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La lettera di Paolo di Tarso a Tito è un'altra lettera nella quale Paolo di Tarso detta le regole per costruire l'egemonia della chiesa cattolica sulle società civili.
Già nella presentazione di sé stesso a Tito, Paolo di Tarso si presenta come il rappresentante di Dio in terra.
Scrive Paolo di Tarso:
[1]Paolo, servo di Dio, apostolo di Gesù Cristo per chiamare alla fede gli eletti di Dio e per far conoscere la verità che conduce alla pietà [2]ed è fondata sulla speranza della vita eterna, promessa fin dai secoli eterni da quel Dio che non mentisce, [3]e manifestata poi con la sua parola mediante la predicazione che è stata a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore, [4]a Tito, mio vero figlio nella fede comune: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore.
Paolo di Tarso, lettera a Tito 1, 1 – 4
Tutta l'attività di Paolo di Tarso è fondata sulla speranza della vita eterna fatta da quel dio che "non mente". Ma Paolo di Tarso non ha la vita eterna e, dunque, quel Dio ha mentito. Noi possiamo anche disquisire su ciò che intende Paolo di Tarso con "vita eterna", ma comunque, lui intende la vita eterna con un corpo fisico. Un corpo fisico che se muore risorge nuovo per abitare presso la gloria di Dio. Noi sappiamo che questo non è avvenuto e che le farneticazioni di Paolo di Tarso si conchiudevano nel suo delirio.
Partendo dal presupposto che Paolo di Tarso fosse convinto che aggredendo le società civili si sarebbe guadagnato la vita eterna, possiamo comprendere anche la lettera a Tito che, rappresentando una continuità per la distruzione delle società, garantiva ad altri la conquista della vita eterna.
Come per le altre lettere, tralascio di commentare l'organizzazione interna della chiesa cattolica. Dire che un "diacono" deve essere onesto e irreprensibile, vista l'esperienza che c'è stata negli ultimi 2000 anni, appare solo ridicolo e un'offesa per l'intelligenza umana. Come se si pensasse che una persona sia onesta quando un individuo mente affermando che il suo Dio ha creato il mondo. Una dimostrazione non ci starebbe male e se proprio non vuoi dimostrare, dimmi che cosa mi serve un Dio che mi chiede di rinunciare a vivere per diventare un suo schiavo.
Cosa dice Paolo di Tarso a Tito sul come organizzare la società civile? Ma soprattutto, come Paolo di Tarso pensa le persone che non si mettono in ginocchio davanti a lui?
Scrive Paolo di Tarso:
[10]Vi sono infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti spiriti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori della gente. [11]A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché mettono in scompiglio intere famiglie, insegnando per amore di un guadagno disonesto cose che non si devono insegnare. [12]Uno dei loro, proprio un loro profeta, già aveva detto: «I Cretesi son sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri». [13]Questa testimonianza è vera. Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina [14]e non diano più retta a favole giudaiche e a precetti di uomini che rifiutano la verità. [15]Tutto è puro per i puri; ma per i contaminati e gli infedeli nulla è puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza. [16]Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona.
Paolo di Tarso, Lettera a Tito 1, 10 – 16
Cosa significa "A questi tali bisogna chiudere la bocca"? Come fecero i Paolo di Tarso dell'epoca a chiudere la bocca a giordano Bruno o a tutti quelli che accusavano di eresia e che bruciavano sul rogo?
Chiudere loro la bocca significa: ucciderli!
Bisogna ucciderli, dice Paolo di Tarso, perché la nostra predicazione è talmente debole che basta qualcuno che si pone qualche domanda perché quanto abbiamo imposto alle persone per sottometterle, cominci a vacillare.
Costoro, dice Paolo di Tarso, insegnano cose che non devono essere insegnate. Insegnare che Gesù era un criminale? Andava spiegato e, invece, a Paolo di Tarso interessava promuovere un criminale quale figlio del Dio creatore dell'universo perché da quell'immagine egli traeva il suo potere e il suo diritto a dominare gli uomini.
Paolo di Tarso usa, come esempio una citazione della filosofia greca mal digerita di Epimenide di Creta che parla dei propri concittadini e usa sé stesso e i suoi concittadini per costruire un paradosso che viene usato da Paolo di Tarso per dire che cosa dicono i suoi avversari. Epimenide di Creta, che non è un profeta, parla con un linguaggio figurato che diventa incomprensibile a Paolo di Tarso che lo interpreta come un'affermazione letterale. Il discorso è questo: se Epimenide di Creta afferma che tutti i cretesi mentono, allora Epimenide di Creta mente quando dice che i cretesi mentono.
Questa non è una testimonianza sui cretesi, questa è una testimonianza sull'analfabetismo esistenziale di Paolo di Tarso, incapace di capire il senso di quanto incontra.
Paolo di Tarso giustifica la sua azione contro gli uomini allo stesso modo con cui i musulmani dell'Isis giustificavano le distruzioni in Siria e in Iraq: "[15]Tutto è puro per i puri; ma per i contaminati e gli infedeli nulla è puro; sono contaminate la loro mente e la loro coscienza. [16]Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, abominevoli come sono, ribelli e incapaci di qualsiasi opera buona". Questi sono i motivi per i quali l'Isis ha macellato migliaia di persone per la gloria del loro Dio. Paolo di Tarso e l'Isis sono ideologicamente la stessa cosa.
Scrive Paolo di Tarso:
[1]Tu però insegna ciò che è secondo la sana dottrina: [2]i vecchi siano sobri, dignitosi, assennati, saldi nella fede, nell'amore e nella pazienza. [3]Ugualmente le donne anziane si comportino in maniera degna dei credenti; non siano maldicenti né schiave di molto vino; sappiano piuttosto insegnare il bene, [4]per formare le giovani all'amore del marito e dei figli, [5]ad essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non debba diventare oggetto di biasimo. [6]Esorta ancora i più giovani a essere assennati, [7]offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità, [8]linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro. [9]Esorta gli schiavi a esser sottomessi in tutto ai loro padroni; li accontentino e non li contraddicano, [10]non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore.
Paolo di Tarso, Lettera a Tito 2, 1 – 10
Paolo di Tarso a Tito dice di insegnare la schiavitù e la sottomissione. La sottomissione a tutti. Le donne ai mariti siano sottomesse; i figli siano sottomessi ai genitori; i vecchi siano sottomessi alla morale e impongano la morale a tutti. Le donne anziane siano sottomesse, non bevano troppo vino e condizionino i giovani costringendoli ad un comportamento morale che noi predeterminiamo. Esorta i giovani ad essere sottomessi ed esorta gli schiavi ad essere obbedienti e sottomessi ai loro padroni.
La dottrina di Paolo di Tarso è la dottrina della schiavitù, l'ideologia della sottomissione. Una teologia che non si limita a sottomettere l'uomo a Dio, ma sottomette l'uomo all'uomo in nome di Dio.
La chiesa cattolica, il cristianesimo, è la religione dell'imposizione della schiavitù e gestione di uomini ridotti in schiavitù.
Scrive Paolo di Tarso:
[1]Ricorda loro di esser sottomessi ai magistrati e alle autorità, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; [2]di non parlar male di nessuno, di evitare le contese, di esser mansueti, mostrando ogni dolcezza verso tutti gli uomini. [3]Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, traviati, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell'invidia, degni di odio e odiandoci a vicenda. [4]Quando però si sono manifestati la bontà di Dio, salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini, [5]egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, [6]effuso da lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro, [7]perché giustificati dalla sua grazia diventassimo eredi, secondo la speranza, della vita eterna.
Paolo di Tarso, Lettera a Tito 1, 1 – 7
Ricorda ai tuoi schiavi di essere sempre sottomessi e di obbedire all'autorità, ogni autorità che ordini loro, ma in particolare a coloro che rappresentano Dio, come te. L'obbedienza è l'elemento ideologico della dottrina di Paolo di Tarso. A quale autorità devono obbedienza i cristiani sottomessi? A quelle che in cambio della loro obbedienza promettono loro la vita eterna.
Prima, dice Paolo di Tarso, eravamo dediti ai piaceri, ma ora siamo stati salvati dalla grazia di Dio e rinunciando ai piaceri possiamo avere la vita eterna. Gesù li ha salvati, dalla passione, dall'impegno sociale, dalla loro attività per migliorare la società. Ora servono ubbidienti e sono pronti a fare azioni "buone". Buone per che cosa? Per la speranza della vita eterna.
Scrive Paolo di Tarso:
[8]Questa parola è degna di fede e perciò voglio che tu insista in queste cose, perché coloro che credono in Dio si sforzino di essere i primi nelle opere buone. Ciò è bello e utile per gli uomini. [9]Guardati invece dalle questioni sciocche, dalle genealogie, dalle questioni e dalle contese intorno alla legge, perché sono cose inutili e vane. [10]Dopo una o due ammonizioni sta lontano da chi è fazioso, [11]ben sapendo che è gente ormai fuori strada e che continua a peccare condannandosi da se stessa.
Paolo di Tarso, Lettera a Tito 3, 8 – 11
Dice Paolo di Tarso a Tito: "Tu devi andare dalle persone e dire loro di sottomettersi a Gesù. Non discutere con chi solleva obiezioni rispetto a quello che fai. Rispondigli un paio di volte e poi ammoniscili. Costoro sono dei faziosi dai quali devi stare lontano".
Loro, dice Paolo di Tarso, continuano a peccare, ma tu continua a sollecitare le persone a sottomettersi a Gesù perché così avranno la vita eterna: la schiavitù oggi, nella società di oggi, per una vita eterna promessa da un Gesù che avrebbe dovuto venire con grande potenza duemila anni or sono.
Perché questo inganno sia accettato è necessario che le persone siano disperate e non siano più in grado di trovare piacere nella vita del loro oggi.
E la chiesa cattolica costruì la miseria sociale affinché le persone fossero costrette a confidare in Gesù!
Nota: il testo della lettera a Tito di Paolo di Tarso è stato prelevato da un sito cattolico di Internet.
Capitolo 138 La biografia di Paolo di Tarso - Cinquantacinquesima biografia
Marghera, 06 agosto 2019
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Claudio Simeoni
Meccanico
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Guardiano dell'Anticristo
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