Paolo di Tarso

Decima parte

Lettera ai Colossesi

Le biografie dei giocatori - cinquantacinquesima biografia

Capitolo 138-10

La partita di calcio mondiale fra i filosofi

Claudio Simeoni

 

Le biografie dei filosofi che partecipano alla partita di calcio

 

La biografia di Paolo di Tarso
Decima parte - Lettera ai Colossesi

 

La lettera ai Colossesi non inizia diversamente dalle altre. La lettera inizia con Paolo di Tarso che afferma di essere il padrone degli uomini perché annuncia il vangelo per ordine del Dio che ha creato il mondo.

La storia della creazione del mondo e del Dio all'inizio del tempo non è un racconto funzionale a raccontare una realtà in essere, ma ha la sola funzione di costruire una meraviglia mediante un delirio in modo che gli ascoltatori siano indotti ad accettare che Paolo di Tarso è il rappresentante fisico, in terra, di tutto l'immenso su cui ha farneticato.

Scrive Paolo di Tarso:

[15]Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; [16]poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. [17]Egli è prima di tutte le cose e tutte sussistono in lui. [18]Egli è anche il capo del corpo, cioè della Chiesa; il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti, per ottenere il primato su tutte le cose. [19]Perché piacque a Dio di fare abitare in lui ogni pienezza [20]e per mezzo di lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli.
[21]E anche voi, che un tempo eravate stranieri e nemici con la mente intenta alle opere cattive che facevate, [22]ora egli vi ha riconciliati per mezzo della morte del suo corpo di carne, per presentarvi santi, immacolati e irreprensibili al suo cospetto: [23]purché restiate fondati e fermi nella fede e non vi lasciate allontanare dalla speranza promessa nel vangelo che avete ascoltato, il quale è stato annunziato ad ogni creatura sotto il cielo e di cui io, Paolo, sono diventato ministro.

Paolo di Tarso, Lettera ai Colossesi 1, 15 – 23

Il discorso che cito inizia con la frase "[15]Egli è immagine del Dio invisibile, generato prima di ogni creatura; [16]poiché per mezzo di lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà." E questa, con quanto segue ha il solo scopo di reggere la conclusione del discorso di Paolo di Tarso che dice "di cui io, Paolo, sono diventato ministro".

Dice Paolo di Tarso: "Avete capito tutti chi sono io?" Ecco perché dico che se voi farete quello che vi dico, anche voi potrete partecipare alla gloria di Dio.

Continua Paolo di Tarso affermando:

[24]Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. [25]Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola, [26]cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, [27]ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria. [28]E' lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo. [29]Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza.

Paolo di Tarso, Lettera ai Colossesi 1, 24 – 29

Paolo di Tarso si premunisce caricando i destinatari della lettera di sensi di colpa affinché siano disponibili psicologicamente ad accettare quanto dice.

Naturalmente, chi scrive questo non sta assolutamente soffrendo, Paolo di Tarso non sta soffrendo, ma gli è comodo far credere di soffrire a causa loro per colpevolizzarli e costringerli in una situazione psicologica di inferiorità deferente. Il soffrire, che attiva la com-passione, è una scoperta cristiana. Le persone sono naturalmente portate a solidarizzare con chi in quel momento sta soffrendo e spesso, molto spesso, corrono, quando possono, in loro aiuto per alleviare le sofferenze. Lo abbiamo visto dopo i terremoti le persone scavare anche a mani nude per tentare di salvare il salvabile ed esultare ogni volta che riuscivano nell'impresa. Questa tensione emotiva di empatia reciproca si attiva fin quando il bambino è nella pancia della madre ed è una tensione molto attiva nei bambini piccolissimi che porta i bambini a piangere quando uno di loro piange per una qualche sofferenza.

I cristiani hanno scoperto che si può sfruttare questa tensione emotiva di relazione empatica costruendo una figura che pur dominando gli uomini viene presentata come sofferente. Così hanno elaborato la figura del Gesù padrone che violenta gli uomini, ma che, poverino, sta soffrendo per i peccati degli uomini e la sua sofferenza servirebbe per redimere quegli uomini dal peccato mentre lui li sta violentando in quanto padrone figlio del Dio padrone.

Il meccanismo ideologico attiva il meccanismo emotivo della com-passione che se da un lato porta gli uomini a legarsi emotivamente all'immagine del "Gesù sofferente", dall'altro allontana gli uomini dalla società civile e impedisce loro di attivare quel meccanismo per chi subisce violenze nella società civile. In molti individui il legame emotivo che si crea fra sé stessi e il Gesù sofferente uccide la loro capacità empatica e si trasformano in aguzzini "in nome di Dio" in quanto si pongono psicologicamente come "vendicatori delle sofferenze di Gesù". E' il caso dei nazisti e di tutti gli esecutori delle migliaia di genocidi messi in atto dai cristiani per la gloria di Dio.

Paolo di Tarso sfrutta questo meccanismo emotivo presentandosi come sofferente anche se non è vero che stia soffrendo in quanto la sua attenzione non è imprigionata nel dolore o nella sofferenza, ma è oggetto di propaganda e di autopromozione sociale. Con la propaganda della millantata sofferenza Paolo di Tarso intende imprigionare l'attenzione dei Colossesi e favorire la loro sottomissione, la loro trasformazione in schiavi deferenti, in nome di Dio e della morale da lui imposta.

Nella citazione che ho riportato, la citazione inizia con la frase: "[24]Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa" e termina con le frasi: "[28]E' lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo. [29]Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza".

Non è male come trucco se non si trattasse di terrorismo sovversivo con la finalità di distruggere la qualità dell'esistenza deli uomini.

Scrive Paolo di Tarso continuando a seminare compassione per una propria millantata condizione:

[1]Voglio infatti che sappiate quale dura lotta io devo sostenere per voi, per quelli di Laodicèa e per tutti coloro che non mi hanno mai visto di persona, [2]perché i loro cuori vengano consolati e così, strettamente congiunti nell'amore, essi acquistino in tutta la sua ricchezza la piena intelligenza, e giungano a penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, [3]nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza. [4]Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti, [5]perché, anche se sono lontano con il corpo, sono tra voi con lo spirito e gioisco al vedere la vostra condotta ordinata e la saldezza della vostra fede in Cristo.

Paolo di Tarso, Lettera ai Colossesi 2, 1 – 5

E ancora:

[8]Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. (Colossesi 2, 8)

Spacciare una presunta sofferenza per far accettare dai suoi adepti Colossesi il fatto che quattro frasette buone per i "bambini delle scuole elementari" siano considerate "penetrare nella perfetta conoscenza del mistero di Dio, cioè Cristo, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza" non è solo ridicolo, ma è tecnica dell'inganno. E il tutto allo scopo di impedire ai suoi adepti Colossesi "Dico questo perché nessuno vi inganni con argomenti seducenti" che significa, argomenti meno deliranti di quelli che io vi ho spacciato.

Paolo di Tarso in sostanza dice che nessuno vi inganni con la sua filosofia, o meglio, che con la sua filosofia non vi faccia capire quante idiozie io vi ho spacciato per trasformarvi in schiavi miei e di Cristo.

Scrive Paolo di Tarso:

[9]E' in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, [10]e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà. [11]In lui voi siete stati anche circoncisi, di una circoncisione però non fatta da mano di uomo, mediante la spogliazione del nostro corpo di carne, ma della vera circoncisione di Cristo. [12]Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. [13]Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, [14]annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; [15]avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo.
[16]Nessuno dunque vi condanni più in fatto di cibo o di bevanda, o riguardo a feste, a noviluni e a sabati: [17]tutte cose queste che sono ombra delle future; ma la realtà invece è Cristo! [18]Nessuno v'impedisca di conseguire il premio, compiacendosi in pratiche di poco conto e nella venerazione degli angeli, seguendo le proprie pretese visioni, gonfio di vano orgoglio nella sua mente carnale, [19]senza essere stretto invece al capo, dal quale tutto il corpo riceve sostentamento e coesione per mezzo di giunture e legami, realizzando così la crescita secondo il volere di Dio.
[20]Se pertanto siete morti con Cristo agli elementi del mondo, perché lasciarvi imporre, come se viveste ancora nel mondo, dei precetti quali [21]«Non prendere, non gustare, non toccare»? [22]Tutte cose destinate a scomparire con l'uso: sono infatti prescrizioni e insegnamenti di uomini! [23]Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne.

Paolo di Tarso, Lettera ai Colossesi 2, 9 – 23

Perché lasciarvi imporre, come se ancora non viveste nel mondo, precetti quali "Non fate all'amore, non copulate, non spezzate le catene della schiavitù sociale, i figli non si liberino dei genitori, non mandate a quel paese il padrone, ecc."?

Dal momento che ora siete in Cristo, non dovete seguire i precetti sociali che portano alla libertà dell'uomo, sia pur con tutte le contraddizioni del tempo, ma dovete, dice Paolo di Tarso, obbedire alla morale di Dio e perseverare nella schiavitù e nella sottomissione.

Una volta vivevate nella società ed affrontavate i problemi del vivere sociale, ma ora non più. Ora "[12]Con lui infatti siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti" dovete obbedire agli ordini di Dio e non copulare, non impegnarvi a favore della società, non dovete bere vino. Nessuno ha mai condannato nessuno riguardo a bevande, feste e noviluni da celebrare come eventi sociali. Al contrario, la gente sarà condannata da Paolo di Tarso per le feste, per le libagioni e per la necessità di praticare la propria sessualità liberamente.

Voi siete morti al mondo e, dunque, non dovete seguire le prescrizioni umane, dovete diventare schiavi obbedienti di Dio di cui io, Paolo di Tarso, sono il ministro che impone a voi Dio. Ora non siete più individui della società degli uomini, siete gli schiavi di Gesù e, pertanto, le cose umane "[23]Queste cose hanno una parvenza di sapienza, con la loro affettata religiosità e umiltà e austerità riguardo al corpo, ma in realtà non servono che per soddisfare la carne" che impongono il rispetto dell'uomo le potete anche ignorare.

Perché farsi imporre dei precetti e delle regole sociali dagli uomini? Ora che col battesimo siete morti agli uomini, fatevi imporre le regole della schiavitù da Gesù che in cambio della vostra sottomissione e obbedienza vi promette il regno dei cieli.

Scrive Paolo di Tarso:

[5]Mortificate dunque quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria, [6]cose tutte che attirano l'ira di Dio su coloro che disobbediscono. [7]Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi. [8]Ora invece deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze e parole oscene dalla vostra bocca. [9]Non mentitevi gli uni gli altri. Vi siete infatti spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni [10]e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. [11]Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti.
[12]Rivestitevi dunque, come amati di Dio, santi e diletti, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza; [13]sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. [14]Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo di perfezione. [15]E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E siate riconoscenti!
[16]La parola di Cristo dimori tra voi abbondantemente; ammaestratevi e ammonitevi con ogni sapienza, cantando a Dio di cuore e con gratitudine salmi, inni e cantici spirituali. [17]E tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre.

Paolo di Tarso, Lettera ai Colossesi 3, 5 – 17

Perché farvi imporre dei precetti sociali? Mortificate la vostra carne. Ottimo precetto: che cos'è la carne se non l'uomo e il divenuto dell'uomo? Un precetto che mortifichi la carne e gli sforzi dell'uomo per costruire sé stesso. Un precetto che forma lo schiavo, lo schiavo non solo sociale, ma lo schiavo nello spirito e nelle emozioni. Un non uomo ridotto a merce, a bestiame, che non solo uccide sé stesso, ma danneggia l'intera società civile.

Perché imporre dei precetti come quelli di Paolo di Tarso che impongono all'uomo di rinunciare a vivere come "fornicazione, impurità, passioni, desideri cattivi e quella avarizia insaziabile che è idolatria…", in sostanza, tutto ciò per il quale la vita merita di essere vissuta. Rinunciare alle passioni e ai desideri è rinunciare a vivere. Rinunciare a veicolare la propria libido nel mondo è rinunciare a vivere. Rinunciare a vivere appassionati nella società è rinunciare a vivere. Rinunciare alle relazioni con le coscienze intelligenti del mondo che ci circonda che Paolo di Tarso chiama idolatria è rinunciare a vivere.

Regole, precetti di morte, di schiavitù e di sottomissione che Paolo di Tarso impone agli uomini per il proprio profitto e per il piacere di distruggere le società civili. Una distruzione che Paolo di Tarso giustifica con la gloria del suo Dio chiamandolo "il potere di Cristo".

Quando Paolo di Tarso dice "[11]Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti" non sta parlando della libertà dell'uomo o della negazione delle razze o delle differenze fra gli uomini, ma sta parlando del fatto che in nome di Cristo vengono violentati tutti gli uomini. Violentati, stuprati, costretti alla schiavitù a Cristo e a Cristo è indifferente che uno sia circonciso o incirconciso, che sia Greco, Giudeo, Scita o schiavo o libero, Cristo violenta tutti e tutti costringe alla schiavitù.

Le così dette buone azioni indicate da Paolo di Tarso, sono "buone azioni fra di voi" non buone azioni nei confronti della società in cui vivete. Voi, dice paolo di tarso, dovete essere un esercito che si sorregge a vicenda garantendovi l'un l'altro di essere schiavi di Gesù, e miei.

Perché farsi imporre delle regole e dei precetti sociali dagli uomini? Paolo di Tarso mica è un uomo, lui parla per bocca di Dio (e qui una risata non ci sta male).

Scrive paolo di Tarso:

[18]Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come si conviene nel Signore. [19]Voi, mariti, amate le vostre mogli e non inaspritevi con esse. [20]Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. [21]Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino. [22]Voi, servi, siate docili in tutto con i vostri padroni terreni; non servendo solo quando vi vedono, come si fa per piacere agli uomini, ma con cuore semplice e nel timore del Signore. [23]Qualunque cosa facciate, fatela di cuore come per il Signore e non per gli uomini, [24]sapendo che come ricompensa riceverete dal Signore l'eredità. Servite a Cristo Signore. [25]Chi commette ingiustizia infatti subirà le conseguenze del torto commesso, e non v'è parzialità per nessuno.
Colossesi, 4
[1]Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo, sapendo che anche voi avete un padrone in cielo.
[2]Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie. [3]Pregate anche per noi, perché Dio ci apra la porta della predicazione e possiamo annunziare il mistero di Cristo, per il quale mi trovo in catene: [4]che possa davvero manifestarlo, parlandone come devo.
[5]Comportatevi saggiamente con quelli di fuori; approfittate di ogni occasione. [6]Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito di sapienza, per sapere come rispondere a ciascuno.

Paolo di Tarso, Lettera ai Colossesi 3, 18 – 25 e 4, 1 – 6

Perché farsi imporre delle regole?

"Mogli siate sottomesse ai mariti". Per fare una simile affermazione è necessario che la legge civile conceda dei diritti alle mogli. Diritti che permettono loro di sottrarsi all'assolutismo dei mariti. Se ciò non fosse stato, perché imporre una regola quando la regola già c'era? Sottomissione "come si conviene al padrone". Dunque, una nuova regola. Un nuovo precetto: perché imporre precetti? Per qual fine? Per qual fine se non per fissare l'idea schiavistica nella società?

E così segue, come in altre lettere di Paolo di Tarso, l'apologia dello schiavismo come metodo di relazione dell'uomo con Dio. Figli sottomessi ai genitori. Servi sottomessi ai padroni.

Mai che si parli in Paolo di Taro dei doveri di Dio nei confronti degli uomini! Mai che si parli dei doveri dell'uomo di cercare la propria libertà. Ma Paolo di Tarso parla dei diritti dei padroni di violentare i propri schiavi e i propri servi qualora non si comportino come il padrone vuole che si comportano "Voi, padroni, date ai vostri servi ciò che è giusto ed equo…". Cos'è equo se non le frustate e le violenze per quegli schiavi non soddisfano il padrone?

A Roma c'erano pene per gli schiavi ribelli, ma c'erano anche le procedure per ottenere la libertà e quando si parla degli Dèi delle Antiche popolazioni, da Roma alla Grecia, da Babilonia all'Egitto, gli Dèi non chiedevano MAI la sottomissione servile, ma spingevano gli uomini verso la libertà. Nel tempio di Feronia e di Diana venivano liberati gli schiavi a Roma. Cosa che col cristianesimo non avvenne più. Col cristianesimo la schiavitù era la schiavitù per volontà di Dio. Nel cristianesimo è Dio che ordina agli uomini di essere schiavi; gli piace!

Con quelli di fuori, con gli altri, con i non-cristiani comportatevi da furbi e imparate che cosa dovete dire per apparire migliori di loro.

Poi, organizzarono le bande di adepti, i monaci neri, che devastarono e distrussero tutto l'oriente dalla Grecia alla Siria, da Gaza all'Egitto finché non giunse l'Islam che sfruttò le regole imposte da Paolo di Tarso perché tanto, erano le stesse regole del Corano.

 

Nota: il testo della Lettera ai Colossesi di Paolo di Tarso è stato prelevato da un sito cattolico di Internet.

 

Capitolo 138 La biografia di Paolo di Tarso - Cinquantacinquesima biografia

 

Marghera, 02 agosto 2019

 

 

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Claudio Simeoni

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Apprendista Stregone

Guardiano dell'Anticristo

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