Giugno 2023 è il mese che conferma l'ideologia sovranista al governo dell'Italia. I sovranismi che si stanno diffondendo in Europa stanno portando l'Europa verso conflitti armati. L'Unione Europea da organo di unione delle nazioni d'Europa è diventata una tribuna per ogni nazionalismo che tende a minare i diritti dei cittadini in nome dell'assolutismo razzista.
Non più nazioni dove le persone sono cittadini, ma nazioni i cui sovranismi trasformano i cittadini in sudditi che devono obbedire.
Giugno 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.
05 giugno 2023
Scrive Platone in Ione:
SOCRATE - Lo vedo, o Ione, e cercherò di far vedere anche a te come mi pare stia la cosa. Questa che ti fa parlare tanto bene su Omero, come dicevo poco fa. non è un'arte: ciò che ti muove è una divina forza, come nella pietra che Euripide ha chiamato "Magnete" e che la gente chiama "Eraclea". Anche questa pietra, infatti, non solo attira gli anelli di ferro, ma infonde altresì una forza negli anelli medesimi, in modo che, a loro volta, essi possano produrre questo stesso effetto della pietra e attrarre altri anelli: e in questo modo, talvolta, si forma una lunga catena di anelli che pendono l'uno dall'altro. E tutti quanti dipendono dalla forza di quella pietra! Così, anche la Musa rende "i poeti" ispirati e attraverso questi ispirati, si forma una lunga catena di altri che sono invasati dal dio. E, certo, tutti i buoni poeti epici non per possesso di arte, ma perché sono ispirati e posseduti dal dio compongono tutti questi bei poemi, e, così, anche i buoni poeti melici: e come i coribanti danzano fuori di senno, così, fuori di senno, i poeti melici compongono i loro bei carmi, e quando entrano nell'armonia e nel ritmo, sono invasati e squassati da furore bacchico. E come le baccanti, allorché sono invasate, attingono ai fiumi miele e latte e invece allorché sono in senno non lo sanno fare, così si comporta anche l'animo dei poeti melici, come essi stessi dicono. Infatti, proprio i poeti ci dicono che attingono i loro canti da fonti che versano miele e da giardini e da boschetti che sono sacri alle Muse, e che a noi li portano come fanno le api, anch'essi volando come le api. E dicono il vero!
[...]
Platone, Dialogo Ione, da: Platone, Tutti gli scritti, Editore Bompiani, 2014, pag. 1026
Platone afferma che i poeti non hanno la capacità di raccontare storie, possono solo scrivere ciò che detta loro il Dio che li possiede.
E' in quest'ottica che noi possiamo iniziare a comprendere il movimento delle Baccanti e l'azione di Dioniso nell'alimentare quel movimento. La contrapposizione è fra la "donna addomesticata" e la "donna selvaggia". Se preferite, la contrapposizione è fra la "donna del dovere sociale" e la "donna che desidera". Che desidera soprattutto liberarsi del dovere sociale in funzione della soddisfazione del propri desideri.
La società greca, per quanto ci è descritta dalla filosofia Platonica e aristotelica, viveva sulla repressione dell'elemento femminile nella società. Una repressione talmente violenta che la società preferiva l'esaltazione dell'omosessualità che negava il diritto delle donne ad essere cittadine. Platone stesso parla della donna come la vacca che produce figli in funzione dei bisogni della Repubblica indicando nelle donne la reincarnazione di tutti gli uomini malvagi e, con questo, legittimando il diritto di vessare le donne in quanto malvagie nella vita precedente.
Per Platone tutto deve essere sottomesso alla "ragion di Stato" che lui, in quanto filosofo, governa con saggezza.
Per Platone, a questo punto, appare ovvio che le Baccanti, le Menadi, i Satiri, ecc. altro non sono che individui invasati dal Dio. Per fare questa affermazione, presuppone l'esistenza di un Dioniso che spinge le donne al delirio bacchico.
Ora, partendo dalla riflessione sulla società greca all'epoca di Platone, chi spinge le donne al delirio bacchico è una società incapace di coniugare le necessità sociali con le necessità soggettive, i desideri, di chi compone quella società.
La domanda che ci si pone è: è arrivato prima il delirio bacchico che ha agito in una società come pensata da Platone, o Platone ha pensato il suo modello di società in presenza di un sistema religioso e poetico che favoriva il delirio bacchico?
In che cosa consisteva il "delirio bacchico"?
Intanto, chiariamoci i fondamenti per cui chiamiamo affermazioni e comportamenti: "deliri".
---seconda parte - continua
05 giugno 2023
Se qualcuno avesse dei problemi a proposito del delirare, ricordo che tutta la filosofia metafisica, da Socrate agli esistenzialisti di oggi, è tutta un delirio. Pensate solo all'idea dell'Essere Assolutamente necessario o dei discorsi su "Dio", sono tutti deliri che si trasferiscono nella vita quotidiana sotto forma di morale o di obblighi esistenziali.
Un filosofo metafisico, come Heidegger o Nietzsche e chi altro volete, delira sempre. La differenza sta in che cosa, tale filosofo, trasferisce nella quotidianità del suo delirare. I lettini degli psichiatri sono pieni di persone che delirano e che si sono perse nel delirio. Il delirio li ha fatti propri ed escono dal delirio, riportati ad una dimensione razionale, soltanto con grandi sforzi spesso di natura medicale. Avete mai chiesto ad un filosofo metafisico o adun teologo di provare l'esistenza di "Dio" del quale farnetica, delirando, della sua esistenza? Purtroppo, spesso, non si tratta di "farneticazioni deliranti", ma di pura "truffa razionale, "inganno", rivolto a quelle persone che per la loro condizione psico-emotiva deiderano l'esistenza di "Dio" e per tale soddisfazione sono pronte a farsi ingannare.
Delirare è una condizione normale dell'umanità e spesso il vero delirio sta nella razionalità elevata a modello assoluto entro le cui categorie imprigionare il pensiero dell'uomo. Lo si imprigiona nei doveri e nelle condizioni morali che spesso confliggono con la sua natura desiderante rendendo difficile, se non impossibile, la veicolazione della sua struttura desiderante. La razionalità della quotidianità come delirio specifico che si separa da un immenso di possibile delirio che viene ignorato per costringere l'uomo nella razionalità. In questo modo, la razionalità può essere pensata come una parte del delirio esistenziale di ogni singolo individuo che deve far i conti con la propria struttura desiderante che preme spesso per altri e diversi deliri. Che cos'è il conflitto fra "pensieri erotici" e regole sociali per la "veicolazione della sessualità" se non un delirio che le regole del vivere civile pretendono che sia confinato nella fantasia soggettiva? E che cos'è il delirio delle Baccanti e delle Manadi se non la necessità della rottura di questo equilibrio? Un equilibrio che può anche essere letto al contrario: dal delirio della necessità di veicolare le proprie emozioni alla necessità di regolare socialmente la propria struttura desiderante.
Partendo d questo presupposto noi possiamo capire la necessità della fantasia come arte che si esprime nella cultura e, nello stesso tempo possiamo iniziare a comprendere come il dionisismo non è una deviazione dalla razionalità, ma diventa un tentativo di razionalizzare una forma delirante in una necessità di razionalizzazione della realtà quotidiana.
05 giugno 2023
Quando inizio a scrivere più specificatamente di Stregoneria sto sempre oscillando fra la mia esperienza di modificazione della percezione e la necessità di affrontare il percepito all'interno delle categorie culturali col pericolo che il "delirio", inteso come "definizione di una realtà altra" in contrasto o in forte opposizione alla realtà quotidiana, possa prendere il sopravvento e spezzare l'equilibrio fra soggettività e oggettività culturale. Solo che per capire le necessità del delirio delle Baccanti e delle Menadi, come i deliri sciamanici, è necessario entrare nel delirio; comprenderne le ragioni nelle condizioni fra soggettività ed oggettività vissuta e forma del mondo in cui si delira per definire, se ci si riesce, gli elementi razionali che emergono nella percezione in quelle condizioni.
La differenza fra il "malato mentale" che delira e l'alterazione della percezione dello Stregone sta tutta nella volontà soggettiva nell'oscillare fra uno stato percettivo e un altro senza farsi imprigionare da una "realtà altra" rispetto alla quotidianità.
In altre parole, la percezione di "realtà altre" della stessa realtà che viviamo deve essere al servizio dell'individuo che vive la quotidianità e non separare l'individuo dalla quotidianità vissuta.
05 giugno 2023
Nel lavoro sulle motivazioni per cui le donne diventavano Baccanti ho trovato questo. Si riferisce alla condizione della donna negli anni 50-60 del secolo scorso. Ha poco a che vedere con le motivazioni delle Baccanti antiche, ma c'è da rifletterci sopra. Volevo condividerlo.
Scrive Armanda Guiducci:
"Quelle donne lassù, non si immagina;" e qualcosa di più del disprezzo le si disegna agli angoli della bocca: un rancore, un razzismo da donna a donna. Sa che per loro avere un figlio è uno scandalo, un peccato? mi fa, guardandomi dritta negli occhi. Non batto ciglio, e rido. Spero, anzi, che il mio occhio emani quella luce di costernazione che Zita si aspetta. Il mio occhio ha corrisposto, funzionato. Vedo Zita animarsi, proterva. E mi rac- conta una storia di dieci anni fa.
Le donne di lassù sono così selvagge e superstiziose che fare i figli lo vivono come un peccato mortale, una vergogna da nascondere agli occhi del prossimo. Almeno, dieci anni fa era così. E c'era una donna sugli Andossi, disgraziata, che di peccati mortali ne aveva fatti sette. E quando si sgravò del settimo figlio, lassù sulla montagna, perché le donne lassù si arrangiano da sole e sempre hanno fatto così, (su quelle mulattiere e balze nessun me- dico arriva, nessuna levatrice), si credeva ancora talmente in peccato ed in colpa che il bambino se lo nascose nel gerlo e, con quel gerlo in ispalla, discese giù e lo fece battezzare di nascosto. Tutto in modo furtivo, in maniera che la gente del villaggio non vedesse e non sapesse di quel suo peccato vivente. Adesso, nel villaggio, si partorisce col medico condotto. Ma non tanti anni fa (prima che incominciasse, da queste parti, la "civiltà del turismo") il medico condotto e la levatrice bisognava chiamarli da Campodolcino (e molti tornanti di montagna, in ripido avvitamento, separano Campodolcino, nel piano di fondovalle, dal villaggio, il più alto della vallata). Lei, Zita, è nata al fondovalle. Come parecchi qua, la famiglia di Zita possiede una cascina al fondovalle. Senza acqua. La mamma l'ha partorita da sola, senza levatrice né nessuno, in quella cascina senza acqua. Lei, come i suoi sei fratelli, uno dietro l'altro. "Eppure, in quelle cascine senza acqua, le donne si arrischiano a partorire da sole".
Tratto da: Armanda Guiducci, La donna non è gente, editore Rizzoli, 1977, p. 55
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Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore
della Federazione Pagana
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Tel. 3277862784
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