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Maggio 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali cronaca quotidiana.
13 maggio 2023
I neoplatonici unirono al pensiero di Platone il pensiero orfico. Per la precisione, continuarono nell'opera di Platone nel costringere il pensiero orfico ad aderire alla propria visione religiosa.
Il Discorso sacro in ventiquattro rapsodie, non si sa quando è stato composto. Si ipotizza poco prima della nascita del movimento neoplatonico. E, comunque, questo discorso sacro iniziò ad essere interpretato da Siriano (V sec. d.c.). Il commento dei neoplatonici ci consente di mantenere una traccia del pensiero orfico che viene dai neoplatonici interpretata per piegarla alle idee del platonismo e del neoplatonismo.
Cosa significa: piegare l'orfismo (e con esso Omero ed Esiodo nella Teogonia) al neoplatonismo?
Significa togliere le prerogative divine dell'esistente e attribuirle ad un soggetto altro di cui quelle prerogative diventano attributi di quel soggetto.
In questo frammento che posto, tratto dai frammenti che parlano degli orfici nell'opera di Otto Kern, appare chiara la deformazione del pensiero orfico in chiave creazionista.
Riporta Otto Kern:
Ciò che Orfeo ha detto è questo: che all'inizio apparve a Tempo Etere, creato dal Dio, e di lì e in seguito a Etere era Caos, e Notte oscura conteneva tutte le cose e nascondeva ciò che si trovava sotto Etere; intendeva che Notte è divinità primigenia, dicendo nella sua esposizione che esisteva un essere inintelligibile e al di sopra di ogni cosa, il più antico, artefice di tutto, dello stesso Etere, di Notte e di tutta la creazione che era sotto Etere e nascosta. Disse che Gea era invisibile per l'oscurità; affermò che la luce, squarciato Etere, illuminò Gea e tutta la creazione, asserendo che la luce che aveva squarciato Etere era quell'essere più alto di tutti, menzionato prima: lo stesso Orfeo ne sentì il nome dall'oracolo (v. fr. 62) e disse che era Metis, Fanes, Erichepeo; e ciò, nella lingua comune, significa consiglio, luce, datore di vita; disse nella sua esposizione che quelle stesse tre divine potenze dei nomi costituivano la potenza e la forza unica di un solo Dio che nessuno vede, della cui potenza nessuno riesce a conoscere la specie o la natura, e che da questa potenza sono nate tutte le cose: i principi incorporei, il sole, la luna, le potestà, tutti gli astri, la terra, il mare e tutte le cose in essi visibili e invisibili.
Otto Kern, Orfici – testimonianze e frammenti, editore Bompiani, 2011, p. 326-327
In questa interpretazione c'è un Dio che crea. Un Dio antico, che nessuno vede e che dalla sua potenza sono nate tutte le cose.
Questa interpretazione della cosmogonia orfica è del V secolo d.c. E' presente in Otto Kern che raccoglie i frammenti che parlano degli orfici nel 1922.
Aristofane (446-386 a.c.) della cosmogonia orfica scriveva nella sua commedia "Gli uccelli":
In principio c'erano il Caos e la Notte e il buio Erebo e il vasto Tartaro;
non esisteva la terra, né l'aria, né il cielo. Nel seno sconfinato di Erebo
la Notte dalle ali di tenebra generò dapprima un uovo pieno di vento.
Col volgere delle stagioni, da questo sbocciò Eros, fiore del desiderio:
sul dorso gli splendevano ali d'oro ed era simile al rapido turbine dei venti.
Congiunto di notte al Caos alato nella vastità del Tartaro,
egli covò la nostra stirpe, e questa fu la prima che condusse alla luce.
Neppure la stirpe degli immortali esisteva prima che Eros mescolasse insieme ogni cosa.
Quando l'uno con l'altro si accoppiarono, nacquero il cielo e l'oceano
Scarpa, Le religioni dei misteri, Lorenzo Valla, 2002, p. 357
Bene o male, Aristofane vive nel periodo classico dell'orfismo e, nella cosmologia che presenta non esiste nessun Dio creatore al di fuori di Caos, Nera Notte, Erebo e il vasto Tartaro. In questo si genera l'uovo luminoso che il veggente attribuisce a Nera Notte. Lo attribuisce per attribuirlo a "qualcuno" perché il veggente assiste solo alla nascita dell'uovo nell'oscurità di Nera Notte.
L'interpretazione dei neoplatonici, fatta in epoca di Siriano, circa 1000 anni dopo Aristofane, è chiaramente strumentale.
Le qualità divine sono proprie di Nera Notte, di Caos, di Etere, di Erebo, non sono qualità divine di un Dio nascosto e sconosciuto.
Probabilmente i neoplatonici intendevano usare questa interpretazione nel conflitto con i cristiani che stavano procedendo a distruggere l'antico mondo e, spesso, massacrando gli uomini.
Atenagora (133-190 d.c.), commentando l'orfismo, dice:
Atenagora, "In difesa dei cristiani" 18,3-6
Gli Dèi, come essi (i Greci) dicono, non esistevano fin dall'inizio, ma ognuno di essi nacque così come nasciamo noi. E tutti convengono su questo, perché Omero dice "Oceano, padre di tutti gli Dèi, e la madre Tethys", e pure Orfeo, il quale per primo escogitò i nomi degli Dèi, espose dettagliatamente la loro nascita, raccontò tutto ciò che ciascuno di essi aveva compiuto ... seguito per lo più da Omero, in particolare per ciò che concerne gli Dèi, quando anch'egli assume che la prima generazione degli Dèi deriva dall'acqua: "Oceano, dal quale tutti discendono". Secondo lui, infatti, l'acqua era il principio di tutte le cose, dall'acqua poi sedimentò il fango e da entrambi fu generato un essere vivente, un serpente il quale aveva una testa di leone e una di toro saldate insieme e in mezzo a queste il volto di un Dio, di nome Eracle e Tempo. Questo Eracle generò un uovo grandissimo il quale, essendo del tutto colmo, fu spezzato in due dalla violenza di colui che lo aveva generato per sfregamento. Allora la sua parte superiore finì per essere Urano e la parte discesa in basso Gaia; scaturì però anche un Dio con un doppio corpo. Urano si unì a Gaia e generò, come femmine, Cloto, Lachesi, Atropo, come maschi gli Ecatonchiri Cotto, Gige, Briareo e i Ciclopi Bronte Sterope e Arge; questi egli li incatenò e li precipitò nel Tartaro, poiché aveva appreso che i figli lo avrebbero spodestato. Per questo Gaia si adirò e generò i Titani:
Gaia, la signora, generò i figli maschi di Urano,
quelli che portano anche il nome di Titani,
perché la fecero pagare al grande Urano stellato.
Scarpa, Le religioni dei misteri, Editore Lorenzo Valla, 2002, p. 365-367
E questo è quello che Atenagora (133-190 d.c.) capisce e trasmette degli Dèi dell'orfismo.
Quando i neoplatonici devono far fronte al cristianesimo, non resta loro che interpretare l'orfismo a modo loro. Tuttavia, sia Atenagora che i neoplatonici fanno di Platone un precursore non solo dei neoplatonici, ma anche dei cristiani. Atenagora affermava che Platone ha anticipato il cristianesimo: e non ha sbagliato.
Per questo motivo i pagani di oggi devono imparare ad interpretare a loro volta gli antichi testi in funzione della realtà che stanno vivendo. Dal passato non arrivano né miracoli, né rivelazioni, ma solo supporto per alimentare la cultura con la quale si affronta la quotidianità.
13 maggio 2023
Il sacco di Costantinopoli messo in atto dai crociati della IV crociata nel 1204 portò alla distruzione della biblioteca (o biblioteche) di Costantinopoli che conteneva un immenso patrimonio di letteratura classica e filosofia del mondo antico che in occidente era stata distrutta.
Di tutto questo patrimonio distrutto n rimane traccia nelle opere di Giovanni Tzetze che come funzionario bizzantino ebbe accesso a quelle opere e scrisse decine di opere di commenti ai classici greci facendo citazioni di un gran numero di testi bruciati nel sacco di Costantinopoli.
Non so quanto Tzetze possa essere attendibile nell'attribuire ad Orfeo una serie di citazioni dal momento che, comunque, Giovanni Tzetze nasce nel 1110 e muore nel 1190 circa e che, citando Orfeo, sta citando una filosofia e una pratica vecchia di 2000 anni. Eppure, dagli stuDiosi è considerata una fonte.
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Claudio Simeoni
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