Sei capace di giocare a calcio?
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Kant fatto qualche passo si libera della palla passandola a Pomponazzi
"Anche a partire dal modo di conoscere si giunge alla stessa conclusione. Innanzi tutto l'anima umana conosce gli universali; quindi è del tutto libera dalla materia. La conseguenza è evidente perché se l'anima è congiunta alla materia allora conosce con la quantità e con un organo e conosce le cose come sono qui e ora. La conseguenza regge sulla base del presupposto, perché quelle sono le condizioni di una facoltà materiale; allora ne consegue che non conosce gli universali, poiché l'universale astrae dal qui ed ora."
Pietro Pomponazzi, Tutti i trattati peripatetici, Bompiani, 2013, p.1195
Pomponazzi, dopo un breve scatto, preferisce servire Vico:
"Così si composero le prime città di soli nobili, che vi comandavano. Ma però, bisognandovi che vi fussero anche coloro che servissero, gli eroi furono da un senso comune d'utilità costretti di far contenta la moltitudine de' sollevati clienti, e mandarono loro le prime ambascerie, che per diritto delle genti si mandano da' sovrani. E le mandarono con la prima legge agraria che nacque al mondo, con la quale, da forti, rilasciarono a' clienti il men che potevano, che fu il dominio bonitario de' campi ch'avrebbon assegnato loro gli eroi; e così può esser vero che Cerere ritruovò e le biade e le leggi."
Giambattista Vico, Principi di scienza nuova, tomo secondo, Einaudi, 1976, p. 269-270
Su Vico interviene Sartre che aggirandolo gli toglie elegantemente la palla dai piedi
"Sarebbe ugualmente erroneo, tuttavia, dire che, in origine, è colto dalla classe oppressa come imposto dalla classe dominante; ci vuole molto tempo, invece per costituire e per diffondere una teoria dell'oppressione. In primo luogo sta il fatto che il membro della classe oppressa che, in quanto semplice persona, è impegnato in conflitti fondamentali con altri membri della medesima collettività (amore, odio, rivalità di interessi, ecc.) sente la sua condizione e quella degli altri membri della collettività come guardata e pensata da coscienze che gli sfuggono. Il "padrone", il "signore feudale", il "borghese", il "capitalista", appaiono non solamente come dei potenti che comandano, ma, anche, e prima di tutto, come i terzi, cioè quelli che sono al di fuori della comunità oppressa e per cui questa comunità esiste."
Sartre, L'essere e il nulla, il Saggiatore, 2013, p. 484
Sartre, trionfante per aver portato via la palla a Vico, la passa immediatamente a Kierkegaard che, libero, stoppa di petto:
"Per la disperazione consapevole, dunque, è necessario da una parte avere l'idea vera di che cosa sia disperazione. Dall'altra parte si esige chiarezza riguardo a sé stesso, in quanto chiarezza e disperazione si possono pensare unite. Fino a che punto la perfetta chiarezza riguardo a sé stesso, la chiarezza di essere disperato, si possa conciliare con l'essere disperato, cioè se la chiarezza di questa coscienza e conoscenza di sé non dovrebbe liberare un uomo dalla disperazione, dovrebbe renderlo così spaventato di sé stesso che cessasse di essere disperato: questo non lo vogliamo decidere; non lo vogliamo qui neppure tentare…"
Soren Kierkegaard, La malattia mortale, Se, 2008, p. 47-48
A dare man forte a Kierkegaard interviene Schopenhauer che riceve la palla:
"Ciò che determina la distinzione fra virtù morali e vizi morali è, prima di tutto, la diversità dell'atteggiamento dell'animo nei riguardi degli altri, un atteggiamento che può tradursi in invidia, o, invece, in compassione: due impulsi diametralmente opposti che ogni uomo ha dentro di sé, suscitati come sono dall'inevitabile confronto fra la sua condizione e quella altrui. A seconda del modo in cui il risultato di tale confronto agisce sul suo carattere di individuo, l'una qualità o l'altra determina la sua disposizione di spirito ed è all'origine del suo comportamento. L'invidia alza un muro più spesso fra il tu e l'io; per la compassione quel muro si fa sottile e trasparente, e anzi, talvolta, essa lo abbatte: e allora la differenza fra l'io e il non-io scompare del tutto."
Arthur Schopenhauer, O si pensa o si crede, BUR, 2000, p. 125 – 126
Contro Schopenhauer si avventa Marsilio Ficino che approfitta del passaggio lungo dell'invidia e della compassione per togliere la palla mediante il concetto di amore:
"Inoltre, conoscendo Dio riduciamo la sua immensità al nostro concetto mentale, mentre amandolo amplifichiamo la mente fino alla immensa estensione della bontà divina. Nel concetto facciamo scendere Dio in noi, nell'amore ci eleviamo fino a lui. Impariamo infatti nella misura in cui noi stessi comprendiamo, mentre amiamo sia nella misura in cui contempliamo sia nella misura in cui, al di là della nostra intuizione, presagiamo ancora vi sia di bontà divina. Inoltre, l'amore non è appagato dalla conoscenza umana se è vero che essa è stata creata ed è finita. La volontà s'acquieta soltanto nel primo e infinito bene."
Marsilio Ficino, Teologia Platonica, Bompiani, 2014, p. 1377
Mentre Ficino pensa di aver messo a tacere gli esistenzialisti, ecco Nietzsche togliergli la palla, non senza una certa prepotenza:
"Il vostro spirito e la vostra virtù servano il senso della terra, fratelli: e il valore di tutte le cose sia stabilito da voi in modo nuovo! Perciò dovete essere combattenti! Perciò dovete essere creatori! Il corpo si purifica nel sapere; facendo tentativi col sapere esso si eleva; a colui che conosce, tutti gli istinti si santificano; all'elevato l'anima diventa gaia."
Nietzsche, Così parlò Zarathustra, tomo I, Adelphi, 1976, p. 91
E Nietzsche si lanciò verso la porta di calcio difesa dai Rinascimentali…
Continua...
Gli Dèi riflettono su questa relazione:
Cronos e i filosofi Esistenzialisti e Rinascimentali n.3, azione 15
Marghera, 16 maggio 2018
Pagina tradotta in lingua Portoghese
Tradução para o português: Capítulo 46 - A partida de futebol entre filósofos, ação n.15 Existencialistas e Renascentistas n.3
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Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore della Federazione Pagana
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