Giugno 2023 è il mese che conferma l'ideologia sovranista al governo dell'Italia. I sovranismi che si stanno diffondendo in Europa stanno portando l'Europa verso conflitti armati. L'Unione Europea da organo di unione delle nazioni d'Europa è diventata una tribuna per ogni nazionalismo che tende a minare i diritti dei cittadini in nome dell'assolutismo razzista.
Non più nazioni dove le persone sono cittadini, ma nazioni i cui sovranismi trasformano i cittadini in sudditi che devono obbedire.
Giugno 2023: la Religione Pagana fra filosofia metafisica, psicologia, problemi sociali e cronaca quotidiana.
26 giugno 2023
Il sovranismo porta inevitabilmente alla guerra. Il sovranismo di uno Stato combatte il sovranismo di un altro Stato (o gruppo etnico) perché nessun sovranismo può essere superiore al sovranismo nazionale.
Al di là se una guerra succede o meno, il sovranismo porterà ogni nazione a confliggere con l'altra per una questione di superiorità di razza.
Il sovranismo non ha altro ideale che trionfare e diventare sovrano sopra tutti gli uomini.
Il sovranismo non ha un progetto sociale. L'unico progetto del sovranismo è il trionfo di sè stesso.
Il sovranismo "uccide per uccidere" e, pur di trionfare, canibalizzerà l'intera società civile in funzione del proprio dominio.
Quando i cittadini se ne renderanno conto avranno perso lo status di cittadini per assumere quello di sudditi perché il parlamento e il governo sono sovrani al di fuori di ogni legge e regola.
26 giugno 2023
Nei primi secoli d.c ci fu una convergenza di interessi ideologici fra neoplatonici e cristiani contro la religione pagana.
Mentre i neoplatonici cercavano di distruggere il significato degli Dèi Pagani attraverso un'interpretazione allegorica che trasformava gli Dèi in astrazioni, i cristiani interpretando gli Dèi Pagani attraverso il concetto di "verbo", "logos", dove la parola indicava l'oggetto e l'azione e non il modello simbolico che la parola voleva rappresentare.
La guerra che i cristiani hanno messo in atto contro il Paganesimo non è altro che la continuazione della guerra che Platonici e neoplatonici, stoici e sofisti hanno messo in atto contro la Religione Pagana.
Per gli antichi, che cos'era il Mito?
Quali significati avevano i racconti mitici? Perché il Mito dovette essere riscritto più volte in un'epoca in cui la filosofia dominava il pensiero dell'uomo? L'uomo più entrava nelle fantasie astratte della filosofia ontologica e più perdeva il contatto con la realtà mitica che viveva.
Il mito perdeva il significato simbolico per diventare allegoria o, peggio, realtà fattiva in cui uomini, chiamati Dèi, giocavano a macellarsi l'un l'altro.
Alla fine di questo processo di trasformazione, rimase solo il macello, lo sterminio, la pratica del macellaio di Sodoma e Gomorra che, imitata fattivamente dai cristiani, ha trasformato la terra in un mattatoio gestito dagli adoratori di Gesù.
Il Mito è simbolo di trasformazioni, ma i filosofi lo trasformarono in allegorie per legittimare la staticità di un presente che non doveva cambiare.
Scrive il neoplatonico Damascio:
54. - (36) Damasc. De princ. 123 bis (1317, 15 Rue.)
Quella (la teologia orfica) tramandata secondo Ieronimo ed Ellanico, se non si tratta in realtà della stessa persona, è così: "In principio - dice - vi erano l'acqua e la materia, e in seguito alla condensazione si formò la terra", ponendo come primi questi due principi, l'acqua e la terra, questa ritenuta per natura passibile di dispersione, quella invece atta a tenerla insieme e unita; lascia invece misterioso il principio unico, anteriore ai due: infatti, lo stesso non dire nulla riguardo ad esso, mostra la sua natura indicibile; dopo questi due, il terzo principio si generò da essi, intendo cioè dall'acqua e dalla terra: era un serpente con due teste aderenti, una di toro e una di leone, e in mezzo il volto di un dio, aveva pure ali sulle spalle e si chiamava Tempo senza vecchiaia e lo stesso Eracle. A lui era congiunta Necessità, per natura identica ad Adrastea, incorporea, distesa lungo tutto il mondo, sino a raggiungerne i confini. Penso che questo sia definito il terzo principio, costituito secondo l'essenza, salvo che lo pose maschio-femmina, a indicare la causa generatrice di tutte le cose. E ritengo che la Teologia rapsodica (v. s. DISCORSI SACRI), lasciando da parte i primi due principi, insieme a quello unico anteriore ai due, affidato al silenzio, abbia incominciato da questo terzo principio dopo i due, poiché esso sarebbe il primo a possedere qualcosa di dicibile e di compatibile con le orecchie degli uomini. Questo invero era il Tempo senza vecchiaia, molto onorato in quella, padre di Etere e di Caos. Certamente anche secondo questa teologia, questo Tempo, il serpente, genera una triplice prole: Etere, essa dice, umido, Caos senza limiti e, terzo dopo di essi, Erebo nebbioso; tramanda questa seconda triade come omologa alla prima, potenziale, come quella è paterna. Perciò, il terzo elemento di essa è Erebo, nebbioso, e l'elemento primo e superiore è Etere, non puro, ma umido, mentre quello intermedio, va da sé, è Caos illimitato. Ma dentro di essi, come dice, il Tempo generò un uovo, che anche questa tradizione rappresenta come progenie del Tempo, generata entro questi, poiché anche la terza triade intelligibile procede da essi. Qual è questa, dunque? L'uovo; la diade delle nature che sono in lui, maschile e femminile, e la moltitudine di semi di ogni specie che si trova in mezzo; e, come terzo oltre a questi, un dio dal duplice corpo, con le ali d'oro sulle spalle, che aveva attaccate sui fianchi, teste 'taurine e sul capo un mostruoso serpente, che assomigliava alle forme più diverse degli animali selvaggi. Questo dio deve dunque essere ritenuto l'intelletto della triade; poi i generi intermedi, che sono i più numerosi, e la diade come potenza; l'uovo, invece, come il principio primo della terza diade, il terzo dio: e questa teologia lo proclama Protogono e lo chiama Zeus ordinatore di tutte le cose e dell'intero cosmo, onde viene denominato anche Pan. Siffatte e tali sono le cose che questa genealogia stabilisce intorno ai principi primi.
Otto Kern, Orfici - testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2011, p. 293-295
Adrastea in greco significa "inevitabile". Era una delle ninfe che allevarono Zeus dopo che Rea lo sottrasse a Crono. In questo viene associata a Necessità, ma non è una necessità è una "inevitabilità".
Lo sforzo di Damascio è quello di trasformare le condizioni divine da cui si genera il presente divino che, a sua volta, genera il presente divino che si trasformerà generando altri presenti divini, in una gerarchia di comando e di dominio del presente.In sostanza, Damascio trasforma i vari momenti, che individua delle trasformazioni, in una gerarchia di dominio esterna al presente che verrebbe da questi dominato.
Della teogonia di Ieronimo ed Ellanico, Damascio dice: "lascia invece misterioso il principio unico, anteriore ai due: infatti, lo stesso non dire nulla riguardo ad esso, mostra la sua natura indicibile;". Nella sua visione assolutista, a Damascio non viene in mente che nell'orfismo non esiste proprio il "principio unico" a differenza dell'ideologia neoplatonica e cristiana.Quello del mito orfico non è un mondo creato come quello degli gnostici, ma è un mondo che diviene all'interno di forze divine che ne permettono la germinazione.
Ai neoplatonici si affiancano i cristiani e i loro apologisti.Clemente Alessandrino (Atene, 150 – Cappadocia, 215) fu un teologo, filosofo e apologeta cristiano che nel II secolo d.c fece una feroce guerra al paganesimo.
Scrive Clemente Alessandrino riportato da Kern:
34. [1] - (196) Clem. Alex. Protrept. II 17, 2-18, l (114,7 Staeh.)- Euseb. Praep. evo II 3, 23 (180,26 Dind.)
I misteri di Dioniso sono infatti del tutto disumani: mentre attorno a lui ancora fanciullo i Cureti si muovevano in una danza armata e i Titani cercavano di guadagnarsi il suo favore con l'inganno, dopo averlo sedotto con passatempi che si addicono ai fanciulli, questi Titani lo sbranarono, benché fosse ancora un bambino, come afferma il poeta dell'iniziazione, Orfeo il Tracio: La trottola, il rombo, le bambole pieghevoli, e le belle mele d'oro delle Esperidi dalla voce acuta. E non è inutile illustrare come oggetto di biasimo i simboli inutili di questa vostra iniziazione: l'astragalo, la palla, la trottola, le mele, il rombo, lo specchio, il vello.
Otto Kern, Orfici - testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2011, p. 253
Titani e Cureti appaiono a Clemente Alessandrino come macabri e crudeli. Uomini che si chiamano "Titani" tentano di sbranare un bambino: quale crudeltà! E i Cureti, armati, danzano attorno al bambino: che rappresentazione macabra.
L'ideologia cristiana non implica pensiero astratto che va interpretato. Quando il Dio dei cristiani dice di "ammazzarli", intende dire di ammazzarli fisicamente. Bruciare uomini e donne fisicamente. Il Dio dei cristiani e il loro Gesù non parlano per simboli perché l'uomo cristiano si pensa creato ad immagine e somiglianza di Dio. Immagine e somiglianza nella forma fisica come i cattolici rappresentano il loro Dio di cui si ritengono immagine. Questo vale anche per la parola di Dio che significa esattamente quello che la parola indica. Non esiste simbolismo nella creazione della forma. Questo perché se la forma, o la parola, avessero un altro significato, Dio l'avrebbe pronunciata in maniera diversa relativa al significato che voleva attribuirgli.
Il cristianesimo proietta il suo modo, letterale, di leggere i propri testi cristiani sui miti teologici greci. Per contro, già con Filone d'Alessandria, gli ebrei, consapevoli dell'orrore sociale che il loro Dio suscitava, pensarono di applicare il metodo di interpretazione dei Miti greci ai loro testi sacri.E ancora Arnobio ( Sicca Veneria, 255 – 327) un apologeta di un fantasioso cristianesimo che non tiene conto di quelli che i cristiani ritengono i loro "libri sacri", ma che coniuga il platonismo nel cristianesimo, scrive:
34. [2] - Arnob. Adv. nation. V 19 p. 191,3 Reiff.
Ma abbiamo desistito dal celebrare anche quelle altre feste sacre in onore di Bacco, nelle quali si tramanda e si introduce per i consacrati un fatto segreto e da non rivelare: cioè che Libero, occupato in giochi infantili, fu squartato dai Titani, tagliato da loro a pezzi e messo in dei recipienti per essere cotto; in che modo Giove, attirato dalla dolcezza del profumo, invitato, accorse al pranzo e, scoperto l'atroce delitto, fulminò gli assalitori e li precipitò negli abissi del Tartaro. Come testimonianza e prova di questo fatto fortunoso il Tracio addusse nei suoi carmi astragali, specchio, trottole, rotelle girevoli, palle sferiche e mele d'oro prese dalle vergini Esperidi.
Otto Kern, Orfici - testimonianze e frammenti, Editore Bompiani, 2011, p. 253
Ad Arnobio non interessa se è o non è un'esperienza simbolica, per lui è fattuale. Hai detto che i Titani hanno cucinato Dioniso e dato Dioniso in pasto a Zeus e che, per questo, Zeus li ha incarcerati? Deve essere così e solo così. Così come formalmente espresso. E su questo esprimo il giudizio di condanna.
Il Dio dei cristiani si compiace del profumo dell'olocausto. Dal momento che il Dio dei cristiani si compiace del profumo dell'olocausto, deve proprio compiacersi del profumo dell'olocausto.
Certamente, per Arnobio, gli antichi erano così, sempre stati così, per cui smembrare e cucinare Dioniso era letteralmente l'attività dei Titani. Peccato che i Titani fossero la Luce, lo Splendore, La Terra, il Tempo, la Giustizia, l'Oceano e quant'altro in cui noi viviamo.
Il cristianesimo è propaganda enfatica fatta di preconcetti. Il cristianesimo non esita ad usare la violenza quando quei preconcetti vengono messi in discussione da qualche cosa che non rientra negli schemi ideologici che lui può controllare.
26 giugno 2023
Ho conosciuto gatti cani persone fanciulli
fanciulli gatti fanciulli donne donne fanciulle
e anche uomini
Ho conosciuto delfini
andandornene a Ouessant
a bordo dell'Enez-Eussa
che accompagnavano danzando
Erano forse focene o belughe
non ha importanza
erano esseri affascinanti
Con la mano li ho salutati e non lo dico tanto per dire
Più tardi
agli Orsi
ho conosciuto un uccello sconosciuto
un tappezziere iugoslavo l'aveva trovato in città
Non era multicolore né nero con cravatta bianca come un
merlo di Giava
Era di un grigio ordinario e parlava lui pure a modo suo
ciò che diceva era così tenero così leggiadro
poi ha infilato la porta aperta
Ho conosciuto un asino
ho conosciuto un albero
ho parlato con loro
Ho conosciuto la fogna che mi guardava
abbiamo chiacchierato
Ho conosciuto l'amore
l'amore che amavo
Ho conosciuto la morte
l'ho incontrata
Non era la mia
ma era la stessa pressa poco di lì a qualche anno.
(Jacques Prévert , Poesie d'amore e di contestazione, editore Newton Compton Italiana, 1979, p. 69)
E' l'esperienza che porta l'uomo ad affrontare coraggiosamente la morte consapevole di passare da uno stato psichico ad un altro.
L'esperienza è il conoscere, il frequentare, il confrontarsi in un continuo scambio di esperienze che, inevitabilmente, è sempre conflittuale.
Un conflitto che non annienta gli enti che entrano in relazione, ma che li costringere a fondere le proprie emozioni e a modificare loro stessi in modo che, una volta cessata la relazione, non sono più quelli di prima, ma sono altro, diversi, da ciò che erano.
Prévert ci dice: "Questo ho fatto!" e "facendo questo" sono diverso da ciò che sarei se "questo non l'avessi fatto".
Fate esperienze! per poter diventare eterni e bussare alle porte dell'Olimpo.
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