Le biografie dei filosofi che partecipano alla partita di calcio
Chi è Paolo di Tarso?
E' la domanda che gli studiosi si stanno facendo da un paio di migliaia di anni. Sappiamo che esistono delle lettere che sono dei testi dottrinali messi a fondamento del cristianesimo, ma non conosciamo l'uomo o gli uomini che hanno scritto quelle lettere e quei testi.
Tutto è illazione. Tutto è nascosto nel vago e nell'indistinto di una dottrina, quella cristiana, che appare come auto referenziata e costruita posteriormente alla datazione che vuole attribuirsi. Per quanto ne sappiamo Paolo di Tarso è un personaggio reale come Cappuccetto Rosso o la Fata Turchina di Pinocchio.
Certamente, qualcuno ha scritto quelle lettere e ha formulato le posizioni religiose descritte in quelle lettere, ma chi sia costui, non lo sanno gli studiosi, dati gli elementi che oggi hanno a disposizione, e forse non lo si saprà mai.
Nella storia, molti personaggi hanno lavorato di fantasia e hanno costruito una serie di informazioni sulla possibile vita di Paolo di Tarso desumendola da ciò che Paolo di Tarso dice nelle lettere, ma sono illazioni scaturite dalla loro fantasia. Costoro partono dal presupposto che le lettere sono state scritte da un uomo chiamato Paolo di Tarso e che quanto è scritto nelle lettere sia vero e non inventato per colorire di soggettività una sorta di dottrina che per essere promossa necessitava di un individuo che la presentasse.
Nonostante questa premessa, noi non possiamo ignorare Paolo di Tarso e la sua realtà.
Qual è dunque la realtà che ci è rimata di Paolo di Tarso dal momento che tutto è vago, indistinto e probabilmente falso?
Ci rimangono le lettere. Lettere che gli studiosi dividono fra "autentiche" e "non autentiche" basandosi sullo stile di scrittura e sulla persistenza di quello stesso stile di scrittura nel gruppo maggioritario delle lettere attribuite a Paolo di Tarso.
Per scrivere la biografia del Paolo di Tarso, che tanto fu usato per influenzare la filosofia cristiana e attraverso essa la storia del pensiero filosofico, dobbiamo scrivere la biografia che emerge dalle 13 lettere che i cristiani ritengono "autentiche" lasciando agli studiosi e agli storici il loro diritto di analisi.
In sostanza, Paolo di Tarso non è una persona che abita il mondo e che, abitando il mondo, elabora la filosofia del suo vivere nel mondo. Paolo di Tarso è un insieme di meccanismi dottrinali, condizioni ideologiche, che vengono legittimate mediante la loro attribuzione alla vita e all'attività di un individuo che viene chiamato Paolo nato a Tarso.
Le lettere "riconosciute" come "autentiche" dalle chiese cristiane, con alcune variabili, sono 13. Secondo alcuni studiosi, la maggior parte dei biblisti, considerano lettere autentiche 7 lettere: la prima e la seconda "Lettera ai Corinzi", "Lettera ai Romani", "Lettera ai Galati", "Lettera ai Filippesi", "Prima lettera ai Tessalonicesi" e "Lettera a Filemone".
Cosa significa affermare che sono autentiche?
Significa affermare che questo gruppo di lettere, con buone probabilità, è stato scritto dalla stessa mano. Essendo il gruppo ideologicamente coerente più numeroso si afferma che "queste sono autentiche". Questo gruppo di lettere individuerebbero, secondo gli studiosi, l'ideologia di Paolo di Tarso.
Il secondo gruppo di lettere comprende: "La seconda lettera ai Tessalonicesi", "Lettera agli Efesini" e "Lettera ai Calossesi". Su questo gruppo di lettere vengono avanzati dei dubbi. Sono sì assonanti al primo gruppo, ma sotto alcuni aspetti presentano delle variazioni come se fossero scritte da una diversa persona pur appartenente al medesimo gruppo.
Il terzo gruppo di lettere comprende: "La prima lettera a Timoteo", "La Seconda lettera a Timoteo" e la "Lettera a Tito". Questo gruppo di lettere appare diverso dai primi due gruppi di lettere, come se fossero state scritte in tempi e in modi diversi da persone diverse che ne imitavano lo stile. Tuttavia, tutte le lettere sono state usate dai cristiani per costruire la loro ideologia e imporla alla società civile.
Ritorniamo alla domanda iniziale: chi è Paolo di Tarso?
La prima risposta da dare è: Paolo di Tarso non è una persona!
Paolo di Tarso sono delle lettere il cui insieme viene chiamato "Paolo di Tarso".
E allora c'è un'altra domanda a cui dare una risposta: se non è una persona, che biografia si può scrivere?
L'uomo sparisce dalla biografia se non come mero strumento per definire un principio o un meccanismo ideologico o sociale espresso nella lettera (come l'arroganza, il delirio, o la pretesa della persona di essere pagata). La biografia Paolo di Tarso non è dell'uomo "Paolo di Tarso", ma dei "principi ideologici chiamati Paolo di Tarso". Anche se spesso parliamo di un uomo chiamato Paolo di Tarso, quando i principi manifestati si riferiscono a condizioni emotive, col nome di "Paolo di Tarso" ci riferiamo sempre ai principi dottrinali che scaturiscono dalle lettere che i cristiani attribuiscono a "Paolo di Tarso".
Questo non è un problema nuovo che la filosofia affronta. Già Platone era ricorso a questo "trucco" affinché nessuno gli chiedesse conto delle affermazioni che faceva. Infatti, è quasi impossibile distinguere, nei Dialoghi di Platone, quanto appartiene al pensiero di Platone e quanto appartiene al pensiero di Socrate. Si tratta sempre del pensiero di Platone, di cui Platone si vergogna di assumersi la paternità e preferisce attribuire quanto afferma ad una persona morta a cui nessuno può chiedere ragione delle affermazioni filosofiche che vengono fatte. E' molto probabile che la stessa tecnica sia stata usata dallo o dagli estensori delle lettere di Paolo di Tarso.
Tutta l'origine del cristianesimo appartiene alla sfera dell'inganno e del raggiro che viene occultato mediante la fede. Dall'origine di Gesù alle persecuzioni che i primi cristiani avrebbero subito, ai falsi martiri, alle false persecuzioni di Nerone dentro al Colosseo, al lascito di Costantino, ecc. Falsificare è proprio dell'ideologia del cristiano perché il cristiano truffa e falsifica per la gloria di Dio. Lo fa per la fede, non per la carne e, dunque, ritiene legittimo truffare e ingannare per la gloria di Dio.
Che cosa è reale di Paolo di Tarso? I meccanismi ideologici chiamati "Paolo di Tarso".
Perché questi sono reali? Perché hanno determinato l'azione della chiesa cattolica e dei cristiani nella società civile. Hanno manipolato la società civile e gli uomini in funzione del dominio dei cristiani. L'idea di Paolo di Tarso è "Ogni ginocchio si pieghi davanti a Gesù e lo riconosca come il figlio di Dio". "Ogni uomo si prostri davanti a Gesù". Che significa "ogni uomo si prostri davanti ai cristiani", che diventa "Ogni uomo si prostri davanti alla chiesa".
Per fare la biografia di Paolo di Tarso è necessario fare l'analisi delle lettere di Paolo di Tarso e cogliere i principi dottrinali e i metodi che Paolo di Tarso mette a fondamento della chiesa cattolica.
Cosa scaturisce dall'analisi delle lettere di Paolo di Tarso?
Scaturisce il fondamento dell'ideologia di Paolo di Tarso applicata dalla chiesa cattolica prima e dai cristiani quando, dividendosi, hanno costruito più chiese cristiane.
Le lettere di Paolo di Tarso hanno la funzione di legittimare e fissare la schiavitù come metodo di possesso degli uomini. Gli uomini devono essere schiavi perché Dio li ha creati schiavi e ha determinato, mediante la creazione, la gerarchia sociale nella quale gli uomini devono vivere. I padroni devono obbedire a Dio facendo i padroni e gli schiavi devono obbedire a Dio facendo gli schiavi dei loro padroni a cui, per volontà di Dio, debbono obbedienza.
Quella espressa da Paolo di Tarso è l'ideologia propria dello schiavo nato e cresciuto nella schiavitù che non conosce altro che la relazione fra sé, schiavo, e il proprio padrone a cui è costretto ad obbedire pur avendo una struttura pulsionale che esprime bisogni emotivi che immagina di poter soddisfare solo facendosi, a sua volta, padrone di schiavi. L'ideologia dello schiavo in Paolo di Tarso, non è l'ideologia che porta alla liberazione dalla schiavitù, ma è l'ideologia che afferma il diritto di essere padroni di schiavi. In qualunque modo uno schiavo acquisisca il potere di diventare a sua volta padrone di schiavi, lo ha fatto perché Dio gli ha concesso di farlo e dal momento che Dio gli ha concesso di passare dalla condizione di schiavitù a quella di padrone di schiavi, gli schiavi debbono obbedire al nuovo padrone perché questa è la volontà di Dio.
Questa ideologia cristiana ha attraversato e condizionato la storia fino ai giorni nostri. Mentre la propaganda dei cristiani afferma che "a Roma c'era la schiavitù, poi arrivarono i cristiani e abolirono la schiavitù", la schiavitù cristiana fu mille volte più atroce di ogni altra forma che, erroneamente, chiamiamo schiavitù nelle società precristiane. La schiavitù nelle società precristiane era una schiavitù di natura economica, quella dei cristiani fu una schiavitù "con tutto il cuore e tutta l'anima" che aveva al suo centro il genocidio per il genocidio che consentiva ai cristiani di annientare ogni respiro di vita.
Scrivono Fo, Tomat e Malucelli nel "Libro nero del cristianesimo" a proposito dell'attività dei missionari cristiani nell'attività del traffico di schiavi in nome di Paolo di Tarso:
Nel 1341 una spedizione italo-portoghese riferisce sulle isole Canarie. Esse erano abitate da una popolazione di origine africana, i guanci, il loro numero è stato calcolato in circa 80mila individui prima dello sbarco degli europei. Nel 1344 il papa Clemente VI ordina all'ammiraglio francese di origine spagnola Louis de la Cerda la conquista delle Canarie. Questo è il primo atto consapevole di protocolonialismo europeo dopo le Crociate. I guanci furono il primo popolo a essere totalmente sterminato. Nel 1496 un'indigena fece cenno al nemico di avvicinarsi e le parole che la donna disse passarono alla storia: "Non c'è più nessuno da combattere: sono tutti morti". I guanci erano stati estinti. Nel 1441 Antonio Gonsalves, di ritorno dal Rio de Oro, offre dieci schiavi africani a Enrico, infante di Portogallo. Questi, a sua volta, li offre a papa Martino V. Il pontefice concede al Portogallo la "sovranità" sull' Africa a sud di Capo Bianco. Enrico trae dall' accettazione di schiavi da parte del pontefice e dalla sua successiva concessione la prova del consenso papale al traffico di schiavi. Nel 1460 i gesuiti persuadono Ngola, re angolano- congolese del gruppo Kimbundu, a concedere a Diaz de Novais, il navigatore, il permesso di catturare schiavi e portarli a Lisbona. I regni di Angola-Congo cominciano a disgregarsi a causa del traffico di schiavi. Nel 1480-1500 i portoghesi riescono a penetrare in Guinea grazie a "trattati" stipulati dai missionari in modo ingannevole con i capi tribù di Guinea e Angola dai missionari. Nel 1490 Uoulof spinge il capotribù a espellere tutti i missionari. I soldati portoghesi lo uccidono per questo ma la resistenza continua e impedisce l'insediamento di ulteriori missionari. Nel 1505 Kilwa resiste ai missionari e alla conquista. Viene saccheggiata e rasa al suolo mentre i missionari benedicono il massacro. Nel 1508 i missionari inviati Congo avviano una propria tratta degli schiavi, Nel 1529 i portoghesi mettono a fuoco e saccheggiano Mombasa per rappresaglia alle sommosse popolari contro invasori e missionari. Il traffico degli schiavi ha spopolato le regioni del Congo. Nel 1534 Sao Tomé, sede principale della tratta, è dichiarata città e centro arcivescovile sotto i missionari bianchi. Nel 1540 il Vaticano tenta una colonizzazione militare dell'allora regno etiopico di Ambara-Galla-Harar, Nel 1553 una nuova missione gesuita giunge a Mbanza, nel Congo, dove si occupa ancora di traffico degli schiavi. Nel 1600 Francisco de Almeida, i gesuiti e i coloni sono i padroni assoluti sulle coste dell'Angola. Non ancora dell'interno. In questo periodo il traffico degli schiavi rappresenta 1'80% delle esportazioni dall'Angola. Nel 1628 i missionari ampliano la propria influenza e hanno il sopravvento sulla resistenza africana. Nuove terre sono conquistate in Africa orientale. Nel 1633 il cardinale Richelieu concede per dieci anni il monopolio per il commercio degli schiavi a una compagnia di Rouen, la "Compagnia Senegalese di Dieppe e di Rouen". Nel 1650 i missionari della "Zambesia" sono demoralizzati dalla prolungata resistenza africana. I domenicani dispongono di enormi proprietà terriere e di manodopera di schiavi neri. I gesuiti intensificano la propria partecipazione alla tratta degli schiavi in Angola e diventano latifondisti come in , Mozambico. La Compagnia di Gesù ha una flotta di navi private per il commercio degli schiavi. Nel 1660 i cappuccini stabiliti nelle colonie portoghesi riferiscono di una diffusa ostilità degli africani nei loro confronti. Solo da Goréé, nei 200 anni che seguono, verranno "esportati" 20 milioni di schiavi. Nel 1676 le rivolte contro i missionari, latifondisti e schiavisti costringono il vescoato portoghese ad abbandonare San Salvador nell' Angola settentrionale. Nel 1694 la maggior parte delle chiese in Angola vengono abbattute dalla resistenza antischiavista africana. Nel 1700 25 milioni di africani sono stati massacrati dall'inizio della tratta. Lo schiavismo e i missionari si riappropriano dell'Angola ma la parte settentrionale del paese e San Salvador sono praticamente deserte, spopolate dalla tratta. I missionari, che hanno capito tutto, attribuiscono il declino dell'Africa alla resistenza africana. Nel 1707 in Sudafrica uno schiavo capeggia una rivolta. I missionari olandesi, a scopo dimostrativo, straziano quattro schiavi con la tortura della ruota e strangolano una schiava con le loro mani. Nel 1721 i missionari olandesi obbligano i bambini indigeni al battesimo ma proibiscono agli schiavi di presenziare in qualità di genitori alla cerimonia. Nel 1781 i Bantu Xhosa e i Khoi-Khoin si ribellano al furto del loro bestiame e delle loro terre guidati dalla regina Hoho. Resistono per alcuni anni ma poi un esercito nemico di ragguardevoli dimensioni li massacra. I superstiti, nel 1792, vengono condotti alla missione di Baviaanskloof dalla quale vengono distribuiti come schiavi ai contadini bianchi. Nel 1800 il missionario van der Kemp fonda la missione di Bethelsdorp che serve come base militare per gli inglesi. Nel 1805 i fratelli Albrecht, missionari tedeschi anglicani, aprono la strada alla conquista germanica fondando una missione a Warmbad, nell' Africa sudoccidentale. Nel 1815 il missionario tedesco Schnelen, d'accordo con la Chiesa e con il suo governo, fonda la missione di Betani nel territorio dei Nama destinata a svolgere un ruolo fondamentale nel periodo della conquista. Nel 1818, con l'aiuto di missionari, gli inglesi del Capo attaccano Makanda, generale degli Ndlambe. Nel 1819 a Città del Capo il missionario segregazionista John Philip propone la formazione di una "catena di Stati". Il loro governo dovrebbe avere come basi le missioni. Il popolo si ribella ma i missionari si accordano con il governo e i militari sedano le rivolte nel sangue. Il fuoco dei cannoni inglesi abbatte 3000 Xhosa in lotta per difendere la propria terra. Nel 1823 i missionari occupano i territori Baralong e creano capi fantoccio per muovere guerra a Moshesh e ai ribelli. Nel 1828 il libro del missionario John Philip (Researches in South Africa) rivela i piani dei missionari anglicani che intendono seguire criteri segregazionisti per scuole, luoghi e riserve e usufruire di un "sistema di trattati" che permetta di assoggettare e conquistare gli Africani. Nel 1829 la missione di Philipton è una base militare britannica insieme alla missione di Glasgow di Balfour. Il missionario metodista Shaw arma e insedia gruppi di bianchi ad Albany e nella zona orientale del Capo. I· coloni di Albany attaccano i neri per ampliare i propri latifondi. Nel 1834 il missionario Philip consiglia al governatore di annettere lo Xhosaland e di ricorrere al governo indiretto per il tramite di capi fantoccio. Ma gli Xhosa resistono all'attacco combinato di una forza di 20.000 uomini comprendente Inglesi, Boeri e missionari cattolici, wesleyani e anglicani. Nel gennaio 1835 gli Xhosa sono sconfitti dalle truppe del missionario Philip. Gli altri missionari seguiranno l'esempio di Philip. Nel 1837, grazie all'appoggio missionario di cattolici e wesleyani, i Boeri massacrano a Mosega 400 Zulu, esclusivamente donne, vecchi e bambini. Nel 1844 i missionari francesi "Padri dello Spirito Santo" fondano la missione di Santa Maria del Gabon ed estorcono "trattati" ai capi tribù, che permettono ai francesi di insediarsi nell'estuario del Gabon. Nel 1853 David Livingstone attraversa 1'Africa dal Luanda a Quelimane. Fonda una missione sulle rive del Lago Niassa per farne una base contro gli africani e prepara il terreno all' arrivo dei colonialisti inglesi. Nel 1868 il cancelliere tedesco Bismarck chiede all'Inghilterra di proteggere i missionari dell'Africa sudoccidentale. Il governatore del Capo, Sir Philip Wodehouse, risponde all'appello dell'Impero prussiano e, aiutato dalla missione del dottor Hahn, attacca i Nama. I Nama resistono finché possono ma alla fine verranno quasi completamente sterminati. Il loro capo viene affidato alla punizione dei missionari. Nel 1894 il 6 gennaio nella Drill Hall di Città del Capo, Rhodes ringrazia pubblicamente le missioni anglicane e cattoliche, l'Esercito della Salvezza, il Movimento dei Giovani Esploratori di Baden-Powell e la "Società Abolizionista" per aver contribuito alla "liberazione" della Rhodesia dai ribelli africani. Nel 1914 il 90% dell'Africa appartiene alle potenze coloniali europee che affidano il controllo dell'educazione ai missionari cristiani. Nel 1920 1'Alleanza delle Società Missionarie in Kenya chiede alla Commissione dell'Africa Orientale di non permettere le libere contrattazioni tra dipendenti e padroni. Nel 1921 nel Congo Belga alla guida del movimento anticolonialista c'è Kimbangu, considerato un "profeta". Seguace di Gandhi egli predica la non violenza. Si crea anche un altro gruppo guidato da Simon N'Tualani. I missionari cattolici chiedono al governo belga di perseguitare i due leader e i loro gruppi perché si rifiutano di pagare le tasse ai colonizzatori e di lavorare. Kimbangu viene incarcerato, torturato e ucciso. N'Tualani riesce invece a fuggire ma i missionari cospirano con l'amministrazione coloniale per catturarlo. Anche N'Tualani viene così catturato, insieme a 38mila persone, torturato e tenuto in carcere sino alla morte. Nel 1926 la Conferenza Missionaria Internazionale condanna le Chiese africane "etiopiche" separatiste. Nel 1940 a maggio si stipula un concordato tra il Portogallo e il Vaticano che include un "orientamento" missionario cattolico nelle colonie portoghesi. Nel 1946 in Uganda viene fondato il partito Bataka il cui programma comprende la richiesta di terra per i contadini e i diritti di cittadinanza per i neri. I missionari vietano l'accesso alle chiese ai membri del partito Bataka. Nel 1950 è costituito il movimento nazionalista ugandese il cui programma è antimissionario, prevede la ridistribuzione della terra e l'autogoverno. Nel 1953 i missionari, guidati da Crey, lanciano una campagna razzista, in Kenya, contro la popolazione Kikuyu e i Mau Mau (termine dispregiativo per indicare i guerriglieri kenyoti). Viene stabilita la pena di morte per chi presta il giuramento Mau Mau. Nel 1955, grazie all'istruzione monopolizzata dalle missioni, in Congo non vi è né un ingegnere né un avvocato africano. Nel 1960 nelle colonie portoghesi esistono oltre cento missioni cattoliche. Le attività "didattiche ed educative", gestite da queste missioni e da altri 500 missionari protestanti, sono di tipo segregazionista: non esistono università per neri e l'ottanta per cento dei ragazzi in età scolare non frequenta i corsi. Anche l'assistenza sanitaria, diretta dai missionari è per soli bianchi; nell'Angola la mortalità infantile è del 50%, c'è un medico ogni 10mila abitanti e, quasi esclusivamente, a disposizione degli europei. Quando la popolazione del Sudafrica insorge contro la segregazione dà fuoco a molte chiese cattoliche. Nel 1964, dopo l'indipendenza e la sottrazione del monopolio dell'istruzione alle missioni, l'analfabetismo nel Ghana scende di colpo dall'85 al 25%. Nel 1977 in Sudafrica, per la prima volta nel secolo, le scuole "bianche" cattoliche, anglicane e metodiste ammettono i non-europei con criterio selettivo e limitato e con il tacito consenso del governo, allo scopo di "disinnescare" la situazione post-Soweto.
Fo, Tomat, Malucelli, Il libro nero del cristianesimo, Edizione nuovi mondi, 2000, p. 279 – 287
L'ideologia filosofica di Paolo di Tarso ha portato alla distruzione di centinaia di popoli non solo in Africa, ma nelle Americhe e in Asia dopo che ha portato alla distruzione di popoli in Europa in nome della sottomissione dell'uomo alla volontà di Dio. Era inevitabile che l'ideologia filosofica di Paolo di Tarso portasse alla distruzione e al genocidio, era necessario permettere a Dio di stabilire chi era il padrone e chi era lo schiavo.
L'ideologia di Gesù nei vangeli e l'ideologia di Paolo di Tarso è l'ideologia della schiavitù che viene alimentata attraverso diverse strategie che priva gli individui da ridurre in schiavitù sia della cultura che della possibilità economiche mediante il controllo del loro corpo e delle loro pulsioni. Mediante la filosofia di Paolo di Tarso l'uomo viene ridotto a bestiame, non uomo, soggetto da poter uccidere senza rispondere ad una legge che ne tuteli i diritti.
Nei vangeli l'immagine degli uomini ridotti a gregge, a pecore obbedienti, che seguono il pastore che in quanto padrone degli uomini ridotti a pecore va definito "buono" è l'immagine reale della schiavitù alla quale gli uomini devono essere ridotti secondo l'ideologia filosofica di Paolo di Tarso.
Scrivere la biografia delle Lettere di Paolo di Tarso ci permette di comprendere il meccanismo ideologico della necessità della schiavitù dell'uomo manifestata da Paolo di Tarso. Il fatto che, apparentemente, Paolo di Tarso non possedesse schiavi, non depone a favore dell'ideologia schiavista di Paolo di Tarso che come individuo descritto, sessualmente impotente, aveva nel desiderio di controllare la sessualità degli uomini la realizzazione del suo potere personale.
Se nella sequenza della trasformazione dei popoli Africani è chiaro il senso dell'ideologia filosofica di Paolo di Tarso e di Gesù nei vangeli, in Europa e nel mondo le atrocità non furono da meno. Elencarle diventa un di più perché la letteratura è piena esempi della trasformazione dell'uomo in schiavo ad opera del cristianesimo nelle infinite forme in cui noi possiamo pensare la schiavitù. Dalla forma più aberrante dell'uomo in catene frustato, alla forma più aberrante della costrizione che porta un salariato a commerciare del suo tempo senza avere un salario adeguato alle proprie esigenze nella società in cui vive.
L'analfabetismo era funzionale alla schiavitù imposta dai cristiani. L'ignoranza, come vedremo, era uno strumento di Dio, come dichiara nelle lettere "Paolo di Tarso". Con il cristianesimo l'analfabetismo popolare raggiunse il 100% della popolazione e la cultura era riservata solo al clero e ai nobili. Cioè a coloro che erano destinati da Dio ad essere i padroni di schiavi.
Tradurre la bibbia e farla conoscere al "popolo", per secoli fu un reato. Le persone non dovevano leggere la bibbia o i vangeli, ma dovevano conoscere solo l'interpretazione che ne dava il "padrone" per bocca del prete. L'ideologia filosofica è chiara: il prete dice alle pecore del proprio gregge che cosa Dio vuole o che cosa Dio pensa. Questa forma ideologica propria della bibbia ebraica in cui Dio parlava attraverso i profeti e a nessuno era consentito di criticare o contestare quanto Dio diceva, viene veicolata da Paolo di Tarso che la mette a fondamento della chiesa cattolica.
Biografia del pensiero di Paolo di Tarso
Seconda Lettera ai Tessalonicesi
Marghera, 26 luglio 2019, modificata il 24 novembre 2019
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Claudio Simeoni
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