Le biografie dei filosofi che partecipano alla partita di calcio
Paolo di Tarso si presenta ai Galati. I Galati sono una popolazione di Galli che invase la Grecia e si stanziarono nell'odierna Turchia. Paolo di Tarso si presenta a quella popolazione con i suoi titoli che manifestano l'intento per i quali si rivolge a loro.
E' interessante l'autopresentazione di Paolo di Tarso perché ci dice come Paolo di Tarso si presenta nel mondo.
Scrive Paolo di Tarso:
[1]Paolo, apostolo non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma per mezzo di Gesù Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, [2]e tutti i fratelli che sono con me, alle Chiese della Galazia. [3]Grazia a voi e pace da parte di Dio Padre nostro e dal Signore Gesù Cristo, [4]che ha dato se stesso per i nostri peccati, per strapparci da questo mondo perverso, secondo la volontà di Dio e Padre nostro, [5]al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.
Paolo di Tarso, Lettera ai Galati 1, 1 – 5
Io, dice Paolo di Tarso, sono un inviato di Dio e voi mi dovete riconoscere come inviato di Dio. Lo stesso Dio che ha resuscitato dai morti Gesù. Io sono il superuomo che viene da voi e che vi parla e quanto dico è quello che dice Dio e voi non potendo criticare Dio. Non potete criticare o mettere in discussione quanto io dico perché mettereste in discussione Dio.
In sostanza, qualsiasi stupidaggine Paolo di Tarso dice, deve essere accettata in quanto quella stupidaggine è detta da Dio. Questo principio dottrinale e filosofico è ripreso dalla chiesa cattolica nella quale il capo della chiesa cattolica quando parla, parla in nome e per conto di Dio e qualsiasi stupidaggine dice deve essere accettata e non criticata in quanto a dirla è Dio.
E sia chiaro, dice Paolo di Tarso, che il Gesù che io rappresento è morto per i vostri peccati.
Perché i galati erano dei peccatori? Che diritto ha Paolo di Tarso di insultarli chiamandoli peccatori? Paolo di Tarso può chiamare sé stesso peccatore; i cristiani possono chiamare sé stessi peccatori; il capo della chiesa cattolica può chiamare sé stesso peccatore, ma quando si usa estendere l'accusa a terzi senza specificarne atti o azioni che si intendono censurare come "peccati" è una chiara azione criminale volta a criminalizzare aprioristicamente gli uomini per rendere debole la loro posizione davanti a colui che li accusa.
E' come se Paolo di Tarso dicesse: "Siete delle merde e Gesù è morto per delle merde come voi, per questo, pur continuando a sentirvi delle merde, dovete sentirvi in debito con Gesù!"
In questa condizione Paolo di Tarso minaccia di morte chi la pensa diversamente da lui. Lui è Dio e non prostrarsi davanti a Dio equivale ad essere ammazzato.
Scrive Paolo di Tarso:
[6]Mi meraviglio che così in fretta da colui che vi ha chiamati con la grazia di Cristo passiate ad un altro vangelo. [7]In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. [8]Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema! [9]L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema! [10]Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!
Paolo di Tarso, Lettera ai Galati 1, 6 – 10
"Orbene, se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo predicato, sia anatema!" il che significa: ammazzatelo! E il concetto viene ripetuto da Paolo di Tarso perché l'odio per i diversi o per le diverse interpretazioni del vangelo non va discussa, ma va eliminata mediante la morte che si impone alle persone.
Questo principio è un principio teologico e filosofico fatto proprio dalla chiesa cattolica e dai cristiani che per duemila anni, oggi compreso, procederanno ad ammazzare chiunque non si metta in ginocchio. Subito dopo l'epoca attribuita a Paolo di Tarso ci saranno le guerre religiose fra cristiani cattolici e cristiani ariani. Si ammazzeranno a vicenda, ma soprattutto saranno i cattolici a macellare i cristiani ariani dopo aver macellato quelli che definivano i Pagani. Da allora in poi continuarono a macellare i Pelagiani e poi continuarono.
Paolo di Tarso si lamenta come persone diverse da lui che hanno "predicato" un "altro vangelo" abbiano tratto a sé molti dei suoi adepti. Queste persone, che Paolo di Tarso indica come criminali da uccidere, sono coloro "che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo". Accusa che la chiesa cattolica muoverà ad ogni persona che vuole bruciare viva indicandola come "eretico". Bruciata viva sul rogo per conto e per ordine di Paolo di Tarso.
Per giustificare la ferocia del suo odio Paolo di Tarso racconta brevemente perché lui è un inviato di Dio e come è diventato un predicatore di Dio. Paolo di Tarso non è uno dei "superapostoli", come li chiama lui, ma è un "convertito" e un iniziato per opera di Cefa, Pietro, con cui dice di aver operato per un certo tempo.
I dubbi sull'autenticità del racconto arrivano quando Paolo di Tarso a Gerusalemme dice di aver discusso con "persone ragguardevoli" delle quali non cita il nome e da loro non ha ricevuto nessun obbligo: "Da parte dunque delle persone più ragguardevoli - quali fossero allora non m'interessa, perché Dio non bada a persona alcuna - a me, da quelle persone ragguardevoli, non fu imposto nulla di più" (lettera ai Galati 2, 6). In sostanza, chiunque avesse scritto questa lettera inventandosi i fatti, ha usato una "scappatoia" per non compromettersi con nomi di persone che, una volta verificata l'esistenza, avrebbero potuto smentirlo.
Nel primo viaggio a Gerusalemme Paolo di Tarso incontra solo Cefa, Pietro e il fratello di Gesù, Giacomo.
Questa condizione ha sempre rappresentato un problema per i cristiani. Se fosse vera la testimonianza di un certo Paolo di Tarso, come vera i cristiani la accolgono in quanto parola letterale di Dio, Gesù aveva dei fratelli fra cui Giacomo. Ma Giacomo, era figlio di Dio? Maria, dopo aver partorito Gesù, quanti altri parti ha fatto?
Le guerre per la supremazia all'interno del cristianesimo iniziano fin dalla sua nascita. Le guerre all'interno dei cristiani hanno lo scopo di omologare i comportamenti ed eliminare ogni divergenza. La divergenza non nasce sul come imporre meglio la sottomissione ad altri ma su chi ha il diritto di determinare i modi e le regole alle quali gli altri si devono sottomettere. Lo scontro fra Paolo di Tarso da un lato e Pietro, Giacomo e Giovanni dall'altro consiste in chi deve comandare.
Scrive Paolo di Tarso:
[11]Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché evidentemente aveva torto. [12]Infatti, prima che giungessero alcuni da parte di Giacomo, egli prendeva cibo insieme ai pagani; ma dopo la loro venuta, cominciò a evitarli e a tenersi in disparte, per timore dei circoncisi. [13]E anche gli altri Giudei lo imitarono nella simulazione, al punto che anche Barnaba si lasciò attirare nella loro ipocrisia. [14]Ora quando vidi che non si comportavano rettamente secondo la verità del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti: «Se tu, che sei Giudeo, vivi come i pagani e non alla maniera dei Giudei, come puoi costringere i pagani a vivere alla maniera dei Giudei? [15]Noi che per nascita siamo Giudei e non pagani peccatori, [16]sapendo tuttavia che l'uomo non è giustificato dalle opere della legge ma soltanto per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Gesù Cristo per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; poiché dalle opere della legge non verrà mai giustificato nessuno». [17]Se pertanto noi che cerchiamo la giustificazione in Cristo siamo trovati peccatori come gli altri, forse Cristo è ministro del peccato? Impossibile! [18]Infatti se io riedifico quello che ho demolito, mi denuncio come trasgressore. [19]In realtà mediante la legge io sono morto alla legge, per vivere per Dio. [20]Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita nella carne, io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. [21]Non annullo dunque la grazia di Dio; infatti se la giustificazione viene dalla legge, Cristo è morto invano.
Paolo di Tarso, Lettera ai Galati 2, 11 – 21
"Noi che per nascita siamo giudei e non pagani peccatori…" dove i peccatori sono oggetto diverso dai giudei che ora appaiono come non peccatori e, dunque, soggetti di un diverso giudizio non per le azioni che fanno ma per la razza cui appartengono. Dove, tutti sono "pagani" meno che la razza ebraica. Si tratta di un fondamento ideologico dottrinale che sarà ripreso dalla chiesa cattolica dove santi sono i cristiani e peccatori tutti gli altri da condannare, perseguitare e sottomettere fino a trafficarli come schiavi.
L'operazione ideologica che l'estensore della lettera ai Galati sta facendo è creare una nuova categoria, una diversa categoria per separare i cristiani da tutti gli altri uomini: non più ebrei razza eletta contro le altre razze, ma razza di Cristo, giustificata dalla fede, contro tutte le altre razze non giustificate dalla fede. Dove il termine distintivo di razza dovrebbe sparire, salvo nel determinare la gerarchia che si riproduce nel sangue (nobili e schiavi per volere di Dio, Gesù discendente di Davide e di Dio, padri e figli come elemento distintivo fra sé e gli altri), in funzione di un'associazione che si riconosce nella stessa fede in Cristo.
Per fare questo, Paolo di Tarso deve annullare il valore della circoncisione come elemento distintivo del popolo eletto di Dio e usare un nuovo e diverso marchio con cui identificare i suoi adepti come popolo di Dio. La circoncisione viene abolita e viene istituito il battesimo che marchierà gli adepti cristiani. I cristiani non sono più "esenti da peccato" perché rispettano la legge non commettendo gli atti che la legge censura, ma sono esenti da peccato, pur violando la legge, in virtù della fede.
E' in questo modo che Paolo di Tarso si presenta ai Galati.
Scrive Paolo di Tarso:
[1]O stolti Galati, chi mai vi ha ammaliati, proprio voi agli occhi dei quali fu rappresentato al vivo Gesù Cristo crocifisso? [2]Questo solo io vorrei sapere da voi: è per le opere della legge che avete ricevuto lo Spirito o per aver creduto alla predicazione? [3]Siete così privi d'intelligenza che, dopo aver incominciato con lo Spirito, ora volete finire con la carne? [4]Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno fosse invano! [5]Colui che dunque vi concede lo Spirito e opera portenti in mezzo a voi, lo fa grazie alle opere della legge o perché avete creduto alla predicazione?
Paolo di Tarso, Lettera ai Galati 3, 1 – 5
Paolo di Tarso inizia con l'insultare i destinatari della sua lettera affermando condizioni di delirio personale come se fossero una realtà. Una realtà che afferma e che qualcuno può credere per un certo tempo salvo scoprire che quella realtà potrebbe essere migliore di quanto lui credeva perché altri espongono altre e diverse argomentazioni che definiscono realtà diverse.
La domanda che va fatta è questa: i Galati hanno o non hanno ricevuto "lo spirito"? Paolo di Tarso afferma che i Galati hanno ricevuto "lo Spirito", ma che cosa i Galati pensano di aver ricevuto se le argomentazioni di altri li inducono a "cambiare opinione"? Ovviamente i Galati ritengono di non aver ricevuto lo spirito, ma ordini con cui sottomettersi a Paolo di Tarso. Una sottomissione che dopo qualche tempo inizia a pesare e ad essere opprimente tanto da indurli a cercare nuovi e diversi orizzonti.
Siete così stupidi, dice Paolo di Tarso, da aver cominciato con lo spirito e ora vi dedicate alla carne? Forse erano meno stupidi di quanto Paolo di Tarso voleva far credere loro. Le esperienze le avevano fatte e, molto probabilmente, hanno verificato che non valeva la pena seguire uno come Paolo di Tarso.
Paolo di Tarso offre ai Galati il diritto di delinquere senza essere perseguitati per la violazione della legge.
Scrive Paolo di Tarso:
[9]Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette. [10]Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle. [11]E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che il giusto vivrà in virtù della fede. [12]Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che chi praticherà queste cose, vivrà per esse. [13]Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, [14]perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.
Paolo di Tarso, Lettera ai Galati 3, 9 – 14
Quelli che hanno fede possono commettere crimini come Abramo, mentre quelli che sono sottoposti alla legge vengono condannati perché sono maledetti. Dice Paolo di Tarso: "Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle" perché essere rispettosi della legge equivale a "ricattare" Dio per avere la sua benevolenza. Al contrario il "giusto", l'uomo che ha fede, viene giustificato e ottiene benevolenza, qualsiasi delitto abbia commesso, in virtù della fede.
La legge, dice Paolo di Tarso, non si basa sulla fede. Paolo di Tarso dice che chi rispetta la legge vivrà per rispettarla. Cristo, dice Paolo di Tarso, ha riscattato i suoi seguaci dalla maledizione della legge diventando lui stesso la maledizione della legge in quanto la legge lo ha condannato ed appeso al legno per i suoi delitti.
Ora il cristiano si sente libero di delinquere in nome di Dio e in questo delinquere attraverserà la storia devastando ed uccidendo popoli e genti in nome del crocifisso. Stuprerà bambini in nome del crocifisso. Commercerà in schiavi in nome del crocifisso. Violenterà le donne e le costringerà alla sottomissione in nome del crocifisso. Tutti delitti che vanno imputati ai cristiani in nome del crocifisso perché essi si sentono in diritto di delinquere in nome della fede.
Scrive Paolo di Tarso:
[23]Prima però che venisse la fede, noi eravamo rinchiusi sotto la custodia della legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. [24]Così la legge è per noi come un pedagogo che ci ha condotto a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. [25]Ma appena è giunta la fede, noi non siamo più sotto un pedagogo. [26]Tutti voi infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù, [27]poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. [28]Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù. [29]E se appartenete a Cristo, allora siete discendenza di Abramo, eredi secondo la promessa.
Paolo di Tarso, Lettera ai Galati 3, 23 – 29
Prima, quando commettevano delitti venivano condannati, ora, quando commettono delitti in nome della fede i cristiani si sentono giustificati. La fede consente al cristiano di delinquere impunemente per la gloria di Dio. L'uomo, per il cristiano, è solo bestiame che deve essere sottomesso alla sua violenza per la gloria di Dio. Per il cristiano la legge è un "pedagogo" che frenando il loro impulso a delinquere li tratteneva alimentando il desiderio di delinquere che ha potuto essere espresso solo con la venuta di Cristo che ne ha giustificato il delinquere mediante la fede perché siete stati marchiati da Cristo con il battesimo. Voi non siete più giudeo o greco, schiavo o libero, uomo o donna, siete tutti cristiani, oggetti appartenenti a Cristo. E in quanto cristiani siete discendenti ideologici di Abramo.
Scrive Paolo di Tarso:
[1]Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. [2]Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo. [3]Se infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso. [4]Ciascuno esamini invece la propria condotta e allora solo in se stesso e non negli altri troverà motivo di vanto: [5]ciascuno infatti porterà il proprio fardello. [6]Chi viene istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce. [7]Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato. [8]Chi semina nella sua carne, dalla carne raccoglierà corruzione; chi semina nello Spirito, dallo Spirito raccoglierà vita eterna. [9]E non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo. [10]Poiché dunque ne abbiamo l'occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede.
Paolo di Tarso, Lettera ai Galati 6, 1 – 10
Infine Paolo di Tarso deve costruire "l'armata che delinque in nome della fede". Un'armata gerarchicamente omogenea con alcune semplici regole. Il capo va rispettato e quando il capo ti dispensa ordini inerenti alla fede, l'adepto lo paghi dividendo con lui i suoi beni. Quando qualche cristiano sbaglia, non lo devi uccidere (correggerlo con dolcezza), ma tu che hai lo spirito lo devi umiliare. Meno male che in altre lettere diceva che nessuno deve giudicare, ma forse qui ci sono intendimenti diversi e fra gli altri quello di "vigilare su sé stessi" affinché si sia sempre sottomessi alla fede.
Forse a quel Paolo di Tarso andavano rivolte le sue stesse parole: "Se infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso".
Dovete, dice paolo di Tarso, fare il bene così un giorno mieteremo. Dobbiamo fare il bene in funzione della mietitura, non per il bene della società in cui viviamo. Soprattutto, si faccia il bene ai "fratelli di fede" perché? Per solidarietà? No per essere compagni nella fede ed essere più forti nel violare la legge nella società.
Così si conclude la lettera di Paolo di Tarso ai Galati mentre, sembra, che i Galati stiano abbandonando le direttive di sottomissione di Paolo di Tarso dirigendosi verso altre e diverse interpretazioni di un Cristo che sia meno ossessivo e meno criminale di quello predicato da Paolo di Tarso.
Nota: il testo della Lettera ai Galati di Paolo di Tarso è stato prelevato da un sito cattolico di Internet.
Capitolo 138 La biografia di Paolo di Tarso - Cinquantacinquesima biografia
Marghera, 27 luglio 2019
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