Sei capace di giocare a calcio?
Ora le onde avevano cessato di abbattersi sul campo di calcio e la nebbia persisteva fitta attorno al piccolo fuoco attorno al quale erano accampati gli arbitri.
"Cielo, mare, pioggia e vento," disse Fanes "sono vita e consapevolezza di consapevolezze che formano il mare dell'esistenza. E più allarghiamo lo sguardo e più l'orizzonte delle coscienze si espande. Intelligenze senza fine ci avvolgono come fossero un esercito in marcia verso un obbiettivo al di là di ogni orizzonte che si può pensare. L'infinito della vita scorre modificazione dopo modificazione che contiene modificazioni e che partecipano a modificazioni in cui sono comprese e che mai comprenderanno. Non c'è fine, non ci sono limiti. Ovunque la materia diventa cosciente e consapevole. Ovunque la materia dice al mondo "Io esisto" e dischiude porte che sembravano sbarrate."
A Fanes rispose Yahweh: "In sei giorni ho creato il cielo e la terra, il settimo mi sono riposato. Ma ora non so se fu solo un'illusione o se davvero feci ciò che io stesso immagino di aver fatto."
"Nove mesi di gestazione servono perché una donna partorisca un bambino, nove mesi serve al chicco di grano per portare la spiga a maturazione." Interviene Beppi di (o da) Lusiana "Prima è necessario zappare e preparare il terreno, poi si può seminare e poi, ancora, si deve seguire la crescita. E' necessario proteggere la pianta dalla tempesta, dalla siccità come l'uomo va protetto e preservato dal dolore e dalle avversità. Poi, forse, qualche cosa può maturare, ma serve lavoro, serve attenzione, serve impegno, serve abnegazione. Nulla appare dal nulla perché il nulla, nulla produce e il nulla risolve sé stesso nel nulla. Il presente è pieno di possibilità, ma quelle possibilità si realizzano solo quando interviene la volontà dei soggetti che diventano coscienti e che esprimono bisogni e desideri."
Poi, Beppi di (o da) Lusiana, guardando Yahweh disse: "Tu, che cosa desideravi? Quali erano i tuoi bisogni? Chiedi a te stesso in quale luogo di te abitava la miseria che ti ha spinto a desiderare un presente diverso da quello che stavi vivendo."
"Il desiderio" intervenne Allahu Akbar "è la volontà di potenza. Il dominio che chiede di esprimersi e che cerca qualche cosa e qualcuno da dominare. La volontà di potenza è un bisogno che alimenta il desiderio di possedere e di determinare la vita di qualcuno alimentando il piacere di scegliere fra chi annientare e chi portare in gloria alimentando, dentro di lui, una volontà di potenza che lo porti a dominare altri."
"In altre parole" sembrava voler concludere il suo discorso Beppi di (o da) Lusiana "ti diverti ad ammazzare una vita fragile e vuoi impedire che le vite fragili vengano ad ammazzare te! Non male come desiderio!"
E Beppi scoppiò in una smorfia di disprezzo.
Fu allora che la nebbia iniziò a tingersi di rosa.
"Qualunque cosa farete, qualunque cosa penserete, qualunque cosa direte, i vostri pensieri, le vostre parole e le vostre azioni emergono da un'Aurora che accende un cielo dopo che una notte ha prodotto un'oscurità. Ogni luce accesa attende il buio della sua esistenza e ogni buio non persiste in eterno perché c'è sempre una luce che appare all'orizzonte della vita. La luce è speranza e, nello stesso tempo, attesa di un nuovo buio capace di dare sollievo agli occhi di chi guarda. L'Aurora è lieve. Accende il buio e non abbaglia. Alimenta le attese e le promesse, ma non realizza nulla se non l'annuncio di un mondo luminoso in cui gli uomini sono chiamati a vivere e ad agire." Così parlò Aurora mentre gli arbitri guardavano stupiti la nebbia tingersi di rosa. "E voi," continuò Aurora "state attendendo la luce o i vostri occhi già chiedono di chiudersi per non essere offesi dalla luce?"
"L'uomo ringrazia Dio per i benefici che l'altro uomo, anche con sacrifici, gli porge. Il ringraziamento che esprime al suo benefattore è soltanto apparente, non vale per lui, ma per Dio. E' riconoscente verso Dio, ma ingrato verso l'uomo. Così nella religione si rovina il sentimento etico! Così l'uomo sacrifica a Dio l'uomo! I sacrifici umani cruenti sono in effetti solo rozza espressioni sensibili dei segreti della religione. Laddove si offrono a Dio sacrifici umani, questi sacrifici valgono per la cosa suprema e la vita sensibile per il bene sommo. Perciò si sacrifica a Dio la vita, e questo in casi straordinari; si crede in tal modo di prestargli il massimo onore. Se il cristianesimo non offre più al suo Dio, almeno al nostro tempo, sacrifici cruenti, ciò deriva solo dal fatto che la vita sensibile non vale più per il bene sommo."
Feuerbach, L'essenza del cristianesimo, Laterza, 2003, p. 283
"La religione cristiana ruba il futuro all'uomo, ruba il presente all'uomo, ruba i meriti di un passato all'uomo. Un passato in cui l'uomo agiva desiderando un futuro diverso dal presente vissuto. La religione cristiana non riconosce i propri doveri etici e morali nei confronti dell'uomo. Non stabilisce i doveri del suo Dio nei confronti dell'uomo. La religione cristiana è una religione che impone la schiavitù all'uomo in nome e per conto di Dio e questa schiavitù è tanto più violenta quanto più l'uomo si sottomette ai doveri che la religione cristiana gli impone." Nel dire questo Aurora fissò Yahweh e spostò, subito dopo, lo sguardo su Allahu Akbar continuando: "Dagli uomini la religione cristiana, come l'ebraica, la musulmana o il buddismo, pretendono i sacrifici umani dell'uomo. Si cibano dell'uomo consumato che ad ogni Aurora si leva dal letto e procura loro il pane con il sudore della sua fronte. Mentre queste religioni rubano il pane agli uomini, gli uomini, nel produrre il pane, sacrificano una parte di sé stessi immolandola in un sacrificio umano a maggior gloria del Dio padrone che queste religioni presentano loro. Vivere in quest'orrore fa dire a Feuerbach che: "I sacrifici umani cruenti sono in effetti solo rozza espressioni sensibili dei segreti della religione". Ci sono molti modi per fare sacrifici umani, ma, qualunque ne sia il modo, gli uomini possono essere sacrificati solo quando sono ridotti ad oggetto posseduto, ridotto ad animale privo di diritti, rinchiuso in campi di sterminio comunque organizzati e comunque separati dalla società civile. Eppure, c'è sempre un'Alba, c'è sempre un'Aurora in ogni oscurità perché il sole sorge sempre dopo ogni tramonto anche se, qualche volta, la notte sembra non aver mai fine."
"Ci sono completamente ignote l'origine e la natura della tensione sessuale che nasce insieme con il piacere quando sono appagate le zone erogene. La spiegazione più ovvia, che questa tensione sorga in qualche modo dal piacere stesso, non solo è estremamente improbabile in sé, ma diventa addirittura insostenibile quando consideriamo che, all'atto del massimo dei piaceri, ossia quello che accompagna l'emissione dei prodotti sessuali, non si produce alcuna tensione, ma anzi ogni tensione è rimossa. E pertanto il piacere e la tensione sessuale possono collegarsi solo per via indiretta."
Freud, Psicoanalisi e sessualità, Newton, 1970, p. 157 - 158
"Il piacere è una tensione, un bisogno che alimenta sé stesso" continua Aurora "e che chiede di poter veicolare in sé le emozioni di ogni soggetto della Natura. Il piacere è la forza del divenire di ogni Essere che, nato nella Natura, proietta sé stesso nell'infinito delle proprie trasformazioni. Il piacere è una forza che spinge. Non è "Desiderio bello" che accompagna Afrodite, ma comprende anche "Desiderio bello" perché "Desiderio bello" è il piacere che rigenera continuamente la vita sia nel singolo soggetto in quanto tale che nella specie e nelle infinte specie della Natura spingendole ad adattarsi e a trasformarsi continuamente affinché il piacere sia la costante nella loro quotidianità. Perché gli Esseri risolvono le contraddizioni nella loro esistenza? Per raggiungere il piacere che la presenza della contraddizione ha loro negato. Perché gli uomini hanno delle "zone erogene"? E che, davvero pensate che gli altri Esseri della Natura non abbiano le loro zone erogene? Fa parte del meccanismo biologico con cui raggiungere il piacere, un certo tipo di piacere, che funge da metro di misura di ogni altro piacere che i soggetti incontrano nella loro esistenza. Quando mai i cristiani ringraziano il loro Dio per il piacere? I cristiani impongono sofferenza. La sofferenza è il metro di misura del cristianesimo e il piacere, come bisogno soggettivo, è il loro nemico perché le persone che cercano e che raggiungono una qualche forma di piacere rifiutano il dolore come metodo di controllo e di dominio sociale. Le zone erogene del corpo fisico umano, per i cristiani sono il male, la tentazione del loro demonio che spingerebbe gli Esseri Umani ad abbandonare l'ideologia e la sublimazione del dolore in funzione della ricerca di un piacere che i cristiani negano loro. Tutta la storia del cristianesimo è storia di dolore e morte. Un dolore e morte che viene esaltato dai cristiani perché il dolore e la morte degli uomini costituisce il piacere di dominio del loro Dio sugli Esseri Umani. Eppure, il piacere spinge l'Essere Umano ad uscire dal dolore. Lo spinge a cercare il piacere. Il piacere è una forza paziente che sollecita e che sussurra agli uomini la possibilità di una vita migliore di quella che stanno vivendo in questo momento. Pertanto, la tensione sessuale può condurre al piacere in maniera tanto più violenta quanto maggiore è la repressione della sessualità nelle persone."
"E' assurdo, poi, anche che della sensazione [visiva] partecipino, secondo Democrito, non solo gli occhi, ma anche le altre parti del corpo. L'aria... la sua propagazione, mentre è uguale in tutto il corpo, è maggiore soprattutto attraverso le orecchie. E' assurdo e arbitrario quel suo originale sostenere che il suono penetra in tutto il corpo e che, quando vi entra attraverso (l'organo) uditivo, si diffonde in tutto il corpo tramite le orecchie, come se la sensazione non appartenesse alla facoltà uditiva, ma all'intero corpo."
Democrito, Raccolta dei frammenti, interpretazione e commentario di Salomon Luria, Bompiani, 2007, p. 557
"Come le zone erogene appartengono a tutto il corpo perché tutto il corpo partecipa al piacere, così ogni percezione non avviene con un singolo organo, anche se quell'organo sembra centrale in quella percezione, ma con tutto il corpo. Lo stesso organo, con cui sembra percepire altro, non è che il corpo che si estende nel mondo concentrando in esso molte necessità. Gli Esseri Umani vedono con gli occhi, ma vedono anche con le mani e vedono, anche quando sono ciechi, il mondo che li circonda. Così gli Esseri Umani sentono i suoni con tutto il corpo anche se sembra che ascoltino con le orecchie. Se ciò non fosse, gli Esseri Umani moderni non avrebbero inventato, ampliando la percezione dei suoni attraverso le ossa, gli apparecchi acustici." In questo modo riprese a parlare Aurora dalle rosee dita "L'ideologia assolutista richiede "precisione". Gli occhi vedono le forme, le orecchie sentono i suoni (punto). Ogni altra condizione che vari questo assolutismo è intollerabile per l'assolutista che deve marchiare come non uomo il cieco o il sordo perché l'assolutista è incapace di comprendere come il cieco possa comunque vivere con il proprio corpo proprio "vedendo" attraverso sistemi diversi, magari palpando, forme del mondo e il sordo possa, in qualche modo, avere comunque la percezione dei suoni e delle condizioni del mondo pur avendo le orecchie menomate. Un corpo che abita il mondo con la sua volontà di vivere trova sempre nuove soluzioni quando la soluzione più facile e più semplice viene a mancare. L'uomo cieco ha una menomazione, ma non è un "maledetto da Dio" e il suo corpo tende a costruire nuove e diverse dimensioni nelle quali quella menomazione può essere, in qualche modo, compensata. Democrito ebbe una grande intuizione. Il corpo che abita il mondo si esprime per i suoi diversi organi e con i diversi organi il corpo abita il mondo adattandosi alle condizioni che incontra. Come le zone erogene che partecipano al piacere sessuale sono tutto il corpo, così vista e udito, gusto, tatto e odorato avvengono con tutto il corpo anche se le singole parti del corpo, come il pene e la vagina, hanno una parte preponderante nella relazione sessuale che non può avvenire col solo pene e con la sola vagina."
"Io, o cittadini ateniesi, non ho esercitato nessun altro ufficio pubblico tranne quando feci parte del Consiglio. E alla nostra tribù antiochide toccò il pubblico ufficio di tenere la presidenza proprio nel momento in cui voi volevate giudicare in massa quei dieci strateghi che non avevano raccolto quelli che erano rimasti dopo la battaglia navale, mettendovi contro la legge, come più tardi tutti voi avete ammesso. Allora io solo dei pritani mi opposi a voi, cercando che non faceste nulla contro la legge, e votai contro. E proprio quando gli oratori si mostrarono pronti a denunciarmi e ad arrestarmi e voi li esortavate e gridavate, io ritenni di dover mettere in pericolo la mia vita, pur di restare fedele alla legge della giustizia, invece che rimanere con voi che volevate cose ingiuste, perché preso dalla paura del carcere o della morte."
Platone, Tutti gli scritti, Apologia di Socrate, Bompiani, 2014, p. 37
"Anche i dittatori e gli assassini hanno i loro eroi" riprende Aurora un po' triste "Che cos'è una società che non dà importanza agli uomini che formano quella società? Gli strateghi sono scappati dopo la battaglia e hanno lasciato morire in mare i loro concittadini. La legge, proclamata da Socrate, è quella che dice "fessi voi che avete messo a repentaglio le vostre vite in favore della patria", noi siamo scappati e vi abbiamo lasciato morire. E volevate, dice Socrate, processarci e condannarci per questo? Processare gli strateghi che avevano abbandonato i loro concittadini era contro la legge, ma abbandonare a morire i propri cittadini non era contro la legge. Di che cosa si lamentavano i cittadini ateniesi? Era nel diritto degli strateghi abbandonare i loro connazionali a morire: non erano forse merce di scarso valore? Voi, dice Socrate, che amavate cose ingiuste, io vi ho combattuto anche rischiando il carcere o la morte e ho fatto assolvere chi ha abbandonato i vostri parenti e i vostri amici condannandoli a morte sicura."
"In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città."
Vangelo di Matteo 10, 11 - 15
"Voi siete i padroni degli uomini e, come tali, potete fare quello che volete!" Riprende a parlare Aurora "Le persone devono sottomettersi a voi e voi dovete continuare ed insistere che loro si devono sottomettere a voi che li amate e che proprio perché li amate loro si devono sottomettere. Fatevi indicare le persone più sensibili di quella città, quelle pronte a soccorrere il prossimo, a mettersi al servizio della comunità. Poi colpite quella persona col vostro amore e chiedetele di sottomettersi al vostro amore, di ascoltare le vostre parole e di darvi la sua obbedienza. Questa persona vive con con-passione e non vi aggredirà, ma sarà disponibile ad accogliervi e ad ascoltarvi. La sua sensibilità per l'altro è la sua debolezza e voi dovete sfruttarla a vostro favore per poter agire, poi, contro tutta la città. Quella persona sensibile è la vostra garanzia per la vostra predicazione in tutta la città. Se, al contrario, quella persona ha corazzato la sua sensibilità e comprenderà le vostre intenzioni, significa che quella casa non è degna e voi riprendetevi la vostra pace e condannate quella casa all'ostilità. Maledite quella casa e con essa tutta la città perché se in tutta la città non troverete uomini e donne disposti ad aiutarvi ad aggredire la città voi dovrete andarvene. Inveite contro di essa. Lanciate anatemi. Scuotete la polvere dai vostri calzari in segno di disprezzo per quella città e per quelle persone. Rendete, mediante le maledizioni, quegli abitanti dubbiosi e timorosi e dite loro che quella città sarà trattata peggio di Sodoma e Gomorra. Cosa non si fa quando, non raggiungendo l'uva, si sostiene che, tanto, è ancora acerba."
"Così la vita è essenzialmente il vivente, e, per la sua immediatezza, questo individuale vivente. In questa sfera la finità ha la determinazione, che, a cagione dell'immediatezza dell'idea, anima e corpo sono separabili: ciò costituisce la mortalità del vivente. Ma, solo in quanto il vivente è morto, quei due lati dell'idea sono suoi elementi costitutivi diversi."
Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche, Laterza, 1989, p. 202
"Il vivente è un corpo che abita un mondo definito diverso da sé stesso. Il vivente opera una separazione fra sé e il mondo in cui vive ponendo dei limiti fra "questo sono io" e "questo è altro da me". I confini sono fra ciò che il vivente è e ciò che è altro dal vivente che chiamiamo genericamente mondo in cui il vivente vive." In questo modo riprende, sommessamente, il discorso Aurora "E' falso che il vivente possa pensare sé stesso dividendosi in "corpo e anima". Il vivente, anche se è una colonia di viventi, pensa sempre a sé stesso come ad una unità. Un'unità con confini precisi fra sé e il mondo in cui vive. Un altro vivente, che pensa a sé stesso come ad una unità, dice che l'altro vivente non è un'unità, ma è diviso in corpo e anima. Cosa porta il secondo vivente a dire del primo vivente non è un'unità, come egli percepisce sé stesso, ma è una dualità chiamata corpo e anima? La necessità di controllare il corpo dell'altro, il suo lavoro, i suoi interessi in funzione dei propri interessi. L'altro non è un'unità, ma ha un corpo controllato da un'anima e dal momento che il secondo vivente pretende di controllare l'anima, pretende che quel corpo funzioni per i propri interessi anziché per gli interessi del primo vivente. Quando il primo vivente morirà, l'anima, come premio per aver servito il secondo vivente, avrà l'immortalità."
"Il proseguire della pratica sociale porta a numerose ripetizioni delle cose che suscitano negli uomini percezioni e impressioni, e allora si produce nella mente umana un subitaneo cambiamento (un salto) nel processo della conoscenza e nasce il concetto. Il concetto non riflette più l'aspetto fenomenico, gli aspetti singoli e i nessi esterni delle cose, ma coglie l'essenza delle cose, il loro insieme e il loro nesso interno. La differenza fra concetto e percezione non è soltanto quantitativa ma anche qualitativa. Procedendo in questa direzione e servendosi dei metodi del giudizio e della deduzione, si può arrivare conclusioni logiche. Quando, come in San Kuo Yen Yi, si dice: "Aggrotta le sopracciglia e ti verrà in mente uno stratagemma", o quando più comunemente si dice: "Lasciatemi riflettere", ci si riferisce al momento in cui l'uomo opera con la sua mente, servendosi dei concetti, per formare giudizi e trarre deduzioni. Questa è la seconda fase della conoscenza."
Mao Tse Tung, Opere scelte vol. 1, Trattato sulla pratica, Casa Editrice in lingue Estere, Pechino, 1969, p. 316
"L'agire dell'uomo porta ad uccidere l'uomo che è e a far rinascere, momento dopo momento, in continuazione, un uomo nuovo, diverso da prima e più attrezzato per poter agire nell'attimo seguente, morire e continuare a rinascere, trasformazione dopo trasformazione." Continua Aurora la cui voce sembrava rinfrancata "La formazione della conoscenza dell'uomo, la sua capacità di penetrare lo sconosciuto in cui vive, la sua possibilità di esplorare il mondo nei suoi fenomeni e di comprenderli, è un processo in continuo divenire che sedimentando l'esperienza dentro all'uomo, lo costruisce in maniera continua e sistematica fin dal primo giorno in cui l'uomo nasce e lo accompagna, trasformandolo, fino al momento della morte. Ma affinché ciò sia possibile è necessario che l'uomo alzi lo sguardo, ammiri il cielo e poi lo riabbassi ammirando la terra per poi osservare quanto gli sta attorno e riflettere su ciò che lui vuole, ciò che lui può e ciò che le sue necessità gli indicano come doveri nella sua attività di vivere. L'uomo, padrone del proprio sguardo, coglie il sé stesso in tutti gli oggetti del mondo, in tutto quanto lo circonda, in tutte le azioni che osserva. Il suo giudizio è il giudizio che lui dà a sé stesso perché in quelle azioni, quell'uomo, proietta le sue emozioni e i suoi intenti. L'uomo, come parte del mondo che si trasforma col mondo, il cui intento è vivere e non quello di possedere il mondo affinché il mondo compensi la sua impotenza di vivere. L'uomo riflette quando mette ordine fra i fenomeni del mondo che percepisce. L'uomo riflette quando descrive il mondo e quando, da quel descrivere il mondo deduce le sue possibilità d'azione nel mondo. Riflettere è l'arte di Atena che all'azione fa precedere un progetto affinché l'azione sortisca l'effetto desiderato."
Seguì un istante di silenzio quando Aurora, all'improvviso, volle terminare il suo discorso. Tutti sapevano che Aurora non aveva finito. Aveva ancora qualche cosa da dire. Per due volte l'aria tremò come se Aurora stesse per dire qualcosa. Tutto si sospese creando una situazione d'attesa. Poi, all'improvviso, Aurora disse ancora:
"Ho visto uomini che costruivano il futuro umiliati da chi voleva impossessarsi di quel futuro e rubava loro l'onore delle loro azioni; ho visto corpi che amavano e che venivano processati per come amavano perché qualcuno voleva controllare il loro amore; ho visto corpi che percorrevano la terra e uomini che li vivisezionavano separando quanto restava del corpo dalle sue parti come se il corpo fosse un oggetto diverso dalle parti che lo compongono; ho visto uomini che si vantavano di aver decretato la morte dei loro stessi concittadini per salvare sé stessi in nome di leggi che non appartengono né a Temi né a Dike e tanto meno a Nomos; ho visto uomini che pretendono di maledire altri uomini che non si mettono in ginocchio davanti a loro rivendicando il diritto di macellarli; ho visto uomini che non sanno distinguere fra il vivente e il non vivente e che sognano un'anima immortale per compensare la propria incapacità di vivere; infine ho visto uomini che riflettono per costruire un futuro possibile. In questo frammento della partita di calcio della filosofia ho visto cose che gli Dèi non avrebbero mai voluto vedere, ma questo è il mondo e per questo noi, gli Dèi che alimentano la vita sulla terra, auspichiamo che gli uomini riflettano sul loro futuro possibile perché, altrimenti, non ci sarà più un futuro degli uomini mentre il futuro degli Dèi sarà più povero."
Poi, Aurora tacque. A poco a poco la nebbia riprese il suo solito colore avvolgendo gli arbitri sempre più smarriti in un campo di calcio in cui il silenzio riprese il controllo.
Il significato delle azioni della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.
Marghera, 03 luglio 2021
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