che lo domina e la natura che il primo intende dominare attraverso il secondo. L'uomo che domina trasforma l'uomo dominato in un "valore d'uso", in uno strumento con cui agire e vivere nel mondo in quanto egli ha, dapprima paura di agire direttamente nel mondo e, poi, trova conveniente trasformare altri uomini in "valore d'uso" affinché agiscano al suo posto. Per cui, la ricchezza, tratta dalla Natura, non serve più ad alimentare la ricchezza della vita dell'uomo, ma serve per accumulare ricchezza che garantisca a degli uomini il possesso e il controllo di altri uomini al fine di garantirsi la ricchezza che serva per il controllo di altri uomini, che serva per il controllo di altri uomini. La ricchezza, qualunque sia la qualità, vene accumulata in funzione dell'accumulo di ricchezza per garantire il controllo dell'uomo sull'uomo e, allo stesso tempo, la distruzione della ricchezza deve avvenire al fine di continuare ad accumulare ricchezza che garantisca il controllo dell'uomo sull'uomo. La ricchezza per trasformare uomini in "valore d'uso" è concentrata in un numero ridotto di uomini mentre la grande maggioranza di uomini sono costretti a manipolare la natura, sentendosi padroni di essa, per consentire a chi li controlla di accumulare ricchezza. La massa di uomini deve essere costretta all'indigenza o, comunque, in una situazione esistenziale in cui i bisogni non devono essere completamente soddisfatti o, ancora, in una situazione in cui nuovi bisogni e nuove necessità li costringano a rimanere nel proprio stato indigente per consentire a chi li domina di accumulare ricchezza. Le masse, costrette all'indigenza, possono vivere solo col permesso di chi le domina. Quando chi le domina decide di sbarazzarsi di "masse di uomini" che reputa inutili, eccoli togliere il permesso di vivere agli uomini sottomessi e, per esempio, scatenare la seconda guerra mondiale facendo quaranta milioni di morti fra le masse o distruggere l'Iraq facendo un milione di morti (a spanne) e qualche milione di profughi destinati a vivere nella miseria."
"Gli schiavi siano sottomessi ai loro padroni in tutto: cerchino di piacere a loro, non li contraddicano, non li frodino, ma si diportino sempre con perfetta fedeltà, per far onore in tutto alla dottrina di dio, nostro salvatore."
Paolo di Tarso, Lettera a Tito 2, 9
"E' il Dio dei cristiani che si arroga il diritto di permettere agli uomini di vivere purché siano obbedienti e sottomessi perché, se non sono obbedienti e sottomessi il Dio dei cristiani, o chi lo rappresenta, o chi si ritiene portatore della stessa funzione rispetto all'uomo, si ritiene in diritto di imprigionarli, ammazzarli, privarli dei beni e del sostentamento." Continua Zeus "Dove il diritto del Dio dei cristiani è assoluto e privo di doveri nei confronti degli uomini che hanno la libertà di amare il loro Dio. Sono liberi di scegliere di sottomettersi con tutto il loro cuore. Uomini liberi di rinunciare a sé stessi per onorare il loro padrone, il loro Dio. Uomini che hanno il "libero arbitrio" perché scelgono spontaneamente di sottomettersi a Dio altrimenti quel Dio li tortura, li brucia, li uccide o li costringe alla sofferenza nella miseria materiale. La libertà di Dio è la schiavitù dell'uomo; l'uomo che rivendica diritti per sé nega il diritto di Dio di ammazzarlo per il suo piacimento!"
"Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità vi dico, si cingerà le sue vesti, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro! Sappiate bene questo: se il padrone di casa sapesse a che ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti, perché il Figlio dell'uomo verrà nell'ora che non pensate"."
Vangelo di Luca 12, 37 - 40
"E' beato lo schiavo che non viene frustato rispetto allo schiavo che viene frustato perché all'arrivo del frustatore lo schiavo stava dormendo." Continua Zeus "Da quale mente perversa può scaturire questa idea di beatitudine? Un'idea perversa che porta il frustatore a pensarsi in diritto di frustare degli uomini perché quegli uomini, anziché vivere per il frustatore, vivono per sé stessi o rispondendo ad una qualche loro necessità. In questo modo il reato dell'uomo, che commette dormendo anziché stare sveglio, viene paragonato dal frustatore a quella del ladrone che scassina la casa. Essere addormentato equivale a derubare il frustatore del proprio bene. Un bene che consiste nell'attività di uomini costretti ad essere oggetti in funzione del loro padrone. Quale miserabile perversione!"
"Il buon Dio, la cui prescienza costituendo una delle divine facoltà avrebbe dovuto per lo meno avvertirlo di ciò che doveva accadere entrò in un terribile e ridicolo furore, maledisse Satana, maledisse l'uomo e il mondo creati da lui stesso, colpendosi per così dire, nella sua propria creazione come fanno i fanciulli allorché montano in collera; e non pago di colpire i nostri antenati nel presente, li maledisse in tutte le generazioni future, innocenti del delitto commesso da quelli, i nostri teologi cattolici e protestanti trovano ciò sublime e giustissimo, precisamente perché è mostruosamente iniquo ed assurdo. Poi, ricordando che esso non era soltanto un Dio di vendetta e di collera, ma anche un Dio di amore, dopo aver tormentata l'esistenza di qualche miliardo di poveri esseri umani e averli condannati eternamente ad un inferno, ebbe pietà del resto, e per salvarli, per riconciliare il suo amore eterno e divino con la sua collera eterna e divina, sempre avida di vittime e di sangue, inviò al mondo, come vittima espiatoria, suo figlio affinché fosse ucciso dagli uomini. Questo si chiama il mistero della Redenzione, base di tutte le religioni cristiane, almeno il divino salvatore avesse salvato l'umanità! ma no; nel paradiso promesso da Cristo, si sa perché ciò è formalmente annunciato, non vi saranno che pochissimi eletti. Il resto, l'immensa maggioranza delle generazioni presenti e future, brucerà eternamente nell'inferno. Frattanto per consolarci, Dio, sempre giusto, sempre buono, abbandona la terra al Governo di Napoleone III, di Guglielmo I, di Ferdinando d'Austria e di Alessandro di tutte le Russie..."
Bakunin, Dio e lo Stato, Samonà e Savelli, 1971, p. 19
"Quando avviene la ribellione all'assolutismo, questa è timorosa e tende ad aggredire gli effetti anziché la fonte che produce gli effetti." Continuò Zeus "In questo modo Bakunin mette in discussione la prescienza di Dio, come affermata dai teologi, anziché affrontare il Dio affermato dai teologi cristiani. Dal momento che i teologi cristiani descrivono Dio per ciò che è, andava messo in discussione il "ciò che è" di Dio e non affrontare il discorso incongruente dei teologi cristiani. Bakunin non comprende che il discorso dei teologi cristiani è perfettamente coerente. La coerenza del discorso dei teologi cristiani non è nella logica del discorso in sé, ma è negli effetti che i teologi cristiani vogliono perseguire. I teologi cristiani vogliono costringere l'uomo alla sottomissione e per farlo usano un'argomentazione logica incoerente che è perfettamente funzionale al loro scopo. L'onnipotenza di Dio tortura l'uomo a proprio piacimento dopo aver accusato l'uomo delle nefandezze (le afferma, ma non le descrive) che Dio stesso ha creato e imposto all'uomo per il proprio divertimento. Secondo i teologi cristiani, Dio crea un uomo con tutte le peculiarità che Dio vuole proibire all'uomo e si diletta a torturare l'uomo in seguito alla sua stessa creazione. Da cui si deduce che il Dio descritto dai teologi cristiani è un essere malvagio, nemico dell'uomo. Ed è questo che i teologi hanno voluto costruire. Tanto più è malvagio il Dio dei cristiani, tanto più gli uomini devono essere grati che il padrone umano che li domina, in nome e per conto di Dio, non è altrettanto malvagio del Dio dei cristiani che loro, torturati e sottomessi, sono costretti a chiamare "buono" ad imitazione del loro padrone umano che non li macella tutti per il proprio divertimento. Bakunin non si rende conto che il nemico dell'uomo è Dio e se non combatti Dio non combatti nemmeno la sottomissione dell'uomo imposta dall'uomo che ha nel Dio cristiano il modello che legittima la sottomissione. L'uguaglianza Dio e Stato, come soggetti che dominano l'uomo e che costringeranno l'uomo alla sottomissione, sarà realizzata nell'ideologia fascista dell'attualismo di Gentile dove lo Stato è Dio rispetto al quale l'uomo ha solo doveri e nessun diritto. Nello Stato fascista l'uomo vive col solo diritto di morire per la gloria dello Stato, di Dio. Come lo Stato che non ha la funzione di ottemperare ai suoi doveri nei confronti dei cittadini odi proteggere i diritti sociali dei cittadini è uno Stato nemico dell'uomo, così Dio, che non ha doveri nei confronti degli uomini, è il più feroce nemico dell'uomo."
"Se quindi il sig. Duhring storce il naso difronte alla società ellenica perché era fondata sulla schiavitù, con lo stesso diritto potrà rimproverare ai Greci di non aver avuto la macchina a vapore o il telegrafo elettrico. E se afferma che il nostro asservimento salariale moderno è un'eredità alquanto trasformata e mitigata della schiavitù e che non si può spiegare per se stesso (cioè con le leggi economiche della società moderna), ciò o vuol dire solamente che il lavoro salariato, come la schiavitù, sono forme della servitù e del dominio di classe, cosa che sanno tutti i bambini, o è falso. Infatti, con lo stesso diritto potremmo dire che il lavoro salariato deve spiegarsi come una forma attenuta del cannibalismo, oggi universalmente considerato come la primitiva forma di impiego dei nemici vinti."
Engels, Antiduhring, Editori Riuniti, 1971, p. 194
"La società ellenica non era fondata sulla schiavitù." Continua Zeus "Nelle società antiche, quelle elleniche comprese, c'era la relazione economica-sociale della schiavitù. Ma nessun Dio né dell'ellenismo, né di ogni altra civiltà pre-ebraica o pre-platonica, ha mai affermato che la schiavitù era un dovere dell'uomo né ha mai messo a fondamento delle antiche civiltà la schiavitù come valore morale. Al contrario, al tempo del Sig. Duhring la schiavitù era ampiamente praticata e legittimata in nome del Dio dei cristiani. L'asservimento salariale è una forma di controllo dell'uomo da parte dell'economia e della finanza, ma non è paragonabile alla schiavitù, come cristianamente pensata, perché tutto dipende dalle regole e dalle leggi che una società dà a sé stessa. Se il salariato è giuridicamente uguale ad ogni altro uomo, la condizione del salariato, per quanto risponda alle sue necessità di sopravvivenza, non è una condizione fissata dalla legge. Si tratta di uno stato di necessità soggettiva e non di una condizione giuridica imposta dalla legge. Se, al contrario, la condizione salariale o la condizione di emarginazione sociale è imposta dalla legge a categorie di persone (Repubblica di Platone, situazione castale indiana durante il colonialismo, divisione in stati prima della Rivoluzione Francese, ecc.) allora, e solo allora, possiamo dire che la condizione dell'uomo è una forma di schiavismo mitigato. Lo stesso vale per il cannibalismo come antropologicamente pensato all'epoca in cui Engels scriveva. I positivisti pensavano che l'uomo, creato da Dio, avesse praticato il cannibalismo come forma di un "primitivo" uso dei corpi dei nemici uccisi. Engels fa questo paragone. Uccidi il nemico e ti appropri del suo corpo mangiandolo. Costringi l'uomo al lavoro salariato e ti appropri del suo corpo per un certo periodo di tempo. Da questo punto di vista potremmo affermare che il capitalismo pratica una forma mitigata di cannibalismo rispetto al lavoro salariato. Solo che se si costringe la realtà entro questa categoria di pensiero non si è in grado di andare oltre in quanto l'oltre non è la fine del cannibalismo attenuto, ma la rimozione delle condizioni che "costringono" l'uomo al lavoro salariato al di fuori e al di là delle proprie scelte soggettive. Lo schiavo cristiano, a differenza dello schiavo dell'Antica Roma, anche in tempi imperiali, non ha la possibilità di modificare la propria condizione di schiavo perché la condizione di schiavo è stata imposta e voluta da Dio e l'uomo non può modificare la volontà di Dio. Infatti, la fine della schiavitù cristiana è avvenuta combattendo l'ideologia cristiana e la volontà del Dio cristiano di ridurre l'uomo in schiavitù. Nella Roma Antica esisteva un'intera "classe sociale" chiamata "liberti" che erano ex-schiavi liberati dalla schiavitù che avevano tutta una serie di diritti sociali. Questo perché a Roma, come in ogni altra nazione pre-platonica e pre-ebraica, la schiavitù era una condizione economica o politica (schiavi di guerra), mai una questione religiosa."
"Se dobbiamo tener conto - risposi - di ciò che abbiamo già ammesso, conviene che gli uomini migliori si accoppino con le donne migliori il più spesso possibile e che, al contrario, i peggiori si uniscano con le peggiori, meno che si può; e se si vuole che il gregge sia veramente di razza occorre che i nati dai primi vengano allevati; non invece quelli degli altri. E questa trama, nel suo complesso, deve essere tenuta all'oscuro di tutti, tranne che dei reggitori, se si desidera che il gruppo dei guardiani sia per lo più al sicuro da sedizioni". "Benissimo", disse. "Dunque, stabiliremo ufficialmente delle feste in cui le future spose e i loro pretendenti si troveranno insieme; in queste occasioni si celebreranno sacrifici e si faranno comporre dai nostri poeti inni adatti alle nozze che si stanno facendo. Il numero complessivo dei matrimoni lo faremo decidere dai reggitori, i quali avranno come obiettivo il mantenimento a livello costante della popolazione, cosicché, tenendo conto delle guerre, delle epidemie, e di tutte le altre calamità del genere, lo Stato non sia né eccessivamente popoloso, né troppo scarso di uomini". "Giusto", disse.
Platone, Opere complete, La Repubblica, Bompiani p. 1193
"La schiavitù dell'uomo, con tutto il suo cuore e con tutta la sua anima, era il sogno di Platone che pensava sé stesso come il padrone di uomini." Proseguì il suo discorso Zeus "Gli uomini pensati come merce di proprietà di uno Stato che si erge a padrone degli uomini. Si tratta dell'idea fondamentale di quell'ideologia che, duemila e quattrocento anni dopo, circa, sarà chiamata "fascismo" teorizzato da Giovanni Gentile. Le donne che fanno figli per la Patria. Gli uomini che muoiono per uno Stato che ha, nella guerra alla conquista del mondo per la supremazia della razza italica, il suo unico ideale. Lo Stato che ti ordina con chi ti accoppi. Lo Stato che domina gli uomini per fare gli interessi dello Stato a discapito degli interessi dei singoli uomini. Platone, lo schiavo riscattato dalla condizione di schiavitù a cui lo hanno costretto i suoi amici tiranni, sogna di essere il tiranno, il padrone, di uomini che, con l'astuzia e con la violenza, sono costretti a rinunciare a sé stessi per essere schiavi dello Stato. Dice Platone "... se si vuole che il gregge sia veramente di razza occorre che i nati dai primi vengano allevati; non invece quelli degli altri" che cosa sono uomini, pensati e costretti ad essere un gregge, se non schiavi? L'operaio salariato, in linea di massima, vende il proprio tempo dall'alba al tramonto. Magari può trattare un salario diverso o un diverso tempo di lavoro. Ma l'uomo ridotto a gregge non ha un "tempo" fuori dal gregge e non contratta la propria partecipazione o meno al gregge. Quello di Platone è lo schiavismo in cui lo schiavo deve accoppiarsi con la fattrice scelta per produrre nuovi schiavi della qualità desiderata dallo Stato-padrone impersonato da Platone o da Giovanni Gentile. E a che serve la produzione di accoppiamenti programmati se non il fondamento dell'eugenetica razzista dove il "miglioramento della razza" è in funzione di un rapporto con "altre razze" che, proprio per non aver praticato la selezione preventiva della razza, vengono pensate come razze inferiori? Aristotele affermava che ci sono popoli destinati ad essere schiavi (Aristotele, Politica I, 4-5) e che la schiavitù era una condizione desiderabile. Aristotele desiderava così tanto la schiavitù da alimentare il delirio di Alessandro Magno affinché trasformasse interi popoli in schiavi. E' l'idea dello Stato padrone personificato nell'imperatore che in Giovanni Gentile diventa Stato fascista come personificazione dell'assoluto. Quella buffa idea di Platone che tutti gli uomini dovevano essere schiavi per il bene dello Stato sarà fatta propria dai cristiani secondo cui tutti gli uomini devono essere schiavi per la gloria di Dio."
"Ma il giorno in cui saranno riuniti i Kafiruna [infedeli] insieme con le condivinità da essi adorate al di fuori del Dio, a queste egli chiederà: "Di chi è la colpa di questo sviamento? Siete voi che avete dirottato i miei schiavi qui presenti, o essi stessi hanno da soli perduto il cammino?"."
Maometto, Corano, Sura XXV La liberazione, versetto 17, Oscar Mondadori, 1980, p. 507
"Schiavi, non uomini!" Borbotta con una smorfia di disgusto Zeus "Abbiamo insegnato agli uomini la ricerca della libertà e gli uomini, anziché continuare a percorrere quel sentiero, hanno preferito sottomettersi diventando schiavi di millantatori che adorano un Dio che millanta un'onnipotenza che i sottomessi desiderano. E i sottomessi hanno bisogno di sottomettere affinché nessuno possa deridere la loro sottomissione e la loro rinuncia ad essere uomini nella società in cui vivono. Ecco, dunque, gli uomini ridotti a gregge come voleva Platone realizzato dal cristianesimo prima e dall'islam poi. E i greggi si scontrano in un'ossessiva ricerca di supremazia affinché il proprio gregge possa attingere e distruggere il gregge dell'altro Dio. E mentre i greggi si scannano fra di loro accusandosi reciprocamente di essere dei Kafiruna [infedeli] non si avvedono di essere vittima dei loro stessi padroni mentre li lanciano all'assalto dei loro kafiruna [infedeli] "affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra, e sotto terra," (Paolo di Tarso, Lettera ai Filippesi 2, 10). E le ginocchia degli schiavi si piegano davanti al loro padrone mentre le loro mani macellano altri uomini le cui ginocchia si sono piegate davanti a padroni diversi mentre Allahu Akbar chiederebbe a Dèi dell'infinito: "Di chi è la colpa di questo sviamento? Siete voi che avete dirottato i miei schiavi qui presenti, o essi stessi hanno da soli perduto il cammino?"." E gli Dèi risposero ad Allahu Akbar: "Sei tu che hai trasformato gli uomini in schiavi, noi abbiamo infuso loro la vita affinché potessero cogliere dall'albero della vita, nel giardino delle Esperidi, per mangiarne e vivere in eterno come Dèi!"
Terminato il suo discorso Zeus tornò a guardare gli arbitri che sbigottiti erano abbagliati dal turbine di fulmini che ora sembrava concentrarsi. Solo Fanes sembrava sorridere perché attraverso lui la vita scorreva in una continua trasformazione. Beppi di (o da) Lusiana si era alzato e impugnava la sua zappa. Fu Beppi di (o da) Lusiana che, rivolto a Zeus, disse: "Forte! Ma quando fai piovere che devo piantare le patate?". "Presto!" disse Zeus "Molto presto!" E mentre sembrava sorridere la massa di fulmini si compattò e un'aquila iniziò a sbattere le sue grandi ali scomparendo in una nebbia sempre più fitta.
E poi fu silenzio. Beppi di (o da) Lusiana si sedette sulla nuda terra dopo aver gettato una manciata di legni per ravvivare il fuoco. E il fuoco continuò ad espandersi.
Il significato delle azioni della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.
Marghera, 29 ottobre 2020
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