Giugno 2023 è il mese che conferma l'ideologia sovranista al governo dell'Italia. I sovranismi che si stanno diffondendo in Europa stanno portando l'Europa verso conflitti armati. L'Unione Europea da organo di unione delle nazioni d'Europa è diventata una tribuna per ogni nazionalismo che tende a minare i diritti dei cittadini in nome dell'assolutismo razzista.
Non più nazioni dove le persone sono cittadini, ma nazioni i cui sovranismi trasformano i cittadini in sudditi che devono obbedire.
Giugno 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.
Argomenti del sito Religione Pagana
30 giugno 2023
Domani grande festa in contrada. Musica e balli per festeggiare un compleanno.
Io me ne starò rintanato nell'ossessionante ricerca del silenzio assoluto.
30 giugno 2023
Di che cosa si occupava la filosofia di Anassagora?
Secondo Diogene Laerzio:
Ecco quel che diceva: il sole è una massa incandescente e più grande del Peloponneso (per altri, però, si tratterebbe di Tantalo): la luna contiene abitazioni ed anche colli e burroni. Gli inizi delle cose sono le omeomerie: infatti, come l'oro risulta delle cosiddette pagliuzze d'oro, così il tutto è composto di piccoli corpi omeomeri. L'intelletto è principio del movimento. Quanto ai corpi, i grevi occupano la zona bassa "come la terra", i leggeri, come il fuoco, la zona alta, l'acqua e l'aria la zona centrale: così sulla terra che è piatta si è depositato il mare, quando le parti umide sono evaporate sotto l'azione del sole. Le stelle dapprincipio erano trascinate [in cielo] come in una cupola sì che il polo celeste, che è sempre visibile, si trovava in posizione verticale sulla terra, mentre successivamente subì un'inclinazione. La via lattea è la rifrazione della luce delle stelle non illuminate dal sole. Le comete sono l'incontro di pianeti che emettono fiamme e le stelle cadenti sono sprigionate come scintille dall'aria. I venti si producono quando l'aria è rarefatta dal sole. I tuoni sono un cozzare di nuvole, i lampi attrito di nuvole: il terremoto un ritorno d'aria sulla terra. I viventi nascono dall'elemento umido, caldo e terroso, in seguito, poi, l'uno dall'altro, i maschi dalla parte destra, le femmine dalla parte sinistra.
[...]
Anassagora disse che tutto il cielo è composto di pietre, che è tenuto insieme dalla rotazione turbinosa e che sarebbe precipitato quando fosse diminuita.
p. 556 dei Presocratici di Diels Kranz, editore Laterza
NOTA: Omeomerie: parola usata da Aristotele per indicare i "semi di Anassagora", le particelle prime a fondamento di ogni cosa nell'universo. Corrispondono, più o meno, agli atomi di Democrito o alle monadi degli ontologici.
Il discorso su Anassagora fatto da Diogene Laerzio è molto stringato e conciso. Ci fa comprendere come Anassagora stesse indagando sui fenomeni della natura e sulle loro cause. Questo, secondo gli ontologici, fa di Anassagora una sorta di "materialista" solo perché cerca le cause dei fenomeni nel mondo e non attribuisce le cause a soggetti estranei dal mondo.
Mentre gli ontologici attribuiscono i fenomeni del mondo a una volontà estranea al mondo, questo tipo di filosofi indaga sulle cause dei fenomeni all'interno delle condizioni del mondo e non giustificano i fenomeni partendo da soggetti e volontà esterni al mondo.
Questo tipo di filosofi ha il problema di stabilire il divenuto del mondo. Se il mondo non è creato, è divenuto per trasformazione. L'immaginazione del filosofo è concentrata ad individuare le possibili condizioni che hanno permesso il venir in essere del presente partendo da un presente assolutamente diverso da quello di oggi (qualsiasi sia l'oggi a cui vogliamo riferirci).
L'ontologico afferma che la realtà è il prodotto di Dio (o in qualunque forma si voglia coniugare Dio). Nessuno chiede all'ontologico di dimostrargli quest'affermazione e, soprattutto, l'esistenza di Dio. Al contrario, a chi indaga la realtà fenomenologica gli si chiede di dimostrare il divenuto dei fenomeni e le cause che producono tale divenuto.
Anassagora elabora il concetto di Omeomerie, Democrito quello degli atomi. Sono concetti imprecisi, rispetto a quanto noi oggi sappiamo, tuttavia sono ipotesi. Se il concetto di Omeomerie, anziché pensarlo come "semi che generano quanto esiste", lo penso come una diversa organizzazione della materia che produce quanto esiste, posso pensare che la materia, che organizzandosi in maniera diversa produce effetti diversi alla mia percezione, contiene in origine la possibilità di produrre quegli effetti. La materia primordiale conteneva tutte le possibilità che si sono manifestate nel presente reale in cui viviamo.
Interessante diventa la confutazione di Anassagora fatta da Aristotele alla luce di ciò che oggi sappiamo, ma soprattutto il fine della conoscenza di Anassagora opposto al fine della conoscenza di Aristotele. Anassagora fu il maestro di Pericle, uno degli esempi di democrazia; Aristotele fu maestro di Alessandro Magno, un esempio di monarchia dispotica e suprematista.
La confutazione di Anassagora fatta da Aristotele è la confutazione che fa la dittatura sovranista alla democrazia.
Sempre, secondo Diogene Laerzio, Anassagora fu colui che:
A quanto afferma Favorino nella Storia varia sembra sia stato [Anassagora] il primo a insegnare che la poesia di Omero verte sulla virtù e sulla giustizia e che molto avanti portò il discorso Metrodoro di Lampsaco che era suo familiare, e che per primo s'interessò della dottrina fisica del poeta.
p. 557 dei Presocratici di Diels Kranz, editore Laterza
Per Anassagora, Omero non parlava di "super-uomini chiamati Dèi", ma attraverso le storie parlava di virtù e della giustizia. Questo aspetto, colto da Anassagora, non fu colto né dai platonici né dai neoplatonici e tanto meno dagli stoici.
29 giugno 2023
Dovrò iniziare a parlare di questo personaggio. Forse è conosciuto fra gli studiosi, ma io non l'avevo mai incontrato se non di recente.
Si tratta di Anassagora
E dicono che c'è Anassagora, gagliardo eroe Intelletto, giacché per lui è l'intelletto che svegliatosi d'un tratto tutte le cose che prima erano confuse, le raccolse insieme.
Era superiore per nobiltà di natali e per ricchezza e anche per magnanimità di sentire, egli che cedette ai familiari le sostanze paterne. Accusato da loro di trascurarle osservò : "E perché non le curate voi ?". Alla fine se ne andò e si dette allo studio dei fenomeni naturali senza preoccuparsi degli affari politici. Una volta uno gli domandò: "Non t'importa niente della patria? ", "Taci, - rispose - m'importa e molto della patria" e indicò il cielo.
p. 555 dei Presocratici di Diels Kranz, editore Laterza
Perché è importante Anassagora. Intanto fu uno dei primi filosofi e sembra che sia stato lui ad importare la filosofia in Grecia dal medio oriente. Anassagora nasce a Clazomene, 496 a.c e muore a Lampsaco, 428 a.c circa. Precede di poco Democrito (Abdera, 460 a.C. – 370 a.C. circa), precede Socrate (Atene, 470 a.C./469 a.C. – Atene, 399 a.C.) e Platone (Atene, 428/427 a.C. – Atene, 348/347 a.C.).
Le date sono importanti perché, che piaccia o meno, quando Platone scrive "L'apologia di Socrate", le motivazioni che Platone attribuisce agli ateniesi per processare Socrate, sono molto simili alle motivazioni che sono state usate alcuni decenni prima per processare Anassagora.
Ora mi studierò un po' i frammenti e poi farò alcune deduzioni.
28 giugno 2023
Dire che i filosofi ionici indagassero sulla natura, non è una cosa pertinente. I filosofi ionici cercavano le cause del presente fra i fenomeni della natura.
La spiritualità è propria degli oggetti viventi del mondo e delle tensioni che li attraversano. La spiritualità muove i corpi fisici perché è manifestazione dei corpi fisici. Quando Eraclito e Anassagora affermano che il "sole è una massa infuocata" non stanno dicendo che "il sole non è un Dio", stanno dicendo che la massa infuocata è la forma del Dio dal quale manifesta la sua coscienza e la sua consapevolezza.
La necessità di cercare gli Dèi nel mondo, nella consapevolezza che il divino è ciò che gli oggetti del mondo manifestano, è un atteggiamento diverso dalla necessità di promuovere sé stessi, come soggetto onnipotente, al di fuori e al di sopra degli oggetti del mondo. Il secondo atteggiamento, attribuibile a Parmenide, a Platone, a Pitagora e a Socrate è una certificazione dell'alienazione di costoro dal mondo nel quale sono nati e attraverso il quale vivono.
Quando Eraclito afferma:
9. Aristotele de parto animo A 5. 645 a 17.
Come si narra a proposito di ciò che Eraclito avrebbe detto ai suoi ospiti, i quali, volendo fargli visita e vedendolo scaldarsi al calore del forno, si erano fermati (li invitò ad entrare senza timori, perché anche lì erano degli Dèi), così bisogna volgersi alla ricerca intorno a ciascuno degli esseri viventi senza alcuna ripugnanza, poiché in tutti c'è qualcosa di naturale e di bello.
p. 188 dei Presocratici di Diels Kranz, editore Laterza (p.331 dei presocratici editi da Bompiani, 2008)
In sostanza, la realtà del mondo sta negli oggetti del mondo. Nelle tensioni del mondo, nei desideri del mondo.
In questo si opponevano agli eleatici che cercavano il fine della realtà del mondo in una dimensione ontologica che risiedeva in una visione delirante di onnipotenza.
Quando Parmenide dice:
Mai sarà dimostrato che esista ciò che «non è»: tieni lontana la mente da questa via di ricerca, vezzo di molto sapere non t'induca su questa strada, a mettere in opera occhio accecato, orecchio rombante, lingua, razionalmente valuta invece la sfida polemica da me proferita. Allora di via resta soltanto una parola, che «è». Su questa ci sono segnali molteplici, che senza nascita è l'Essere e senza morte, tutto intero, unigenito, immobile, ed incompiuto mai è stato o sarà, perch’è tutt'insieme adesso, uno, continuo.
Parmenide, Poema sulla Natura, Editore BUR, 2000, p. 149-151
L'alienazione dal mondo non porta ad una dimensione divina, porta soltanto al delirio psichiatrico che può essere più o meno bene descritto, ma che resta delirio in quanto privo di contenuti di realtà.
Quando qualcuno descrive la realtà delirando e il delirio diventa il modello attraverso il quale la società tenta di comprendere la realtà, delirare è l'unica forma di sopravvivenza culturale possibile in quella società.
28 giugno 2023
I gesuiti stupratori di bambini ad imitazione di Gesù.
Questi delitti si "scoprono" sempre tardi perché coperti da una feroce omertà che intende continuare a stuprare bambini proteggendo Gesù dall'accusa di pederastia.
Quando poi vengono scoperti si finge meraviglia e stupore come se non fosse evidente, dalla dottrina cristiana, che stuprare bambini significa diffondere la "fede in cristo"
A sollevare il problema è stato il quotidiano spagnolo El Pais che ha pubblicato un'inchiesta su un diario segreto del defunto gesuita spagnolo Alfonso Pedrajas, in cui fa riferimento ai presunti abusi che avrebbe perpetrato su decine di bambini quando era responsabile della Scuola Juan XXIII in Bolivia dal 1971. è in corso anche il processo per il caso del defunto gesuita Luis Roma, denunciato da un ex membro della Compagnia di Gesù, che ha chiesto l'anonimato, e che ha basato le sue accuse su una trentina di fotografie esplicite in cui diceva di riconoscere il presunto aggressore di diversi bambini tra i 6 e i 12 anni.
(da: affaritaliani.it)
Avrebbero potuto proteggere i ragazzi più fragili e, invece, hanno preferito consegnarli ai preti cattolici affinché li potessero stuprare. Queste azioni non sono frutto dell'ignoranza, sono il futto di un calcolo preciso il cui fine è costruire la miseria sociale attraverso la manipolazione della struttura emotiva dell'infanzia.
Il sindaco della città di El Alto, Eva Copa, ha annunciato che consegnerà a Papa Francesco una lettera e documenti alla mano, sullemolteplici accuse di stupro di minori in Bolivia da parte di sacerdoti cattolici, nella sua prevista visita la prossima settimana in Vaticano insieme a 56 sindaci di altrettanti comuni boliviani. “è nostro obbligo affermare che tutto il popolo boliviano ripudia questi eventi”, ha detto il funzionario. Secondo la Procura di Stato, le vittime di stupro sono oltre 200, la maggior parte ragazzi e ragazze, ma anche adolescenti che hanno subito abusi sessuali da parte di sacerdoti di almeno quattro diverse congregazioni. Nove sacerdoti sono indagati, tra cui Alfonso Pedrajas, Luis María Roma e Alejandro Mestre. Molti degli imputati sono già morti. Solo uno di essi al momento è in carcere. Quasi tutti i casi noti sono stati denunciati all’epoca, ma le autorità della Chiesa cattolica hanno scelto di proteggere, come consuetudine, gli stupratori. Il procuratore generale dello Stato, Wilfredo Chávez, ha rivelato che le accuse di abusi sessuali su minori per mano di sacerdoti si estendono praticamente a tutta la Bolivia. Il ministro della Presidenza del paese, María Nela Prada, ha informato questo mercoledì che, a causa delle linee guida del presidente Luis Arce, un meccanismo simile all'”approvazione” che si applica al servizio estero, che dovrà stabilire se approvare o rifiutare l’ingresso di sacerdoti della Chiesa cattolica in Bolivia.
(da: radiortm)
I cristiani celebrano il "natale" con i loro presepi proprio per legittimare lo stupro dei bambini come parte inalienabile della loro attività religiosa. O le società civili si difendono dall'orrore del cristianesimo o saranno destinate ad alimentare la conflittualità e la miseria nella società.
27 giugno 2023
Nel calendario antico, Dodekaeteris si riferisce a un ciclo di 12 anni. Ogni anno viene associato a uno dei dodici segni dello zodiaco.
Fu Censorino ad inventare il termine "Dodekaeteris", che in "De Die natali" descrisse il ciclo astrologico di 12 anni in 12 segni zodiacali definito come "ciclo Caldeo".
Si individuano vari cicli Dodekaeteris. Alcuni sembra risalgano a Zoroastro (Geoponica); durante l'epoca di Augusto un altro ciclo proverrebbe dalla Siria e un altro ancora era presente nei frammenti Orfici.
Il ciclo di 12 anni è presente ancora oggi, come in Cina e si presume che anche il ciclo dei 12 anni dei segni astrologici cinesi abbiano origine dai caldei.
Nei frammenti attribuiti agli Orfici si sta oscillando fra la conoscenza astronomica e la magia simpatica. Una cosa è certa, leggendo questi frammenti di astrologia attribuiti agli orfici sembra di leggere "I King", il libro "profetico" degli scintoisti cinesi.
Il ciclo Dodekaeteris degli Orfici nei frammenti che si riferisce al pianeta Giove che attraversa le singole costellazioni:
258. - Dodecaeteris V (cf [r. 251)
Quando Giove percorre il segno della Bilancia, allora ci sarà una rovina di buoi; i quadrupedi saranno in calore; per gli uomini sulla terra prosperità, fertilità.
Heeg 28 fr. 8.
259. - Dodecaeteris V (cf fr. 251)
Quando Giove percorre il segno dello Scorpione, ci sono il frumento e l'olio; tutti gli altri esseri non saranno mai in calore; le querce produrranno frutti; se non ci sono frutti ... dare cibo.
Heeg 25. 28 fr. 9.
260. [1] - Dodecaeteris V (cf fr. 251)
Quando Giove percorre il segno del Sagittario, è ostile dall'inizio; e nei giorni della mietitura tutti i carri cadranno; e il frutto dell'abbondanza si pone sotto la pestilenza.
Heeg 28 fr. 10.
260. [2] -
Quest'anno (del Sagittario) né alla piantagione né alla coltivazione è adatto: in esso si estingueranno anche le sorgenti.
261. - (22) Tzetz. Exeges. in Iliad. 127,4 Herm.
Infatti l'antico Orfeo, dal quale il mio aureo Omero colse molti fiori di versi, come l'ape che lavora i fiori, nelle sue Dodecaeteridi non dice nedymon (dolce), ma hedymon (dolce) (Od. XIII soave sonno), dicendo così: Così infatti resterebbe puro e inalterato il vino dolce e odoroso; è un bell'anno per la piantagione.
262. - Dodecaeteris V (cf fr. 251)
Quando Giove percorre il segno del Capricorno, la terra recherà vino come acqua; e i primi esseri generati della terra allora porteranno frutto, ma frutto tardivo; non mescolare mai la terra; la nube che scaglia fulmini farà estinguere tutte le cose; e il gelo della brina farà morire i frutti.
Heeg 29 fr. 11.
263. - (12) Tzetz, ad Hesiod. Op. et Dies 568 (Gaisford II 335,17).
Orfeo consiglia di fare tutto secondo l'influsso degli astri: dove segue Non navigare quando Giove percorre il segno dell' Acquario: allora infatti il mare è molto pericoloso.
Lob. I 424; Heeg 29 fr, 12.
264. - Dodecaeteris V (cffr. 251)
Durante l'anno il Sole irradierà con calore ardente: infatti c'è la possibilità che il clima sia secco; e tutti i semi distruggerà; infatti è possibile che una grande pestilenza si diffonda tra tutti gli esseri.
Heeg 29 fr. 12.
265. - Dodecaeteris V (cf fr. 251)
Durante l'anno tutte le cose si realizzano nel migliore dei modi.
Heeg 29 fr. 13.
266. - (12) Tzetz. ad Hesiod. Op. et Dies 568 (Gaisford II 335, 21)
Quando lo stesso Giove è nel segno dei Pesci è bene fare matrimoni.
267. [1] - (23) Schol. Lycophr. 523 p. 189, lO ss. Sch.
Signore è infatti detto il dittatore, tiranno il monarca violento, re colui che esercita il potere secondo le leggi e con giustizia. Anche Orfeo mostra la differenza tra questi termini, dicendo così nelle Dodecaeteridi:
Un uomo è o signore o tiranno
o re: allora salirà nell'alto del cielo.
Kern, Orfici – Testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2011, p. 577 - 579
Siamo, in sostanza, alla ricerca di "situazioni favorevoli" o di "situazioni sfavorevoli" nelle quali organizzare la propria vita.
Sono gli uomini che agiscono, ma nell'agire sono consapevoli che il mondo agisce e modifica le condizioni nelle quali loro agiscono modificando gli effetti della loro azione.
Stiamo oscillando fra la superstizione e la ricerca delle cause che nel mondo possono favorire o sfavorire le imprese degli uomini.
Non siamo ancora nell'ambito della superstizione; siamo fra uomini che osservano il mondo e cercano di capire gli avvenimenti per associazione e analogia.
Siamo in un ambito in cui diventa superstizione quando le cause favorevoli o sfavorevoli vengono attribuite ad un ente esterno alle cause stesse; diventa abc della scienza quando, sia pur partendo da ipotesi di magia simpatica, si indagano i fenomeni e le loro cause come fece Democrito, al di là dei mezzi di cui si dispone per individuare correttamente le cause.
27 giugno 2023
Luciano di Samosata afferma che i greci non praticavano l'astrologia, ma l'astrologia fu insegnata ai greci da Orfeo che però, secondo Luciano di Samosata, la insegnò in maniera occulta.
L'astrologia di Orfeo era un modo per interpretare i mutamenti della realtà nella quale gli uomini vivevano e non aveva nulla del significato di "astrologia" come ci è stato tramandato dall'esoterismo ottocentesco.
Come ad esempio:
[1] -Tzetzes Chiliad. XII 399 vs. 140 p. 444 Kiessl.
sembra testimoniare che è esistito un corpus di opere astrologiche attribuito a Orfeo, che nelle Argonautiche vs. 207 dice E venne Anceo Pleuronio, che insegnò i sentieri celesti degli astri e le orbite planetarie
Kern, Orfici – Testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2011, p. 567
Sottile è la linea fra osservazione astronomica e astrologia.
Luciano di Samosata (120 - 180/192 d.c) seguace della sofistica, nel De Astrologia scrive:
107. - Ps.-Lucian. De astrologia lO (v. F. Boll. N. Jahrb. Supp1. XXI 1894, 151)
I Greci non appresero nulla riguardo all'astrologia né dagli Etiopi né dagli Egizi, ma Orfeo, figlio di Eagro e Calliope, spiegò loro per primo questa disciplina, in modo per nulla scoperto, né svolse la dottrina chiaramente, ma con un linguaggio magico e mistico, quale era la sua natura; fabbricata infatti una lira, esponeva poeticamente i misteri e cantava la propria teologia; la lira, provvista di sette corde, interpretava l'armonia degli astri in movimento. Indagando e vivificando queste materie, Orfeo incantava ogni creatura e su tutte aveva potere; infatti egli non guardava quella lira, né gli interessava un altro tipo di musica, ma questa era la grande lira di Orfeo, ed i Greci, rendendo onore a questi fatti, delimitarono un settore nel cielo e così numerose stelle si chiamano "Lira di Orfeo". Se mai tu veda Orfeo rappresentato o in mosaici o in dipinti, egli sta seduto al centro, simile ad uno che canta, con la lira tra le mani; intorno a lui si trovano innumerevoli creature, tra cui un cinghiale, un toro, un leone e ciascuno degli altri. Quando vedi tali raffigurazioni, ricorda, per favore, queste cose, quale era il suo canto, quale anche la sua lira, quali infine il toro o il leone che ascoltavano Orfeo. Nel caso in cui volessi conoscere gli originali cui mi riferisco, osserva nel cielo ciascuno di essi.
Kern, Orfici – Testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2011, p. 97
Luciano di Samosata testimonia come al suo tempo la religione orfica era viva e attuale.
Orfeo cantava i suoi principi religiosi, la sua teologia.
Un canto che toccava i sentimenti degli uomini e degli animali.
Orfeo affascinava con le sue storie cantate con la sua lira.
Se le vie degli astri erano studiate, le previsioni astrologiche erano relative la mutamento del presente mediante l'influenza di fattori esterni (come le stagioni).
27 giugno 2023
Quando due "poteri" si scontrano nella società, io non sto né con l'uno né con l'altro. Io sto con la gente, i cittadini, e mi chiedo: "Qual è il costo o i benefici che questo scontro porta alle persone?". Mentre mi chiedo questo, continuo a non tifare né con l'uno né con l'altro anche quando lo scontro potrebbe portare benefici perché, fintanto che lo scontro è in atto, le persone vivono stati di sofferenza.
27 giugno 2023
E' tempo di fare i conti e compilare il 730 per le tasse. Tasse da pagare, rimborsi di spese e quant'altro..
Come operaio ho sempre pagato le tasse nonostante periodi neri della mia vita. E ora, in pensione con 40 anni di lavoro, continuo a pagare la mia quota di tasse a norma di legge.
Se tutti avessero fatto la stessa cosa, lo Stato non avrebbe quasi 3000 miliardi di debiti. In ogni caso, io non mi ritengo il "fesso che ha pagato le tasse", ma una persona che si è adattata alle condizioni che ha incontrato senza tentare di far ingannare qualcuno.
26 giugno 2023
Il sovranismo porta inevitabilmente alla guerra. Il sovranismo di uno Stato combatte il sovranismo di un altro Stato (o gruppo etnico) perché nessun sovranismo può essere superiore al sovranismo nazionale.
Al di là se una guerra succede o meno, il sovranismo porterà ogni nazione a confliggere con l'altra per una questione di superiorità di razza.
Il sovranismo non ha altro ideale che trionfare e diventare sovrano sopra tutti gli uomini.
Il sovranismo non ha un progetto sociale. L'unico progetto del sovranismo è il trionfo di sè stesso.
Il sovranismo "uccide per uccidere" e, pur di trionfare, canibalizzerà l'intera società civile in funzione del proprio dominio.
Quando i cittadini se ne renderanno conto avranno perso lo status di cittadini per assumere quello di sudditi perché il parlamento e il governo sono sovrani al di fuori di ogni legge e regola.
26 giugno 2023
Nei primi secoli d.c ci fu una convergenza di interessi ideologici fra neoplatonici e cristiani contro la religione pagana.
Mentre i neoplatonici cercavano di distruggere il significato degli Dèi Pagani attraverso un'interpretazione allegorica che trasformava gli Dèi in astrazioni, i cristiani interpretando gli Dèi Pagani attraverso il concetto di "verbo", "logos", dove la parola indicava l'oggetto e l'azione e non il modello simbolico che la parola voleva rappresentare.
La guerra che i cristiani hanno messo in atto contro il Paganesimo non è altro che la continuazione della guerra che Platonici e neoplatonici, stoici e sofisti hanno messo in atto contro la Religione Pagana.
Per gli antichi, che cos'era il Mito?
Quali significati avevano i racconti mitici? Perché il Mito dovette essere riscritto più volte in un'epoca in cui la filosofia dominava il pensiero dell'uomo? L'uomo più entrava nelle fantasie astratte della filosofia ontologica e più perdeva il contatto con la realtà mitica che viveva.
Il mito perdeva il significato simbolico per diventare allegoria o, peggio, realtà fattiva in cui uomini, chiamati Dèi, giocavano a macellarsi l'un l'altro.
Alla fine di questo processo di trasformazione, rimase solo il macello, lo sterminio, la pratica del macellaio di Sodoma e Gomorra che, imitata fattivamente dai cristiani, ha trasformato la terra in un mattatoio gestito dagli adoratori di Gesù.
Il Mito è simbolo di trasformazioni, ma i filosofi lo trasformarono in allegorie per legittimare la staticità di un presente che non doveva cambiare.
Scrive il neoplatonico Damascio:
54. - (36) Damasc. De princ. 123 bis (1317, 15 Rue.)
Quella (la teologia orfica) tramandata secondo Ieronimo ed Ellanico, se non si tratta in realtà della stessa persona, è così: "In principio - dice - vi erano l'acqua e la materia, e in seguito alla condensazione si formò la terra", ponendo come primi questi due principi, l'acqua e la terra, questa ritenuta per natura passibile di dispersione, quella invece atta a tenerla insieme e unita; lascia invece misterioso il principio unico, anteriore ai due: infatti, lo stesso non dire nulla riguardo ad esso, mostra la sua natura indicibile; dopo questi due, il terzo principio si generò da essi, intendo cioè dall'acqua e dalla terra: era un serpente con due teste aderenti, una di toro e una di leone, e in mezzo il volto di un dio, aveva pure ali sulle spalle e si chiamava Tempo senza vecchiaia e lo stesso Eracle. A lui era congiunta Necessità, per natura identica ad Adrastea, incorporea, distesa lungo tutto il mondo, sino a raggiungerne i confini. Penso che questo sia definito il terzo principio, costituito secondo l'essenza, salvo che lo pose maschio-femmina, a indicare la causa generatrice di tutte le cose. E ritengo che la Teologia rapsodica (v. s. DISCORSI SACRI), lasciando da parte i primi due principi, insieme a quello unico anteriore ai due, affidato al silenzio, abbia incominciato da questo terzo principio dopo i due, poiché esso sarebbe il primo a possedere qualcosa di dicibile e di compatibile con le orecchie degli uomini. Questo invero era il Tempo senza vecchiaia, molto onorato in quella, padre di Etere e di Caos. Certamente anche secondo questa teologia, questo Tempo, il serpente, genera una triplice prole: Etere, essa dice, umido, Caos senza limiti e, terzo dopo di essi, Erebo nebbioso; tramanda questa seconda triade come omologa alla prima, potenziale, come quella è paterna. Perciò, il terzo elemento di essa è Erebo, nebbioso, e l'elemento primo e superiore è Etere, non puro, ma umido, mentre quello intermedio, va da sé, è Caos illimitato. Ma dentro di essi, come dice, il Tempo generò un uovo, che anche questa tradizione rappresenta come progenie del Tempo, generata entro questi, poiché anche la terza triade intelligibile procede da essi. Qual è questa, dunque? L'uovo; la diade delle nature che sono in lui, maschile e femminile, e la moltitudine di semi di ogni specie che si trova in mezzo; e, come terzo oltre a questi, un dio dal duplice corpo, con le ali d'oro sulle spalle, che aveva attaccate sui fianchi, teste 'taurine e sul capo un mostruoso serpente, che assomigliava alle forme più diverse degli animali selvaggi. Questo dio deve dunque essere ritenuto l'intelletto della triade; poi i generi intermedi, che sono i più numerosi, e la diade come potenza; l'uovo, invece, come il principio primo della terza diade, il terzo dio: e questa teologia lo proclama Protogono e lo chiama Zeus ordinatore di tutte le cose e dell'intero cosmo, onde viene denominato anche Pan. Siffatte e tali sono le cose che questa genealogia stabilisce intorno ai principi primi.
Otto Kern, Orfici - testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2011, p. 293-295
Adrastea in greco significa "inevitabile". Era una delle ninfe che allevarono Zeus dopo che Rea lo sottrasse a Crono. In questo viene associata a Necessità, ma non è una necessità è una "inevitabilità".
Lo sforzo di Damascio è quello di trasformare le condizioni divine da cui si genera il presente divino che, a sua volta, genera il presente divino che si trasformerà generando altri presenti divini, in una gerarchia di comando e di dominio del presente.In sostanza, Damascio trasforma i vari momenti, che individua delle trasformazioni, in una gerarchia di dominio esterna al presente che verrebbe da questi dominato.
Della teogonia di Ieronimo ed Ellanico, Damascio dice: "lascia invece misterioso il principio unico, anteriore ai due: infatti, lo stesso non dire nulla riguardo ad esso, mostra la sua natura indicibile;". Nella sua visione assolutista, a Damascio non viene in mente che nell'orfismo non esiste proprio il "principio unico" a differenza dell'ideologia neoplatonica e cristiana.Quello del mito orfico non è un mondo creato come quello degli gnostici, ma è un mondo che diviene all'interno di forze divine che ne permettono la germinazione.
Ai neoplatonici si affiancano i cristiani e i loro apologisti.Clemente Alessandrino (Atene, 150 – Cappadocia, 215) fu un teologo, filosofo e apologeta cristiano che nel II secolo d.c fece una feroce guerra al paganesimo.
Scrive Clemente Alessandrino riportato da Kern:
34. [1] - (196) Clem. Alex. Protrept. II 17, 2-18, l (114,7 Staeh.)- Euseb. Praep. evo II 3, 23 (180,26 Dind.)
I misteri di Dioniso sono infatti del tutto disumani: mentre attorno a lui ancora fanciullo i Cureti si muovevano in una danza armata e i Titani cercavano di guadagnarsi il suo favore con l'inganno, dopo averlo sedotto con passatempi che si addicono ai fanciulli, questi Titani lo sbranarono, benché fosse ancora un bambino, come afferma il poeta dell'iniziazione, Orfeo il Tracio: La trottola, il rombo, le bambole pieghevoli, e le belle mele d'oro delle Esperidi dalla voce acuta. E non è inutile illustrare come oggetto di biasimo i simboli inutili di questa vostra iniziazione: l'astragalo, la palla, la trottola, le mele, il rombo, lo specchio, il vello.
Otto Kern, Orfici - testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2011, p. 253
Titani e Cureti appaiono a Clemente Alessandrino come macabri e crudeli. Uomini che si chiamano "Titani" tentano di sbranare un bambino: quale crudeltà! E i Cureti, armati, danzano attorno al bambino: che rappresentazione macabra.
L'ideologia cristiana non implica pensiero astratto che va interpretato. Quando il Dio dei cristiani dice di "ammazzarli", intende dire di ammazzarli fisicamente. Bruciare uomini e donne fisicamente. Il Dio dei cristiani e il loro Gesù non parlano per simboli perché l'uomo cristiano si pensa creato ad immagine e somiglianza di Dio. Immagine e somiglianza nella forma fisica come i cattolici rappresentano il loro Dio di cui si ritengono immagine. Questo vale anche per la parola di Dio che significa esattamente quello che la parola indica. Non esiste simbolismo nella creazione della forma. Questo perché se la forma, o la parola, avessero un altro significato, Dio l'avrebbe pronunciata in maniera diversa relativa al significato che voleva attribuirgli.
Il cristianesimo proietta il suo modo, letterale, di leggere i propri testi cristiani sui miti teologici greci. Per contro, già con Filone d'Alessandria, gli ebrei, consapevoli dell'orrore sociale che il loro Dio suscitava, pensarono di applicare il metodo di interpretazione dei Miti greci ai loro testi sacri.E ancora Arnobio ( Sicca Veneria, 255 – 327) un apologeta di un fantasioso cristianesimo che non tiene conto di quelli che i cristiani ritengono i loro "libri sacri", ma che coniuga il platonismo nel cristianesimo, scrive:
34. [2] - Arnob. Adv. nation. V 19 p. 191,3 Reiff.
Ma abbiamo desistito dal celebrare anche quelle altre feste sacre in onore di Bacco, nelle quali si tramanda e si introduce per i consacrati un fatto segreto e da non rivelare: cioè che Libero, occupato in giochi infantili, fu squartato dai Titani, tagliato da loro a pezzi e messo in dei recipienti per essere cotto; in che modo Giove, attirato dalla dolcezza del profumo, invitato, accorse al pranzo e, scoperto l'atroce delitto, fulminò gli assalitori e li precipitò negli abissi del Tartaro. Come testimonianza e prova di questo fatto fortunoso il Tracio addusse nei suoi carmi astragali, specchio, trottole, rotelle girevoli, palle sferiche e mele d'oro prese dalle vergini Esperidi.
Otto Kern, Orfici - testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2011, p. 253
Ad Arnobio non interessa se è o non è un'esperienza simbolica, per lui è fattuale. Hai detto che i Titani hanno cucinato Dioniso e dato Dioniso in pasto a Zeus e che, per questo, Zeus li ha incarcerati? Deve essere così e solo così. Così come formalmente espresso. E su questo esprimo il giudizio di condanna.
Il Dio dei cristiani si compiace del profumo dell'olocausto. Dal momento che il Dio dei cristiani si compiace del profumo dell'olocausto, deve proprio compiacersi del profumo dell'olocausto.
Certamente, per Arnobio, gli antichi erano così, sempre stati così, per cui smembrare e cucinare Dioniso era letteralmente l'attività dei Titani. Peccato che i Titani fossero la Luce, lo Splendore, La Terra, il Tempo, la Giustizia, l'Oceano e quant'altro in cui noi viviamo.
Il cristianesimo è propaganda enfatica fatta di preconcetti. Il cristianesimo non esita ad usare la violenza quando quei preconcetti vengono messi in discussione da qualche cosa che non rientra negli schemi ideologici che lui può controllare.
26 giugno 2023
Ho conosciuto gatti cani persone fanciulli
fanciulli gatti fanciulli donne donne fanciulle
e anche uomini
Ho conosciuto delfini
andandornene a Ouessant
a bordo dell'Enez-Eussa
che accompagnavano danzando
Erano forse focene o belughe
non ha importanza
erano esseri affascinanti
Con la mano li ho salutati e non lo dico tanto per dire
Più tardi
agli Orsi
ho conosciuto un uccello sconosciuto
un tappezziere iugoslavo l'aveva trovato in città
Non era multicolore né nero con cravatta bianca come un
merlo di Giava
Era di un grigio ordinario e parlava lui pure a modo suo
ciò che diceva era così tenero così leggiadro
poi ha infilato la porta aperta
Ho conosciuto un asino
ho conosciuto un albero
ho parlato con loro
Ho conosciuto la fogna che mi guardava
abbiamo chiacchierato
Ho conosciuto l'amore
l'amore che amavo
Ho conosciuto la morte
l'ho incontrata
Non era la mia
ma era la stessa pressa poco di lì a qualche anno.
(Jacques Prévert , Poesie d'amore e di contestazione, editore Newton Compton Italiana, 1979, p. 69)
E' l'esperienza che porta l'uomo ad affrontare coraggiosamente la morte consapevole di passare da uno stato psichico ad un altro.
L'esperienza è il conoscere, il frequentare, il confrontarsi in un continuo scambio di esperienze che, inevitabilmente, è sempre conflittuale.
Un conflitto che non annienta gli enti che entrano in relazione, ma che li costringere a fondere le proprie emozioni e a modificare loro stessi in modo che, una volta cessata la relazione, non sono più quelli di prima, ma sono altro, diversi, da ciò che erano.
Prévert ci dice: "Questo ho fatto!" e "facendo questo" sono diverso da ciò che sarei se "questo non l'avessi fatto".
Fate esperienze! per poter diventare eterni e bussare alle porte dell'Olimpo.
25 giugno 2023
Solo chi ha esperienza di animali sa che ogni animale, anche le capre, tendono ad affezionarsi. Danno importanza ai gesti e alle emozioni mentre spesso le persone ignorano gesti ed emozioni degli animali. Delle capre in questo caso.
25 giugno 2023
Ho fatto una selezione di foto dal rito del Solstizio d'Estate. Una selezione generica sia dalle foto che foto estratte dal filmato. Per le foto delle singole persone, possono contattarmi. Forse oggi farò il filmato centrato, essenzialmente, sulla lettura degli Inni durante il rito.
24 giugno 2023
Sono tornato da Jesolo dopo il rito del Solstizio d'Estate. Domani postero qualche foto.
Buon Solstizio d'Estate a tutti (si, lo so che astronomicamente è passato da qualche giorno, ma, religiosamente, lo abbiamo celebrato oggi.
24 giugno 2023
Padri,
guardatevi a sinistra
guardatevi a destra
Padri
Guardatevi allo specchio
e guardateci in faccia.
(Prévert - Poesie d'amore e di contestazione)
24 giugno 2023
Mancano alcune ore per il rito e il proprietario ha mandato la foto sul come si presenta l'Altare Pagano in questo momento.
A Jesolo è una giornata di sole, direi una splendida giornata.
24 giugno 2023
Oggi, celebrazione del Solstizio d'Estate presso il Bosco Sacro in Jesolo in Via Ca' Gamba, Settima traversa, 3B alle ore 18.00. Alle ore 18.00 inizia la celebrazione, si prega, se possibile, di arrivare un po' prima perché il rito inizierà puntualmente. Ricorso che la strada per Jesolo è abbastanza trafficata, partite con un po' di anticipo.
Ricordo inoltre alle persone sia di portarsi strumenti (tamburi, o quant'altro) per fare rumore, se vogliono, sia di venire con le scarpe chiuse e non, come è accaduto, a piedi nudi perché poco prima erano in spiaggia.
Buon Solstizio d'Estate a tutti e, coltivate attentamente la vostra conoscenza perché è un patrimonio soggettivo che nessuno vi può rubare.
23 giugno 2023
Il concetto di "monade" è un concetto opposto a quello di "atomi". Se la monade, per Pitagora, erano i numeri e il numero uno, secondo alcuni, era l'Uno, il concetto è fatto proprio dai neoplatonici e dai cristiani che chiamano Dio, monade.
Per Platone, monadi erano le idee e gli oggetti del pensiero che non hanno riscontro nella vita fisica.
Da questo termine deriva un altro termine (che io all'inizio del mio percorso di Stregoneria usavo moltissimo per definire "l'essenza delle cose" perché preso da Kant) ed è il termine "noumeno" che sta ad indicare oggetti del pensiero senza attributi fisici e che si contrappone ai fenomeni che sono manifestazione della materia o di corpi.
Va da sé che le farneticazioni della malattia mentale, nei suoi contenuti verbali, si esprimono esprimono sotto forma di noumeni, chi produce quei noumeni è il malato come fenomeno di una realtà sofferente.
Da questo, tutti i noumeni, quando escono dal campo delle ipotesi, sono espressione di una malattia che vede l'individuo separarsi dalla realtà fenomenologica.
23 giugno 2023
Ho dato un'occhiata ad un libro di filosofia per licei. Le prime pagine, quelle in cui si parla delle origini della filosofia.
Non c'è nessun accenno alla cultura pre-filosofica. In 2 pagine si passa direttamente a Platone.
Della scuola di Mileto rimangono solo accenni vaghi del tipo "filosofi che indagano la natura". Dei Pitagorici si parla dei numeri e delle tabelline.
Pochi cenni ad Esiodo e ad Omero che non sono considerati portatori di filosofia, ma solo di poesia come se tutta la filosofia non avesse in Omero ed Esiodo la base su cui riflettere sul mondo. Nessun accenno ad Orfeo. Nessun accenno a Museo o a Lino.
Si parla immediatamente della guerra "Luce e tenebre", il "bene e il male". Si ignora Democrito.
Nessun accenno della guerra fra gli eleatici e gli ionici sulla diversa interpretazione del divenire del mondo e della vita.
Gli ionici di Mileto spariscono con le riflessioni sugli Arché a fondamento del presente e rimane Parmenide l'ideatore del "creatore", dell'Uno.
Il testo, dopo aver cancellato il passato della filosofia, allora, e solo allora si degna di trattare alcuni filosofi come dei "reperti archeologici". Dinosauri di cui si ricorda il passato in un presente dominato dall'assolutismo platonico. Chissà che cosa volevano questi dissennati che studiavano la natura e che producevano teorie un po' strampalate.
Ecco saltar fuori Eraclito, con le sue teorie "strampalate" e poi, improvvisamente ecco dedicare 7 pagine ad Anassagora, Empedocle e Democrito. Dove il principio di contraddizione di Empedocle diventa "amore e odio" che altro non è che l'eracliteo "contesa furente" e "amicizia" e fine bollata come "fantasia scientifica" le prime riflessioni di Empedocle sull'evoluzione e la diversificazione delle specie. Il tutto trattato in modo archeologico. Rottami di un passato che può stupire, ma dei quali non si sa che farne.
Dopo di che il libro inizia a tessere le lodi dei sofisti, di Socrate, di Platone e via dicendo.
Un'esaltazione dei tiranni sociali elevati in forma divina che annullano gli Dèi del Mito per imporre la schiavitù all'uomo per volontà divina. L'odio per gli uomini di Platone e Aristotele e il loro amore per le dittature e le tirannidi elevato a filosofia come continuazione della tirannide di Pitagora e Archita di Taranto.
Questo modo di raccontare la filosofia è lo stesso modo col quale i cattolici insegnano il catechismo ai ragazzi: diventare sottomessi ed ubbidienti a Dio perché ogni padrone rappresenta Dio in terra.
22 giugno 2023
Avevo denunciato un uomo, vestito da cacciatore, che mi ha aggredito sull'Altare Pagano nel Bosco Sacro di Jesolo. Dopo qualche mese, quest'uomo vestito da cacciatore, mi ha denunciato asserendo di averlo IO aggredito, di avergli tolto il fucile e di averglielo puntato alla pancia tirando il grilletto.
Mentre la mia denuncia seguiva i canali normali del tribunale, la denuncia del "cacciatore" diventava urgente davanti al Giudice di Pace.
La farò breve e sintetica. Mentre iniziava al Tribunale il procedimento contro il "cacciatore", io venivo condannato dal Giudice di Pace (dopo 5 anni di rinvii) a pagare un risarcimento danni al cacciatore e le spese processuali dell'avvocato del cacciatore.
A quella sentenza feci ricorso al tribunale di Venezia che ha riformato la sentenza del Giudice di Pace assolvendomi in base all'articolo 530 del codice di procedura penale con una motivazione che mi pare strana: "Il fatto non costituisce reato".
Ora sono in attesa delle motivazioni della sentenza che saranno pubbliche l'8 settembre 2023 mentre il 18 settembre dovrebbe esserci l'ultima udienza del processo contro il "cacciatore".
Quello che mi colpisce molto è "Il fatto non costituisce reato". Io non so a quale fatto il Giudice si riferisca, ma sta di fatto che io non feci nessuna azione e mi limitai a prendere i pugni dal cacciatore e a fotografarlo mentre mi colpiva. Io speravo in un'assoluzione "per non aver commesso il fatto" oppure, se il Giudice avesse avuto dei dubbi "assoluzione per insufficienza di prove". Ora sono curioso di conoscere le motivazioni del Giudice perché questa sentenza potrebbe influire anche su una sentenza di condanna del "cacciatore". Ricordate: tutte le sentenze vanno impugnate fino alla Corte di Cassazione o alla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo. Non fermarsi mai alla prima istanza perché spesso, la prima istanza, non dà giustizia.
22 giugno 2023
Con la legna portata per il braciere, la catasta pronta e protetta da una possibile pioggia di venerdì (scarse probabilità) e con la purificazione dell'Altare Pagano, si è conclusa la fase di preparazione per il rito del Solstizio d'Estate 2023.
Tirare il carretto
22 giugno 2023
Il concetto di "stuprare" è un concetto giuridico che indica la violenza fatta alla persona che può essere più o meno grave a seconda delle modalità attraverso le quali viene esercitata la violenza.
Il concetto di "stuprare", nel sistema di pensiero corrente, indica una violenza fisica, di prevaricazione, con contenuti e fini sessuali. In breve: l'esercizio di una pratica sessuale esercitata con la violenza.
Nel nostro sistema giuridico, in tempi recenti, il concetto di "stuprare" è passato da essere considerato un reato contro la morale (un reato contro Dio in quanto l'uomo è un oggetto posseduto da Dio e fare violenza sessuale ad un uomo o ad una donna implicava fare violenza alla proprietà di Dio) all'essere considerato un reato contro la persona (l'uomo e la donna per sé stessi e non come proprietà di Dio).
La violenza sessuale, comunque esercitata fisicamente, è una violenza che coinvolge, principalmente, la sfera emotiva delle persone. Quella sfera che viene offesa e ridotta all'impotenza sottraendo all'individuo non solo la capacità di reazione nel corso della violenza, ma trasferendo nell'individuo il senso di impotenza psichica nella sua capacità e possibilità di agire nel mondo.
Pertanto, lo stupro va considerato come una violenza psichica che condiziona la struttura emotiva della persona e, per conseguenza sia la sua natura psicologica che la formazione delle sue idee sul mondo e sulla vita.
Il passaggio dal concetto giuridico del reato di violenza sessuale come "reato contro la morale" al "reato contro la persona" ha determinato un passaggio importante dal concetto generale ideologico secondo cui "l'uomo è creato ad immagine e somiglianza di un Dio pazzo, cretino e deficiente che lo possiede" al concetto ideologico "l'uomo diviene in sé e per sé date le condizioni incontrate nascendo". Nel primo caso lo stupro delle persone è un reato contro Dio; nel secondo caso lo stupro è un reato contro l'autodeterminazione della persona nella propria vita.
Da qui il concetto di stupro va ampliato alle condizioni ell'infanzia.
Se si afferma che lo stupro "è un reato contro l'autodeterminazione della persona" e che la "la violenza dello stupro manipola la struttura emotiva della persona" questo ci porta a comprendere come l'intera "educazione dell'infanzia" sia, in realtà articolata su un'attività di stupro sistematica che, pur non esprimendosi con un singolo atto di violenza, procede con una violenza sistematica e quotidiana basata sul principio del "il dovere da imporre al più debole, all'infante" che, di fatto costituisce una violenza emotiva con cui l'adulto, vuole consapevolmente o non vuole consapevolmente, vuole ottenere un prodotto, un figlio, che risponda positivamente ai doveri che lui impone, al suo sistema di valori che esprime, mediante le sue azioni, come esempio all'infante.
Se si impone ai ragazzi un sistema di valori sociali secondo cui "l'uomo è creato ad immagine e somiglianza di un Dio pazzo, cretino e deficiente" si ottengono ragazzi che si identificano con un "Dio pazzo, cretino e deficiente" e otteniamo risultati comportamentali come questo che riporto dalla cronaca:
Il pestaggio di Frederick Akwasi Adofo, 43enne originario del Ghana, è stato immortalato da alcune telecamere di videosorveglianza installate in via Principe di Piemonte a Pomigliano d'Arco.
I monitor avrebbero ripreso due giovani avvicinarsi al 43enne per poi prenderlo a calci e pugni, nella notte tra domenica e lunedì, quando - in mattinata - l'uomo è stato rinvenuto agonizzante: è morto, poche ore dopo, all'ospedale di Nola.
(Fonte ANSA)
In sostanza, e per brevità, hai imposto l'ida che "l'uomo è creato ad immagine e somiglianza di un Dio pazzo cretino e deficiente" e che cosa vuoi che sia se si identificano nel "Dio pazzo, cretino e deficiente" che gli hai imposto se ammazzano di botte un uomo indifeso? Non è forse "quel Dio pazzo, cretino e deficiente" che si vanta di aver macellato l'umanità col diluvio universale? Che vuoi che sia se due sedicenni ammazzano un senzatetto? Se imponi un eroe che ammazza tutti, chi lo imita troverà normale ammazzare.
Questo dipo di educazione si chiama: stuprare!
Lo stuprare altro non è che l'imposizione di un modello comportamentale in opposizione ad un'educazione che dovrebbe fornire ai ragazzi gli strumenti per agire, muoversi e comprendere i meccanismi della società in cui dovranno vivere e le regole attraverso le quali veicolare le loro emozioni e affermare sé stessi.
Invece si preferisce stuprare i ragazzi imponendo loro i modelli della violenza esistenziale, dello sturo come pratica esistenziale, per poi poterli criminalizzarli e costruire degli emarginati da usare per fini politici e sociali.
Troppi partiti politici parlano di "libertà" e, con il termine "libertà" intendono la libertà di stuprare il prossimo senza dover rispondere per la propria attività di stupro. "Libertà di stuprare" sembra essere diventato un programma politico per cui sventolare il crocefisso e ribadire il concetto secondo cui "l'uomo è un oggetto di possesso perché creato ad immagine e somiglianza di un Dio pazzo, cretino e deficiente".
(e non sperate che la corregga)
21 giugno 2023
Oggi a Jesolo mi sono cucinato per bene. Il sole era fortissimo ed è stata la prima giornata davvero caldo di quest'estate che tardava ad arrivare.
Per oggi basta.
21 giugno 2023
Tirare il carretto per preparare la catasta per il Fuoco Sacro della celebrazione del Solstizio d'Estate.
21 giugno 2023
Fra poco parto per Jesolo per iniziare a preparare l'Altare per il rito del Solstizio d'Estate. Oggi è il primo giorno di lavoro. Il giorno in cui si imposta il lavoro e si raccoglie la prima legna.
Manderò qualche foto del lavoro a mano a mano che prosegue. L'obbiettivo finale è sempre quello di costruire la grande catasta per il Fuoco Sacro e controllare che tutto sia a posto.
20 giugno 2023
Scrive Kern in "Orfici, frammenti e testimonianze":
[2] - Degli scoli sono da sottolineare quelli Laurenziani: 496
vuole cantare l'originaria mescolanza degli elementi: come in seguito a una contesa ciascuno assunse la propria peculiarità e prese un ordine; il canto si addice anche alla situazione attuale, in quanto conviene cessare la battaglia e tornare al proprio ordinamento. 498 Empedocle dice che, essendo in principio mescolate tutte le cose, inviate Discordia e Amicizia, operarono la distinzione, mentre separatamente da esse nulla può esistere; lo segue, a quanto pare, pure Apollonio. Talete, invece, stabilì come principio di tutte le cose l'acqua, avendo presente il poeta (Il VII 99) che dice: "ma tutti possiate diventare terra e acqua". E Zenone (fr. 104 Am., cf. 105) dice che in Esiodo (Theog. 116) il Caos è acqua la quale, condensandosi, diventò fango, solidificandosi il quale si rapprende la terra; che per terzo in Esiodo è nato Eros (vs. 120), perché sopravvenisse il fuoco; infatti, Eros è una passione particolarmente ardente. Anassagora (Diels P 391 n. 72) afferma che il sole è una massa infuocata, da cui si originano tutte le cose. Perciò anche Euripide (Orest. 983, cf. Diogen. Laert. II lO), che era suo discepolo, dice che il sole è una zolla d'oro. Lo stesso Anassagora dimostra che la luna è una superficie piatta, dalla quale sembra sia caduto il leone Nemeo (Diels L L 392 n. 77).
Kern, Orfici - frammenti e testimonianze, editore Bompiani, 2011, p. 231
Il dibattito sul divenire del mondo era diffuso e non aveva nulla a che vedere con un "creatore" all'origine delle cose. Questo perché la ricerca del venir in essere del mondo non poteva avvenire con un contributo "fuori dal mondo", ma solo con le trasformazioni del mondo che, partendo da un presente passato, portavano al presente di ora. Non c'era anticamente, la conoscenza scientifica per fornire spiegazioni sufficienti, ma se guardiamo bene anche le spiegazioni scientifiche di oggi non sono sufficienti per spiegare il venir in essere del presente anche se forniscono l'idea che la trasformazione è il meccanismo attraverso cui è venuta formandosi la vita.
Gli antichi non erano in grado di definire il concetto di Caos anche se comprendevano che ci fu un momento del quale non possiamo parlare, perché non abbiamo gli strumenti e, nello stesso tempo dobbiamo tentare di dare una definizione all'indefinito perché è dall'indefinibile e dall'indefinito che sorge il definito che la nostra coscienza tenta di circoscrivere in un conosciuto razionale che viene fatto risalire a Zeus.
Ci fu un lungo dibattito sul divenire del presente fintanto che gli sciocchi affermarono: il presente lo ha creato Dio.
In quel momento cessarono i dibattiti e iniziarono le carneficine in nome di Dio.
20 giugno 2023
Canto 6 delle Dionisiache di Nonno di Panopoli
Anche il Canto 6 delle Dionisiache di Nonno di Panopoli è stato caricato su YouTube. Si tratta del Canto relativo al Diluvio universale. Un mito molto tardo tendente a costruire una sorta di sincretismo con l'ebraismo.
Nel canto 6 delle Dionisiache, Nonno di Panopoli ripropone la storia del diluvio universale. A differenza della bibbia, Nonno di Panopoli giustifica il diluvio universale col fatto che gli uomini hanno ucciso Zagreo, il primo Dioniso, figlio di Zeus. Il diluvio universale, come descritto da Nonno di Panopoli è il motivo della rinascita del nuovo Dioniso come figlio di Zeus e Semele figlia di Cadmo.
La mia impressione è che Nonno di Panopoli ha scritto questo capitolo per dire come lui intendeva il diluvio universale e le sue giustificazioni a differenza di come affermava la bibbia di ebrei e cristiani.
19 giugno 2023
Scrive Platone nel Simposio (179 d):
Invece cacciarono dall' Ade Orfeo, figlio di Eagro, senza che avesse ottenuto nulla, mostrandogli un fantasma della donna per la quale era venuto, non dandogli lei in persona, poiché sembrò loro essere un debole, in quanto citaredo, e che non avesse il coraggio di morire per amore come Alcesti, ma si fosse solo imgegnato per entrare vivo nell'Ade.
Proprio per questo gli inflissero una pena e fecero sì che la sua morte avvenisse per mano di donne,
Tratto da Kern, 60
Per Platone, essere ucciso per mano di donne era il massimo dell'ignominia in quanto le donne erano esseri inferiori.
Orfeo e Dioniso sono i nemici di Platone perché l'emozione irrazionale non può essere controllata da un Potere Sociale (i filosofi) che manipolano la ragione dell'uomo, ma non le sue emozioni. Poi, un giorno, impareranno a manipolare il sentimento dell'uomo con cui rendere prigioniere le emozioni.
19 giugno 2023
Ricordate sempre che io faccio teologia e filosofia metafisica della Religione Pagana e nel far questo pratico Stregoneria come modificazione del presente, sia mio personale, che del mondo in cui vivo anche se, i scarsi mezzi, mi permettono di agire solo sul modo di pensare la vita e l'esistenza.
Qui in Federazione Pagana, trovate solo questo.
19 giugno 2023
Seconda parte del Primo Canto delle Dionisiache di Nonno di Panopoli
La seconda parte riguarda Cadmo che con la musica e il canto inganna Tifone permettendo a Zeus di recuperare i propri tendini e la folgore he Tifone gli aveva sottrato.
Le Dionisiache iniziano con l'impresa di Cadmo che, messosi in cammino per cercare Europa rapita da zeus-toro finisce per allearsi con Zeus nella tifonomachia consentendo a Zeus di riprendere il controllo dei cieli.
18 giugno 2023
Nietzsche e il delirio bacchico
Nietzsche è profondamente influenzato dalla tragedia delle Baccanti di Euripide. Ne è coinvolto al punto tale che la tragedia non è un'opera da guardare con occhio culturale, ma è un'opera da vivere con le emozioni. Un'opera che alimenta le emozioni di Nietzsche che non esita ad identificarsi in Dioniso nella sua lotta contro Pènteo. Dioniso, il delirante, contro Pènteo, la sofferenza. Per il Nietzsche della "Nascita della tragedia" Dioniso è assimilato alla musica di Wagner nella Cavalcata delle Valchirie.
Il discorso sulla follia delle Baccanti è fatto da Euripide in modo da giustificare la reazione di Pènteo che intende riportare all'ordine le baccanti in nome di un Comando Sociale di cui egli è il signore e padrone.
La ribellione al Comando Sociale non è ammessa. Pènteo si ritiene in diritto di sterminare le baccanti per ripristinare l'ordine costituito.
In questa citazione, dalle Baccanti di Euripide, è descritto il senso della follia bacchica che tanto ha affascinato Nietzsche.
Nunzio [entrando]
Pènteo, sovrano di Tebe, ho lasciato il Citerone, dove fiacca sempre una candida neve, e sono qui.
Pènteo:
Qui con quale notizia tanto urgente?
Nunzio:
Ho visto le Baccanti auguste, che in preda a un estro hanno fiondato lungi di qui le bianche membra. Vengo a dire a te, signore, e alla città che cose tremende fanno, che vanno al di là d'ogni prodigio. Ma vorrei sapere se ciò che accade là posso svelarlo liberamente o devo attenuare il mio racconto: temo la veemenza, sire, del tuo carattere, la collera impetuosa, il tuo fare da tiranno.
[... - tagliato]
Euripide, Le Baccanti, da Tutte le Tragedie, Newton e Compton Editori, 1977, p. 306-309
Il senso della follia in Euripide nelle Baccanti è la ribellione al potere costituito. Il Comando Sociale è un potere estraneo ai cittadini che impone ad uomini e donne l'obbedienza.
Ma poi giunge la "follia" di Dioniso e, con essa, la ribellione all'oppressione che il Comando Sociale impone alle persone. La tirannia è il male e l'invasamento dionisiaco rimuove la paura da uomini e donne sottomessi. Li rende forti, potenti nelle loro decisioni. Il delirio dionisiaco non è un'infatuazione collettiva, ma è una modificazione della capacità soggettiva di percepire il mondo e la realtà. Il vino appare più come un "oggetto simbolo" che non il soggetto che, provocando l'ebrezza, alimenta il delirio che fa descrivere soggettivamente una realtà diversa.
Non è il vino o la droga che rende deliranti le baccanti, ma è l'insorgenza emotiva. Lo spettatore, in cui l'insorgenza emotiva non è in grado di occupare la sua coscienza, si sente estraneo alla consapevolezza del delirio. Questa alienazione soggettiva lo costringe a cercare le cause dei comportamenti deliranti, a cui assiste, in oggetti diversi dalle persone che delirano. Dice: "Il vino, la droga ha portato queste persone a delirare. Se io avessi assunto tanto vino o quella droga, anch'io potrei delirare come loro.". Lo spettatore che non delira dice: "Non sono io che non riesco a far sorgere l'emozione dentro di me, ma io non ho assunto vino o droga!"
E' il senso del dialogo fra Pènteo e il vecchio Cadmo e Tiresia. Pènteo è impossibilitato a percepire una realtà diversa da quella che controlla col suo potere di tiranno mentre Cadmo e Tiresia concepiscono descrizioni di realtà diverse alle quali possono accedere. Le stesse realtà che stanno vivendo le Baccanti che hanno fatto insorgere il Dioniso dentro di loro.
Nel delirio bacchico le fanciulle, che nella vita quotidiana sarebbero timide e remissive, si trasformano in amazzoni, in valchirie diventando consapevoli della loro forza di persone che con le loro azioni modificano o determinano il corso della vita. Le "deboli mani" bloccano i tori. Nel delirio bacchico c'è la trasformazione della personalità, cosa che non avviene nel delirio cristiano in cui l'individuo si eleva a Dio,
Nietzsche non riesce ad uscire dalla dimensione creazionista che gli è stata imposta nell'infanzia. La sua scala di valori è una gerarchia che va dall'uomo sottomesso, che guarda con disprezzo, all'assolutezza e all'onnipotenza di Dio che guarda come possibilità nella quale trarre la propria soddisfazione esistenziale.
Dio, per Nietzsche, nella sua assolutezza possiede l'uomo e Nietzsche ambisce a questo potere come "super-uomo", "oltre-uomo" al di fuori della legge e di ogni norma. Essere al di là della legge, come ha imparato da Paolo di Tarso.
In questo contesto, Nietzsche non comprende come la medesima realtà abbia molte chiavi di lettura a seconda di come si usa la propria percezione; a seconda della qualità dei propri desideri; a seconda di quali bisogni si ritiene di dover soddisfare; a seconda di quali emozioni possono invadere la propria coscienza.
In questo inizia a delinearsi l'oltre uomo di Nietzsche. Non è l'oltre-uomo o l'oltre-donna che sottraggono le loro azioni alla legge, ma è l'oltre-uomo e l'oltre donna, come coloro che si prendono in mano la propria vita in una follia che cancella i loro doveri sociali e portano la loro attenzione tutta dentro loro stessi. Sono coloro che si ribellano alla legge che opprime in favore della legge che libera; sia le emozioni dei singoli individui che il loro essere soggetti sociali.
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18 giugno 2023
Beppe Grillo sempre più fuori di testa. Non solo non fa ridere, ma dà il voltastomaco. A Roma ha affermato:
M5s in piazza, show di Grillo: 'Fate le brigate di cittadinanza, mettete il passamontagna' (Ansa)
C'è solo da dargli dell'imbecille e dirgli di metterselo lui il passamontagna e di farle lui le brigate per pulire le aiuole. Facile incitare le persone fragili e deboli.
Pensasse a suo figlio e si facesse un esame di come ha allevato un bullo diventato un criminale.
Questi nazisti che fanno i populisti sono in grado di creare illusioni ai creduloni e voltastomaco a chi lavora affinché la società non sia danneggiata.
17 giugno 2023
Riflessione sulla trasformazione e il divenire camminando fra gli alberi
E sono riuscito a sistemare anche il secondo video.
Riflessione sulla trasformazione e il divenire camminando fra gli alberi
Percorrere una strada fra i boschi e riflettere sulla trasformazione e sul divenire di noi stessi in un presente fatto da soggetti che si trasformano.
E' il senso della Religione Pagana e degli Dèi che nascono e si trasformano continuamente mentre noi, come esseri umani, modifichiamo il mondo senza accorgerci che gli Esseri del mondo modificano, a loro volta, il mondo in cui viviamo e, con esso, noi stessi.
17 giugno 2023
Rispetto ai cittadini che vivono i loro problemi, il giornalista, l'avvocato, il poliziotto, il carabiniere, l'ufficiale giudiziario, l'impiegato comunale, il sindaco, i commercianti, gli artigiani, ecc. non si possono considerare "amici" anche quando, pur facendo il loro mestiere, possono risultare persone simpatiche e apparentemente disponibili.
Loro si fanno, innanzi tutto, gli affari loro.
Hanno la necessità di rendere conto a qualcuno che può interferire nella loro carriera e nel loro futuro mentre, il cittadino, è solo "l'oggetto del loro lavoro". Un lavoro che, spesso, viene infastidito dalle richieste del cittadino che "crede" di avere dei diritti nei loro confronti mentre, loro, lo percepiscono come un "rompi palle" che sottrae loro tempo per cose che, loro, reputano più importanti.
L'errore di considerarli amici comporta che il cittadino investe un carico di emozioni in una relazione che è solo nei suoi desideri. Se qualche volta il cittadino viene accontentato, ricevendo attenzione ai suoi problemi, è solo perché il giornalista, l'avvocato, il poliziotto, il carabiniere, l'ufficiale giudiziario, l'impiegato comunale, il sindaco, i commercianti, gli artigiani, ecc. o non ne possono fare a meno o fare questo è funzionale ai loro scopi.
Poi, magari, fra loro ci possono essere delle persone simpatiche con le quali vale la pena parlarci, ma sono sempre "altro" dal cittadino e spesso governano il cittadino giocando sulle emozioni e sulle aspettative del cittadino.
Il cittadino deve essere consapevole di vivere in una società di predatori ed è inutile che si faccia illusioni, lui è il soggetto da predare.
Dice un giornale di oggi:
Maxi truffa per falsi investimenti nel forex: 54 stranieri denunciati
Ben 114 cittadini ingannati, di cui 34 nel Triveneto. Venivano convinti ad investire nel foreign exchange, ma attraverso un sistema multi-societario i risparmi finivano nelle tasche dei truffatori, la maggior parte dell’Est Europa
Da: TG3 Veneto
Questi non avranno più indietro i loro soldi e così con il giornalista, l'avvocato, il poliziotto, il carabiniere, l'ufficiale giudiziario, l'impiegato comunale, il sindaco, i commercianti, gli artigiani, ecc. non si avrà indietro l'investimento emotivo che il cittadino ha coinvolto nelle aspettative.
17 giugno 2023
Nei vari lavori attorno a Dioniso, nell'età ottocentesca, spiccano le osservazioni di Nietzsche.
Nietzsche vive un'adolescenza di sofferenza che lo costringe ad interiorizzare un cristianesimo protestante assolutista che fa della monarchia l'incarnazione del Dio biblico in terra.
Questa interiorizzazione assolutista lo spinge a cercare l'assolutismo in forme diverse dal cristianesimo e rimane affascinato dallo scontro ideologico fra due forme di "Gesù" che individua in Dioniso e Apollo.
Questo scontro, che descrive in "La nascita della tragedia" inizierò a svanire nel 1878 quando scriverà "Umano, troppo umano" e il Gesù-Apollo, razionale, scaccerà il Gesù-Dioniso, il musicista emotivo simbolo del delirio come "istinto naturale", dal suo orizzonte fino a portare Nietzsche, progressivamente, ad identificarsi con Gesù stesso, in un delirio di onnipotenza da oltre-uomo che ha in "Così parlò Zarathustra" l'apoteosi del pensiero eroinomane e cocainomane.
Dioniso si è affacciato alla sua vita, ma la sua educazione assolutista lo ha ricacciato nell'Erebo dentro di lui e Nietzsche ha preferito morire delirando in un "eterno ritorno" capace di concedergli una seconda possibilità della sua esistenza.
Nel primo libro che Nietzsche ha scritto, "La nascita della tragedia", ci sono i fondamenti della sua malattia imposta dall'educazione nell'infanzia che vengono rappresentati in maniera culturale in uno scontro fra il Dioniso, per come descritto nelle Baccanti di Euripide, e l'ideale di razionalità identificata con Apollo. Dove per razionalità non si intende il "descritto o il descrivibile della ragione", ma "ciò che la ragione può circoscrivere e controllare" in contrapposizione a ciò che l'uomo desidera essere. Il "ciò che l'uomo desidera essere" è quel Dioniso che prorompe dentro l'uomo, che Nietzsche identifica con la musica di Wagner, e che annichilisce il controllo dell'uomo da parte della ragione apollinea.
Seguendo questa trasformazione Nietzsche si identificherà con una razionalità "illuminista" della superiorità dell'uomo razionale su una natura dionisiaca che va sottomessa e controllata.
Quando Nietzsche scrive in "Umano, troppo umano":
"Per molti aspetti gli uomini si comportano con i loro prìncipi in modo simile a come si comportano con il loro Dio; del resto anche il principe fu per molti aspetti il rappresentante del Dio, o almeno il suo gran sacerdote. Questa quasi inquietante disposizione all'adorazione, al timore e alla soggezione è diventata ed è molto più debole, ma talvolta si riaccende e si attacca a persone potenti in genere. Il culto del genio è un'eco di questa venerazione dei prìincipi Dèi. Ovunque ci si adoperi per elevare singoli uomini ad un livello sovrumano, sorge anche la tendenza ad immaginarsi interi strati della popolazione come più rozzi e bassi di quanto in realtà siano."
Nietzsche, "Umano, troppo umano", Editore Newton, 1979, p. 188-189
Il passaggio dal Dioniso che si ribella all'educazione subita all'Apollo-Gesù che diventa il Nietzsche sovrumano è già avvenuta. Dovrà soltanto sedimentarsi nella guerra che verrà prodotta dalla sua malattia in cui Nietzsche, identificandosi con Gesù, muoverà guerra alla "decadenza cristiana" in nome di Nietzsche-Gesù che delira di un rinnovamento dell'umanità.
Povero Dioniso. Povere emozioni umane sottomesse ad azioni perverse di una razionalità che si immagina onnipotente e immortale perché destinata ad un perenne eterno ritorno.
16 giugno 2023
Dionisiache, Nonno di Panopoli, canto 1 - Prima parte
Sono riuscito ad elaborare e a caricare anche su YouTube la prima parte del video sul primo canto delle Dionisiache di Nonno di Panopoli.
Ho avuto dei problemi nell'elaborazione del video. Problemi che mi hanno impegnato tutto il giorno.
Le Dionisiache di Nonno di Panopoli, scritte nel VI secolo d.c. dimostrano come il mito dionisiaco fosse ancora vivo e inserito nel più generale Mito antico sia pur con tutte le deviazioni che nel corso della storia sono emerse.
Nonno di Panopoli ha scritto le Dionisiache in parallelo ad un commentario del Vangelo di Giovanni e le Dionisiache possono apparire un esempio di come Nonno di Panopoli avrebbe scritto la storia di Gesù. Tuttavia, alcuni aspetti del Mito sono ancora vivi in Nonno di Panopoli e l'epica ha un fascino notevole
15 giugno 2023
Quando il pagliaccio muore, sul circo si abbassa il sipario.
Ma ciò non avviene subito.
Prima che ciò avvenga in molti tentano di prendere il posto del pagliaccio. Ne imitano i gesti. Cercano di ripetere quei numeri che tanto successo hanno avuto con un pubblico ipnotizzato.
Solo che ora il pubblico non vede pagliacci, ma buffoni. Brutte copie del pagliaccio che anziché far ridere diffondono sconforto e tristezza.
Quando il pagliaccio muore, si abbassa il sipario. Per quel circo non c'è più futuro.
15 giugno 2023
Per seguire i procedimenti penali (che di uno, per ricattarmi, divennero due) io ho messo insieme una valigia di documenti che in sé riassumono la storia delle vicissitudini e delle aggressioni subite dal sottoscritto come responsabile della Federazione Pagana.
Ora che il procedimento ricattatorio nei miei confronti ha avuto un esito positivo, sto attendendo l'esito del procedimento contro il cristiano travestito da cacciatore che dovrebbe concludersi a settembre o poco dopo.
Cosa ne farò di tutto il materiale che ho accumulato in merito a questa vicenda, ancora non lo so, ma certamente l'idea è quella di renderlo pubblico anche perché, all'interno di questa vicenda la Regione Veneto, la cui responsabilità amministrativa ho chiamato in causa davanti ai giudici del Tribunale, ha deciso di sottrarre il Bosco Sacro all'attività venatoria togliendo, di fatto, il pretesto con cui i cristiani pretendevano di intervenire a loro discrezione sull'area Sacra.
Ritengo positivo che i protagonisti Istituzionali della vicenda abbiano deciso di comportarsi secondo le leggi e le norme, questo significa che, nonostante tutto, c'è ancora speranza per questo paese.
15 giugno 2023
La prossima settimana iniziamo a preparare l'Altare per il rito del Solstizio d'Estate che quest'anno si annuncia in un Bosco Sacro sottratto all'attività venatoria e con quella tranquillità psicologica dovuta all'azione della magistratura che ha censurato l'azione dei cristiani travestiti da cacciatori.
14 giugno 2023
Fra il Dioniso descritto nelle Baccanti di Euripide e il Gesù dei vangeli, ci sono molte analogie in particolar modo nella rappresentazione del personaggio, nei suoi intenti e nelle relazioni con il "potere".
Si è sempre sostenuto che la costruzione del Gesù nei vangeli è stata una trasposizione di forme religiose ed elementi letterari più antichi. Di volta in volta, leggendo i vangeli, si riconosce questo o quell'elemento delle antiche leggende. Come la trasformazione dell'acqua in vino alle nozze fatta da Gesù altro non è che la trasposizione dell'attività di Dioniso che trasforma l'acqua in vino solo che, mentre Dioniso trasforma l'acqua in vino per liberare l'uomo dall'angoscia e dalle pene quotidiane, Gesù trasforma l'acqua in vino solo per dimostrare di essere un "figo", un super uomo, un padrone del presente.
Un esempio può essere quello di Gesù davanti a Pilato in cui si imita Dioniso davanti a Pènteo. Giovanni nel suo vangelo cerca di dare a Gesù la stessa dignità che ha Dioniso davanti a Pènteo. Per esaltare la figura di Gesù, Giovanni carica il racconto con alcune botte fisiche, non troppe per non andare fuori misura.
La differenza fondamentale fra la figura di Gesù nel vangelo di Giovanni e la figura di Dioniso nelle Baccanti di Euripide sta in ciò che qualifica la divinità del personaggio.
In Giovanni Gesù è il re, il padrone. Un padrone che vive la frustrazione per non essere riconosciuto come il padrone; Dioniso, nelle Baccanti, si qualifica per "essere un Dio" che vive la frustrazione per non essere riconosciuto per ciò che è.
Nel Vangelo di Giovanni c'è il confronto fra Gesù e Pilato. Pilato non appare prevenuto contro Gesù mentre, la parte dei "prevenuti" viene affidata ai Gran Sacerdoti e alle persone a cui Pilato indica Gesù come loro re e padrone.
Scrive Giovanni nel suo vangelo:
Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?". Pilato disse: "Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù".
Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità.
Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce". Gli dice Pilato: "Che cos'è la verità?".
E, detto questo, uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: "Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l'usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?". Allora essi gridarono di nuovo: "Non costui, ma Barabba!". Barabba era un brigante.
Giovanni 18, 33-40
E continua il Vangelo di Giovanni:
Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora. Poi gli si avvicinavano e dicevano: "Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi.
Pilato uscì fuori di nuovo e disse loro: "Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui colpa alcuna". Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!".
Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: "Crocifiggilo! Crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e crocifiggetelo; io in lui non trovo colpa". Gli risposero i Giudei: "Noi abbiamo una Legge e secondo la Legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio".
All'udire queste parole, Pilato ebbe ancor più paura. Entrò di nuovo nel pretorio e disse a Gesù: "Di dove sei tu?". Ma Gesù non gli diede risposta. Gli disse allora Pilato: "Non mi parli? Non sai che ho il potere di metterti in libertà e il potere di metterti in croce?". Gli rispose Gesù: "Tu non avresti alcun potere su di me, se ciò non ti fosse stato dato dall'alto. Per questo chi mi ha consegnato a te ha un peccato più grande".
Da quel momento Pilato cercava di metterlo in libertà. Ma i Giudei gridarono: "Se liberi costui, non sei amico di Cesare! Chiunque si fa re si mette contro Cesare". Udite queste parole, Pilato fece condurre fuori Gesù e sedette in tribunale, nel luogo chiamato Litòstroto, in ebraico Gabbatà. Era la Parasceve della Pasqua, verso mezzogiorno. Pilato disse ai Giudei: "Ecco il vostro re!". Ma quelli gridarono: "Via! Via! Crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostro re?". Risposero i capi dei sacerdoti: "Non abbiamo altro re che Cesare". Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso.
Giovanni 19, 1-16
La stessa scena fra Gesù e Pilato noi la troviamo nelle Baccanti di Euripide quando Dioniso viene portato in catene davanti a Pènteo senza affermare di essere Dioniso, ma spacciandosi come un inviato di Dioniso.
Chi si contrappone a Dioniso non è la gente, come in Gesù, ma Pènteo che, dall'arrivo di Dioniso, ha visto le case svuotarsi delle donne che sono andate sui monti a fare le Baccanti nei riti orgiastici in onore di Dioniso.
La scena inizia col servo di Pènteo che porta Dioniso in catene alla presenza di Pènteo, ma nello stesso tempo il servo informa Pènteo che tutte le Baccanti che aveva incarcerato sono fuggite dal momento che si sono sciolti i ceppi con cui lui le teneva prigioniere. Scrive Euripide nelle Baccanti:
[Entra un Servo, con altri che recano Dioniso in ceppi, mentre Pènteo esce dalla reggia.]
Servo:
Pènteo, la preda per cui ci mandasti e In mano nostra e siamo qui, né vano fu il nostro slancio. Questa fiera è mansa, non ha cercato scampo nella fuga. S'è consegnato senza riluttanza, senza sbiancare, la sua gota rossa non s'è trascolorita, sorridendo s'è lasciato legare e trascinare, fermo, facilitando il nostro còmpito. lo, per riguardo, gli ho detto: "Straniero, non per mia volontà t'arresto; è Pènteo che mi mandò con ordini precisi ". Peraltro, le Baccanti da te prese, legate e messe in vincoli, nel pubblico carcere, loro no, sono scomparse, si sono sguinzagliate per i campi saltabeccando ed invocando Bacco dio: le catene dei piedi si sono sciolte, si sono aperti i chiavistelli, senza intervento di mano mortale. L'uomo venuto a Tebe è tutto pieno di miracoli. A te pensare al resto.
Pènteo:
Scioglietegli le mani. è preso al laccio, non è cosi veloce da sfuggirmi. [Guarda Dioniso.] Brutto non sei davvero di persona, straniero, per il gusto delle donne - lo scopo della tua presenza a Tebe. Chioma fluente, ignara della lotta, che scende giù lungo le gote, piena di fascino; la pelle, mantenuta bianca nell'ombra, lontano dal sole: la bellezza ti serve per andare a caccia d'Afrodite. Innanzi tutto dimmi chi sei, da che stirpe provieni.
Dioniso
Nessun vanto: m'è facile rispondere. Certo conosci lo Tmolo fiorito ...
Pènteo:
Quello che avvolge la città di Sardi?
Dioniso
Sono di li, la mia patria è la Lidia.
Pènteo:
E donde porti in Grecia i tuoi misteri?
Dioniso
M'invia Dioniso, figliolo di Zeus.
Pènteo:
Là c'è uno Zeus, che crea numi novelli?
Dioniso
No, lo stesso che qui s'uni con Sèmele.
Pènteo:
E t'obbligò di notte o nella veglia?
Dioniso
Faccia a faccia, e m'affida i sacri riti.
Pènteo:
Che riti sono, per te, di che forma?
Dioniso
Segreti a chi non ha l'iniziazione.
Pènteo:
E che vantaggio dànno a chi li pratica?
Dioniso
Mette il conto saperlo, ma non puoi.
Pènteo:
Bel raggiro, per rendermi curioso!
Dioniso
Questi misteri detestano gli empi.
Pènteo:
Il dio l'hai visto, dici: beh, com'era?
Dioniso
Come pareva a lui, non certo a me!
Pènteo:
Altra schivata! non è una risposta.
Dioniso
Il saggio sembra stolto a chi non sa.
Pènteo:
E' il primo luogo dove porti il dio?
Dioniso
Tutti i barbari fanno danze orgiastiche.
Pènteo:
Rispetto ai Greci hanno meno criterio.
Dioniso
In questo, assai di più. Diverse usanze ...
Pènteo:
Compi i tuoi riti di notte o di giorno?
Dioniso
I più, di notte: ha un che di sacro, il buio.
Pènteo:
Qui, per le donne, sta l'insidia e il vizio.
Dioniso
L'osceno puoi trovarlo anche di giorno.
Pènteo:
Devi scontarli, i tuoi sofismi perfidi.
Dioniso
E tu la tua ignoranza e l'empietà.
Pènteo:
Bullo e scaltrito a parlare, il Baccante!
Dioniso
Che pena avrò? Che vuoi farmi d'orribile?
Pènteo:
Primo: ti taglio quei riccioli morbidi.
Dioniso
Chioma sacra: la cresco per il dio.
Pènteo:
Secondo: lascia quel tirso, consegnalo.
Dioniso
E' di Dioniso: strappamelo tu.
Pènteo:
Terzo: sarai guardato a vista in carcere.
Dioniso
Mi scioglierà, quando lo voglia, il dio.
Pènteo:
Quando l'invocherai, fra le Baccanti!
Dioniso
Vede ciò che subisco: è qui, vicino.
Pènteo:
Dove? Per quanto guardi, non lo vedo.
Dioniso
E' con me. Tu sei un empio e non lo vedi.
Pènteo:
Questo disprezza Tebe e me. Prendetelo!
Dioniso
Legarmi? No! Parlo da saggio a saggi.
Pènteo:
Legarti si! Sono io che comando.
Dioniso
Non sai che cosa vuoi, che fai, chi sei.
Pènteo:
Pènteo figlio d'Agave; Echione il padre ..
Dioniso
Rechi pianto e sventura nel tuo nome.
Pènteo:
Vattene via! Legatelo vicino alle greppie, che veda buio e tenebra. Palle 11, le tue danze. Quanto a queste che ti trascini dietro come complici delle tue malefatte, potrò venderle o, posta fine a tutto questo strepito di mani e a questo fragore di timpani, le faccio schiave e le metto al telaio.
Dioniso
Vado. Quanto a subire, se non devo, non devo. Quanto a te, di questi oltraggi Dioniso esigerà la pena, quello che, a quanto dici, non esiste. è lui che, facendomi torto, metti in ceppi, [Esce, portato via dalle guardie. Pènteo rientra nella reggia. ]
Euripide, Baccanti In Tutte le Tragedie, Newton e Compton Editori, 1991, p. 299-302
Confrontando i due testi, le analogie appaiono evidenti. L'eroe divino in catene davanti ad un giudice che pensa di avere su di lui potere di vita e di morte.
L'eroe divino che risponde a tono al suo carceriere e che mantiene un comportamento dignitoso consapevole della sua superiorità rispetto al giudice che lo minaccia di morte.
E' una scena che, al di là di Giovanni, gli evangelisti hanno sviluppato in vari modi nel tentativo di far assimilare Gesù alla figura di Dioniso.
Se gli spettatori, che assistevano ai racconti dei vangeli, si riconoscevano in Gesù era solo perché avevano familiarità con la storia di Dioniso recitata nei teatri dove le Baccanti venivano rappresentate.
La cosa buffa è che Euripide, il nemico degli Dèi, ha descritto un Dio, Dioniso, al limite della malvagità che ha fornito, una volta edulcorato nella rappresentazione, il modello sul quale costruire un Gesù dei cristiani dignitoso davanti ad un tribunale che lo giudica per bestemmie e arroganza. Per molto meno i cristiani bruciavano vivi gli eretici.
Mentre Pilato, dopo la condanna di Gesù, sparirà dall'orizzonte dei vangeli, Pènteo, dopo aver tentato di imprigionare Dioniso inizia la sua distruzione.
L'arresto di Dioniso da parte di Pènteo dà il via alla tragedia; l'arresto di Gesù chiude i vangeli e dà il via alla tragedia umana di duemila anni di oscurantismo.
Eppure, in Euripide, appare, sia pur indirettamente l'idea del Dioniso che emerge nel desiderio delle Baccanti, nel loro "essere Dioniso" che invade la loro coscienza e che le spinge ad allontanarsi dai "doveri sociali", dai telai, per andare a baccheggiare sui monti.
La pazzia di Dioniso non è la pazzia di Gesù. La pazzia di Gesù è quella di ritenersi il padrone degli uomini, la follia di Dioniso è quella che libera le persone dal dovere quotidiano che sottomette i bisogni e i desideri dell'uomo.
Due figure diverse che vengono rappresentate con uno schema simile dove il lettore può scegliere se liberarsi dai doveri quotidiani mediante l'ebrezza o se sottomettersi ai doveri quotidiani, alla sofferenza rappresentata da Pènteo. Una sofferenza che i cristiani trasferiscono su Gesù e fanno della sofferenza che sottomette alla sofferenza di Gesù il modello da imporre agli uomini che, sottomettendosi a Gesù, si sottomettono ai doveri sociali che loro, in quanto Gesù, impongono.
14 giugno 2023
Oggi ho lavorato, per finire ci vorrà un po', sull'analogia fra il Dioniso nelle Baccanti di Euripide e il Gesù nel vangelo di Giovanni.
In particolare il processo di Gesù davanti a Pilato è analogo al processo di Dioniso davanti a Pènteo.
Al di là delle differenze formali di ambientazione, la differenza maggiore è che Dioniso è sé stesso mentre Gesù possiede (il re dei giudei). Un'altra differenza, e me ne sto convincendo un po' alla volta anche se è sempre possibile cambiare idea, mentre Giovanni scrive per esaltare Gesù, Euripide scrive per dimostrare l'arroganza e la violenza di Dioniso.
Entrambi i personaggi delle storie hanno in comune: che cosa vogliono! Entrambi vogliono essere riconosciuti come Dèi in quanto figli di Dèi.
Il modello di Euripide diventa il modello per una nuova e diversa sceneggiata in Giovanni.
14 giugno 2023
Fiore di magnolia in un parco di Marghera.
13 giugno 2023
E' morta Flavia Franzoni, moglie di Romano Prodi.
Ditemi che questo è l'anno della strage....
13 giugno 2023
Prendiamo il frammento B3 su Acusilao nei Presocratici del Diels Kranz a proposito di Eros.
Questo frammento ci dice che gli antichi non avevano le idee molto chiare sul significato del Mito. Una cosa è "interpretare il Mito", un'altra cosa è "fantasticare attorno al Mito".
Scrive il Diels Kranz:
3 [6 c]. SCHOL. THEOCR. XIII arg. [da Teone]. è incerto di chi sia detto essere figlio Eros: Esiodo [theog. 120] lo dice figlio di Caos e di Gea, Simonide [fr. 43 Diehl] di Ares e di Afrodite, Acusilao di Notte ed Etere [cfr. Antagora: Diog. LAERT. IV 26].
Diels-Kranz, i Presocratici, Editore Bompiani, 2008, p. 119
Il primo errore sta nella necessità di far diventare Eros figlio di qualcuno. Interpretare il divenuto degli Dèi allo stesso modo con cui divengono gli uomini e gli Esseri della Natura nell'apparenza del loro manifestarsi.
Eros non è figlio di qualcuno.
Eros appare nelle manifestazioni di un presente che vive.
Esiodo dice: "Dunque, per primo fu Caos, e poi Gaia dall'ampio petto, sede sicura per sempre di tutti gli immortali che tengono la vetta nevosa dell'Olimpo, e Tartaro nebbioso nei recessi della terra dalle ampie strade, poi Eros, il più bello fra gli immortali, che rompe le membra, e di tutti gli Dèi e di tutti gli uomini doma nel petto il cuore e il saggio consiglio." (Esiodo, Teogonia, 115-122)
Non si dice da nessuna parte che Eros sia figlio di Caos e Gaia. C'è un "poi Eros". Un Eros che esprime sé stesso data la presenza in un insieme, Caos, e della materia-energia, Gaia, che determina il sopra, l'Olimpo, e il sotto, Tartaro, della Terra. Eros esprime una funzione che è quella di "rompere le membra", cioè rompere la forma del presente, di tutti gli uomini e di tutti gli Dèi, domando l'emozione che sorge dal petto e veicolando l'emozione verso ciò che è utile. "rompere le membra" significa "rompere la forma del presente" per ricostruire una diversa forma che chiameremo "futuro" della forma che è stata rotte. La funzione di Eros è quella di trasformare.
Eros lo possiamo definire come "Intento", separando l'oggetto in sé dalla forma dell'oggetto per come si esprime. Un "Intento", proprio della materia-energia dell'universo che, proprio per questa peculiarità, può esprimersi solo dopo che il veggente scopre di essere immerso in un immenso in trasformazione che chiama "Caos" e dopo che riconosce una realtà composta di materia-energia, Gaia.
Questo "Intento", come si esprime nell'universo, così si esprime nella quotidianità degli uomini attraverso condizioni che ne permettono l'espressione.
Altri dicono che Eros è figlio di Ares e Afrodite.
Ho detto che Eros è "Intento". C'è forse qualche cosa di più forte fra gli Esseri della Natura dell'"intenzione erotica"?
Se io vedo "Intento" emergere nella materia-energia del Caos, come posso non pensare, per analogia (o se preferite fate il percorso inverso) che dal caos emotivo provocato dal "travolgimento d'amore" o dalla "passione" non emerga l'Intento della veicolazione di tale passione?
Caos non è "il signore del passato" da cui è nata la vita. Caos è il presente indistinto da cui la ragione si sforza di separare gli elementi propri con cui descrivere la sua quotidianità. Solo che ogni singola ragione estrae i propri elementi dal Caos per descrivere il proprio mondo e anche se, un insieme culturale e sociale, ha molti elementi in comune fra i singoli individui che lo compongono. Uomini e donne che formano una cultura hanno molti caratteri in comune, ma i singoli individui sono portatori di molti elementi personali che concorrono a formare la propria descrizione del mondo definendo le proprie personali peculiarità. Da Caos le ragioni soggettive estraggono elementi che sono solo personali, dei singoli individui e, tali elementi, distinguono il singolo individuo da altri singoli individui di quell'insieme sociale e culturale.
Caos è la realtà nella quale viviamo e il trasporto emotivo, determinato dall'insorgenza di Eros, appare come una perenne ripetizione dell'emergere di Eros nella materia-energia all'inizio del tempo.
Ares è la contraddizione che si risolve in un conflitto, sia esso di "guerra", di contrapposizione o di amplesso amoroso; Afrodite è l'emozione calata negli Esseri della Natura attraverso il pene di Urano stellato caduto nel mare.
Dal conflitto (Ares) emotivo (Afrodite) nasce l'Intento, Eros.
In quest'ottica non c'è nessuna contrapposizione fra l'idea di Esiodo dell'emergere di Eros nella Materia-energia presente in Caos prima della nascita della vita e Eros che emerge dalla contraddizione emotiva che si trasforma in relazione sessuale.
Non solo negli uomini, ma in ogni Essere della Natura. E' sufficiente guardare i corteggiamenti di lupi e cervi, di uccelli o altri animali. La spinta di Eros è la spinta che garantisce il divenire della vita. E' l'Intento della vita.
Acusilao dice che Eros è figlio di Notte e Etere.
Acusilao era uno storico-mitografo del VI secolo a.c e riscrisse l'opera di Esiodo in prosa. Le sue opere furono usate e lette fino al II secolo d.c ma il suo lavoro è andato perduto. Per capire l'affermazione è necessario tornare ad Esiodo.
Il verso 123 della Teogonia dice:
"Da Caos nacquero Erebo e Nera Notte."
Erebo e Nera Notte emergono da Caos, ma non sono generati da Caos.
Quando Eros emerge da Caos, Nera Notte ed Erebo, semplicemente non erano. Non è importante se fossero esistiti come oggetti inconsapevoli. Questo non rientra nel mito perché fintanto che sono inconsapevoli fanno parte del Caos e non si distinguono da Caos.
Eros precede Nera Notte ed Erebo. Solo quando Eros, manifestandosi in qualche unità di materia-energia trova le condizioni per esprimersi rendendo quella porzione di materia-energia consapevole di sé, avviene che quella materia-energia diventa consapevole di essere in "Nera Notte" distinguendola dalla luce (sé stessa) prendendo atto di splendere in un "Erebo oscuro". Solo allora, Nera Notte e Erebo acquistano consapevolezza di sé come, Genius loci, e come Genius loci progettano equilibri e squilibri fra le coscienze che si muovono al loro interno per alimentare la propria trasformazione soggettiva.
Nell'interpretazione del Mito è necessario stabilire la sostanza degli Dèi, la loro natura.
Purtroppo è molto diffuso il concetto secondo cui "tizio nasce da caio" piuttosto che il concetto "date le condizioni costruite da tizio, caio emerge".
In questo modo si perdono di vista le condizioni dell'emergere e gli effetti dell'ambiente su chi emerge. Effetti che hanno la capacità di imporre gli adattamenti esistenziali a chi emerge.
13 giugno 2023
Oggi il potere celebra sé stesso. L'impunità. Berlusconi è il responsabile politico delle torture al G8 di Genova e del massacro di Napoli. Da quelle torture fu legittimata la politica economica globale. Da quelle torture iniziò il declino dell'Italia perché l'Italia non solo perse la manifattura, ma perse le persone capaci di fare gli operai.
L'operaio divenne una mansione degradante, meglio far si che siano i cinesi a fare gli operai.
Persa la cultura operaia, si perse la cultura artigianale, Si preferì lavorare nel terziario in mansioni impiegatizie e si finì per relegare le mansioni da operaio ad extracomunitari che furono sottopagati.
La delocalizzazione fece della Cina una potenza mondiale e dell'Italia un paese culturalmente sempre più povero la cui povertà viene nascosta dalla propaganda sovranista.
I funerali di Berlusconi sono i funerali dell'Italia che non muore di un infarto, ma si consuma lentamente come un cancro che si diffonde nella società.
13 giugno 2023
Per un uomo politico non c'è maggior infamia che aver usato la cosa pubblica, il suo ruolo istituzionale, per farsi gli affari suoi contro gli interessi della nazione per la quale avrebbe dovuto lavorare.
Un marchio d'infamia perpetuo!
Ovviamente, Toto Reina, Provenzano, Hitler, Mussolini e il macellaio di Sodoma e Gomorra non sono d'accordo con questa affermazione.
12 giugno 2023
Scarpa, nelle Religioni dei Misteri, riporta una citazione di Damascio a proposito delle credenze degli Orfici in relazione all'origine dell'Universo e degli Dèi.
Damascio è l'ultimo dei filosofi dell'Accademia di Atene. E' colui che fugge in Persia perché perseguitato dai cristiani ed è colui che ritorna in Grecia, con un salvacondotto, per morire e far cessare il pensiero neoplatonico.
La sua visione neoplatonica lo vede in difficoltà nel commentare la teologia orfica perché il neoplatonismo si è discostato talmente tanto dal mito da rendersi estraneo al Mito rendendo, il Mito stesso, incomprensibile nei simboli e nei meccanismi teologici.
In questa citazione osserviamo le difficoltà di Damascio nell'interpretare il pensiero orfico, ma, nello stesso tempo, Damascio ci dice che cosa pensavano gli orfici nella loro visione teologica della realtà.
Damascio, Sui primi principi 124
La teologia trasmessa da Eudemo il Peripatetico, per il quale essa era da attribuire a Orfeo, tace su tutto ciò che è intellegibile, ... (Questa teologia) fa discendere il principio da Notte, dalla quale comincia anche Omero, benché la genealogia non sia composta in forma continua. Non si deve, infatti, accettare l'affermazione di Eudemo, per il quale (Omero) inizia da Oceano e Tethys, in quanto è evidente che (Omero) sa anche che Notte è una divinità grandissima, tanto che pure Zeus la venera:
Aveva timore di far cosa sgradita alla rapida Notte.
Omero dunque comincia anch'egli da Notte. Invece mi pare che Esiodo narri che per primo vi fu Caos, chiamando Caos la natura inafferrabile e del tutto unificata dell'intellegibile e che da lì derivi Gaia, quale principio dell'intera stirpe degli dèi. A meno che Caos non sia il secondo dei due principi e Gaia, Tartaro ed Eros non siano la triade intellegibile, di cui Eros occupa il terzo posto, perché è la posizione osservata nella prospettiva del movimento di ritorno all'origine (il termine è usato anche da Orfeo nelle Rapsodie), ...
Tratto da: Paolo Scarpi, Le religioni dei misteri, Volume 1, Editore Lorenzo Valla, 2002, p.361.
Questa filosofia, riporta Damascio, tace su ciò che appartiene ad una condizione ontologica per definire la realtà dell'universo.
Gli orfici fanno discendere il principio, del venir in essere del mondo, da Notte. Questa condizione, per Damascio, è incomprensibile perché per lui Notte "sa anche che Notte è una divinità grandissima". Notte, per Damascio, non è una condizione dell'esistente dal quale si genera la vita, ma è una sorta di Essere grandissimo. La condizione è un Essere, ma se si separa l'essere, in quanto coscienza, dalla condizione che esprime l'Essere si fa la stessa operazione di separare i corpi fisici umani dalla loro coscienza: si separa il cadavere dalla coscienza per chiamare la coscienza "anima" e considerarla un oggetto diverso dal corpo che quella coscienza manifesta.
Notte è l'utero d'origine dell'universo. Il Genius Loci della vita che diventa consapevole di sé nel momento in cui il primo frammento di materia, al suo interno, diventa consapevole.
L'impostazione mentale di Damascio lo spinge a cercare la discendenza genealogica degli Esseri da Notte. Ma gli Esseri non vengono generati da Notte; gli Esseri si generano in Notte.
Omero mette l'accento su Oceano e Tethys. Dove Tethys va interpretato in entrambe le chiavi proposte da studiosi. Sia come "acque salate" sia come il "prendersi cura" che, assieme ad Oceano, sono pensate come "culla della vita". E' un concetto estraneo a Damascio, ma appare come uno dei fondamenti teologici degli orfici. Mettere l'accento su una condizione della vita o mettere l'accento su un altro, dipende dalla scelta soggettiva del teologo che non lo rende differente da chi fauna "diversa scelta" attribuendo l'origine della vita a un'altra condizione, ma differisce per una diversa qualità di scelta che Damascio non comprende per la qualità delle sue scelte teologiche.
L'universo nasce da Nera Notte e appena un frammento dell'universo diventa consapevole, anche Nera Notte diventa consapevole di sé. La vita sulla Terra nasce da Oceano e Tethys.
Si tratta di due tipi di inizi diversi ma non sono in contrasto l'uno con l'altro.
La differenza maggiore fra la concezione religiosa degli orfici e quella dei neoplatonici si ha nell'interpretazione del concetto di Caos.
Dove Caos, per i neoplatonici, è un oggetto in sé (che poi finiranno per pensarlo come l'Uno) e non una definizione dell'esistenza che la ragione umana non riesce a definire non solo in quanto oggetto in sé, ma soprattutto perché lei è compresa nell'immenso e non è in grado di comprendere un immenso in continua trasformazione e divenire in tutte le parti che in quell'immenso agiscono.
Caos è una condizione di una realtà dalla quale si distaccano oggetti che vengono identificati dal soggetto e diventano oggetti conosciuti dalla sua coscienza. Il soggetto separa elementi dal Caos in cui vive e con quegli elementi costruisce la condizione del suo conosciuto. Della realtà, che riesce a definire, nella quale vive.
Damascio non potrà mai mettersi nelle condizioni soggettive di esplorare l'immenso che lo circonda perché l'immenso, per lui, è una condizione ontologica che deve immaginare e definire mediante la fantasia.
Perso l'inizio del divenire del mondo orfico, Damascio si perde nella mitologia fatta da soggetti antropomorfici e, come i cristiani, interpreta in chiave antropomorfica tutte le figure del Mito che possono entrare nella sua filosofia solo come astrazioni private della loro volontà d'esistenza.
Sia chi trasforma le figure del Mito in astrazioni, sia chi trasforma le figure del Mito in soggetti antropomorfici, di fatto violenta il mito in chiave eleatica in contrapposizione alle interpretazioni del mito in chiave ionica.
Il mondo è fuoco che si trasforma, dicono gli ionici; il mondo è la manifestazione della volontà dell'Uno, del Tutto, del Demiurgo, dicono gli eleatici. Le due visioni del venir in essere del mondo e della vita sono inconciliabili. Inconciliabili in modo così profondo da diventare conflittuali. Uno dei due modi richiede "fede" mentre, l'altro, richiede ricerca scientifica ed emozione.
La fede nel creatore si oppone all'emozione della vita; la fede nel creatore si oppone alla scienza che definisce razionalmente i meccanismi della vita; la fede nel creatore priva di emozioni gli oggetti esistenti per farli diventare oggetti muti e impersonali; proprio perché sono impersonali, la fede nel creatore può costruire forni crematori e campi di sterminio in cui brucia loglio per legittimare il proprio dominio sul mondo.
La posta in gioco della filosofia metafisica è la vita nelle società civili non è un mero esercizio di fantasia.
12 giugno 2023
Il rito del Solstizio d'Estate sarà svolto in questo luogo, il Bosco Sacro di Jesolo.
12 giugno 2023
Ha portato l'Italia al fallimento. Mentre la crisi mordeva, lui vedeva i ristoranti che lui frequentava pieni e da quella visione negava la crisi che, senza interventi, ridusse in miseria decine di migliaia di persone costringendo Monti alla riforma Fornero per salvare l'Italia.
Fu prescritto per decine di reati infamanti per i quali un cittadino italiano senza i suoi soldi sarebbe andato in galera una decina di volte.
Come membro della P2 è responsabile dei delitti di dstabilizzazione della società democratica al di là del ruolo che nella P2 ricopriva.
Faceva leggi per favorire i suoi interessi personali e chiamava i capi di Stato Europei con nomignoli del tipo "la culona inchiavabile".
Ha trasformato l'Italia in una macchietta mettendo nelle liste elettorali le sue amanti: almeno Caligola elesse a senatore un cavallo.
Fu collaboratore della mafia, il criminale Mangano era un suo collaboratore.
L'inchiesta per gli attentati dei treni in Toscana lo vede come sospetto.
Ha alimentato il lavoro precario distruggendo l'Italia.
Capisco che i suoi complici lo piangano, ma l'unica condanna che ha ricevuto lo ha condannato a 4 anni di reclusione (più o meno).
E' stato responsabile di genocidio macellando in una guerra illegale gli Iracheni che, secondo lui, detenevano armi di distruzione di massa infangando l'onore dell'Italia.
Ricordiamo quando usò le sue televisioni per aggredire il magistrato di cassazione che lo aveva condannato tentando di sputtanarlo anche per il colore celeste dei calzini.
Si celebra un criminale puttaniere che i complici rimpiangeranno perché era ricco e speravano di beneficiare di quella ricchezza.
Come Mussolini aveva fatto anche lui delle cose buone: gli affari propri!
12 giugno 2023
Il mare di Jesolo il 12 giugno 2023. I turisti non sono molti e il mare è tranquillo.
11 giugno 2023
Sia Henri Jeanmaire nel suo "Dioniso – Storia del culto di Bacco" che Nietzsche in "La nascita della tragedia" usano molto la tragedia delle Baccanti di Euripide. Cosa che Kerenyi evita anche se ne parla.
Le Baccanti di Euripide pongono un problema di ordine "fideistico" perché questa commedia è stata scritta da Euripide poco prima di morire e fu rappresentata dopo la sua morte. Dal momento che Euripide era un nemico degli Dèi e dei culti religiosi dell'epoca, gli studiosi si chiedono:
Il problema centrale delle Baccanti è stabilire se la tragedia rappresenti una palinodia del poeta o invece s'inquadri nella consueta problematica e nella critica del mito, o infine se sia da cercare in essa soltanto l'arte per l'arte. Gli assertori d'una palinodia o "conversione" (Tyrwhitt, Lobeck) puntano sull'adesione sentimentale con cui è cantato l'orgiasmo in tutto il corso dell'opera. La febbre mistica, la catarsi provocata dal dio dell'ebbrezza, la simpatia da cui il personaggio Dioniso è come avvolto, l'ardente intonazione dei cori non sarebbero spiegabili con un ritorno arcaizzante alle sorgenti della tragedia, ma sarebbero tracce d'un'esperienza diretta, d'un'intensa partecipazione di tutto lo spirito del poeta alla sua materia. I negatori (fra i più risoluti il Perrotta) concentrano l'attenzione sull'atroce soluzione del dramma e sulle denunzie d'una crudeltà assurda del dio, formulate dagli stessi iniziati, ai suoi misteri, Agave e Cadmo. La rappresentazione dell'émpito dionisiaco starebbe in funzione drammatica; quanto più è appassionata, entusiastica, colorita, tanto più squallido, anzi raccapricciante, sarebbe il suo finale annegare in un' esperienza di ferocissima beffa. Non è mancata, da parte di taluno, la sottolineatura d'un'ironia circolante nell'intera tragedia, che sarebbe stata concepita, pertanto, in uno spirito voltairiano. Finalmente Arnim, Masqueray, Poblenz, Dodds escludono la presenza di qualunque visione concettuale della vicenda e riconoscono nel poeta un Kunstler che punta sulla fantasia senza credere nei suoi obietti ed è soltanto sollecito di creare «una bella tragedia». Va detto che, a parte l'incongruenza della nozione di conversione applicata allo spirito religioso aconfessionale dell'età greca, la soluzione della vicenda non può essere trascurata o addirittura ignorata. D'altro canto, che l'impressione più forte comunicata dalla tragedia sia quella dell'aura dionisiaca è indiscutibile. Infine non si riesce a vedere come una bella tragedia possa farsi senza una profonda emozione e un impegno del poeta: dire che «Euripide ha cantato come poeta, non come credente, l'ebbrezza dionisiaca» equivale a ridurre le Baccanti a mera abilità descrittiva di scene naturali, laddove la tragedia è tutta viva e comunicativa, proprio per il «brivido dionisiaco» che la percorre. La tesi della palinodia come la sua negazione presuppongono nel poeta una posizione ideale precisa e ferma che non esiste, in un dramma che è proprio il contrasto di due voci egualmente possenti nell'anima euripidea, la tesi dell'arte per l'arte postula un'indifferenza o un distacco, che di quell'arte non spiega il segreto.
Introduzione alle Baccanti di Euripide, Newton e Compton Editori, 1991, p. 284-285
Penso che il problema sul come interpretare le Baccanti di Euripide sia abbastanza moderno.
Scrivendo questa tragedia, prima di morire, Euripide ha scritto solo una bella tragedia pescando dal suo mondo immaginario o in questa tragedia c'è una certa nostalgia della "religione" che ha praticato in una certa infanzia per poi negare gli Dèi in età adulta che alimenta in vecchiaia un certo ritorno all'infanzia?
O è una critica ai comportamenti di Dioniso nella relazione con Pènteo?
Una cosa è certa, non si può spiegare il dionisismo attraverso la lettura delle Baccanti anche se le Baccanti sono portatrici di spunti mitici. Allo stesso modo non è possibile parlare del mito di Dioniso leggendo le Dionisiache di Nonno di Panopoli.
Va presa come un'opera letteraria che tende ad illustrare la contrapposizione fra Pènteo che significa "uomo della sofferenza" e Dioniso che significa "giovane figlio di Zeus".
Sofferenza come esaltazione della razionalità in contrapposizione alla gioia orgiastica che demolisce ogni razionalità.
Scrive Nietzsche:
"Che Socrate avesse una stretta relazione di tendenza con Euripide, questo non sfuggì al suo tempo antico; e l'espressione più eloquente di questa felice intuizione è la leggenda che circolava ad Atene, secondo la quale Socrate avrebbe aiutato Euripide nel poetare. I sostenitori del "buon tempo antico" facevano d'un fiato i nomi d'entrambi quando si trattava di enumerare i corruttori del popolo: dal loro influsso sarebbe dipeso che l'antico e rigoroso valore di anima e corpo, degno di Maratona, fosse sempre più sacrificato a un dubbioso razionalismo, responsabile di un crescente impoverimento delle forze fisiche e spirituali."
Nietzsche, La nascita della tragedia, Editore Demetra, 1996, p. 106.
Nella tragedia, le Baccanti di Euripide, Agave, figlia di Cadmo e sorella di Semele, è madre di Pènteo che, spiando le Baccanti, viene ucciso dalle Baccanti capitanate da Agave che lo scambia per un leone. Pènteo, in precedenza, aveva imprigionato Dioniso e la tragedia termina in questo modo:
CADMO:
Sono, figlia, per te, per le tue sorelle le lacrime mie.
AGAVE:
Tremendo è questo scempio che a questa tua casa il sire Dioniso recò.
DIONISO:
Tremendo l'oltraggio patito da voi: a Tebe il mio nome in onore non fu.
AGAVE:
Addio, padre mio.
CADMO:
Salute a te, poverina - un augurio impossibile. Addio.
AGAVE [alle donne del Coro]:
Dalle mie sorelle, compagne del mio miserevole esilio, scortatemi voi. Andare vorrei dove né il Citerone vedesse me né io il Citerone scorgessi mai più e sui tirsi di Bacco cadesse l'oblio: ad altre Baccanti la cura.
CORO:
Sono molte le sorti che il cielo ci dà e compiono eventi inattesi gli dèi, né ciò che credemmo diviene realtà; risolve le cose incredibili un dio.
Così questa storia è finita.
Euripide, Baccanti in Tutte le tragedie, Newton e Compton Editori, 1991, p. 327-328
Rimane il dubbio su quest'ultima tragedia e sugli effetti che ha prodotto nella storia dove l'uomo della sofferenza in croce distrugge gli uomini della gioia e dell'orgia.
11 giugno 2023
Nell'antica Grecia, celebrazione delle cerimonie dei misteri, spec. quelli di Dioniso, durante i quali l'azione sacra raggiungeva un entusiasmo parossistico; per estenstensione, ogni manifestazione religiosa di carattere tumultuoso, sfrenato, e anche licenzioso.
E' solo dal diciottesimo secolo in poi che la parola "orgia", ricalcata nelle varie lingue sull'originale, è stata impiegata a significare gozzoviglie selvagge o dissolute, sregolatezza licenziosa o comportamenti debosciati.
11 giugno 2023
Ci sono due modi per nascondere le informazioni utili.
O nasconderle in antri bui e segreti, oppure sommergerle di tonnellate di informazioni inutili, diverse, superficiali o deliranti.
La prima tecnica era usata in passato, la seconda tecnica è quella che viene usata oggi.
Come si può ovviare? Cercando quanto ci serve per quello che noi intendiamo fare.
10 giugno 2023
Nell'Iliade si accenna ad uno dei nemici di Dioniso: Licurgo. Un re di una regione della Tracia che sterminò le Menadi e i Satiri. Fu catturato e ucciso da Dioniso.
Licurgo era nemico delle emozioni, e per questo combatté gli Dèi nella figura di Dioniso. Esistono varie versioni della lotta di Dioniso contro Licurgo, questa versione è dell'Iliade di Omero.
Omero, Iliade VI 130-40
Il figlio di Driante, il forte Licurgo che osò sfidare gli Dèi celesti, non rimase a lungo in vita: un giorno si diede a inseguire, sul sacro monte Niseo, le nutrici di Dioniso folle, ed esse scagliarono i tirsi a terra, sotto i colpi di pungolo del furioso Licurgo; in preda al terrore Dioniso si tuffò in mare e Teti lo accolse nelle sue braccia; un forte tremore lo prese nell'udire quell'uomo. Ma gli dèi dalla vita beata si adirarono contro Licurgo e il figlio di Crono gli tolse la vista: egli non visse più a lungo perché tutti gli dèi immortali lo avevano in odio.
Le Religioni dei misteri, Paolo Scarpa, edizione Lorenzo Valla, p. 231
Il prof. Scarpa commenta questo passo dell'Iliade in questo modo:
E' la variante più antica e il primo documento noto dei miti di opposizione a Dioniso. Licurgo incarna l'avversario assoluto, analogo a Penteo, in quanto per entrambi il rifiuto di Dioniso e del suo culto si traduce nella totale perdita dell'identità. Questa caduta di Licurgo nella dimensione della bestialità sub-umana è testimoniata e precisata dalle varianti mitiche, per le quali rinvio a Massenzio 1970, pp. 49-74 (cfr. anche Scarpi 1998, pp. 352-3). Un episodio narrato da Eliano, Varia historia XIII 2, rivela come al dio fosse riconosciuto il ruolo di garante dei rapporti interpersonali.
Le Religioni dei misteri, Paolo Scarpa, edizione Lorenzo Valla, p. 562
Tutta la storia della guerra di Dioniso va interpretata come lo scontro del mondo emotivo contro il mondo razionale che tenta di sottomettere e distruggere il mondo emotivo.
C'è un Dioniso folle in tutti noi. Un Dioniso che tenta di uscire da noi e prendere il controllo della nostra coscienza. Quel Dioniso ha dei nemici che si chiamano "ragione" e "regole sociali" e quando sono troppo strette costringono il Dioniso dentro di noi a ribellarsi e a prendere il controllo, prima delle nostre azioni e poi della nostra coscienza.
Il nemico da combattere sono tutte quelle condizioni che ci impediscono di veicolare le nostre emozioni. Sia quando le identifichiamo con Licurgo che quando le identifichiamo con Pènteo.
10 giugno 2023
Questa è la foto del momento in cui il cacciatore, accortosi che lo stavo fotografando per dimostrare la sua presenza in una proprietà privata, mi carica colpendomi con la testa al petto, mi butta a terra e mi riempie di pugni mentre io continuo a fotografare.
Dopo l'aggressione ho denunciato il cacciatore il giorno seguente alla Polizia Locale. Il cacciatore, saputo che lo avevo denunciato, prima ha minacciato una controdenuncia se non avessi ritirato la querela e poi, qualche mese dopo, ha fatto la controdenuncia affermando che lo avevo aggredito, colpendolo con la mia macchina fotografica, ho tentato di rapinarlo della collanina. Ha detto che gli ho strappato il fucile e glielo puntato alla pancia tirando il grilletto. Oltre ad aver detto altre stupidaggini del genere.
Con un "trucco giudiziario" il suo avvocato ha ottenuto il "giudizio immediato davanti al Giudice di Pace" che ha rinviato la causa, con varie motivazioni, per 5 anni mantenendomi sotto ricatto per 5 anni.
Nel frattempo, la mia denuncia del cacciatore era ferma alla Procura della Repubblica.
In sostanza, sono stato picchiato e deriso con una controdenuncia.
Due anni fa a Venezia veniva aperto il dibattimento sulla mia denuncia della violenza fatta dal cacciatore.
Nel frattempo, il Giudice di Pace di San Donà mi condannava a una serie di multe per aver aggredito il cacciatore, Non ha preso in considerazione nessuna prova che avevo presentato e nemmeno le testimonianze.
Contro la sentenza del Giudice di Pace di San Donà presentavo appello al Tribunale competente motivando il ricorso con le incongruenze della sentenza del Giudice di Pace di San Donà.
Nel frattempo, il processo sulla mia denuncia dell'aggressione da parte del cacciatore era iniziato e stava procedendo con una certa sollecitudine. La prossima udienza, prevista per settembre 2023, dovrebbe concludere il procedimento penale contro il cacciatore.
Intanto, il giorno 8 giugno 2023 il Tribunale di Venezia, accogliendo il mio ricorso contro la sentenza del Giudice di Pace di San Donà mi assolveva da ogni accusa, modificando la sentenza di San Donà, in base all'articolo 530, comma 1 dichiarava che i fatti, di cui ero imputato, "non costituivano reato". In sostanza, un'assoluzione piena che mi libera da ogni ricatto e mi fa attendere, con una certa fiducia, la sentenza contro il cacciatore che, presumo, verrà pronunciata nel settembre del 2023.
Nota: la foto che presento è agli atti del procedimento penale.
10 giugno 2023
Le scuole stanno iniziando a chiudere, ma mi chiedo se, in molti casi, non hanno mai aperto.
Apprendere è fatica. E' un atto di assoluta volontà.
Ma mi sto rendendo conto che alle persone si insegna ad usare la volontà solo per sopraffare chi si ritiene più debole.
10 giugno 2023
Nuova esplosione di fiori di piante grasse. Questo splendore rosa che illumina la mia terrazza da maggio a settembre.
09 giugno 2023
Ogni evento che viviamo nella vita quotidiana, noi lo possiamo leggere in maniera mitica. Ogni forza, ogni tensione, ogni emozione che concorre a formare quell'evento quotidiano è espressione di Dèi che si incontrano e che si scontrano qualche volta alleandosi e qualche volta combattendosi.
Provate a leggere questo pezzo di Nonno di Panopoli e, anziché pensarvi su un campo di battaglia, pensatevi in ufficio o a lavorare in fabbrica, o nelle mansioni della vita come i lavori di casa, la programmazione di una vacanza e quant'altro.
Problemi che si manifestano, spade da squainare, affrotare i propri compiti con la necessità di raggiungere la conoscenza, di non farsi sopraffare o di raggiungere un qualche risultato.
Questo è un piccolo estratto dalle Dionisiache di Nonno di Panopoli però vi può dare un'idea di come interpretare la quotidianità dal punto di vista della Religione Pagana. Il lavoro dei campi, il lavoro in fabbrica o nel settore dei sevizi o come manager e bancari o, ancora, come casalinghe o uomini costretti al doppio lavoro.
Nonno di Panopoli
Dionisiache
CANTO 36
Con queste parole infonde coraggio e gioia nei comandanti;
dall'altra parte anche Deriade arma i suoi guerrieri.
Persino gli dei abitatori dell'Olimpo, dividendosi
fra i due eserciti, si schierano come nocchieri della guerra,
gli uni per aiutare Deriade, gli altri Lieo.
E Zeus, il signore dei beati, assiso in alto sopra Ceme
tiene la bilancia della guerra che s'inclina; dal cielo
l'umido dio Nerachioma sfida l'infuocato
Sole, Ares sfida l'Occhiazzurra, Efesto l'Idaspe;
la montana Artemide si schiera contro Era,
Ermes con la bella verga viene a battaglia con Latona.
L'eco gemella della battaglia divina rimbomba
fra le due parti dei beati. Così si scagliano nella lotta:
Ares alto sette iugeri attacca Tritogenia,
e scaglia la sua lancia impetuosa, ma senza ferire la dea
colpisce nel mezzo l'egida, e prende la testa
proibita allo sguardo proprio nelle spoglie della chioma
viperina della Gorgone,
scalfendo solo il folto scudo di Pali ade: la punta aguzza
della lancia inflessibile fischiando
graffia le chiome artificiose della falsa Medusa.
Allora la bellicosa vergine attacca anch' essa,
Pallade nata senza madre, e vibra contro Ares la lancia a lei sorella,
proprio quella che portava appena nata, di bronzo coetaneo,
quando balzò su dalla testa puerperale del padre.
L'immenso Ares, colpito, piega al suolo il ginocchio;
ma è proprio Atena a rimetterlo in piedi di nuovo
e a ridarlo intatto alla madre Era dopo la battaglia.
Contro Era lotta Artemide, in qualità di alleata montana
del montano Dioniso. Tende e piega
il suo arco: Era con uguale ardore guerriero
prende la nube di Zeus e ci si copre le spalle
portandola come uno scudo infrangibile. E Artemide
scagliando una dopo l'altra frecce vaganti nell'aria
vuota la faretra colpendo un bersaglio vano,
e copre di dardi l'intera nube senza penetrarla.
Le frecce nell'aria vanno in modo simile alle gru,
che volano una dopo l'altra in cerchio, formando una corona:
si conficcano nella nube scura,
ma il riparo intatto subisce ferite incruente.
Era invece solleva in aria un dardo puntuto
e roteandone con la mano la superficie incrostata di ghiaccio
abbatte Artemide con quel proiettile roccioso.
La punta di pietra spezza l'arco ricurvo.
Ma la sposa di Zeus non tronca la battaglia: colpisce infatti
Artemide nel mezzo del petto: questa colpita
dalla lancia di ghiaccio rovescia a terra la faretra.
Allora la moglie di Zeus la deride:
"Artemide torna a colpire le fiere! Perché ti opponi a chi è più forte?
Sali sulle rocce: che c'entri tu con la battaglia? Indossa gli stupidi
calzari da caccia, lascia gli schinieri ad Atena.
Scuoti le tue trappole di reti; i cani da selvaggina
cacciano per te, non le frecce alate.
Tu non hai il dardo che uccide i leoni: i sudori
delle tue insulse fatiche sono i leprotti imbelli;
pensa piuttosto ai cervi, e al tuo carro dai bei corni,
pensa ai tuoi cervi: che te ne viene a onorare un figlio di Zeus
cocchiere di leopardi, auriga di leoni?
Se proprio vuoi, prendi l'arco, dato che Eros tende l'arco.
Vergine che fuggi le nozze, che porti le doglie, dovresti
piuttosto avere il cinto ch'è tramite di amore, che aiuta il parto,
assieme alla dea Pafia, assieme a Eros: tu infatti presiedi alla nascita.
Su allora, nocchiera della vita che nasce,
va' al talamo delle donne feconde,
e colpiscile con i dardi del parto,
fatti simile al leone che sta accanto alla compagna nel parto,
aiuta il travaglio invece di pensare alla guerra. E smettila
di andare fiera di quella fascia pudica:
non vedi che il sommo Zeus prende il tuo aspetto,
proprio per unirsi con vergini ignare di nozze? Ancora
i boschi d'Arcadia gridano contro la tua immagine seduttrice,
che ha sposato Calli sto ignara di nozze; le convalli
ancora piangono la tua orsa, testimone consapevole,
che biasima quella falsa immagine di Arciera vogliosa,
quando uno sposo-donna s'introdusse nel letto di una donna.
Meglio che getti la tua inutile faretra
lascia perdere la lotta con Era, che è più forte di te: se proprio vuoi,
combatti come ostetrica con la puerperale Citerea!".
A queste parole, Era passa oltre la colpita Artemide.
Allora Febo la porta via dalla battaglia, ubriaca dal terrore,
abbracciandola in una compassionevole stretta,
e la depone nella macchia solitaria.
Poi ritorna, senza farsi vedere, a gettarsi nella battaglia divina.
Dinanzi al campione degli abissi si erge l'eroe di fuoco,
Febo sfida Poseidone: tende sull'arco
la freccia, porta il fuoco con la falce di Delfi
con pari destrezza nelle mani, per armare
il suo lampo contro le onde e l'arco contro il tridente.
La lancia infuocata e le frecce d'acqua
cozzano insieme. All'armarsi di Febo
l'Etere paterno rimbomba il suo canto di guerra,
il fragore del tuono; mentre la tromba delle tempeste
fa risuonare all'orecchio di Febo il fragore del mare.
Tritone dall'ampia barba tuona con la sua conchiglia
simile a un uomo, ma incompiuto, verde pesce dai fianchi.
Gridano le Nereidi: l'arabo Nereo
s'affaccia dal mare e mugghia, scuotendo il tridente.
Sentendo l'eco superno della torma celeste
Zeus infero brontola, temendo che lo Scotiterra
colpendo la terraferma con le frustate squassanti dei flutti
rovesci l'armonia del cosmo con il tridente.
Non vuole che smuovendo la base degli abissi
renda visibile l'invisibile fondamento della terra,
che squarci ogni vena delle ime pIaghe
versando l'acqua fuori dalla sua sede in quei recessi sotterranei,
sommergendo la tenebrosa caverna infera.
Così enorme è il fragore che sorge dallo scontro degli dei,
e le trombe degli inferi mugghiano: ma sollevando
la sua verga Ennes, il pacificatore, trattiene entrambe le parti.
Egli rivolge un comune discorso a tre dei:
"Fratello di Zeus, e tu suo figlio: tu, inclito Arciere,
getta ai venti il fuoco e l'arco; e tu il tridente appuntito.
Che i Titani non abbiano a ridere della guerra dei beati,
che, dopo la lotta che minacciò l 'Olimpo,
non vi sia di nuovo una guerra intestina fra gli immortali;
non vorrei vedere un altro scontro dopo la mischia con Giapeto,
né dopo Zagreo vorrei che Zeus per Bacco nato tardi
bruci adirato col suo fuoco tutta la terra,
inondi di nuovo la volta del cosmo eterno,
bagnando con pioggia di flutti l'etere; e non vorrei vedere
il carro della Luna bagnato dalle onde nell'aria.
Non vorrei che tu, Sole, avessi di nuovo raffreddato il tuo bagliore di fuoco.
Dunque, cedi al più anziano nocchiero del mare,
fa' cosa grata al fratello di tuo padre: in fondo
lo Scotiterra, signore dell'oceano, onora la tua Delo sul mare.
Che non ti abbandoni l'amore della palma, il ricordo dell'olivo.
E tu Scotiterra, quale secondo Cecrope c'è qui a giudicare?
Quale altro Inaco ha dedicato la sua città a Era,
giacché tu ti sei armato contro Apollo, come contro Atena,
e hai un altro scontro dopo l'antica lotta con Era?
Quanto a te, padre cornigero del grande Deriade,
dopo la face di Bacco sta' attento al bagliore di Efesto,
che non ti bruci col fulmine dalla punta di fuoco".
Con queste parole pose fine alla guerra intestina degli dei.
Nel frattempo Deriade, infuriato e rancoroso, mette mano di nuovo
alla battaglia, come vede le Baccanti in salvo.
E scorgendo Dioniso ristabilito che combatte,
incalza alla lotta i suoi comandanti in fuga;
e urla ai fanti e ai cavalieri
un'unica barbara minaccia dalla gola cupa:
"Oggi o io trascinerò Dioniso per i riccioli,
o l'esercito bacchico annienterà la stirpe degli Indiani.
Voi dovete costringere i Satiri a fuggire:
Deriade si armerà contro Dioniso.
Le foglie delle viti e gli altri bizzarri strumenti di Dioniso,
bruciateli, e incendiate le tende; portate le Menadi
come ancelle per il vanto di Deriade.
Consumate i tirsi assassini col fuoco, mietete
la messe delle teste dei Sileni cornuti
e della varia razza dei Satiri col ferro devastatore
e coronate tutti i palazzi con quei crani bovini.
Che il Sole non giri i suoi cavalli affocati a Occidente,
prima che io trascini i Satiri e Bacco legato
in ceppi indissolubili, con indosso il suo chitone
screziato, lacerato dalla mia lancia, squarciato sul petto,
dopo avergli fatto gettare il tirso; e quanto alle donne dai lunghi capelli,
incenerite con la mia fiaccola quelle chiome vitifere.
Siate arditi, e dopo la battaglia indiana
cantate la gloriosa vittoria di Deriade,
perché anche gli eserciti futuri tremino
a sfidare gli invitti Indiani figli della terra!".
Così disse. Passando da uno all'altro dei suoi campioni
incita gli aurighi dei longevi elefanti,
rinsalda alla lotta i capi della fanteria,
che combatte serrata. Con simile ardore nella lotta
Dioniso folle col tirso scatena all'assalto una schiera
di fiere selvagge: e i guerrieri cresciuti fra i monti
baccheggiano ruggendo, colpiti dalla frusta divina.
Un gran numero di belve infuriate armano le loro fauci:
i serpenti sputando dai denti carnivori
scagliano nell' aria gocce lungisaettanti di veleno
con la gola spalancata che sibila cupa,
strisciando obliqui; balzando sui nemici
le frecce anguifere trovano da sole il bersaglio.
I corpi degli Indiani sono fasciati e stretti dalle spire
attorte, la catena inchioda i piedi degli uomini
nello slancio della corsa. Le donne folli di guerra
imitano la lotta di Fidaleia, l'arciera di vipere
che una volta, spinta dal pungolo di una guerra lottata da donne,
vinse i nemici con serpentini corimbi.
Un serpente, lanciando dalla bocca la sua lancia dalla lunga ombra,
sputa una freccia velenosa contro Deriade,
e la corazza d'acciaio è bagnata dal fiotto assassino.
I morti giacciono a terra colpiti da un dardo vivente,
tenendo senza vita una freccia animata. Scagliandosi
sul collo ricurvo degli elefanti dai piedi diritti
le pantere si appendono in alto con un balzo.
Si attaccano salde alla testa delle fiere
e frenano la corsa di quegli animali dalle lunghe gambe.
Ne cade un grande sciame, solo al sentire
il terribile ruggito che i leoni selvaggi emettono dalle cupe gole.
Un elefante è vinto dalla paura dei muggiti del toro,
vedendo le torve punte delle sue coma
che saettano oblique nel!' aria; un altro
vaga per la paura, temendo i morsi dell'orso;
uno dopo l'altro alI'unisono con le grida delle altre fiere
i cani di Pan invitto abbaiano a gola aperta,
e gli Indiani dal volto bruciato temono un assalto di latrati.
Ambedue le schiere lottano unite.
La terra assetata si bagna nelle onde di sangue
dei caduti da una parte e dall'altra: muoiono a frotte
e il Lete è stipato da tanta massa di cadaveri;
smuovendo di sua mano il nero chiavistello Ade
apre gli immensi portoni del suo palazzo,
che trabocca di morti da ogni parte: mentre questi si accalcano nell' abisso
le rive di Caronte mugghiano il loro tartareo boato.
Grande è il fragore della furiosa battaglia: e i nemici
sono uccisi dai più vari tipi di ferite. Uno
scivola da cavallo, colpito alla gola,
un altro, colpito al petto nell'arco rotondo della mammella;
un altro cade dal carro, trapassato in mezzo al ventre;
un altro colpito da una freccia appuntita proprio sull'ombelico
rotola e si unisce ai morti vicini;
un altro è preso sopra il centro della pancia; un altro nella spalla;
un altro mentre fugge a piedi cade, trafitto alla schiena da una lancia,
dopo aver abbandonato il veloce cavallo a sua volta colpito.
Un altro, ancora imberbe, caduto piange la sua giovinezza;
un altro colpito nel fegato da una freccia in modo inguaribile
piomba a capofitto da un elefante nella polvere:
recIinando la testa sul suolo, abbraccia
la terra coperta di sangue stringendola con la mano disperata.
Uno si mette di fianco per affrontare un cavaliere,
riempie la cavità dello scudo di terra,
pianta il piede al suolo, e aspetta l'assalto dell'altro:
tendendo con braccio ardito lo scudo ben lavorato,
getta su tutto il muso del cavallo la sabbia;
agitando furiosamente la testa e levando in alto. il muso
il cavallo si alza scuotendo la criniera impolverata,
e sputa le punte ricurve delle briglie gemmate:
sfregando la bocca dai curvi denti, imbiancata di schiuma,
si agita alzandosi; vibra il collo diritto
e in preda al furore, senza briglie, si pianta a terra
con le zampe di dietro, scuote la polvere con gli zoccoli
e getta al suolo il cavaliere, lanciandolo in avanti.
Con ferocia l'altro corre su quello disteso:
sguaina veloce la spada e taglia la gola
del combattente dalla pelle scura sdraiato al suolo.
E il cavallo impaurito si allontana per fuggire,
e sentendo il rumore della frusta del cavaliere vicino,
calpesta il proprio auriga che muore fra i lamenti,
che giace colpito e si contorce nella polvere.
Nonno di Panopoli, Dionisiache, canto 36, 1-240 Editore BUR, 2004, p. 619 volume Terzo.
09 giugno 2023
09 giugno 2023
Non pensavo di aver accumulata così tanta tensione in sette anni di minacce e ricatti giudiziari. La sentenza di ieri rispetto ai ricatti del cacciatore che mi ha aggredito e che mi accusava di averlo aggredito a mia volta togliendogli il fucile e puntandogli il fucile alla pancia, ha fatto piazza pulita di quelle accuse infami. Mi ha tolto un peso enorme dalle spalle specialmente tenendo presente che il Giudice di Pace aveva dato ragione al cacciatore e ignorato prove e argomentazioni che avevo portato. Ora io ne sono uscito pulito: il fatto (ciò che io ho fatto o, secondo il giudice, posso aver fatto) NON COSTITUISCE REATO! Articolo 530 codice di procedura penale comma 1! Però, i fatti commessi dal cacciatore sono avvenuti e questi, già sotto processo, saranno giudicati a settembre in una sentenza non lontana.
09 giugno 2023
Stamane il mondo mi appare meno fosco!
08 giugno 2023
Le persone che vanno ringraziate per il successo di oggi, sono tutte quelle persone che per quasi 7 anni sono arrivate ad ogni udienza. La mia fortuna è stata quella di aver allontanato l'avvocato che mi aveva procurato Francesco, un dannoso incompetente. L'avvocato che lo ha sostituito ha fatto ciò di cui io avevo bisogno che facesse rimediando in una causa, anche se è un'impressione soggettiva, non solo era stata compromessa ma direi quasi "venduta alla controparte"..
L'avvocato ha preso in mano una causa deteriorata da una pessima difesa ed è riuscito a vincerla nonostante i danni, praticamente irreversibili, che erano stati commessi.
Non è importante che io vinca o perda; l'importante è che la Religione Pagana vinca e si apra uno spazio religioso nella società in cu viviamo.
08 giugno 2023
Sono esausto, ma ho vinto la causa contro il cacciatore che ha tentato di calunniarmi per non essere condannato per il delitto di aggressione.
Sono felice di aver portato a casa questo primo risultato che mette le cose a posto per il processo contro il cacciatore che si terrà a settembre.
Sette anni di ricatti che sono finiti oggi.
Ora mi devo riposare, assorbire la tensione e mettere a posto la mia testa scossa dall'ansia.
Le motivazioni della sentenza fra 90 giorni.
08 giugno 2023
Invasamento, possessione e delirio
In che cosa consisteva il "delirio bacchico"?Intanto, chiariamoci i fondamenti per cui chiamiamo affermazioni e comportamenti: "deliri".
Riporto il fondamento dall'Enciclopedia di Psicologia di Umberto Galimberti alla voce "delirio":
Delirio
Idea o insieme di idee che, pur non avendo nessuna corrispondenza con i dati della realtà, non cedono né agli argomenti della discussione, né alle smentite dell'esperienza. Di importanza centrale nella visione del mondo del delirante, dette idee risultano inaccettabili alle persone che appartengono al suo stesso ambito culturale. Si è soliti distinguere un delirio lucido dove il soggetto è calmo e presente nella realtà in cui vive, da un delirio confuso che insorge e si accompagna a un'alterazione dello stato di coscienza. K. J aspers distingue tra idee deliroidi (wahnhafte /deen) e vere e proprie idee deliranti (echte Wahnideen): le prime sono alla base dei deliri cosiddetti comprensibili perché riconducibili a contenuti psichici che in qualche modo li giustificano, come un delirio di rovina in una fase depressiva o in una situazione particolare quale la carcerazione o l'isolamento sociale, le seconde si trovano alla base dei deliri incomprensibili che sono per Jaspers quelli tipici della schizofrenia e della paranoia ( .... psicologia comprensiva). Di condizione deliroide parla anche E. Kretschmer a proposito del delirio paranoico che non evolve in schizofrenia, ma si cristallizza "incistandosi" nella personalità dell'individuo senza ulteriori elaborazioni, oppure si spegne totalmente.
Questa è la prima parte della voce "Delirio" dall'Enciclopedia di Psicologia di Umberto Galimberti, editore Garzanti, 2001, pag. 279.
Sembra abbastanza chiaro che il delirio non è sempre patologicamente identificabile, ma spesso viene vissuto dalle persone come una sorta di "naturale esistenza" non sottoponendo le idee deliranti a verifica e ad analisi, ma vivendole come fossero "naturali".
Il delirante delira perché quella è la condizione della sua esistenza e lui non ritiene vera altra condizione della propria esistenza se non all'interno di quel delirio.
Per contro, l'ambiente in cui il delirante delira riesce a riconoscere quelle idee come deliranti solo se le idee espresse nel delirio confliggono in maniera pesante con le idee socialmente accettate e riconosciute come "naturali" in quell'ambiente.
Il delirio ha la caratteristica di poter diventare "delirio oggettivo di un ambiente culturale" che si oppone ad idee che possono mettere in discussione l'oggettività del delirio oggettivamente accettato dall'ambiente stesso. Oggi sappiamo che l'idea secondo cui il Sole girava attorno alla Terra era un'idea delirante mentre qualcuno sosteneva che l'idea secondo cui la Terra girava attorno al Sole era un'idea delirante.
CONTINUA AL LINK----
07 giugno 2023
Ho terminato anche "invasamento e possessione" le cui prime due parti ho condiviso in Facebook.
Ora inizierò a preparare la pagina, ma domani sono in tribunale e non avrò molto tempo.
07 giugno 2023
Le Baccanti e il sacrificio dello smembramento
Ho iniziato le riflessioni sui riti delle baccanti. Anche se non appartengono al moderno sentire, la diffamazione rituale a cui sono state sottoposte le baccanti meritano quanto meno delle riflessioni approfondite.
Sembra che abbiano fatto a gara per diffamarle.
Se la commedia di Eschilo è andata perduta, la commedia di Euripide equivale ad una diffamazione fatta mediante la moderna cinematografia.
Trasformare le Baccanti e le Menadi in donne assatanate, possedute da un qualche demone, che sbranano capre, tori e, forse, fanno sacrifici umani. La diffamazione è l'arte dell'assolutismo. Un assolutismo fatto minuziosamente proprio dai cristiani e dai neoplatonici a cui non si è sottratto nemmeno Nonno di Panopoli.
Tutti i testi saranno utilizzati per formare il settimo volume della Teoria della Filosofia Aperta.
06 giugno 2023
Nel seguire le tortuosità dell'Antico pensiero filosofico e religioso. Prima o poi finirò per perdere la traccia. Come apro una porta mi accorgo che ci sono molte come da approfondire e come le approfondisco aprendo delle porte, molte altre porte mi si parano davanti. Alla fine finisco col perdere il filo conduttore della ricerca. Perdo gli obbiettivi che mi ero preposto. Semplicemente faccio un cammino e ad ogni passo si rinnovano obbiettivi e propositi.
Non so, dunque, dove mi porterà questo lavoro e, in fondo, non mi importa molto saperlo.
Come diceva un film comico: per superare i confini del mondo, che non sono scritti su nessuna mappa, è necessario perdersi. Perdersi, nel Mare Magnum del pensiero filosofico e religioso, è l'unico modo per trovarsi e per far emergere i fini della ricerca che, in ultima analisi, appartengono allo sconosciuto in cui viviamo.
06 giugno 2023
A differenza di quanto io avevo prospettato, il BTP Valore, il BTP sovranista, sta vendendo moltissimo. Sono già stati piazzati 7miliardi e 700milioni di BTP alle 11 della mattina del secondo giorno.
Mi sto chiedendo: possibile che i piccoli risparmiatori, a cui il titolo è rivolto, hanno trovato questo BTP appetibile?
Però è così. Anche ora continua a vendere.
06 giugno 2023
Quando si parla di "delirio" non si parla solo di una componente con radici medicali, ma anche come atteggiamento psicologico nella relazione fra l'individuo e il mondo in cui vive.
Il mondo vissuto dall'individuo è un mondo interpretato soggettivamente.
Se appare abbastanza semplice leggere una realtà per come si presenta nel momento presente perché tale realtà è condivisibile da ogni persona che quella realtà abita, si entra nel campo del delirio quando si trascende tale realtà nel tentativo di spiegare o motivare la realtà stessa.
Il delirio abita nel passato che ha fondato la realtà vissuta; il delirio abita nel futuro che verrà generato dalla realtà vissuta; il delirio abita nello sconosciuto che circonda la realtà vissuta; il delirio abita nelle intenzioni degli "altri" che abitano quella realtà vissuta.
Per questo motivo, salvo altre distorsioni della percezione soggettiva, noi incontriamo uomini "assolutamente normali" che di tanto in tanto, alcuni sovente altri patologicamente coinvolti, si soffermano in "fantasie possibili", in cui coinvolgono le loro emozioni trasformando in dato di "verità soggettiva" desideri, aspettative e certezze immaginate.
Scrive Umberto Galimberti nell'Enciclopedia di psicologia alla voce Delirio:
Nelle psicosi endogene il delirio è l'esito della perdita del rapporto con se stessi con conseguente perdita di controllo sulla realtà, a cui si provvede con una diversa interpretazione della medesima. Allo stesso esito si giunge quando, in presenza di fallimenti o di insuccessi che non si possono accettare perché contraddicono troppo l'immagine che ciascuno ama mantenere di sé, si va alla ricerca di responsabili esterni a cui imputare il proprio fallimento. Atteggiamenti semideliranti possono riscontrarsi in personalità dallo sfondo caratteriale rigido e diffidente e perciò poco adattabili alla realtà, oppure in persone che, godendo di una posizione sociale elevata, sono portate a sospettare continue minacce alloro potere.
Umberto Galimberti, Enciclopedia di Psicologia, voce Delirio,Garzanti, 2001, p.279
Il delirio nasce dall'impotenza e dall'incapacità delle persone di padroneggiare la realtà nella quale vivono e sono costrette nella continua ricerca di certezze e di sicurezza.
Il mondo è fuggito dalla persona. La persona insegue il mondo mediante la costruzione di immagini di un mondo desiderato. Immagini che la sua psiche può padroneggiare e alle quali si aggrappa come il naufrago si aggrappa ad un salvagente quando è disperso nel mare.
L'individuo che delira è un accattone dell'esistenza.
Allunga la mano per elemosinare immagini e situazioni che in qualche modo lo possano rassicurare.
In questo ambito sorgono gli "spacciatori di complotti", i costruttori di "deliri possibili", il cui scopo è quello di riunire i deliranti sociali per scatenarli, come una muta di di cani famelici, contro una realtà che vogliono modificare per i propri interessi.
Si educano le persona al delirio (le persone credono in Dio) e si usano le persone abituate a delirare a far propri altri e diversi deliri che possano soddisfare le brame di potere sociale di chi quei deliri gestisce.
Il delirio diventa una modalità attraverso la quale gestire la società civile.
La frase di Gesù nei vangeli che dice: "I poveri li avrete sempre con voi e potrete usarli ogni volta che vorrete!", cristianamente diventa: "I deliranti li avrete sempre con voi e potrete usarli ogni volta che vorrete!"
Costruire i deliranti è la stessa cosa che costruire la povertà sociale.
La povertà intellettuale determinata dal delirio non è diversa dalla povertà di beni materiali, ma se la povertà di beni materiali si può ovviare redistribuendo i beni materiali, la miseria prodotta dal delirio accompagna il delirante, al di là dei beni materiali che può possedere il delirante, fino alla morte del delirante.
E questo è un problema sociale perché il delirante, col suo delirio, esercita un certo fascino per chi affronta la realtà. Il delirio rappresenta una scappatoia dal dovere soggettivo di interpretare il reale e il desiderio di abbandonare tutto e partire per "lidi esotici" è sempre in agguato nella vita degli uomini educati a confidare nella provvidenza di Dio.
05 giugno 2023
Scrive Platone in Ione:
SOCRATE - Lo vedo, o Ione, e cercherò di far vedere anche a te come mi pare stia la cosa. Questa che ti fa parlare tanto bene su Omero, come dicevo poco fa. non è un'arte: ciò che ti muove è una divina forza, come nella pietra che Euripide ha chiamato "Magnete" e che la gente chiama "Eraclea". Anche questa pietra, infatti, non solo attira gli anelli di ferro, ma infonde altresì una forza negli anelli medesimi, in modo che, a loro volta, essi possano produrre questo stesso effetto della pietra e attrarre altri anelli: e in questo modo, talvolta, si forma una lunga catena di anelli che pendono l'uno dall'altro. E tutti quanti dipendono dalla forza di quella pietra! Così, anche la Musa rende "i poeti" ispirati e attraverso questi ispirati, si forma una lunga catena di altri che sono invasati dal dio. E, certo, tutti i buoni poeti epici non per possesso di arte, ma perché sono ispirati e posseduti dal dio compongono tutti questi bei poemi, e, così, anche i buoni poeti melici: e come i coribanti danzano fuori di senno, così, fuori di senno, i poeti melici compongono i loro bei carmi, e quando entrano nell'armonia e nel ritmo, sono invasati e squassati da furore bacchico. E come le baccanti, allorché sono invasate, attingono ai fiumi miele e latte e invece allorché sono in senno non lo sanno fare, così si comporta anche l'animo dei poeti melici, come essi stessi dicono. Infatti, proprio i poeti ci dicono che attingono i loro canti da fonti che versano miele e da giardini e da boschetti che sono sacri alle Muse, e che a noi li portano come fanno le api, anch'essi volando come le api. E dicono il vero!
[...]
Platone, Dialogo Ione, da: Platone, Tutti gli scritti, Editore Bompiani, 2014, pag. 1026
Platone afferma che i poeti non hanno la capacità di raccontare storie, possono solo scrivere ciò che detta loro il Dio che li possiede.
E' in quest'ottica che noi possiamo iniziare a comprendere il movimento delle Baccanti e l'azione di Dioniso nell'alimentare quel movimento. La contrapposizione è fra la "donna addomesticata" e la "donna selvaggia". Se preferite, la contrapposizione è fra la "donna del dovere sociale" e la "donna che desidera". Che desidera soprattutto liberarsi del dovere sociale in funzione della soddisfazione del propri desideri.
La società greca, per quanto ci è descritta dalla filosofia Platonica e aristotelica, viveva sulla repressione dell'elemento femminile nella società. Una repressione talmente violenta che la società preferiva l'esaltazione dell'omosessualità che negava il diritto delle donne ad essere cittadine. Platone stesso parla della donna come la vacca che produce figli in funzione dei bisogni della Repubblica indicando nelle donne la reincarnazione di tutti gli uomini malvagi e, con questo, legittimando il diritto di vessare le donne in quanto malvagie nella vita precedente.
Per Platone tutto deve essere sottomesso alla "ragion di Stato" che lui, in quanto filosofo, governa con saggezza.
Per Platone, a questo punto, appare ovvio che le Baccanti, le Menadi, i Satiri, ecc. altro non sono che individui invasati dal Dio. Per fare questa affermazione, presuppone l'esistenza di un Dioniso che spinge le donne al delirio bacchico.
Ora, partendo dalla riflessione sulla società greca all'epoca di Platone, chi spinge le donne al delirio bacchico è una società incapace di coniugare le necessità sociali con le necessità soggettive, i desideri, di chi compone quella società.
La domanda che ci si pone è: è arrivato prima il delirio bacchico che ha agito in una società come pensata da Platone, o Platone ha pensato il suo modello di società in presenza di un sistema religioso e poetico che favoriva il delirio bacchico?
In che cosa consisteva il "delirio bacchico"?
Intanto, chiariamoci i fondamenti per cui chiamiamo affermazioni e comportamenti: "deliri".
---seconda parte - continua
05 giugno 2023
Se qualcuno avesse dei problemi a proposito del delirare, ricordo che tutta la filosofia metafisica, da Socrate agli esistenzialisti di oggi, è tutta un delirio. Pensate solo all'idea dell'Essere Assolutamente necessario o dei discorsi su "Dio", sono tutti deliri che si trasferiscono nella vita quotidiana sotto forma di morale o di obblighi esistenziali.
Un filosofo metafisico, come Heidegger o Nietzsche e chi altro volete, delira sempre. La differenza sta in che cosa, tale filosofo, trasferisce nella quotidianità del suo delirare. I lettini degli psichiatri sono pieni di persone che delirano e che si sono perse nel delirio. Il delirio li ha fatti propri ed escono dal delirio, riportati ad una dimensione razionale, soltanto con grandi sforzi spesso di natura medicale. Avete mai chiesto ad un filosofo metafisico o adun teologo di provare l'esistenza di "Dio" del quale farnetica, delirando, della sua esistenza? Purtroppo, spesso, non si tratta di "farneticazioni deliranti", ma di pura "truffa razionale, "inganno", rivolto a quelle persone che per la loro condizione psico-emotiva deiderano l'esistenza di "Dio" e per tale soddisfazione sono pronte a farsi ingannare.
Delirare è una condizione normale dell'umanità e spesso il vero delirio sta nella razionalità elevata a modello assoluto entro le cui categorie imprigionare il pensiero dell'uomo. Lo si imprigiona nei doveri e nelle condizioni morali che spesso confliggono con la sua natura desiderante rendendo difficile, se non impossibile, la veicolazione della sua struttura desiderante. La razionalità della quotidianità come delirio specifico che si separa da un immenso di possibile delirio che viene ignorato per costringere l'uomo nella razionalità. In questo modo, la razionalità può essere pensata come una parte del delirio esistenziale di ogni singolo individuo che deve far i conti con la propria struttura desiderante che preme spesso per altri e diversi deliri. Che cos'è il conflitto fra "pensieri erotici" e regole sociali per la "veicolazione della sessualità" se non un delirio che le regole del vivere civile pretendono che sia confinato nella fantasia soggettiva? E che cos'è il delirio delle Baccanti e delle Manadi se non la necessità della rottura di questo equilibrio? Un equilibrio che può anche essere letto al contrario: dal delirio della necessità di veicolare le proprie emozioni alla necessità di regolare socialmente la propria struttura desiderante.
Partendo d questo presupposto noi possiamo capire la necessità della fantasia come arte che si esprime nella cultura e, nello stesso tempo possiamo iniziare a comprendere come il dionisismo non è una deviazione dalla razionalità, ma diventa un tentativo di razionalizzare una forma delirante in una necessità di razionalizzazione della realtà quotidiana.
05 giugno 2023
Quando inizio a scrivere più specificatamente di Stregoneria sto sempre oscillando fra la mia esperienza di modificazione della percezione e la necessità di affrontare il percepito all'interno delle categorie culturali col pericolo che il "delirio", inteso come "definizione di una realtà altra" in contrasto o in forte opposizione alla realtà quotidiana, possa prendere il sopravvento e spezzare l'equilibrio fra soggettività e oggettività culturale. Solo che per capire le necessità del delirio delle Baccanti e delle Menadi, come i deliri sciamanici, è necessario entrare nel delirio; comprenderne le ragioni nelle condizioni fra soggettività ed oggettività vissuta e forma del mondo in cui si delira per definire, se ci si riesce, gli elementi razionali che emergono nella percezione in quelle condizioni.
La differenza fra il "malato mentale" che delira e l'alterazione della percezione dello Stregone sta tutta nella volontà soggettiva nell'oscillare fra uno stato percettivo e un altro senza farsi imprigionare da una "realtà altra" rispetto alla quotidianità.
In altre parole, la percezione di "realtà altre" della stessa realtà che viviamo deve essere al servizio dell'individuo che vive la quotidianità e non separare l'individuo dalla quotidianità vissuta.
05 giugno 2023
Nel lavoro sulle motivazioni per cui le donne diventavano Baccanti ho trovato questo. Si riferisce alla condizione della donna negli anni 50-60 del secolo scorso. Ha poco a che vedere con le motivazioni delle Baccanti antiche, ma c'è da rifletterci sopra. Volevo condividerlo.
Scrive Armanda Guiducci:
"Quelle donne lassù, non si immagina;" e qualcosa di più del disprezzo le si disegna agli angoli della bocca: un rancore, un razzismo da donna a donna. Sa che per loro avere un figlio è uno scandalo, un peccato? mi fa, guardandomi dritta negli occhi. Non batto ciglio, e rido. Spero, anzi, che il mio occhio emani quella luce di costernazione che Zita si aspetta. Il mio occhio ha corrisposto, funzionato. Vedo Zita animarsi, proterva. E mi rac- conta una storia di dieci anni fa.
Le donne di lassù sono così selvagge e superstiziose che fare i figli lo vivono come un peccato mortale, una vergogna da nascondere agli occhi del prossimo. Almeno, dieci anni fa era così. E c'era una donna sugli Andossi, disgraziata, che di peccati mortali ne aveva fatti sette. E quando si sgravò del settimo figlio, lassù sulla montagna, perché le donne lassù si arrangiano da sole e sempre hanno fatto così, (su quelle mulattiere e balze nessun me- dico arriva, nessuna levatrice), si credeva ancora talmente in peccato ed in colpa che il bambino se lo nascose nel gerlo e, con quel gerlo in ispalla, discese giù e lo fece battezzare di nascosto. Tutto in modo furtivo, in maniera che la gente del villaggio non vedesse e non sapesse di quel suo peccato vivente. Adesso, nel villaggio, si partorisce col medico condotto. Ma non tanti anni fa (prima che incominciasse, da queste parti, la "civiltà del turismo") il medico condotto e la levatrice bisognava chiamarli da Campodolcino (e molti tornanti di montagna, in ripido avvitamento, separano Campodolcino, nel piano di fondovalle, dal villaggio, il più alto della vallata). Lei, Zita, è nata al fondovalle. Come parecchi qua, la famiglia di Zita possiede una cascina al fondovalle. Senza acqua. La mamma l'ha partorita da sola, senza levatrice né nessuno, in quella cascina senza acqua. Lei, come i suoi sei fratelli, uno dietro l'altro. "Eppure, in quelle cascine senza acqua, le donne si arrischiano a partorire da sole".
Tratto da: Armanda Guiducci, La donna non è gente, editore Rizzoli, 1977, p. 55
04 giugno 2023
Perché partire dalle affermazioni di Platone per parlare della "possessione" o dell'"invasamento" come rappresentato dalle Baccanti o dai coribanti o, se vogliamo, dagli "sciamani"?
Perché le affermazioni di Platone sono state le affermazioni vincenti nella storia. Sui roghi cristiani bruciavano le donne "possedute dal demonio" e gli stessi eretici, bruciati sui roghi, erano, per i cristiani, dei posseduti dal demonio.
Per contro, i cristiani affermano che i loro "libri sacri" sono stati scritti dal loro Dio che ha usato i profeti come strumenti esattamente allo stesso modo con cui il Socrate di Platone dice degli Dèi che possedendo le persone li trasformano in poeti rendendoli capaci di raccontare cose che altrimenti non saprebbero raccontare. Per Platone, il poeta è un incapace, un incompetente, che solo perché un Dio lo possiede diventa in grado di scrivere poesia, epica o quant'altro.
Prima di presentare cosa dice Platone, va affermato un concetto antitetico alle affermazioni di Platone: gli Dèi non possiedono corpi fisici, gli Dèi, un infinito numero di Dèi, concorrono a formare il corpo fisico di ogni vivente della Natura. Il fatto che i viventi della Natura adattino la loro coscienza alle condizioni che trovano nascendo facendo diventare quell'adattamento la forma della loro ragione, con cui agiscono nel mondo, non esclude, in modo assoluto e definitivo, tutte le infinite possibilità della forma che la loro coscienza avrebbe potuto prendere, in condizioni diverse, e che sono state scartate per permettere a quella coscienza di rappresentare il soggetto davanti al mondo. La pratica della "Follia controllata" in Stregoneria altro non è che la capacità del soggetto, che pratica Stregoneria, di far emergere coscienze diverse a seconda delle necessità d'azione che richiedono i problemi che affronta.
A questo punto c'è l'affermazione che deve essere fatta: non c'è un Dio che mi possiede, ma sono io che apro la mia coscienza a quel Dio, che è parte di me, attraverso le mie emozioni che sono capaci di cogliere le emozioni del mondo nella qualità di quel Dio e che la mia coscienza media dando a quelle emozioni una forma razionale sotto forma di intuizione, di storia, di racconto, di musica, di pittura, di poesia, ecc.
Io sono il Dio; nessun Dio mi possiede. Evocando quel Dio dentro di me ho aperto la mia coscienza a spazi diversi dell'esistenza. Ho aperto la mia coscienza ad altre coscienze che vivono in potenza dentro di me e che sono me sia quando le faccio emergere che quando le relego in un sottofondo psicologico.
E' l'arte della Stregoneria: accedere all'immenso che ci circonda mediante la nostra struttura emotiva che, attraverso la volontà applicata alla nostra necessità, modifica la nostra coscienza capace di percepire quanto la coscienza razionale aveva relegato nel rumore di fondo dell'esistenza.
Continua
Scrive Platone in Ione:
04 giugno 2023
Per trattare Dioniso devo trattare quella che "comunemente" si chiama "possessione" o "invasamento".
E' una questione che ho già trattato 20 anni fa nel Crogiolo dello Stregone, ma qui devo ritrattarla e ricollocarla nel contesto dionisiaco.
Ovviamente devo entrare in polemica con quell'"invasato" demente che era Nietzsche che nella sua ricerca di onnipotenza, prima si è identificato con Dioniso e dopo con Gesù.
Non si può trattare Dioniso ignorando le interpretazioni che di Dioniso ne ha dato il XX secolo allo stesso modo che non si può trattare Dioniso ed Orfeo senza tener conto della polemica innestata nei primi quattro secoli dell'era moderna dal cristianesimo e dall'ebraismo.
04 giugno 2023
Sono tornato dalla montagna. Sono partito a 17 gradi e sono arrivato a Marghera a 26 gradi. Lo scorso anno a Marghera c'erano quasi 40 gradi.
03 giugno 2023
Sugli studi relativi a Dioniso, scrive Kerenyi in Dioniso:
"Così Nietzsche si riconosce nell'"esaltazione", nella "volontà" di Schopenhauer così come egli lo concepiva, perché Schopenhauer – insieme a Wagner - era in quel tempo la sua guida verso il principio cosmico da lui identificato con Dioniso.
Nietzsche metteva in primo piano il carattere dirompente del dionisiaco.
In tutto ciò l'unico elemento che sembrava accettabile al mondo scientifico, il paragone con un'epidemia religiosa, fu difeso e salvato dall'amico di Nietzsche, Erwin Rohde.
Accanto al carattere dirompente, che è un tratto psicologico, Rohde valorizzò il carattere irrompente, un supposto tratto storico, e sostenne che la religione di Dioniso aveva avuto origine fuori della Grecia.
Egli riteneva che l'irruzione del culto, che al pari di Nietzsche riconosceva unicamente come il culto dell'esaltazione, fosse avvenuta relativamente tardi, "in seguito ad un movimento religioso che potremmo quasi definire una rivoluzione".
Con ciò nella vita greca entrò "un elemento estraneo e nuovo" di cui in Omero si possono scorgere al massimo le prime avvisaglie.
Così si giungeva circa alla stessa datazione proposta da Wilamowitz, che collocò l'irruzione in Grecia di Dioniso, proveniente dalla Licia, paese del vino, "non prima dell'VIII secolo a.c."; un'opinione confutata dalle tavolette di Pilo che risalgono al XIII secolo a.c.".
Kerenyi, Dioniso, Editore Adelphi, 1998, p. 139
Che le opinioni di Nietzsche fossero prive di fondamento, c'erano pochi dubbi.
Infatti, le scoperte successive dimostrarono come il culto dionisiaco fosse molto più antico di quanto Nietzsche, Rohde e Wilamowitz pensavano.
La necessità di delirio, di vivere un mondo altro, era una condizione sciamanica a fondamento di ogni eleborazione religiosa razionale o semirazionale.
Precisa in prefazione Kerenyi:
La decifrazione della seconda scrittura lineare cretese (lineare B) ad opera di Michael Ventris, nel 1952, mise subito in evidenza nomi dionisiaci: anzi a Pilo, nel Peloponneso meridionale, addirittura il nome del Dio. L'opinione di Otto sull'antichità del suo culto in Grecia trova così conferma: Dioniso deve essere stato di casa nella cultura greca già verso la fine del II millennio a.c.
Kerenyi, Dioniso, Editore Adelphi, 1998, p. 13 e 14
Va da sé che la ricerca del significato religioso del dionisismo e dell'orfismo sono molto lontani da una possibilità di definizione anche se possiamo individuare gli effetti di un movimento religioso dionisiaco e orfico nella filosofia e nelle scelte civili.
03 giugno 2023
Appare estremamente complesso dedurre le idee degli Orfici e le idee dionisiache dai frammenti che ci sono rimasti.
Chi riporta i frammenti sottolinea le azioni dell'uomo Dioniso o dell'uomo Orfeo, ma non si interessa a ciò che i Dionisiaci pensano o ciò che gli orfici pensano.
Questo vale anche per i filosofi antichi che si preoccupano più di sfruttare la fama di Orfeo per attribuire ad Orfeo ciò che loro pensano.
Di Orfeo si dice che entra nell'Ade, suona la cetra, col canto smuove le montagne e viene dilaniato dalle Menadi.
Di Dioniso si parla dell'uva e del vino, si parla dell'ebrezza, si parla del rifiuto a seguire le regole sociali, si parla del delirio come comunione col Dio.
Si può dedurre qualche cosa dai racconti, ma sfugge il pensiero oggettivo come patrimonio comune e collettivo dei seguaci di Dioniso o di Orfeo.
In tutto questo ha buon gioco Platone ad attribuire agli orfici ogni sua scelta ideologica.
Per contro, il dionisismo sembra antico dal momento che tracce dionisiache si trovano su tavolette micenee (scrittura Lineare B) che probabilmente rappresentano un sostrato mitico più antico di Omero. Ma è solo un'ipotesi.
03 giugno 2023
Cosa significa la Stella a cinque punte dei pagani?
Questo fu il secondo video (il primo video lo feci con le finestre aperte e il traffico offuscò il discorso anche se l'ho, comunque, caricato) che feci 15 anni fa e fu elaborato, per rendere gli effetti, da mia figlia.
Il video, breve perché allora YouTube non permetteva di superare i 10 minuti, raccontava e spiegava il significato della Stella a Cinque punte usata dai Pagani e opponeva tale spiegazione a chi voleva attribuire alla Stella a cinque punte il significato degli elementi archetipi della filosofia assolutita.
03 giugno 2023
Ma voi riuscite a scorgere Afrodite che, nata dal pene di Urano Stellato manifesta sé stessa alimentando la vita?
O pensate che Afrodite sia solo quella rappresentata dalle statue?
03 giugno 2023
Ci sono stati in Italia 3 mesi di siccità. Sembrava che il mondo si stesse seccando. Poi, arrivò aprile e iniziò la pioggia, iniziarono gli allagamenti e ora, all'inizio di giugno, la pioggia continua riempiendo non solo le falde acquifere annunciando un inizio d'estate decisamente freddo.
03 giugno 2023
A forza di nascondere polvere e resti di mangiate sotto il tappeto, prima o poi la putrefazione fa uscire i vermi.
02 giugno 2023
Scrive Proclo commentando il Cratilo di Platone a proposito dell'interpretazione degli Dèi e delle genealogie divine:
137. [1] - (114) Procl. in Plat. Cratyl. 396 b p. 55, 11 Pasqu.
Da solo Crono priva del tutto Urano del regno e cede il potere a Zeus, mutilando ed essendo mutilato, come dice il mito. Poiché dunque Platone vedeva che siffatta successione ai tempi di Crono, di cui si parlava presso i teologi, era violenta, ritenne degno di ricordo il fatto che nel nome trasparisse la tracotanza, per mostrare come per il dio il nome si convenisse a questa e desse un'idea della violenza tramandata dai miti riguardo a lui, e per insegnarci d'altra parte a ricondurre i racconti mitici alla verità, in quanto conviene, riguardo agli dei, ricondurre quanto di fantasioso appare nel racconto al pensiero scientifico.
Kern, Discorsi sacri in 24 rapsodie, in Orfismo, ed. Bompiani, p. 403
Come si vede, in Platone è tutta una questione di potere e di dominio. Per Platone Urano è un re, un dominatore, un dittatore.
Il Mito racconta il divenire della vita in forma e quantità. Platone riesce solo a vedere il potere e il dominio e nella necessità di imporre il proprio dominio contro le idee dei seguaci del Mito non esita ad accogliere il Mito nella forma e nella quantità come se il Mito fosse forma e quantità.
"Quanto è malvagio e violento Crono che divora i suoi figli partoriti da Rea!"
E' una lettura fatta da un uomo violento, come Platone, che interpreta l'esistente come uno scontro violento per la sopraffazione.
"Crono divora i suoi figli per proteggerli dall'oblio, dalla dissolvenza, dal momento che non esistevano le condizioni affinché quei figli potessero venir in essere."
E qui iniziamo a ragionare in maniera diversa.
Platone sapeva che Crono significa tempo. Come sapeva che il tempo, nella forma e nella quantità si esprime attraverso il mutamento della forma e della quantità.
Noi misuriamo il tempo perché la Terra si muove attorno al Sole; dunque, il mutare della forma, Terra e Sole, determina la percezione del tempo che si esprime nella ragione.
Urano ha due interpretazioni nella religione Pagana che precede Platone: è il firmamento, il cielo stellato, ed è l'emozione generatrice di vita.
Platone, nel suo assolutismo, non poteva accogliere l'interpretazione del Mito perché, altrimenti, non avrebbe potuto elaborare il concetto di Demiurgo. Il padrone degli uomini in quanto creatore del mondo e degli uomini.
Il pene dell'uomo è considerato la fonte dell'emozione e dal pene di Urano nasce Afrodite, la relazione sessuale, il piacere della sessualità. In altre parole: l'emozione che trasforma la materia inconsapevole in materia consapevole. In altre parole ancora: l'emozione che esprimendosi manifesta la vita.
Non c'è nessuna tracotanza in Crono. C'è la necessità di costruire le condizioni affinché possano nascere Esseri che prendendo vita dall'emozione, Afrodite, crescano come Dèi attraverso il mutamento, il tempo.
E Zeus?
Zeus è il costruttore delle condizioni affinché gli Esseri che sono materia emozionata e che si costruiscono attraverso il mutamento trovino le condizioni adatte nelle quali, per le quali e attraverso le quali vivere, divenire e trasformarsi.
Platone conosceva benissimo Eraclito e il divenire della vita attraverso la materia per "contesa furente" e "amicizia" come conosceva il divenire della vita attraverso la materia degli orfici per "armonia" e "peitò" e, dunque, come poteva il mito descrivere l'epoca in cui l'emozione portava stelle e ammassi stellari alla vita, ma questa non si trasformava, non mutava nel tempo, non costruiva esperienza, non sedimentava conoscenza nel passaggio in cui prorompe il tempo dando il via alle trasformazioni sia nell'universo che nella vita quotidiana degli uomini?
L'irruzione del tempo nel mondo dell'emozione può essere descritto solo come un atto di violenza dove il tempo si appropria di uno spazio per favorire i suoi figli.
Se c'è un atto di violenta tracotanza è proprio l'atto di Platone nel tentativo di privare la materia e gli uomini delle loro prerogative divine per sottometterla alla dittatura del demiurgo e, più in particolare per sottomettere gli uomini ad ogni dittatore che si presenta loro in nome del demiurgo: come Platone.
02 giugno 2023
Si sta modificando tutta la struttura dell'informazione nazionale tesa a favorire il melonismo come ieri era tesa a favorire il berlusconismo.
Chi sparisce dall'informazione sono i cittadini che appaiono solo come oggetto di propganda melonista nella quale si esalta il "super-uomo" Meloni per nasconderne i fallimenti e lo stridere fra proclami e realtà.
Mentre gli agenti segreti italiani complottano con agenti segreti stranieri incontrando una tempesta sul lago Maggiore, grazie al fatto che l'Italia fornisce armi senza controllo all'Ucraina, gli USA ripagano l'Italia contribuendo a tener basso lo Spred.
Giochi di potenti internazionali che vedono i cittadini, i singoli cittadini, vittime di poteri incontrollati dai quali subiscono violenze.
La Svizzera assume infermieri italiani superpagandoli; l'Italia cerca di assumere infermieri indiani. Anziché elevare i livelli di vita di chi abita in Italia, stiamo importando persone che si adattano a livelli di vita più poveri.
In queste condizioni, sembra che non ci sia via d'uscita se non il soggettivismo come scelta sociale.
02 giugno 2023
Con che squallidi individui abbiamo avuto a che fare. Governi italiani che omaggiano criminali fingendo di non vedere i loro crimini. Notate come non vengono MAI arrestati i grandi trafficanti di droga che agscono sia a livello nazionale che a livello internazionale. Vengono arrestati solo piccoli spacciatori di strada, quella manovalanza fatta di disperati che lavrano alimentando la disperazione. Come Ratzinger. O pensate che stuprare bambini e spacciare droga siano due cose che non sono in relazione? Per trasformare le persone in oggetti d'uso è necessaria l'ideologia del macellaio di Sodoma e Gomorra, l'ideologia di Platone, l'ideologia dei neoplatonici, l'ideologia del super-uomo Gesù.
02 giugno 2023
Ma io abito anche vicino a questo. Fabbriche dismesse. Archeologia industriale. Trent'anni fa brulicavano di operai ed io facevo assistenza a calcolatrici e macchine per scrivere. Riparavo i loro fotocopiatori che sicuramente sono finiti in una discarica delle immondizie assieme agli operari, molti malati, e fabbricati abbandonati.
02 giugno 2023
Ora io sono qui. In quel gruppetto di case in basso a destra.
01 giugno 2023
Proviamo a fare un piccolo ragionamento sulla proposta del Ministero delle Finanze relativa al BTP Valore del quale oggi ha comunicato gli interessi che il governo intende pagare in funzione del prestito.
Lo Stato propone il BTP Valore per quattro anni remunerandolo il 3,25% per il 1° e 2° anno; 4,00% per il 3° e 4° anno. Inoltre, per chi detiene il titolo per 4 anni c'è un premio dello 0,5 % del capitale.
L'emissione è rivolta SOLO ai piccoli risparmiatori e sono esclusi gli investitori Istituzionali come Banche o Assicurazioni.
In questo momento il BTP decennale, quello che fluttua seguendo lo Spred, è pagato dallo Stato il 4,2%.
Va da sé che nei primi due anni i BTP Valore regala, in questo momento, un 1% allo Stato come valore assoluto.
Se teniamo presente che ora l'inflazione è al 7,6%, il BTP Valore fa perdere, in questo momento, ai suoi sottoscrittori circa il 4% annuo del capitale investito.
Il BTP Valore viene venduto SOLO ai piccoli risparmiatori che, in caso di conflitto con lo Stato, non hanno mezzi economici per rivendicare i loro diritti mentre, al contrario, gli altri BTP sono sottoscritti anche dagli investitori Istituzionali che hanno una forza maggiore di contrattazione nei confronti dello Stato proteggendo, in questo modo, anche i piccoli investitori.
Ricordo che se lo Stato dovesse chiedere i soldi alla BCE dovrebbe pagare il 3,75 di interesse alla Banca Europea. In sostanza, lo Stato pagherebbe lo 0,50 in più che non rastrellando denaro dai piccoli risparmiatori.
E' vero che "piuttosto che il tasso zero del conto bancario è meglio piuttosto", ma questa emissione di BTP ha il sapore di una "furbata". Non oscillano col tasso variabile dello Spred e non proteggono dall'inflazione. In particolare l'inflazione che è la condizione sociale sulla quale il governo non vuole intervenire lasciando l'oscillazione dell'inflazione ad un mercato capriccioso e ballerino.
Per contro, lo Spred si mantiene ad un livello relativamente basso, ma a mio avviso lo Spred basso è mantenuto per una volontà politica perché non è pensabile che il fallimento nell'uso dei fondi del PNRR non facciano salire lo Spred se non esistessero opportunità di politica internazionale per non farlo salire.
Questo BTP sa molto del nostalgico "oro per la patria".
01 giugno 2023
Noi ci siamo fatti l'idea della trasformazione dal passaggio delle stagioni e da una Natura che pensiamo possa rinascere ad ogni primavera.
Si tratta di un'idea superficiale perché come è vero che la Natura sboccia ad ogni primavera, seguendo dei cicli solari, è altrettanto vero che ciò che nasce ad ogni primavera non è ciò che è morto nell'autunno precedente. E' qualche cosa di nuovo anche se a fiorire è il medesimo albero.
Ogni ciclo vegetale è nuovo. Diverso dal precedente e nasce sulla base di quanto il precedente ciclo ha lasciato "morendo".
Ad ogni primavera tutto è nuovo, tutto è diverso e noi stessi siamo nuovi e diversi ad ogni primavera.
La natura non rinasce: sboccia. Il verde si rinnova. I fiori sono nuovi e l'amplesso, a cui Afrodite spinge insetti e fiori, rinnova un presente nella prospettiva di un possibile diverso futuro.
Tutti i soggetti della Natura sono tesi verso il futuro. Per quel futuro si organizzano ed agiscono cercando relazioni profique con tutti gli altri Esseri che come loro agiscono per lo stesso obiettivo.
Ciò che è morto non rinasce. Ciò che è vivo si rinnova continuamente anche se spesso il rinnovamento altro non è che un risveglio dopo il sonno notturno.
01 giugno 2023
I fiori dei campi sono una vera e propria sinfonia di specie e di colori. E' facile comprendere come Persefone si sia attardata a raccoglierli permettendo l'arrivo di Ade.
01 giugno 2023
Il maggiociondolo ha il suo fascino. Il suo colore giallo spicca come frammenti di sole in mezzo agli alberi verdi.
01 giugno 2023
Oggi sono stato a passeggiare sull'Altipiano di Asiago per raccogliere un po' di foto di una natura dove, grazie alle piogge recenti, non è stata fatta la fienaggione e ribolliva di frenesie di insetti a primavera.ora non mi resta che scaricare le foto.
Il Covid-19 ha lasciato grandi tracce di recenti abbandoni di attività e anche se la stagione turistica non è ancora incominciata, l'altopiano vive una certa sofferenza.
01 giugno 2023
I miei vicini amano molto i fiori. La stagione estiva quest'anno tarda ad arrivare e le rose stanno sbocciando in questo momento.
01 giugno 2023
L'evento centrale del mese è l'organizzazione del rito del Solstizio d'Estate presso il Bosco Sacro di Jesolo il 24 giugno.
Si tratta del rito della Conoscenza che gli Esseri raggiungono con il loro impegno nella vita quotidiana e con la quale si presentano, per agire, nel mondo ed ampliare, ulteriormente, la loro Conoscenza.
Ampliare continuamente la conoscenza e la consapevolezza è il cammino del Pagano Politeista nella Religione Pagana.
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Claudio Simeoni
Meccanico
Apprendista Stregone
Guardiano dell'Anticristo
Membro fondatore
della Federazione Pagana
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Iside con bambino - Museo di Napoli prestata a Torino!
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