Sei capace di giocare a calcio?
Cloto si era dissolta come una nebbia leggera in una nebbia più pesante all'agitarsi dell'aria.
"Filare la mia vita." disse Yahweh "Chissà da dove ha preso il materiale per il filo della mia esistenza dal momento che io ho creato il mondo."
"Essere o essere divenuti" Gli fece eco Allahu Akbar "Non ho memoria di tempi diversi da questo presente. Dal momento che io, l'Eterno, ricco di clemenza, abbondante in misericordia e sovrano assoluto del giorno del giudizio non ricordo nulla di diverso dal tempo presente abitato dall'uomo, nulla era prima della mia esistenza che è eterna in un perpetuo presente. Come può, dunque, Cloto tenere il filo della mia esistenza?"
"Quando io nacqui, Cloto teneva il filo della mia vita fra le sue mani" Disse Fanes "ed io ero i suoi occhi e le sue azioni. Io generai Cloto e Cloto iniziò a filare ciò che io sarei diventato. Non so cos'ero o perché ero. All'inizio, quando il silenzio avvolgeva la mia esistenza che non era eppure, stavo sicuramente in un utero in cui ciò che sarei stato stava germinando. Poi ricordo l'abbaglio, la luce intensa e io dispiegai le mie ali d'oro per tuffarmi nel buio dell'esistenza e illuminando tutto l'oscuro. Cloto mi stava filando. Il suo fuso metteva insieme ogni atto di volontà, ogni tensione che esplodeva e, un po' alla volta, il filo della mia esistenza usciva dalle sue mani. Se Cloto dice che ha filato la vostra esistenza affinché Lachesi potesse usare il filo della vostra esistenza per tessere la trama della vita, allora state certi che la vostra esistenza è sostanza, materia in trasformazione, qualunque sia la natura di quella materia."
Yahweh fissò Fanes perplesso mentre le sue ali d'oro tremavano appena.
"Io con un corpo?" Chiese Yahweh.
"I corpi fisici hanno molte tipi di sostanze. Alcuni sono corpi che gli uomini definirebbero "di energia" altri sono corpi di "materia". Che tu sia energia di un qualunque tipo o materia, di qualunque tipo, se Cloto ha nelle sue mani il filo della tua vita, sei solo un corpo che, in qualunque modo, abita questo universo." Sentenziò Fanes.
"Corpi che vivono e che si nutrono" Disse Beppi di (o da) Lusiana "corpi che raccolgono il nutrimento dal mondo che abitano, ma cosa restituiscono al mondo che abitano e dal quale si nutrono?"
La riflessione di Beppi di (o da) Lusiana rimase sospesa in una nebbia che divenne improvvisamente nera. Le forme degli oggetti che prima a malapena si distinguevano, erano spariti e gli stessi arbitri non erano più in grado di guardarsi.
"Bella l'oscurità!" disse una voce che si alzò da quel buio che lo sguardo non era in grado di penetrare.
"Questo era l'universo prima del suo inizio." Riprese la voce "Il nero, nulla, vuoto. Un vuoto privo di consapevolezza in cui un fuoco covava sotto brace invisibili, ultimo frammento di una coscienza morente che aveva attraversato trasformazioni che nessuna mente, nemmeno quella universale, potrà mai immaginare.
Sotto quelle braci, avvolta da una muta polvere cosmica, moriva lentamente i resti di quanto fu la gloria dell'universo.
Io stessa, Nera Notte, utero della vita, ancora non ero perché non avevo coscienza di me stessa.
Dopo una lunga agonia sotto quelle ceneri, quella coscienza si spense. La tensione consapevole che teneva tutto insieme si rilassò e la pressione di un universo compattato generò un'esplosione. L'ultima voce di quella coscienza si era spenta, il buio fu illuminato, ma il silenzio era ovunque perché nessuna voce, in quel Caos, poteva essere pronunciata finché Fanes non sbatté le sue ali d'oro e la materia prese desiderio e il desiderio produsse coscienza. Come la prima coscienza di sé si aprì al mondo, io Nera Notte, utero della vita, presi coscienza di me stessa e con Caos detti vita a Cloto che iniziò a tessere i fili della vita."
"Una volta che divenni cosciente di me stessa, alla necessità che mi manifestò sommai il mio intento, nuove ed infinite coscienze dovevano continuamente da me germinare. La mia volontà alimentò la mia intelligenza e la mia intelligenza condusse l'azione prodotta dalla mia volontà. Presi coscienza dell'immenso che ero e dell'immenso che sarei potuta diventare generando continuamente nuove coscienze che in quell'immenso premevano per venir in essere."
"Si è dunque scoperto, mediante una formale indagine giudiziaria e deposizioni e confessioni di parecchi di loro, rese in giudizio, e anche mediante esplicite affermazioni di molti di loro, nelle quali e per le quali hanno preferito morire ed essere bruciati che rinunciare ad esse su esortazione canonica, che essi hanno conservato i propri errori e opinioni rovinose di tal genere e li hanno ricavate in parte appunto dai libri o scritti di Pietro di Giovanni Olivi, che era originario di Sérignan presso Béziers, o meglio dal suo commento all'Apocalisse che possedevano tanto in latino quanto anche tradotto in volgare; del pari di alcuni trattati che i Beghini asseriscono e credono abbia composto ancora lui, vale a dire uno sulla povertà e un altro sulla mendicità e un altro ancora sulle dispense, e anche da alcuni altri scritti mal redatti che gli attribuiscono e che possiedono tutti tradotti in volgare, e li leggono e credono loro e li considerano come Scritture autentiche."
Bernard Gui, Manuale dell'inquisitore, Claudio Gallone editore, 1998, p. 99
"Credere che questo sia vero, credere che questo sia falso" Inizia il suo discorso Nera Notte "E' solo un inganno illusorio. Io non ho mai creduto che l'universo sia vero o sia falso, io ho preso atto che ero cosciente di me stessa e che quel me stessa aveva dei bisogni e delle necessità che veicolavo nel mondo in cui sono venuta in essere. Vivere è la necessità della vita. Vivere rispondendo ai propri bisogni e ai propri desideri date le condizioni nelle quali siamo venuti in essere. Per gli Esseri Umani, fra le condizioni, sono da annoverare la manipolazione mentale indotta dal cristianesimo sulla loro infanzia. Una condizione violenta, totalizzante, coinvolgente che alla necessità di vivere sostituisce la necessità del vivere per... , sempre per un qualcosa di estraneo alla vita stessa dell'uomo. E poi, l'uomo non ne può più fare a meno e il suo "per il quale vive..." entra in conflitto con tutti coloro che hanno dei "per il quale vivere..." diversi dai suoi. E questo conflitto diventa ideologia, pensiero, teologia e filosofia in un'ossessiva ricerca di motivazioni che rassicurino la sua legittimità ad entrare in conflitto con il diverso che crede cose diverse. Bernardo Gui macella i beghini perché hanno libri diversi dai suoi che considerano sacri. Non si prostrano davanti ai suoi libri, ma preferiscono interpretazioni diverse o libri diversi. Lo hanno dichiarato mentre Bernardo Gui li torturava. Lo hanno dichiarato mentre Bernardo Gui li assassinava. Lo hanno dichiarato ai "giudici" che giudicavano in nome di Dio e che in nome di Dio si ritenevano in diritto di giustiziare le persone per il proprio divertimento nell'affermare, contro di loro, la sacralità dei loro libri. "hanno preferito morire ed essere bruciati" che rinunciare alla loro visione del mondo, dice Bernardo Gui. Nell'affermarlo, Bernardo Gui rinnova tutto il terrore e l'orrore, il genocidio sanguinario, con cui i suoi libri sacri, che definiscono la sua ideologia sociale e religiosa, hanno legittimato tutto questo."
"Ma poiché tutte le creature, comprese quelle prive di intelletto, sono ordinate a Dio come loro ultimo fine, e poiché tutte lo raggiungono in quanto partecipano una certa sua somiglianza, le creature intelligenti lo raggiungono in una maniera speciale, ossia mediante la loro operazione, conoscendolo intellettualmente. Perciò è necessario che la conoscenza intellettiva di Dio sia il fine delle creature intelligenti. Infatti, 1, Dio, come sopra abbiamo visto è il fine di tutte le cose. Perciò ciascun essere tende ad unirsi a Dio come al suo ultimo fine nella misura delle sue possibilità. Ma l'unione con Dio è più stretta per il fatto che un essere ne raggiunga in qualche modo la sostanza, il che avviene quando si conosce qualche cosa della sostanza divina, che per il fatto che se ne acquista una certa somiglianza. Dunque le sostanze intellettive tendono come al lor ultimo fine alla conoscenza di Dio."
Tommaso d'Aquino, Somma contro i gentili, Mondadori, 2009, p. 603
"Ciò che di consapevole io partorisco" Continua Nera Notte "ha esistenza e fine in sé stessa. Esiste un infinito davanti alla coscienza che è venuta in essere, ma questo infinito si raggiunge solo veicolando le proprie passioni e i propri desideri nell'attimo presente. Ciò che emerge da me, emerge per sé stesso e per sé stesso si adatta a tutte le condizioni di vita che incontra. Il fine del diventare una coscienza è lo sviluppo di quella coscienza stessa e la distruzione di quella coscienza può avvenire per cause oggettive che interferiscono con la sua vita o, nel caso dell'Essere Umano, per cause soggettive perché, finalizzando la propria vita e i propri desideri in funzione di altri che pretendono di determinare i bisogni e i desideri degli Esseri Umani, l'uomo stupra sé stesso, le proprie pulsioni, la propria percezione, il proprio essere nel mondo distruggendo e annullando la propria opportunità di vita. Ciascun essere tende a sviluppare sé stesso, alcuni vengono violentati affinché rinunciano a sé stessi in nome e per conto di un Dio padrone. Fu per ottenere quest'effetto che Tommaso d'Aquino bruciò vive le persone che dissentivano. Bruciò i loro corpi giustificando quest'orrore con la volontà di "salvare la loro anima", ma dal momento che ciò che "anima" un corpo viene bruciato col corpo stesso, Tommaso d'Aquino era solo un volgare assassino che si dilettava a far del male per compiacere la sua esistenza fallimentare."
"Come vengono chiamati corpi animali quelli che, senza essere anime, hanno un'anima vivente e non ancora uno spirito vivificante, allo stesso modo quelli resuscitati sono chiamati corpi spirituali; non si creda, tuttavia, che essi diventeranno spirito, bensì saranno corpi che avranno la sostanza della carne, senza che essa, grazie alla presenza vivificante dello spirito, subisca l'affaticamento e la dissoluzione della carne. Allora l'uomo non sarà più terrestre, bensì celeste, e non perché il corpo, che è stato tratto dalla terra, non sarà più tale, ma perché, per dono di Dio, sarà tale da poter abitare anche nel cielo, senza perdere la sua natura, ma trasfigurandone la qualità."
Agostino d'Ippona, La città di Dio, Bompiani, 2015, p. 631 - 632
"Agostino d'Ippona dà per scontata l'esistenza di un'anima separata da un corpo. Dà per scontato che gli animali "non abbiano uno spirito vivificante". Dà per scontata la resurrezione dei corpi fisici." Continua quasi divertita Nera notte "Dati presupposti fantastici viene costruito un mondo fantasmagorico in cui si immagina un uomo "celeste" capace di poter abitare anche in cielo per volontà di Dio. Agostino d'Ippona trasforma quella che oggi chiamiamo "fantascienza" o "fantasy" in una "verità di fede" che viene imposta agli uomini mediante la violenza. "Non sei un fallito", dice Agostino d'Ippona ai suoi "seguaci", "sei vissuto credendo e ora Dio ti darà un'altra vita, una resurrezione della carne che ti trasformerà in un uomo celeste, abitatore dei cieli " e visitatore di strani mondi su cui l'uomo non è era giunto prima d'ora"."
Nel dirlo, Nera Notte si apre in una risata che sa di scherno e di derisione.
"Che diremo dunque? Che c'è ingiustizia in Dio? No, certo. Egli disse infatti a Mosè: "Farò misericordia a chi voglio fare misericordia, e avrò pietà di chi voglio aver pietà". Dunque non dipende da colui che vuole, né da colui che corre, ma da Dio che usa misericordia. Difatti la scrittura dice a Faraone: "A questo scopo io ti ho suscitato, per mostrare in te la mia potenza, e affinché il mio nome sia celebrato in tutta la terra". Quindi egli usa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole. Ma tu dirai: "E allora, perché rimprovera? Chi può resistere alla sua volontà? " O uomo, chi sei tu che vuoi discutere con Dio? Il Vaso d'argilla dirà forse a chi lo formò: "Perché mi hai fatto così?". Il vasaio non ha forse piena disponibilità sull'argilla, così da fare della stessa massa un vaso per suo utile e un altro per suo vile? Se Dio, volendo mostrare la sua collera e far conoscere la sua potenza, sopportò con grande pazienza vasi di ira, già pronti per la spedizione, e per far conoscere la ricchezza della sua gloria, fra i quali ha chiamato anche noi non solo fra i Giudei, ma anche di fra i Gentili.... (di che possiamo obiettare?)."
Paolo di Tarso, Romani, 9, 14-24
"In che cosa consiste l'ingiustizia?" Continua Nera Notte "Un giudice che giudica una contesa e, anziché applicare la legge applica il suo volere in base ai suoi interessi o ai suoi principi morali diversi dai principi morali alla base della legge stessa, con la sua azione fa ingiustizia. Il Dio dei cristiani, non obbedendo a nessuna legge fa dell'ingiustizia in ogni sua "azione". E questo, naturalmente, vale per ogni persona che, identificandosi col Dio dei cristiani, agisce sull'altro per sé stesso senza tener conto dell'altro. Il mafioso, il Dio dei cristiani, usa la sua forza per suscitare terrore e sottomissione. Chiunque usi la propria forza per suscitare terrore e sottomissione trova nell'azione di Dio "giustizia" perché nell'imitazione di Dio giustifica la sua prepotenza e il suo arbitrio nei confronti delle persone. Ma, oggettivamente, questo è il senso dell'ingiustizia ed è il fondamento ideologico della schiavitù: "chi sei tu schiavo per discutere col tuo padrone?". Il Dio dei cristiani, come il padrone di schiavi, si ritiene libero di disporre delle persone come vuole perché le persone, secondo i cristiani, non hanno diritto di discutere con Dio. Infatti, dal cristianesimo nascono le dittature, l'assolutismo, la violenza della repressione. Dall'ideologia cristiana nascono le giustificazioni dei campi di sterminio, del razzismo, perché a nessuno è permesso di discutere con Dio, col padrone, con Hitler, con Mussolini, con Wojtyla, con Bergoglio. Loro sono Dio e le persone sono solo bestiame che può essere sacrificato per la gloria di Dio. Vasi d'argilla dei quali il vasaio può disporre per soddisfare le sue fregole, le sue brame, la sua bramosia, le sue manie, le sue smanie di onnipotenza, le sue voglie di essere considerato l'unico. Il Dio dei cristiani è la quintessenza dell'ingiustizia. Il Dio dei cristiani è odio puro nei confronti degli Esseri Umani. Il Dio dei cristiani vive in quel delirio di onnipotenza all'interno del quale inganna sé stesso quando afferma, fra l'altro, "Ecco l'uomo è diventato come uno di noi, per la conoscenza del bene e del male. Ora, egli non stenda più la mano e non prenda anche dell'albero della vita, ne mangi e viva sempre!" (Gen. 3, 22). L'uomo è un Dio. Un soggetto della Natura che si trasforma fino all'infinito dei mutamenti. Ogni singolo Essere Umano è un Dio infinitamente più grande del meschino Dio creatore dei cristiani."
Le espressioni degli arbitri stavano cambiando. Sul viso di Yahweh e di Allahu Akbar apparve un velo di paura e di terrore mentre il volto di Beppi di (o da) Lusiana si stava aprendo in una grassa risata. Fanes sorrideva, ma si teneva in disparte. In fondo la contesa era fra chi pensava a sé stesso come al "Dio padrone" e chi, per diventare un Dio, doveva spezzare ogni catena che gli impediva la strada verso l'infinito.
Intanto Nera Notte continuò per concludere il discorso dicendo: "Impedire all'uomo di cogliere dall'albero della vita per mangiarne e vivere per sempre significa ridurre l'uomo alla sottomissione, costringerlo nella fede dell'assurdo, trasformarlo in schiavo. E' questo che impedisce all'uomo di cogliere dall'albero della vita e trasformarsi in un Dio eterno. L'ideologia dello schiavismo di Paolo di Tarso ha questo scopo: derubare gli uomini della possibilità di trasformarsi in Dèi. Paolo di Tarso fa nel cristianesimo ciò che Abramo fa nell'ebraismo: si appresta a bruciare tutti i figli dei cristiani affinché non abbiano un futuro né come uomini, né come Dèi."
"La nostra personalità, in tal modo, spunta, cresce, matura senza posa, ed ogni suo momento è un elemento nuovo che va ad aggiungersi a quanto essa era prima; meglio ancora, non solo nuovo, ma imprevedibile. E' vero che il mio stato attuale si spiega con ciò che era e agiva in me poco fa, ed analizzando non vi troverei altri elementi; ma un intelletto, fosse pure sovrumano, non avrebbe potuto prevedere la forma semplice ed indivisibile che loro dà, togliendogli dall'astrattezza, il loro concreto organizzarsi. Infatti prevedere è proiettare nel futuro quanto si è constatato nel passato, o rappresentarsi in un momento successivo un nuovo insieme, in diverso ordine, di elementi già percepiti, e quindi ciò che mai fu percepito e che, inoltre, è semplice, necessariamente risulta imprevedibile."
Henri Bergson, L'evoluzione creatrice, Editrice La Scuola, 1993, p. 10
"Il concetto su una personalità che emerge e che si trasforma attimo dopo attimo è la limitazione imposta dal pensiero creazionista." Continua il suo discorso Nera Notte "Limitazione; perché non c'è cosa nella vita e nell'universo e la vita stessa con lo stesso universo stesso che non siano in perenne trasformazione e in perenne divenire. Molti aspetti di un possibile divenire noi li cogliamo dagli elementi che percepiamo nel presente e molti aspetti del presente li possiamo interpretare per l'azione di oggetti e fenomeni che sono intervenuti nel passato. Però si coglie e si interpreta in base a ciò che si percepisce e si riesce a descrivere. Ma la realtà nella quale abitano i viventi non è composta solo da ciò che quei viventi conoscono o percepiscono, ma è composta di un immenso sconosciuto dal quale emergono continuamente nuovi fenomeni che i viventi, anche quando li percepiscono in una qualche forma, faticano a descriverli e trasformarli in conoscenza. Spesso gli Esseri Umani preferiscono relegarli nel regno della fatalità e dell'imponderabile. Come può essere intesa la giustizia in un mondo in cui gli Esseri Umani sono coscienti che tutto diviene per adattamento a condizioni imposte o per adattamento a fenomeni oggettivi di cui spesso, come singoli individui, non hanno il controllo? "Io mi sono adattato alle condizioni - dice un Essere Umano - sono forse colpevole dei miei adattamenti dal momento che non ero nemmeno cosciente delle condizioni alle quali mi adattavo? Dei miei adattamenti, non è forse colpevole colui o coloro che hanno imposto le condizioni nelle quali adattarmi? O, per contro, i meriti, per i miei adattamenti, non sono forse da attribuire a coloro che hanno imposto delle condizioni affinché io mi adattassi, divenissi e mi trasformassi, in base a quelle condizioni?". E' indubbiamente un problema complesso, non risolvibile da colui che ha ancora una mentalità creazionista e pensa che tutto dipende dalla volontà di un Dio in quanto tutto deve adattarsi a quella volontà. Un problema complesso che solo le trasformazioni sociali degli Esseri Umani può risolvere generazione dopo generazione."
"Il principio dell'idealismo "radicale", per cui bisogna risalire sempre agli atti costitutivi della soggettività trascendentale, deve necessariamente chiarire l'universale orizzonte del "mondo" e innanzi tutto il carattere intersoggettivo di questo mondo; benché d'altra parte ciò che è così costituito, il mondo come ciò ch'è comune a più individui, includa a sua volta la oggettività. La riflessione trascendentale, che deve cogliere ogni validità del mondo e ogni datità di tutto ciò che intende imporlersi come precostituito, deve a propria volta pensarsi come inclusa dentro al mondo della vita. L'io che riflette si sa esso stesso vivente entro un quadro di scopi, il cui terreno è costituito dal mondo della vita. Di modo che il compito delle costituzioni del mondo della vita (e così dell'intersoggettività) è un paradosso. Ma Husserl ritiene che si tratti di una paradossalità apparente."
Hans-Georg Gadamer, Verità e metodo, Bompiani, 2014, p. 515
Nera Notte guardò Fanes e, quasi sorridendo, disse: "Il mondo della vita ha come scopo la vita stessa come il soggetto vivente ha come scopo il vivere e il proprio divenire nel mondo in cui è diventato cosciente di sé stesso. Il vero problema per i filosofi idealisti è che la vita è materia. La vita è corpo di materia-energia che abita un mondo di materia-energia e che si trasforma attraverso la materia-energia assieme al mondo che si trasforma attraverso la materia-energia. Non esiste un trascendente oltre la materia-energia di cui è composta la vita. Non esiste una dimensione ontologica separata dal mondo della materia-energia abitato dalla vita. Esiste uno sconosciuto alla coscienza e alla consapevolezza della materia-energia di quella vita. Uno sconosciuto che quella materia-energia può esplorare, conoscere dilatandosi in esso. Ed esiste l'inconoscibile per quasi ogni coscienza dell'universo. L'inconoscibile è ciò che è oltre il confine del corpo di materia-energia che abita il mondo e che per raggiungerlo il corpo di materia-energia deve modificare i confini di sé stesso o la qualità stessa del proprio corpo. Tuttavia, non esiste una dimensione ontologica se non come idea attraverso la quale privare un corpo vivente delle sue prerogative, delle sue qualità, di alcuni dei suoi strumenti esistenziali per svuotarne di contenuti e di valore agli occhi di chi quel corpo vuole ridurre in schiavitù, all'obbedienza, costringere a pensare sé stesso come un soggetto volto a raggiungere scopi diversi dagli scopi della sua vita: " L'io che riflette si sa esso stesso vivente entro un quadro di scopi, il cui terreno è costituito dal mondo della vita". Ciò che è comune a più individui è il loro "condizionamento educazionale", la loro pratica di accordarsi, fin dalla primissima infanzia, a descrivere in modo comune oggetti del mondo che potrebbero essere definiti in maniera diversa o attraverso caratteri che, la loro stessa descrizione del mondo, tende ad ignorare."
"Come? Un Dio che ama gli uomini a condizione che abbiano fede in lui, e che fulmina con sguardi terribili e minacce chi non crede in questo amore! Come? Un amore messo in clausole sarebbe il sentimento di un Dio onnipotente! Un amore che neppure è riuscito a padroneggiare il senso dell'onore e l'eccitata sete di vendetta! Com'è orientale tutto questo! "Se io ti amo, a te che importa?". E' già una critica bastante di tutto il cristianesimo."
Friedrich Nietzsche, La gaia scienza, editore Adelphi, 1977, p. 157
"Sarebbe bastato che Nietzsche avesse letto in maniera corretta la sua stessa frase." Continua Nera Notte "Accidenti a questi filosofi. Seduti sulla cima della montagna che si ergono a Dio onnipotente rispetto agli uomini che trattano da "incolta plebaglia" degna di disprezzo solo perché, nonostante tutto, preferisce vivere che non occuparsi di gettare loro giù dalla montagna, sopra le nuvole della realtà, nella quale si sono asserragliati. Non sono gli uomini che inventarono il Dio dei cristiani. Il Dio dei cristiani fu inventato dai filosofi per descrivere e legittimare sé stessi come padroni di uomini. Leggiamola questa frase e traduciamola:
" Come? Un padrone che ama gli uomini a condizione che lavorino giorno e notte per lui, e che fulmina con sguardi terribili, frusta, tortura e uccide chi non desidera il suo amore lavorando per lui giorno e notte! Come? Un amore messo in clausole sarebbe il sentimento di un padrone onnipotente! Un amore che neppure è riuscito a padroneggiare il senso dell'onore e l'eccitata sete di vendetta trasformando i suoi schiavi che ama in bestiame da uccidere! Com'è delinquenziale e mafioso tutto questo! "Se io ti amo, a te che importa?". E' già una critica bastante di tutto il cristianesimo."
E se volete" Continua Nera Notte "lo possiamo leggere anche in questo modo:
" Come? Un Nietzsche che ama gli uomini a condizione che siano "esseri superiori" e abbiano fede in lui, e che fulmina con sguardi terribili e minacce la plebaglia! Come? Un amore circoscritto fra "uomini superiori" che mettono la plebaglia inutile nei forni crematori! Un amore privo di senso dell'onore e che eccita la sete di vendetta contro i deboli che non amano Nietzsche. Com'è cristiano, com'è nazista tutto questo! "Se io ti amo, a te che importa se io ti metto nei campi di sterminio?". E' già una critica bastante di tutto il cristianesimo."
Le frasi hanno suoni, hanno significati. Le frasi dei filosofi non sono puri esercizi logici o idee che chiedono dignità. La frasi dei filosofi sono armi che nelle mani di chi domina distrugge il futuro degli uomini, nelle mani di chi è dominato sono richieste di libertà da qualcosa che opprime".
Poi, come accade ogni volta che un Dio ha finito di esternare sé stesso in relazione alle azioni della partita di calcio cui ha assistito, segue una pausa di silenzio.
Con un sospiro Nera Notte sembra raccogliere le proprie forze per dire ancora qualcosa: "Un tempo io non ero, quando Fanes emerse dall'uovo luminoso e iniziò a dispiegare le sue ali, io fui. Io sono l'utero di tutto ciò che è. Io mi trasformo non solo per ciò che io voglio trasformarmi, ma mi trasformo in base alle trasformazioni che ogni Essere, qualunque sia la sua natura, si trasforma da quando acquisì coscienza di sé fino alla fine dei tempi. Io sarò anche tutti voi, ma alcune cose di voi a me non piacciono."
L'oscurità un po' alla volta si dissipò. La nebbia tornò ad avvolgere il campo rendendo indistinte le forme. Allahu Akbar si alzò e prese un po' di legna per ravvivare il piccolo fuoco mentre l'angoscia era sempre più evidente sul volto degli arbitri.
A poco a poco anche la nebbia iniziò a dissolversi. Si stava diradando. Prima lentamente, poi sempre più velocemente come se Zefiro, Noto e Borea avessero iniziato a danzare nella nebbia spazzando via l'umidità che pesava sul campo di calcio da quando lo scontro fra filosofi era terminato.
Quel capo di calcio che aleggiava nella dimensione del tempo divenne visibile. Il campo fu visibile, divennero visibili gli arbitri che bivaccavano al centro del campo attorno ad un piccolo fuoco di legna. Divennero visibili le squadre dei filosofi. Divennero visibili gli spalti con tutti gli spettatori. Spalti infiniti di Esseri Umani e Dèi che discutevano, vociavano, gridavano usando parole alate sulle quali viaggiavano desideri ed emozioni.
Spalti immensi, oltre l'orizzonte del Cosmo.
"Vi presento i miei figli" tuonò la voce di Nera Notte agli arbitri "Ora, vedetevela con tutti loro!"
Il significato delle azioni della partita di calcio della filosofia spiegate dagli Dèi.
Marghera, 28 dicembre 2021
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